Apparently, I hate you

By ilariastoriess

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Nina è una semplice diciottenne che, come tutte le adolescenti, ama spettegolare con le amiche, andare alle f... More

Introduzione
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46

Capitolo 38

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By ilariastoriess




<< Tu hai avuto anche il coraggio di portare qui una delle tue puttane, cazzo. >>

<< Io non sapevo che ci fossi tu con la tua ragazza, se ne fossi stato a conoscenza... >>

Si agita esasperato << Cosa? Se ne fossi stato a conoscenza cosa? Avresti scopato su un letto in un hotel? >>

<< Capisco la tua rabbia ma stai esagerando con il linguaggio. >>

<< Io? Io sto esagerando? Questo chalet è di proprietà della mamma, cazzo. Tu non hai alcun diritto di presentarti qui e fare i tuoi festini. Fai schifo! >> sputa con tutta la rabbia che ha in corpo.

<< E tu, invece, sei qui perché? Non vuoi forse portarti a letto questa bella ragazza e poi scaricarla il giorno dopo sotto casa sua? Non sei qui per aggiungere un'altra alla tua collezione? >>

<< Sta zitto, tu non hai diritto di parlare. >>

La sua reazione mi spaventa. Non tanto perché non ha confutato la tesi del padre, dal momento che so per certo quale sia la ragione per cui siamo qui insieme, ma perché non credo manchi molto al livello successivo. Quel volto io lo conosco, ed è quello che annuncia lo scadere del tempo. Niente parole, solo fatti.

<< In fondo siamo uguali. Lo siamo sempre stati. >>

Ed ecco che si scatena la furia.

Cole carica un destro che colpisce suo padre in pieno viso e, come se non ne avesse abbastanza, lui continua a propinargli bugie su quanto, in realtà, la mela non sia caduta lontano dall'albero. La biondina si è seduta su una poltrona, non curante del fatto che a pochi metri da lei, proprio sul tappeto, quello che sarebbe il suo uomo sta combattendo con suo figlio e, nonostante sia più robusto, sta perdendo.

<< Cole, ti prego basta! >> urlo ma il mio messaggio non viene recepito.

<< Per favore, fallo per me! >> una lacrima mi riga il volto, vedendolo avventato così, contro suo padre, pronto a sfogare tutta rabbia che ha in corpo. L'ha repressa per troppo tempo ed è la stessa che lo spinge ad annullare tutto e concentrarsi solo sull'oggetto dei suoi pugni. Non mi ascolta e continua, fino a che, per una frazione di secondo, incontra il mio sguardo.

Si ferma. Resta immobile a guardarmi mentre i suoi occhi si addolciscono. Si alza dal pavimento ed io gli corro incontro, gettandogli le braccia al collo. Lo stringo forte a me, placando i singhiozzi e godendomi il contatto. Lui mi lascia fare, sottostando ad ogni mio gesto.

Il signor Smith si tira su, con un taglio sulla guancia che gronda di sangue. Nella sala cade il silenzio ed io mi sento fortemente impotente, visto che vorrei dire o fare qualcosa ma non so proprio cosa. Vorrei riavvolgere il nastro e cambiare il passato. Il suo, il mio. Vorrei fosse cresciuto in un ambiente migliore, con un padre presente e amorevole, proprio come il mio.

<< Ehi, dimmi qualcosa. >> lo esorto.

Svogliatamente sussurra << Andiamo di sopra. >>

Poi passa all'uomo che ci ha scombussolato i piani << Vi voglio fuori di qui. Ora. >>

Lui non dice niente, si limita a fare un cenno con il capo.

Intraprendiamo le scale e ci fermiamo nella sua stanza. Il letto è nelle condizioni in cui lo avevamo lasciato e la tv ancora accesa.

Afferra il telecomando e la spegne, poi si toglie la felpa, restando solo con i pantaloni della tuta grigi.

<< Non guardarmi così. Succede sempre, ogni volta che lo vedo. >> afferma, alludendo probabilmente alla lotta avvenuta in salotto.

<< Oh >> non so che altro dire.

