Mad Love - Minsung

By _jj_003_

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jisung è un criminale, minho è un ragazzo normale. il loro incontro cambierà drasticamente le vite di entram... More

1) Run
3) Ridiculous
4) Not him
5) Take care
6) Do it
7) Fire
8) Panic

2) You know me

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By _jj_003_

Jisung si svegliò la mattina seguente, molto tardi, e quando aprì lentamente gli occhi si rese conto di non essere nel suo appartamento, ma in uno nuovo, più piccolo e ordinato.

Non si ricordava niente degli eventi della sera prima, la sua mente era come spenta, vuota.

Riuscì a riattivarla soltanto quando spostò lo sguardo e sussultò, vedendo il viso di Minho, il ragazzo che lo aveva aiutato la sera prima.

Quest'ultimo dormiva tranquillo, seduto per terra e con la testa appoggiata sul divano, accanto a lui. Jisung pensò che fosse tenero in quel momento, ma scosse la testa, ignorando quei pensieri stupidi.

Fece come per alzarsi, ma una fitta al ventre lo spinse a stendersi di nuovo sul divano. Si ricordò della ferita e guardò sotto la coperta, il grande cerotto bianco, sporco di sangue, sul suo fianco.

Si morse il labbro e cercò di non pensare al dolore, ma proprio in quel momento un altro pensiero gli occupò la mente: il gioiello.

Non aveva né la sua maglietta, né la giacca nella quale aveva riposto l'oggetto la sera prima, quando lo aveva rubato.

Si guardò intorno e la vide, appoggiata sulla sedia del tavolo lì vicino.

Che Minho avesse guardato nelle sue tasche? Che avesse trovato il gioiello? L'avesse nascosto?

No, non poteva essere così, altrimenti avrebbe già chiamato la polizia. Così pensò il castano.

Decise di provare ancora una volta ad alzarsi, ma niente, non ci riusciva proprio. Era come immobilizzato, un minimo movimento e il dolore gli prendeva tutto il corpo.

Per via di quei movimenti, Minho aprì gli occhi, alzando lentamente la testa per controllare cosa stesse succedendo, e vide Jisung.

"Ehy...no, fermo...ti farai male" sussurrò con la voce ancora impastata dal sonno.

"Devo andarmene" disse soltanto Jisung, confondendo Minho a tal punto da mostrare le rughe d'espressione sulla sua fronte.

"Ma- non puoi, sei ferito...dove vorresti andare?" chiese innocentemente, guadagnandosi uno sbuffo da parte del castano, che roteò gli occhi.

"A casa mia" si tolse la coperta di dosso, rimanendo a petto nudo e riuscendo finalmente ad alzare il busto e sedersi sul divano.

"Allora perché non me l'hai detto ieri notte, quando non avevo la minima idea di cosa fare?" chiese Minho incrociando le braccia al petto e guardandolo storto.

"Oh scusa se ero troppo intontito per pensare ad una soluzione! Sai com'è, stavo morendo dissanguato!" disse ironico Jisung, con un tono un po' troppo arrogante, ma che fece abbassare la testa a Minho.

Il castano vide il maggiore mordersi il labbro inferiore e si sentì subito in colpa per come si era rivolto al moro.

"Senti...mi dispiace per quello che ho detto, ma io non dovrei trovarmi qui" disse sospirando guardandolo, ma Minho ancora non alzava la testa.

"Sì beh...un grazie per averti salvato il culo sarebbe carino...ma non fa niente, se vuoi andare non posso trattenerti. Ma sappi che non ti aiuterò ad alzarti, quindi fatti tuoi se non ci riesci" Minho fece spallucce e si alzò da terra per andare verso la cucina, con un sorrisetto soddisfatto in viso.

"Uff...e va bene, hai vinto! Rimango qua" sbuffò Jisung, appoggiando la testa contro il divano e guardando Minho entrare in cucina e sparire dietro un mobile.

"Hai fame?" chiese il moro dall'altra stanza, e Jisung sentì il suo stomaco rivoltarsi a quella domanda.

"Uhm...non proprio" sentì dei rumori provenire dalla cucina, come se Minho stesse cercando di prendere qualcosa.

"Devi mangiare però, devi recuperare le forze" disse Minho, prendendo due piatti, e iniziando a fare dei toast, visto l'orario.

