Apparently, I hate you

By ilariastoriess

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Nina è una semplice diciottenne che, come tutte le adolescenti, ama spettegolare con le amiche, andare alle f... More

Introduzione
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46

Capitolo 40

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By ilariastoriess




Il giorno che temevo da quasi una settimana è arrivato. Sto per fare il mio rientro a scuola e, stranamente, mi sento particolarmente carica. O forse mi ostino a sembrarlo. Ho poche ore di sonno, visto che mi sono svegliata nel cuore della notte in preda al panico. La mia mente non faceva altro che pensare e pensare.

Oggi non dovrò solamente affrontare sguardi agghiaccianti e curiosi e le risatine di chi mi attribuisce un corpo che, di fatto, non è il mio. Già, io dovrò affrontare anche un altro problema. Uno ben più grande, che ha un paio di occhi verdi e indossa perennemente un giubbotto di pelle.

Spero con tutta me stessa di non incontrarlo, sogno un po' surreale, visto che frequentiamo le stesse lezioni, a meno che non si presenti a scuola. In fondo al mio cuore cresce la paura che possa raccontare ciò che è accaduto tra di noi e, semmai dovesse farlo, sarà sicuramente lo scherzo più brutto che potesse mettere in atto nei miei confronti. Davanti agli occhi dell'intera scuola siamo fidanzati, ma se si dovesse venire a sapere in giro, la mia reputazione sarebbe rovinata. Fino ad ora sono sempre stata nel mio angolino, in pace, e la monotonia della mia vita l'ho sempre gradita. Si, ogni tanto mi sento sola, ma nulla di insopportabile. Da quando mi sono avvicinata a lui, però, le cose sono cambiate.

Kat diffonde una foto per un motivo che solo lei conosce, vengo intrappolata in uno stupido obbligo che presumo ora sia sciolto, alla partita a cui ho assistito avevo molti occhi puntati addosso e i miei social esplodono dalle richieste di amicizia. Io non sono più la Nina Harris brava a scuola che contava poco e niente. Io sono di più, ma non voglio esserlo.

Voglio tornare la ragazza invisibile di un tempo, che vive nel suo mondo rosa fatto di libri e serie tv. Voglio poter uscire, quando mi va, e divertirmi con Cassie. Ma, soprattutto, io non voglio più commettere l'errore di affezionarmi a nessuno.

Esco dalla doccia e ritorno in camera, lasciando cadere qualche gocciolina sul pavimento. Fuori piove, quindi ho scelto di indossare il maglione grigio che mi ha regalato Melanie per il mio compleanno. Solo lei avrebbe potuto costringermi a indossare un maglione in pieno agosto!

Prendo dall'armadio un paio di pantaloni neri e le Dr. Martens. Estraggo dal portagioie la mia collana preferita, a forma di cuoricino, e mi siedo di fronte lo specchio per truccarmi. Un po' di correttore e il mascara sono sempre bastati per farmi sentire bella ma, questa mattina, picchietto anche un po' di rossetto rosa sulle labbra, per fargli avere un aspetto migliore.

Strigo il mio zaino nero in spalla, afferro il telefono e il giubbotto di pelle, e scendo le scale per salutare i miei genitori.

<< Buongiorno tesoro >> mi accolgono

<< Buongiorno. Non mi fermo a colazione, Evan mi sta aspettando fuori. Vi prometto che mangerò molto a ora di pranzo e recupererò. >>

<< Sei sicura di non volere proprio nulla? >> domanda Melanie, non appena mi vede sulla porta

<< Si, ci sentiamo dopo. Vi voglio bene. >>

Non appena sono fuori, delle gocce di pioggia mi colpisco in pieno viso, bagnandomi anche i capelli. accidenti, avrei dovuto prendere almeno un ombrello!

Il clacson dell'auto di Evan richiama la mia attenzione e, guardando meglio, mi accorgo che Cassie non c'è.

Corro, provando a non scivolare, e attraverso la strada. Mi avvento sul sedile con un po' troppa velocità e il biondino accanto a me ridacchia, facendo spuntare un sorriso sulla labbra anche a me.

<< Benvenuta a bordo bellezza>>

Mi sistemo lo zaino tra le gambe << Grazie! Non potevi scegliere giorno migliore per venire a prendermi. Odio camminare con questo tempo. >>
<< Non dovrai più farlo. Posso accompagnarti anche tutti i giorni a scuola, per me non c'è alcun problema. >>

La sua gentilezza mi mette di buon umore e, per ringraziarlo, gli poso un bacio sulla guancia.