<< E come stai? >>

<< Bene, ho solo voglia di stare in questo letto con te e non sentire la sua voce per almeno tre mesi. >>

Ho solo voglia di stare in questo letto con te. Oddio ha detto questo. Il mio cuore fa una capriola e mi viene da sorridere. Mi stendo accanto a lui, chiudendo la porta, e mi lascio coccolare. Avvolge il mio corpo con il suo, sfiorandomi delicatamente il braccio, tanto da farmi rabbrividire. Ricambio i grattini e poso un bacio sulla sua mandibola. Inevitabilmente le nostre bocce si sfiorano e si fondono con urgenza. La sua lingua danza insieme alla mia, approfondendo il bacio casto. Chiude gli occhi e rallenta il ritmo, fino a darmene un ultimo a stampo.

Ho dormito molto oggi pomeriggio e non ho voglia di rifarlo ma, se lui ne sente il bisogno, mi accontenterò di osservare il suo viso rilassato e di riscaldarlo tra le mie braccia. Comprendo il suo stato d'animo e non ho intenzione di peggiorare le cose: se vuole sentirsi triste, ne ha tutto il diritto. Io sarò qui, semmai vorrà parlare di qualcosa o semplicemente stare in silenzio.

Due colpi provengono dalla porta: qualcuno sta bussando.

Provo a staccarmi da Cole e lo faccio molto lentamente, così da non svegliarlo. Immagino chi possa esserci al di là della porta e non voglio che lui si agiti di nuovo. Riesco ad alzarmi, quindi apro lentamente, per poi richiudere alle mie spalle.

<< Oh, io volevo parlare con mio figlio >> afferma.

<< Non può adesso, mi dispiace. >>

<< Be' digli che l'hotel in paese è al completo e non sappiamo dove andare. Non possiamo passare la notte in macchina, dovremo restare qui >>

Ho capito male o quest'uomo, dopo essersi azzuffato con suo figlio perché voleva passare la notte nella casa di sua moglie con l'amante, ora pretende una stanza per dormire? È proprio vero che al peggio non c'è mai fine.

<< Capisco. Io onestamente non saprei proprio cosa dirle signore. >>

<< Non pretendo nulla da te, semplicemente riferisci a lui quanto ti ho detto. >> fa per andarsene, poi ci ripensa e si volta.

<< Ah... e scappa finchè sei in tempo. Ne ho viste tante come te, finirai con il cuore spezzato mentre lui sarà già passato alla prossima. >>

Mi lascia sulla soglia della porta a riflettere.

E se avesse ragione? E se spegnere il cervello non fosse una cosa buona? Se lasciarmi andare non fosse la scelta giusta?

Rientro nella camera e, fortunatamente, trovo Cole ancora perso nel sonno.

Bene, ho più tempo per pensare a come dirgli che suo padre e la sua nuova amante condivideranno il nostro stesso tetto per una notte e nascondere tutte le cose che potrebbe prendere a pugni o lanciare contro il muro.

Respira Nina, ce la puoi fare!

Mi siedo sul letto e, non appena lo vedo allungare il braccio per cercarmi, mi avvicino. Apre gli occhi lentamente, studiando la stanza.

<< Perché non sei vicino a me? >> domanda, restando ancora nella posizione in cui eravamo, come se stesse aspettando che io torni.

<< Io devo dirti una cosa ma non so come >> affermo, in tutta sincerità.

Mi guarda stranito.

<< T-tuo padre non ha trovato un posto dove stare stanotte >>

Non serve proseguire perché capisce da solo. Scatta in piedi ed io temo che tra un momento possa scagliarsi contro il muro.

<< No. no. no. >>

<< Cole, ragiona. Si tratta di poche ore e non sei costretto a vederlo. >>

<< Non sono costretto a vederlo? E come? Restando segregato in una fottuta stanza per tutto il tempo in cui starà qui? >>

<< Purtroppo la situazione è questa. Io posso scendere a fare provviste e non saremo neanche costretti ad uscire per andare al bagno, visto che c'è questo in camera. Fa finta di niente, al resto ci penso io. >>

Mi fissa serio << Non si tratta di questo, Nina. Sopporteresti quello che devo sopportare, anche se solo per una notte? Essendo consapevole che mia madre starà piangendo a singhiozzi, ora che nessuna la sente, e lui si scopa quella troia in quello che era il loro letto? >>

No. La risposta è no.

<< Ti prego, lascia fare a me. >> lo imploro quasi.

Prende un respiro profondo e torna a sedersi sul letto, scuotendo la testa.