"Ora non ho voglia..." sussurrò Jisung, appoggiando la testa sul divano e chiudendo gli occhi per rilassarsi.

Minho scomparve nella casa per una decina di minuti, tornando dopo, con una brioche in bocca e un completo per uscire.

"Dove vai?" chiese Jisung interessato, guardandolo confuso.

"A lavoro, ho il turno di mattina oggi. Posso lasciarti qui senza che tu mi distrugga la casa? Ti lascio il mio numero di cellulare, in caso ti servisse qualcosa. Dov'è il tuo telefono?" chiese guardandosi intorno.

"Nella giacca" indicò Jisung, e Minho gli prese il telefono. Il castano sospirò di sollievo quando vide che Minho non aveva notato il gioiello.

"Sarò qui per l'ora di pranzo. Sicuro di non voler mangiare nulla?"

"Sicuro"

"Okay. Guarda un po' di tv, gioca con la play, ma non ti alzare dal divano." disse infine, mettendogli i vari telecomandi vicino.

Dopodiché, Minho uscì di casa, lasciando solo Jisung con la sua noia.

Dopo neanche mezz'ora infatti, si stancò della playstation e iniziò una serie tv.

All'inizio non gli piaceva e si annoiava, ma dopo il terzo episodio iniziò a piacergli. Così passò tutta la mattina a guardare Breaking Bad.

Dopo più o meno cinque ore, sentì il rumore della porta di casa, e capì che Minho fosse tornato da lavoro. Infatti il moro era entrato in salotto con una busta della spesa in mano.

"Ti sono mancato?" chiese ridacchiando quando notò che Jisung lo stesse osservando insistentemente.

"Che? No- nei tuoi sogni, magari!" rispose acidamente, e Minho roteò gli occhi.

"Che antipatico...ho portato del ramen, vuoi?" chiese più cortesemente, ma Jisung gli diede nuovamente una risposta negativa e altrettanto acida.

"Non ho fame"

Minho sospirò e andò in cucina, ignorando Jisung. Anche se avrebbe voluto convincerlo a mangiare, era troppo stanco per farlo in quel momento, così preparò il suo ramen e mangiò da solo.

Finito di sparecchiare e lavare i piatti, passò dal salotto per poter andare finalmente a riposare in camera sua, ma il ragazzo sul suo divano lo fermò.

"Dove vai?"

"A riposarmi, sono stanco" sbadigliò anche, non vedendo l'ora di recuperare le ore di sonno perse quella notte a causa di Jisung.

"Mh...okay" disse soltanto il castano, così Minho ebbe il permesso di andarsene.

Jisung dopo un paio di episodi iniziò a sentire gli occhi pesanti, e anche lui si addormentò.

Dormiva come un angioletto sul divano, con un cuscino stretto al suo corpo, e fermo nella stessa posizione da tutto il giorno per via della ferita.

Ad un certo punto, forse dopo qualche ora, si sentì privato del suo cuscino e anche della coperta. Poi sentì delle mani fredde sulla sua pelle e aprì gli occhi di scatto.

"Ma che fai?!" domandò agitato ad un Minho assonnato, che gli stava guardando la ferita.

"Devo cambiare il cerotto e disinfettarla, o prenderà infezione." disse, strofinandosi un occhio per il sonno e togliendo il cerotto sporco.

"Ti sei svegliato apposta o volevi solo interrompere il mio sonno?" Minho roteò ancora gli occhi, infastidito.

"Lasciami fare e non rompere, o preferisci che ti lasci così?" chiese guardandolo negli occhi con uno sguardo duro e aspro, al quale Jisung non potè controbattere.

Minho cercò di nascondere un sorrisetto soddisfatto al silenzio del castano, e riuscì a medicargli la ferita.

Fatto ciò, si alzò dal divano e andò a buttare il cerotto sporco, sparendo di nuovo in cucina.

"La ferita non sta guarendo...devi smetterla di muoverti e devi mangiare qualcosa, ti devi rimettere in forze" blaterò Minho, tornando da lui.

"Uff sembri mia madre" roteò gli occhi Jisung, lasciandosi andare sul divano, ancora un po' assonnato.

"Sisì, come vuoi, ma io non voglio un morto sul mio divano" disse Minho sedendosi a terra davanti a lui.