<< Cassie dov'è? >> chiedo

<< Oh, non si è sentita molto bene stamattina. Stava dormendo quando sono uscito ma sono certo che ti scriverà quando si sveglierà >>

Il suono della musica sovrasta quello della pioggia che ci accompagna durante tutto il tragitto.

Non appena scorgo l'edificio in lontananza mi irrigidisco e il biondino accanto a me se ne accorge perché si volta a guardarmi.

<< Ehi, sta' tranquilla. I pettegolezzi sono molti, sicuramente se ne saranno già dimenticati. >>

Gli accenno un sorriso forzato senza parlare. L'auto si ferma ed ho un tonfo al cuore quando mi accorgo che, qualche secondo dopo, i miei occhi si incontrano con un paio smeraldo. Sento una sensazione strana, che a parole non riesco ad esprimere. Forse provo vergogna? Rabbia? Imbarazzo? O probabilmente un insieme di queste cose. Cole ha parcheggiato la sua Jeep accanto alla macchina di Evan ed io mi ritrovo a fissarlo, con solo due finestrini a separarci. Mi lancia un'occhiata torva, carica di disprezzo, che grida a gran voce 'sei patetica'. Avverto un formicolio alle mani e le chiudo in pugno, mentre lui lentamente apre la portiera ed esce, con i suo soliti modi da strafottente.

<< Sei pronta? >>

<< Si >>

Esco velocemente dall'auto e imbraccio il mio zaino. Se devo affrontare decine di studenti affamati di gossip, sarà meglio farlo in fretta.

Cammino verso il portone di entrata, con Evan al mio fianco. Fuori, ovviamente, a parte i ragazzi solitari che preferiscono starsene seduti con l'ombrello tra le mani fino all'ultimo, non c'è nessuno.

<< Vorrei accompagnarti fino alla classe, ma il coach di nuoto ha convocato l'intera squadra in prima ora. Ci vediamo in seconda. Mi raccomando, stendili. >> mi abbraccia.

<< A dopo >> lo saluto.

Bene, Nina. Ora sei sola, e stai per varcare quella soglia e gettarti in pasto ai lupi. Forza e coraggio, passerà. Riuscirai a sopportarlo.

Un profondo respiro segue alla visione dei miei piedi che calpestano i pavimenti verde chiaro della scuola che, all'interno, è particolarmente affollata. Piove e, ovviamente, sono tutti seduti nella mensa a chiacchierare prima dell'inizio effettivo delle lezioni.

Diverse persone parlottano nei pressi degli armadietti e, stranamente, quando mi avvicino non mi degnano di uno sguardo. Prendo il quaderno di filosofia con l'intento di andare in classe ma qualcuno mi sbarra la strada.

<< Guarda chi si rivede, Harris! >> James mi fissa, sistemandosi gli occhiali da sole sugli occhi

<< Ciao >>

<< Hai da dire solo questo? Per la scuola gira una foto di te piacevolmente nuda, scompari per quattro giorni e tutto quello che hai da dire è 'ciao'? >> ridacchia.

Il panico inizia ad impossessarsi della mia mente ma non voglio dargli la soddisfazione di vedermi piangere a seguito delle sue parole.

<< Che poi, chissà perché, anche il tuo ragazzo è mancato all'appello per un po' >>

Una lancia invisibile scalfisce il mio cuore quando, voltandomi nella direzione da lui indicata, ammiro Cole baciare Julie in maniera violenta, quasi brutale. Ha un piede poggiato contro gli armadietti e una mano che fa presa tra i capelli di lei.

Sento il bisogno di piangere.

Se dopo aver visto quella scena raccapricciante allo chalet i pezzi del mio cuore erano mille, adesso sono infiniti. È polverizzato e rischia di farmi smettere di respirare.

<< Noi non stiamo insieme >> trovo la forza di dire, prima di sorpassarlo e correre in bagno.

Mi porto una mano tra i capelli e mi sfogo, lasciando uscire le lacrime.

No. non so se ce la farò. Non so se riuscirò a venire a scuola. Non so se riuscirò a studiare seriamente, visto tutto quello che mi passa per la mente ultimamente. Non so se riuscirò a sopportare il dolore causato dalla visione del ragazzo di cui mi sono innamorata con un'altra.