<< Va bene, però domai mattina, appena sveglio, non voglio trovarli ancora qui. >>

Annuisco, comprensiva. Bene, mi sono addossata una responsabilità non indifferente con questa storia ma sono disposta a prendere le sue parti ed aiutarlo, proprio come lui ha fatto con me perché in fondo, anche se si ostina a comportarsi da stronzo, è una brava persona.

Guardo la sveglia accanto al letto e l'orologio segna le 19. Credo sia ora di discutere a proposito della cena. Nonostante il padre di Cole mi incuta un po' di timore, visti i suoi modi, devo comunque sforzarmi di affrontarlo. Per non parlare, poi, di ciò che mi ha detto: se il suo obiettivo era quello di farmi dubitare delle intenzioni di suo figlio, ci è riuscito in parte, dal momento che sentivo già la necessità di fare chiarezza tra noi. Credo, però, di poter aspettare, almeno fin quando la situazione tra Cole e il signor Smith non si calmi.

<< Hai fame? >> azzardo.

<< No. >>

Il broncio che mette su la dice lunga. Mi siedo sul letto accanto a lui e resto in silenzio, come ad assecondare il suo flusso di pensieri.

Lo osservo aprire un cassetto e sfilare una sigaretta dal pacchetto, insieme all'accendino. La posa sulle labbra e la fiamma dà il via alla combustione del tabacco. Fa un tiro, avvicinandosi alla finestra per aprirla. Resta affacciato, ad osservare il cielo che viene impossessato dal blu scuro della notte.

L'intensità del suo sguardo mi spaventa, tanto da pensare che stia per commettere qualche errore dei suoi.

Non appena avverte le mie mani abbracciarlo da dietro, però, si risveglia. Continua a fumare indisturbato, anche se l'odore forte di fumo mi infastidisce il naso, tanto da farmi tossire. Accenna un sorriso, per poi girarsi e guardarmi.

Mi sento così esposta che vorrei scomparire. Chissà in quali condizioni disastrose mi trovo e lui mi sta studiando attentamente.

<< Sei così bimba. >>

Le sue mani mi spostano un ciuffo di capelli sfuggito all' elastico dietro l'orecchio.

Dovrei essere felice? quello voleva essere un complimento o...

Le sue labbra si posano sulle mie e con le dita fa pressione sulla coda, tirandola leggermente. Avverto la temperatura scaldarsi nella stanza e lui, con un colpo fermo, spegne la sigaretta senza smettere di baciarmi. Mi conduce sul letto e mi fa sdraiare. Lentamente si posiziona sopra di me, approfondendo il contatto. Lascia una scia di baci umidi lungo il collo, le clavicole e arriva alla pancia. Alza la mia—o forse dovrei dire sua—felpa e mordicchia la pelle, provocandomi una serie di brividi. Risale piano e arriva ai miei seni. Li accarezza dolcemente, mentre si attacca di nuovo alla mia bocca dalla quale fuoriesce un gemito. Le sue mani si insinuano sotto il reggiseno e il suo anello freddo viene a contatto con la mia pelle calda. Mi stuzzica il capezzolo così, mentre il mio corpo avverte continue scosse di piacere concentrate nel basso ventre. Sento il bisogno improvviso di liberarmi, urlare e ridere.

La mia schiena si inarca e non riesco a stare ferma. Si stacca da me e si sposta a terra. Inizia a baciare le mie caviglie, poi il ginocchio, poi la coscia, scoperta dal mio pantaloncino. Non riesco a trattenermi e mi lascio sfuggire un mugolio di piacere, carico della frustrazione alla lentezza dei suoi movimenti. È così rigido e calcolatore, come se il suo intento fosse proprio quello di farmi impazzire.

Porto il bacino verso di lui, guidata da chissà quale istinto. Non ho la minima idea di ciò che sto facendo né di ciò che mi sto lasciando fare ma non intendo fermarmi. Non questa volta. Ho quasi diciassette anni ed è bene che io smetta di farmi tutte questa paranoie. Voglio godermi tutto quello che mi capita: andrà bene, ne sarò felice; andrà male, me ne farò una ragione, apprenderò la lezione e andrò avanti.

Mi scruta dal basso.