"Mangia qualcosa e ti lascerò in pace, okay?"

"Mi lascerai stare?" lo guardò dubbioso Jisung, e Minho ci pensò su.

"Forse ti lascerò in pace"

Jisung sbuffò, ma alla fine acconsentì.

"Perfetto, vado a preparare il ramen!" sorrise soddisfatto il corvino, sparendo di nuovo in cucina.

"Va bene, mammina" ridacchiò il minore, chiudendo gli occhi e lasciando fare il ragazzo. Aveva notato quanto fosse testardo, quindi se si era messo in testa di farlo mangiare, lo avrebbe fatto.

Minho roteò gli occhi al cielo, ma ignorò il commento di Jisung, continuando a cucinare qualcosa per entrambi.

Dopo una decina di minuti tornò nel salotto, con un piatto di ramen in mano.

Appoggiò il piatto sul tavolino di fronte a loro, per poi avvicinarsi al castano e aiutarlo a mettersi seduto, cercando di non fargli male.

"Grazie" sussurrò Jisung. Il tono di voce così basso che il moro non potè neanche sentirlo, infatti continuò, portando il piatto a Jisung, poi si sedette accanto a lui.

Il minore alla vista di quel cibo si morse fortemente il labbro, e distolse lo sguardo. Forse per tutta la faccenda della notte prima, forse per l'ansia e tutto lo stress accumulato, Jisung non riusciva a mangiare. Non sentiva neanche il bisogno di nutrirsi.

Minho lo vide fare una smorfia e pensò non gli piacesse il cibo, e un po' ci rimase male, perché lui davvero amava cucinare e credeva di farlo anche abbastanza bene.

"S-senti non è per cattiveria, ma...non me la sento di mangiare. Il mio stomaco fa male solo al pensiero del cibo" disse e Minho capì all'istante e annuì.

Aveva la testa bassa sul piatto, come se stesse pensando intensamente ad un rimedio, ma non lo trovava.
Poi dal nulla, alzò la testa in un piccolo scatto, come se la lampadina nella sua testa si fosse appena accesa.

"Facciamo così, se mangi almeno metà di quel piatto..." disse mentre si alzava e andava verso la sedia di fronte a loro, sulla quale era poggiata la giacca di Jisung.

Non appena mise mano all'interno della giacca, il minore sussultò e sentì l'ansia tornare a possederlo.

Minho infatti prese il gioiello dalla tasca, e lo mise in bella vista davanti al suo viso.

"...riavrai indietro questo bel gioiello. In caso contrario, sarà mio" disse facendo spallucce, di nuovo con quel sorrisetto soddisfatto.

"Come facevi a sapere che era lì dentro?" chiese confuso e abbastanza irritato Jisung, guardandolo male.

"Ti ho spogliato, non è ovvio? E poi è bello pesante, come facevo a non accorgermi che fosse nella giacca?" lo guardò, giocando con il gioiello tra le mani.

"Tu pensi che sia scemo" aggiunse Minho, facendo una smorfia con le labbra, e Jisung sbuffò.

"Metti a posto quel gioiello, Min." lo guardò dritto negli occhi, cercando di intimorirlo con lo sguardo.

"E se non lo facessi? Ti ho detto le mie condizioni, quindi o mangi, o il gioiello è mio. E potrei anche pensare di venderlo...o magari chiedere alla polizia." sussurrò quell'ultima frase, senza guardare Jisung negli occhi, e con uno sguardo che diceva tutto: Minho sapeva.

Jisung esitò, e si sentì quasi morire. Si era fatto fregare da un ragazzo con un bel faccino.

"Perché ci tieni così tanto che io mangi? Non è che è avvelenato?"

"Se avessi voluto ucciderti ti avrei lasciato morire dissanguato, invece che curarti la ferita, no?" disse Minho, sedendosi sulla sedia mentre lo guardava e lo incoraggiava a mangiare.

Lo stava facendo perché Jisung non poteva superare quella ferita a digiuno, e non sapeva perché ma c'era qualcosa che lo spingeva a preoccuparsi per lui.

"Sinceramente ti preferivo più stupido" sbuffò Jisung iniziando a mangiare, molto lentamente.

Ormai non pensava più al dolore che aveva nello stomaco ad ogni morso che dava, pensava più che altro a come avrebbe potuto prendere in giro Minho.