Delle risatine si fanno sempre più vicine. Mi alzo velocemente dal pavimento e mi rinchiudo in un bagno. Respiro a fatica, cercando di strozzare i singhiozzi e non farmi sentire.

<< Non c'è mai nessuno di prima mattina. Poggiati al muro. >>

Mi porto una mano sulla bocca, per reprimere l'impulso di urlare con tutta me stessa nel momento in cui sento la voce di Julie. Non ho il coraggio di guardare ma sono certa che lo scenario sarebbe qualcosa che non riuscirei a sopportare.

Il rumore di una cinta e dei bottoni mi fanno sussultare e, dallo spazio sotto la porta, riesco a vedere le ginocchia di lei vicino gli anfibi di Cole. Mi manca l'aria e mi inizia a girare la testa al pensiero di ciò che sta accadendo a qualche metro da me.

Dei versi strani iniziano a diffondersi e, per ognuno che fuoriesce delle loro bocche, un colpo mi arriva dritto nella pancia.

<< Aspetta >> Cole boccheggia

Dopo qualche secondo il suo tono è più deciso.

<< Basta. Non mi va più. >>

<< Ma cosa dici tesoro, non ho neanche finito. Andiamo, vieni qui. >> le si avvicina nuovamente ma lui la evita.

<< Lasciami solo. >> afferma

<< Ma- >>

Tuona nuovamente << Lasciami. Da. Solo. >>

La chiave gira nella serratura e la porta si apre, seguita da un fastidioso rumore di tacchi che si allontanano. L'acqua scorre abbondante e lui impreca tra sé e sé. Immagino si stia lavando il viso, cosa di cui avrei bisogno anche io, sto il mascara ormai sciolto a causa del pianto che ora accenna a voler smettere.

So di non piacergli e so di aver praticamente assistito a un rapporto orale nel bagno delle ragazze ma sapere che non abbiano concluso nulla mi dà sollievo. O almeno non peggiora le cose.

Dopo essere riuscita ad uscire dal bagno, ho assistito alle lezioni persa nei miei pensieri, e le ore sono passate velocemente. La campanella segna la pausa pranzo e, visto che non ho la minima voglia di trascorrere del tempo in mensa da sola, resto in aula. Guardando nello zaino mi rendo conto di non aver preso la merenda ieri e, quindi, mi toccherà acquistarla dalla cucina.

Cammino nell'ampia sala in cui gli studenti si riuniscono a mangiare. Contro ogni aspettativa, nessuno mi degna di uno sguardo. Mi metto in fila e, sorprendentemente, nessun commento proviene né da coloro che sono davanti né da quelli dietro. Sembro invisibile ai loro occhi. Attendo pazientemente il mio turno, non curandomi di ciò che la signora dietro il bancone mi porge nel vassoio, presa come sono a guardarmi intorno.

<< Dovresti girarti più piano, altrimenti il tuo collo ne risentirà >> julie addenda la sua mela, scrutandomi dalla testa ai piedi.

<< Sapevo che tu e Cole non sareste durati neanche una settimana insieme. Stamattina è corso da me disperato perché gli mancavo. >> ridacchia vittoriosa.

Ah, se solo sapesse che c'ero anche io in quel bagno. Stringo le mani intorno al vassoio e mi sforzo di stare in silenzio. In fondo, non sono neanche affari miei.

Esco dalla mensa, incamminandomi nel corridoio, quando la mia spalla urta contro qualcuno.

I suoi occhi mi fissano, aspettando chissà quale reazione. Sono diversi da come li ricordavo. Non sono brillanti, puliti, dolci, gentili. Sembrano contaminati dall'invidia, la rabbia, la cattiveria.

<< Perché l'hai fatto? >> le lacrime minacciano di fuoriuscire.

<< Io e te siamo sempre state una cosa sola, perché mi hai fatto questo? >>

Resta in silenzio per un po', poi si decide a parlare.

<< Sai, Nina, accecata com'ero da te non mi rendevo conto di quanto falsa fosse la nostra amicizia. Tu. Tu. Sempre e solo tu. Poverina, Nina ha litigato con Cole. Poverina, Nina soffre d'ansia. Poverina, non va mai alle feste. Poverina, era così ubriaca quella sera da non riconoscere il ragazzo della sua migliore amica. Sei solo una stupida con manie di protagonismo. >>

Il mio cibo cade a terra, producendo un rumore sordo. La vista sfocata mi permette di vedere lo stesso il ghigno sul suo viso.