<< Angel, sei sicura? >>

Annuisco freneticamente. Se non spegne il fuoco che ho tra le gambe sarò costretta a fare in qualche altro modo. E un'alternativa la troverò.

<< Finirai per odiarmi. >>

<< T-ti prego >> ho la forza di dire

Sospira << Dimmi che non mi odierai, che nonostante tutto ne avrai un bel ricordo. >>

Non comprendo il significato delle sue parole ma, presa dalla frenesia del momento, sibilo un si. Una mano torna sui miei seni e l'altra mi abbassa piano il pantalone.

<< Giuramelo. >> sussurra, vicino alle mie mutandine.

<< Te lo giuro. >>

La sua lingua si insinua nella mia bocca e con le dita sposta il leggero tessuto.

Mi tocca con delicatezza, come se fossi un oggetto prezioso, un'ampolla di cristallo che va maneggiata con cura. Trova il fulcro del mio desiderio e prende a giocarci.

Sto impazzendo e il modo in cui mi bacia il petto non fa altro che aumentare i battiti del mio cuore. Lo sento tracciare dei piccoli cerchi sulla mia zona sensibile, alternandoli a movimenti verticali. Quella specie di pizzicore che sento tra le gambe si fa più intenso quando mi lecca tra i seni e mordicchia un capezzolo.

Succede tutto in una frazione di secondo.

Sento un esplosione. Forte. Muovo il bacino e, vergognosamente, lascio fuori uscire dei versi di gradimento dalla mia bocca che si mischiano con i suoi mugolii.

Sono estasiata e mi sento come in paradiso. Chiudo gli occhi, godendomi questo senso di appagamento, e l'artefice mi lascia un ultimo bacio sul fianco. Si sdraia accanto a me, che sto tentando di riprendere fiato.

Sono venuta. Mio dio, io sono venuta per la prima volta tra le mani di questo ragazzaccio tatuato e delle fossette da paura.

Avete presente la sensazione di tranquillità che si prova quando le onde del mare cullano il materassino su cui siete stesi e rilassati? Ecco, io mi sento proprio così.

Nascondo la faccia dentro il cuscino e trovo il coraggio di tirarla fuori solo quando Cole smette di accarezzarmi il braccio.

<< Com'è stato? >> domanda.

<< I-io non lo so >> sussurro in imbarazzo.

Mi afferra per il gomito e mi porta a cavalcioni su di lui, nonostante io opponga resistenza.

<< Non devi vergognarti. Insomma, hai goduto grazie a ques- >> non gli lascio terminare la frase e lo metto a tacere con un bacio. Un bacio che lui apprezza, dal momento che lo avverto.

<< Okay, lo predo per un grazie, anche se non ce n'è affatto bisogno. Promettimi solo che non te ne pentirai mai. >>

Perché mai dovrei pentirmene? Lui è stato gentile, delicato e semplicemente perfetto.

<< Te lo prometto. >>

Le continue rassicurazioni che pretende mi rincuorano. Forse lui sente quello che sento io quando mi guarda, quando mi tocca, quando ci baciamo. Forse vuole assicurarsi di fare tutto alla perfezione con me, che avverto quella sensazione strana alla pancia ogni volta che mi è accanto, ogni volta che i miei occhi incontrano i suoi, ogni volta che ci sfioriamo.

La mia gola è secca, probabilmente a causa delle forti emozioni che mi hanno fatto accelerare anche il cuore. Allungo il braccio, accompagnandomi con il busto, per prendere l'acqua sul comodino. A Cole, che è sotto di me, scappa un gemito.

<< Cazzo. >> impreca, portando lo sguardo sul cavallo dei suoi pantaloni evidentemente tesi.

Non so cosa fare, quindi me ne resto immobile e in silenzio.

Io. Sono stata io a fare questo. Lui è così per me.

<< Angel, io non vorrei dirtelo così ma ti prego: scendi da lì. >>

Mi accompagna dolcemente verso il lato opposto del letto ed io lo assecondo, sedendomi a gambe incrociate.

<< Raccontami qualcosa. Qualsiasi cosa. >> afferma.

<< Mmh... >> ci penso su.