Doveva pensare a qualcosa velocemente, perché lo sguardo del corvino su di lui non prometteva niente di buono, ed era esattamente lo sguardo di uno che vuole delle risposte alle sue domande. Determinato.

Jisung finì metà piatto con molta fatica, e questo Minho lo notò. Che non mangiasse da più tempo?

Scosse la testa perché in quel momento non doveva interessargli. Voleva sapere solo di più sul gioiello, sul castano e sul perché gli avessero sparato.

"L'articolo su internet diceva che è stato rubato un gioiello, simile a questo, la scorsa notte. E che il ladro è scappato con un complice, ma è stato ferito." disse Minho, guardandolo negli occhi.

"Eri tu, non è vero?"

Jisung si morse il labbro, odiando dover ammettere le sue colpe, e odiando ancora di più il fatto di non poter più mentire ormai.

"Sì, l'ho rubato io. Contento? Ora puoi pure chiamare la polizia e condannarmi a trent'anni di prigione!" rispose innervosito da quella situazione.

"Perché trenta?" chiese ingenuamente Minho.

"Giusto, trenta sono pochi...considerando tutti i reati che ho commesso, è già buono se non mi danno la pena di morte" disse ironico, ma non troppo.

Lì Minho lo guardò preoccupato, un po' timoroso e si sentì male per lui.

"T-tu sei quell'Han?" chiese guardandolo, e Jisung annuì, mettendo su il suo sguardo più inquietante.

"Il solo ed unico. Ora che vuoi fare? Hai paura di me?" chiese, mentre l'espressione sul suo viso era mutata del tutto. Ora sembrava davvero quel maniaco di cui parlava la televisione.

Ricordava com'era iniziato tutto, la prima notizia online, di quel ragazzino che era sopravvissuto ad un incendio nel quale morì suo padre. Poi mesi dopo, la prima notizia al telegiornale: ragazzo scappato dal convento, ha rubato un'auto della polizia, ma fortunatamente è stato fermato prima che avvenisse il peggio.

In tutti quegli anni, le notizie sui crimini che commetteva quel "ragazzino" erano diventate così tante, che erano arrivate a far parte della vita di tutti i giorni di Minho.

Lui non ne era spaventato, sapeva solo che sarebbe stato difficile incontrarlo in una città così grande come Seoul. Quindi era tranquillo.

Gli piaceva anche pensare che dietro tutti quei crimini, ci fosse un motivo. Non riusciva a credere che un ragazzo della sua età potesse fare tutte quelle brutte cose, senza neanche una spiegazione, come dicevano in tv: senza motivo.

"Senza motivo" avevano iniziato a chiamarlo il "Joker di Seoul", come nei fumetti. Per certi aspetti sembrava proprio un supercattivo. Ma Minho non ci aveva mai creduto. Anche perché dov'era il supereroe pronto a fermarlo?

Ma ora che si trovava faccia a faccia con lui, vedendo il modo in cui aveva trasformato la sua espressione, com'era cambiato il suo umore in pochi gesti...Minho si chiedeva se non gli facesse davvero paura.

"No. Non ho paura di te. Come potrei averne?" chiese cercando di tenere lo sguardo sereno e il cuore calmo.

Jisung rimase colpito dalla sua risposta, ma non lo diede a vedere e mantenne il ghigno un po' malefico sul suo viso.

"Farò finta di crederci. Ora dammi quello che è mio, e non ti darò altri problemi"

"Ti ricordo che non puoi andartene" disse Minho, guardandolo negli occhi, mentre Jisung sbuffò.

Poi vide Minho allontanarsi nel corridoio, con ancora il gioiello tra le mani, e si allarmò.

"Dove vai?"

"A nascondere questo. Così se ti venisse qualche strana idea in testa, ho la mia garanzia che non mi farai niente."

"Chi ti dice che non ti farò niente? Non resterò certo fermo a guardarti" disse alzando la voce per farsi sentire, ma non ebbe comunque una risposta. Perciò aspettò che il corvino tornasse, cercando di sentire rumore di mobili per capire almeno dove stesse mettendo il gioiello, ma niente.

Nel frattempo pensò a quanto fosse stato stupido ad abbassare la guardia con quel ragazzo.

Minho era più furbo di quanto pensasse.

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