<< Purtroppo le cose non sono andate come volevo. Ora che io non ci sono più, eserciti i tuoi poteri su di lui. Mio dio, l'hai manipolato talmente tanto che stamattina ha minacciato chiunque parlasse di te affinchè la smettessero. Non ci metterà molto a capire che dietro la maschera della figlia perfetta, della ragazza indifesa, si nasconde una vipera. >>

Sgrano gli occhi << P-perché mi dici questo? >>

Le mie gambe sembrano cedere per la seconda volta in una giornata iniziata solo da poche ore.

<< Perché te lo meriti. Da quando sto con Brian ho capito molte cose. Lui mi ha aperto gli occhi, facendomi capire chi fosse davvero dalla mia parte e chi no. Ho litigato con i miei genitori, vivo insieme a lui e sono felice. Siamo l'uno il mondo dell'altro e mi va bene così. Sai che mi fa sentire speciale? Sai che la notte mi tiene stretta a lui finchè non mi addormento? Sai che con lui ho avuto la mia prima volta? Sai che ci tiene così tanto a me da non farmi uscire con le amiche perché teme possa accadermi qualcosa quando lui non c'è? Sai che condividiamo la password, i telefoni, i profili social? Lui è tutto per me.>>

<< Non ti è rimasto più nessuno, Kat. >> inizio a capire

<< Io ho lui e la sua famiglia. >> stringe a se i libri

<< Ma non basta. Siamo adolescenti, dovresti poter andare ad una festa, uscire quando vuoi e parlare con i tuoi genitori. Questo non è normale. >>

Sorride amareggiata << Sta zitta, e vai a soddisfare i bisogni del tuo nuovo ragazzo. >>

Mi spalleggia nuovamente e va via. Lasciandomi a fissare il pavimento ed il mio pranzo ormai irrecuperabile.

Dio mio, ma questa ragazza chi è?

Non è la migliore amica che mi portava qualche dolcetto ogni volta che stavo male, che noleggiava le bici quando mi prendeva il panico e correva insieme a me per i boschi.

Questa non è Kat. Questa è un mostro.

La campanella che segna la fine dell'intervallo mi fa sussultare. Mi affretto ad asciugarmi il viso con le maniche del maglione e, tra i tanti ragazzi, vedo Cole dirigersi verso di me. Vorrei che si fermasse a chiedermi come sto, forse perché sono solo una stupida innamorata, ma lui non lo fa. Si limita a guardarmi e passare oltre, come se non fossi stata con lui per tutto questo tempo. come se fossi una delle tante.

L'aula di filosofia è vuota, eccetto per un paio di persone sedute sulla destra. La professoressa stranamente è già in classe ed io mi appresto a prendere posto. Solo che questa volta non siederò al solito banco.

Già, perché le sue spalle le riconoscerei a distanza di mille metri. Lui è seduto lì, forse in attesa che io arrivi per metterci a litigare. Ma non gli darò corda. Non questa volta. Ho appena avuto un affronto in corridoio con la mia ex migliore amica, vittima di una relazione tossica, non ho la minima voglia di arrabbiarmi nuovamente con lui.

Evan agita una mano per salutarmi ed invitarmi accanto a lui.

<< Ragazzi, avanti, prendete posto. Oggi la lezione non sarà impegnativa come sempre. Tra poco iniziano le vacanze di natale e sono certa che voi abbiate bisogno di riposo, quindi parleremo un po' e discuteremo di vari argomenti. Come ben sapete, io amo studiare le relazioni e la società, per questo a inizio anno vi avevo proposto di utilizzare questa scatola. >> indica il contenitore in cartone verde sulla cattedra.

Accidenti! Tra tutte le cose io l'ho proprio dimenticato.

<< Dal momento che il Santo Natale si avvicina, vorrei che tutti scriveste un desiderio. Ovviamente i biglietti saranno del tutto anonimi, per questo vorrei che guardaste bene dentro di voi e vi chiedeste: cos'è che mi renderebbe davvero felice in questo momento? Di cosa ho bisogno? >>

Inizia muoversi per i banchi, porgendo ad ognuno un foglietto giallo.

<< Avete qualche minuto per pensarci. >>

Il silenzio cala in aula.

Porto la mia penna alle labbra, pensando alle risposte che potrei dare alle domande formulate prima dall'insegnante.