<< Dall'inizio dell'anno fino ad ora ho letto in totale quarantadue libri. >>

Mi guarda stranito, quasi scoppia a ridere. << In undici mesi hai letto montagne e montagne di pagine noiose? >>

Spalanco gli occhi << Cosa? Non sono affatto noiose. Insegnano molto e sono emozionanti. >>

<< Deduco che ti riferisca ai tuoi adorati romanzi rosa. >>

<< Guarda che non esiste solo quel genere. >>

La curiosità si insinua nella sua mente, che mi induce a parlare.

<< Ci sono i thriller, i gialli, i comici- >>

<< Andiamo, vorresti farmi credere che ti interessi a omicidi irrisolti e battute di pessimo gusto? >>

<< Non ho detto questo, li stavo semplicemente elencando e poi, anche se non spesso, qualche giallo lo leggo. >>

<< Raccontami dell'ultimo libro che hai letto. >>

Non me lo faccio ripetere due volte << È letteralmente un'opera d'arte. I dialoghi sono ben scritti, i personaggi anche, le descrizioni ben dettagliate, proprio come piace a me, e quelle scene sono... >>

Non me lo sono fatta sfuggire davvero!

<< Quali scene? >> la sua voce è suadente.

<< No, dicevo, le scene sono molto vivide e interessanti... >> ridacchio nervosamente.

<< Angel >> mi richiama.

Abbasso lo sguardo, con aria colpevole.

<< Merda, dovevi distrarmi, non alimentare quello che già ho tra le gambe! >>

Scoppio a ridere per il tono che usa, che è un misto tra un rimprovero e un invito a proseguire per venirne a conoscenza.

<< Va di sotto a prendere qualcosa da mangiare, altrimenti mi costringerai a rinchiuderti in bagno per il resto della notte. >>

Eseguo il suo ordine e mi fiondo fuori. Sento una lieve brezza accarezzarmi la pelle mentre scendo le scale. Noto sulla porta le spalle del signor Smith e, di fronte a lui, spicca la maglietta rosso sgargiante di un ragazzo. Gli porge dei soldi e, in cambio, ritira della pizza. Mi chiedo come mai ne abbia quattro. A meno che la ragazza che ha in camera abbia una fame da paura, le altre due sono per noi.

<< Stavo per venire a bussare. >> dice, non appena scendo l'ultimo scalino.

<< Grazie per aver ordinato anche per noi, non ce n'era bisogno. >>

<< Tesoro, quello che avete fatto richiede l'impiego di molte energie. Dovete reintegrare in qualche modo. >>

Strabuzzo gli occhi. Ho capito male o lui ha alluso a...

Sorride quando si accorge che non porto più i pantaloncini e, insieme a lui, me ne rendo conto anche io.

Vorrei sotterrarmi ma cerco di mantenere la calma ed essere il più razionale possibile.

<< La ringrazio ancora. >> devio il discorso di prima e mi avvio verso il piano di sopra, stando attenta a coprire con la felpa le mie gambe esposte quanto più possibile.

Mi fermo davanti la stanza e faccio un profondo respiro prima di entrare, convinta più che mai a non riportare a Cole le parole di suo padre.

Quando abbasso la maniglia e guardo sul letto lui non c'è. Sento dei rumori in bagno, simili alla pioggia battente. Mi affaccio e vedo la sua figura oltre il box doccia chiuso e appannato. Regola l'acqua e si muove piano. Immagino le sue mani, piene di bagnoschiuma profumato, percorrere il suo corpo, insieme alle gocce fresche che iniziano a scendere e cadere dai suoi capelli lungo il viso, poi attraversano l'addome e...

Il silenzio mi risveglia da qualsiasi fantasia.

Ha finito di lavarsi e se mi trova qui penserà che io sia una guardona pervertita.

Mi sbrigo ad uscire e sedermi sul letto come se nulla fosse ma, quando esce, tentare di mantenere un'espressione naturale mi è impossibile.

È bello come una divinità greca, se non di più. Ha i capelli bagnati e qualche ciuffo ribelle gli ricade sulla fronte, a renderlo ancora più sexy. Gli addominali sono perfetti, così come le braccia e le spalle possenti, su cui ci sono diversi tatuaggi. In vita ha un asciugamani bianca che risalta il suo incarnato più scuro di quello di sua madre. Mi soffermo sulle sue mani, che stanno tentando di dare un'aggiustata ai capelli perfetti già così.

<< E quelle da dove vengono? >> domanda

Esito per qualche istante.

<< Oh, queste le ha prese tuo padre. >>

Alza le sopracciglia ma non si rifiuta di mangiare la sua pizza.

<< Ti dispiace se mi cambio qui? >>

O mio dio, davvero me lo sta chiedendo?

<< I-io non lo so, cioè, fa come preferisci. >> lo invito, leggermente timorosa di quella che sarà la sua scelta.

Si dirige verso la cassettiera, porta la mano sul fianco e la stoffa che copriva le sue parti intime cade giù.

Non trovo una motivazione valida ma mi sento in dovere di girarmi o perlomeno chiudere gli occhi, e così faccio.

<< Puoi guardare ora. >>

Mi siedo a gambe incrociate di fronte a lui e, nel farlo, la felpa si alza leggermente, lasciando in vista un piccolo pezzo delle mie mutandine rosa chiaro.

Allunga la mano verso quel punto ed io ho un fremito.

<< Questa la abbassiamo, altrimenti mi toccherà fare un'altra doccia fredda e non ne ho la minima voglia. >>

Sorrido e apro i cartoni: una semplice margherita e una pizza al salame piccante.

<< Quello stronzo non ha messo in conto neanche che avessi potuto cambiare gusti, rispetto a quando ero un bambino di soli dieci fottuti anni. >> sbotta.

<< Se non ti piace quella, possiamo condividere la mia. >>

<< Non ce n'è bisogno. Non ci ha pensato ma, fortunatamente, non è così: questa resta l'unica costante nella mia vita precaria. >>

Allungo la mano di fianco a me alla ricerca di Cole. È da un po' che non sento le sue braccia avvolgere il mio corpo e il suo respiro nell'orecchio. Qualche ora fa, prima di andare a dormire, abbiamo parlato del più e del meno e lui è ritornato sull'argomento libri. Pretendeva di sapere cosa ci fosse scritto in quelle scene ma io non ho ceduto, neanche quando ha iniziato a farmi il solletico sotto le braccia e sulla pancia.

Apro gli occhi e guardo verso il bagno ma non scorgo alcuna luce accesa.

Indecisa se farlo o meno, do ascolto alla vocina nella mia testa che mi spinge a cercarlo.

Se fosse in giardino a fumare l'ennesima sigaretta, in preda alla tristezza dovuta ai rapporti con suo padre o se, peggio ancora, stesse discutendo con lui in qualche stanza?

Mi alzo dal letto e provo ad aprire la porta che, stranamente, è chiusa. Non ricordo di aver usato la chiave ieri sera ma, nonostante ciò, non la trovo nel porta penne, dove la lascia di solito Cole.

Apro il comodino, alla ricerca di quella di riserva che sarà sicuramente da qualche parte. Nel primo tiretto ci sono solo boxer. Nel secondo calzini. Nel terzo trovo fogli, sigarette, una bustina di quella che credo sia erba, preservativi e... bingo!

Metto la chiave nella serratura e, girandola una paio di volte, la porta si apre.

La prima cosa che sento sono dei bisbigli incomprensibili in lontananza. Mi affaccio lungo le scale ma al piano di sotto le luci sono tutte spente. Nel corridoio buio pesto si intravede uno spiraglio di luce, proveniente da quello che mi pare essere un bagno, o almeno così ricordo che Cole mi disse quando mi fece fare il giro della casa.

Cammino a piedi nudi sul parquet e sorpasso la stanza del signor Smith e della sua amante, facendo attenzione a non svegliarli.

<< Oh mio dio! >> una voce femminile si distingue, seguita da alcuni ansiti.

Più mi avvicino al bagno, più credo di aver fatto la scelta sbagliata. Insomma, se beccassi il padre di Cole fare sesso con quella ragazza sarebbe super imbarazzante e, alla luce del discorso sulle energie e robe varie che mi ha fatto prima, penso proprio sia meglio battere ritirata e cercare il moro da un'altra parte.

<< Alza il tono, voglio sentirti gridare! >>

Resto paralizzata.

Quella voce.

Quella voce io la riconosco.

Quella è proprio la stessa voce con cui mi chiama Angel.

Quella è la stessa voce con cui mi ha chiesto oggi se fossi sicura. Quella voce...

Non ragiono più e spalanco la porta, fermandomi sulla soglia.