Potrei scrivere che mi renderebbe felice avere una macchina del tempo, per tornare indietro e rendermi conto di molte cose prima. Potrei desiderare di cambiare la realtà, frenare i sentimenti ed evitare un bel cuore spezzato. Oppure mi piacerebbe fermare la mia vita, prendere un bel respiro e ricominciare, magari più forte e decisa di prima.

"Vorrei tanto prendermi una pausa, lontano da tutto e tutti, per ritrovare me stessa e cercare di vivere la vita che sempre desiderato."

Piego il quadratino in quattro parti e lo tengo tra le mani ancora qualche minuto prima di imbucarlo nella scatola.

Non appena raggiungo nuovamente il mio posto, inevitabilmente mi volto verso Cole, che se ne sta con lo sguardo fisso sul banco pensando a chissà cosa. Vorrei sapere perché l'ha fatto, perché mi ha aiutata intimando a tutti di starmi alla larga e dimenticarsi quella foto. Non può comportarsi così. Non può confondermi a tal punto.

<< Allora, avete finito tutti. In questa scatola ci sono trenta bigliettini, ognuno dei quali contiene non una, non due, ma ben trentuno interpretazioni diverse. Chi l'ha scritto lo ricondurrà al suo percorso di vita, alla sua esigenza emotiva odierna. Chi lo leggerà, quindi noi altri, vedremo le sue parole proiettate nella nostra vita, quindi associate a ciò che invece sta accadendo a noi. Quello che è importante ricordare, però, è che queste non sono solo lettere e carta. Questi fogli contengono una storia che merita di essere discussa. Invito tutti a parlarne. >>

Immerge il braccio e apre il primo. Schiarisce la voce.

<< Non credo che scrivendo questa cazzata cambierà la mia vita o il mio desiderio si realizzerà, però vorrei non essere stato tanto stupido da rovinare l'unica cosa bella che avevo in questo periodo. >>

Il mio cuore batte velocemente. Forse reagisco così perché sono un'ingenua che crede di sapere a chi appartengano quelle parole. Forse la mia mente prova a immaginare una realtà più bella per addolcire la pillola.

<< Bene. Io non so chi di voi abbia scritto questo, però chiunque tu sia sappi che non è mai troppo tardi. Non sei stupido come credi. Nella vita si sbaglia per tanti motivi ma solo perdendo qualcosa si riesce a comprenderne davvero il valore. Pensaci su e, dopo aver riflettuto bene, se vuoi lasciar perdere sei libero di farlo. Ma se stai male, se ti penti, se non dormi la notte perché è sempre nella tua testa, allora alzati in piedi, prendi un bel respiro e preparati a correre e combattere. Ci saranno più difficoltà probabilmente, però se ne vale la pena giocatele tutte. E non mi riferisco solo a lui, ragazzi. Abbiate sempre il coraggio di fare ciò che sentite dentro, non ascoltate la gente, non guardate il passato e non temete il futuro, perchè se il sentimento c'è, nessuna di queste cose potrà mai spegnerlo. >>

Mi fa male la mano a furia di stringere il mio portachiavi mentre i suoi occhi sono incollati nei miei. Non mi sta dicendo nulla, o prova a raccontarmi tutto ma io non capisco.

E non capisco perché forse non ho voglia di prendere altre delusioni, perché ho sempre avuto problemi a fidarmi e concedere me stessa. Tutte le volte che l'ho fatto non è andata mai a finire bene, quindi per quale motivo questa dovrebbe essere diversa?

Guarda Kat che, vittima di una relazione malata, non ci ha pensato due volte prima di agire per rovinarmi la vita. Guarda Cole, che mi ha fatto credere di essere speciale, mi hai fatto sorridere per poi gettarmi nello stato di tristezza più totale. Guarda Hanna e le sue amiche, che mi hanno presa di mira quando ero solo una bambina perché avevo gli occhiali e qualche chilo in più.
Guarda mia madre, che mi ha abbandonata. Guarda la mia vita, quello che ho passato, il mio percorso da una terapeuta, e dimmi se tu ce la faresti a dare seconde opportunità o fidarti ancora delle persone. Io ci sto provando, ma non è facile come si crede.

<< Nina, ti senti bene? >> la professoressa mi richiama.

<< S-si, perché? >>

Mi porto una mano sul viso, assecondando il senso di freschezza improvviso.

<< Stai piangendo. >>


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