I miei occhi vedono una scena raccapricciante, a cui speravano non assistere.

Cole è di spalle, ma mi è possibile osservare la sua faccia grazie allo specchio. I suoi occhi sono persi, quasi irriconoscibili, presi da chissà quale desiderio. Il suo bacino fa avanti e indietro, entrando e uscendo dalla bionda che ha portato suo padre. Lei ha il viso tirato, la bocca aperta ed è posizionata nel lavandino, mentre stringe tra le dita i capelli del moro ed emette versi osceni.

Sbatto le ciglia freneticamente, come se potessero scomparire da un momento all'altro.

Il sangue in circolo nel mio corpo si congela e resto lì, impalata di fronte al quadro più doloroso a cui io abbia mai assistito. E mi maledico per essere venuta qui, per essermi fidata di lui, per essermi concessa ai suoi baci, alle sue carezze, ai suoi gesti.

Non appena si accorge di me, Cole raggela. L'espressione cattiva nel suo volto scompare, lasciando spazio a qualcosa di ben diverso.

Senza dargli il tempo di dire qualcosa, scappo in camera, afferro il cellulare e mando un messaggio alla prima persona che mi viene in mente. Prendo la valigia, ci ripongo dentro le poche cose che avevo messo in giro nella stanza e la chiudo.

<< Nina, io- >> prova a dire quando mette piede nella stanza.

<< Tu cosa? Stavi scopando con l'amante di tuo padre? Bene, ho visto >>

<< Mi dispiace tanto, non avresti dovuto vederlo. Ti avevo chiuso in camera... >>

Alzo la voce, esasperata << Ah, e questa sarebbe stata la tua grande idea per tenermi all'oscuro di questo schifo? Sei repellente. Sai cosa ti dico? Mi pento di tutto. Se potessi tornare indietro non farei nulla. Nulla. >>

Mi ascolta in silenzio, guardandomi raccogliere le ultime cose.

<< Dove stai andando? >>

Rido istericamente << Dio, sul serio hai anche il coraggio di farmi questa domanda? Non hai alcun diritto, io non devo rendere conto a nessuno e tanto meno a te. Non voglio avere nulla a che fare con te. Scordati della mia faccia, della mia voce, di tutto. Tu, da ora, per me sei solo uno sconosciuto. Non meriti nulla, stronzo. >>

Piango ininterrottamente mentre scendo le scale seguita da lui. Sento anche il signor Smith, di sopra, parlare animatamente.

Apro la porta << Sono le 4 del mattino, se cerchi un pullman non lo troverai. Se mi dai il tempo di cambiarmi posso accompagnarti io a casa. >>

<< No, grazie. Continua pure quello che hai iniziato, visto che credo che lei non sia stata soddisfatta e tu neanche. Io me la cavo da sola, non ho bisogno di te. Aveva ragione tuo padre quando mi ha detto che mi avresti solo usata e gettata via, perché tu sei così. Lo sei sempre stato e sempre lo sarai. Ma sai qual è il punto? Io non merito questo. Io merito una persona che è il tuo opposto, una che sia più capace di tenerselo nei pantaloni. >> sentenzio, stupita delle mia stessa volgarità.

Il rombo di un auto si fa sempre più vicino e ringrazio dio non appena vedo il fuoristrada di Evan avanzare sulla strada.

Non passa inosservato neanche per lui che ora ride amaramente.

<< Certo, ed è lui quello giusto, vero? È lui quel cazzo di ragazzo! È stato un errore portarti qui. È stato un errore tutto. Pensavo fossi diversa, ma mi sbagliavo. >>

Stento a credere a quello che ascoltano le mie orecchie << Cosa? Casomai l'errore è stato il mio. Io mi sono fidata di te e ti ho lasciato fare quello che avrebbe dovuto fare un altro. E tu ne eri pienamente consapevole. >>

<< Mi avevi giurato che non mi avresti odiato. >> afferma.

<< Beh, ecco l'ennesimo errore. >>

Evan si ferma davanti a me, che non esito un attimo a correre verso l'auto ed aprire lo sportello.

<< Vaffanculo >> scandisce chiaramente Cole, mentre il motore riparte.

Dallo specchietto lo guardo prendere a calci il cancello e staccare la cassetta delle lettere, per poi disperderne il contenuto in strada.

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