Taiki stava esultando di fronte ai risultati degli esami di fine trimestre, in bella mostra sui tabelloni in corridoio e alla mercé di tutti gli studenti. Con lui c'era Miu.
"Ragazzi, che c'è da essere così felici?", domandò Kawanari alle loro spalle.
"Ammira tu stesso", rispose l'amico indicando i propri voti, non eccellenti, ma per un testone come lui un traguardo non da poco.
"Allora esistono i miracoli." sghignazzò il primo facendo l'occhiolino a Miu. "I miei non ho ancora avuto il coraggio di guardarli."
"Secondo me dovresti", aggiunse la compagna.
Kawanari percorse dalla fine la lista dei nominativi del secondo anno con il cuore in gola. In vista della cima, poco sotto al primo posto c'era lui, Ono Kawanari, e qualche gradino più in basso spiccava il nome di Nakamura Miu.
Non servì fare strane medie aritmetiche: l'aveva superata ed era il primo della loro classe con tanto di lode. Tutto euforico, pregustò il regalo che avrebbe chiesto ai suoi genitori.
"Con questi voti obbligherò papà ad accompagnarmi alla più grande convention cinematografica di..."
Ma qualcosa lo colpì alla schiena. Un pacchetto di fazzoletti lo aveva raggiunto poco sotto il collo. Nel raccoglierlo, iniziò a sudare freddo e la voce da acuta si fece stridula.
"Sciocchezze a parte: Taiki, ti andrebbe di venire da me per festeggiare la promozione? Potresti passare a casa mia uno di questi giorni. È una buona idea, eh, eh, eh..."
"Grazie, ma non vorrei disturbare. Perché non organizziamo una serata da qualche parte?"
Ma il compagno, impalato in un sorriso ebete, non sembrò recepire.
"Potresti venire da me. È una buona idea."
"Beh, ecco, se ci tieni tanto..."
"Un pomeriggio di questo weekend andrà benissimo, quando vorrai, a qualsiasi ora e senza impegno. Più tardi ti invierò le coordinate con l'indirizzo", rispose Kawanari che preso poi da una bizzarra fretta, salutò allontanandosi a testa bassa.
Devo solo superare quell'aula, rimuginò tra sé, ma non aveva mai dato prova di essere atletico e una mano sbucata dall'uscio lo agguantò, trascinandolo all'interno senza fatica.
Akane lo stava guardando in una posa di rimprovero che lo fece sentire piccolo piccolo.
"Quindi? Cosa ti ha detto?"
"Ha accettato."
La capoclasse estrasse un fumetto dallo zaino e lo usò per sventolarsi senza troppa cura.
"Ricapitoliamo: lei è una ragazza solitaria, lui un tipo timido, ma fin troppo gentile che tenta di farla entrare nella nostra cerchia. Lei declina ogni invito e poi accade che il migliore amico del nostro protagonista se ne debba andare, così lei coglie l'occasione di aiutare il giovane, rimasto solo, usando la più vecchia delle scuse: le ripetizioni. Passano del tempo insieme, delle volte mancano da scuola negli stessi giorni, e si ritrovano a organizzare la festa di compleanno del migliore amico che credevo le piacesse. Il copione sembra perfetto, ma tornati a casa qualcosa non quadra. Pensavo di essere io la causa del loro improvviso allontanamento, ma negli ultimi giorni è tornato il sereno. Se quei due credono che non mi sia accorta che indossano lo stesso bracciale, si sbagliano. Devi scoprire la verità, Kawanari."
Con il piccolo libro indicò il povero sventurato che, prostrato e distrutto nel veder maltrattato il prezioso fumetto, provò a calmare la detective.
"Va bene, te l'ho detto, indagherò. Ma non è che ti stai facendo troppi castelli in aria?"
"Preoccupati di questo, non di quello che immagino o meno. Conosco quello svampito, c'è qualcosa che lo turba. Anche se..."
Affacciandosi alla finestra si zittì, soffermandosi a guardare il cortile. Kawanari la affiancò e vide Miu che stava ridendo per qualcosa che le stava dicendo da Taiki. Consapevole di quanto la migliore amica fosse innamorata rifletté sulla faccenda. Se è così disperata da usare dei mezzi tanto infimi, quanto persuasivi, per convincermi le darò una mano.
Taiki roteò il cellulare per orientarsi: la mappa segnalava l'arrivo, ma erano più di quindici minuti che stava girando intorno all'isolato senza venirne a capo.
Non era pratico della zona, ed essendo un'area periferica era anche difficile trovare qualcuno a cui chiedere informazioni. Data però un'occhiata più attenta all'altissima recinzione dell'enorme parco che stava costeggiando, si soffermò sull'arzigogolato cancello in ferro battuto che non poteva appartenere a una casa. Ma una targa ad altezza d'uomo che elencava i nomi dei componenti della famiglia Ono fugò ogni dubbio. Non ho camminato per delle vie, ma attorno a un'unica proprietà?!
Rimasto a bocca aperta, trovò il campanello mimetizzato con il resto, e premuto il piccolo bottone una voce gentile domandò come potesse aiutarlo.
"Sono Kikuchi Taiki, sono un compagno di clas-."
"Signorino Kikuchi, la stavamo aspettando. Sarò subito da lei."
Con una certa indolenza il cancello si spalancò su un viale costeggiato da due file di alberi che si perdevano nell'ignoto. Fatto qualche timido passo in attesa di capire come comportarsi, ci vollero alcuni minuti prima che una ronzante golf car comparisse sul selciato, con Kawanari che sporgeva di lato.
"Taiki, ben arrivato. Ti presento Charles, il mio maggiordomo."
"È un vero piacere averla qui."
Un uomo distinto e dal portamento impeccabile, sulla sessantina, scese dal posto del guidatore, indicando con una riverenza il sedile dove accomodarsi.
"Ah, ecco, no. Cioè sì, grazie. È mio il piacere di essere... Un momento: è lei che si occupa di Kawanari? È grazie a lei se è sempre così perfetto?"
"Faccio tutto il necessario per il bene del signorino", rispose orgoglioso.
"Lui è quel rompiscatole che mi prepara le borse dei viaggi. Ora, però, muoviamoci. Qui si gela. Dovrò dire a papà di far chiudere questi trabiccoli per l'inverno."
"Informerò suo padre della richiesta. Se siete pronti."
Charles mise in moto e tutti insieme si avviarono.
Davanti alla villa, mentre il maggiordomo parcheggiava, Kawanari invitò Taiki a entrare, ma l'ospite rimase sulla porta intimidito dal lusso dell'interno.
"Tu lo sai che neanche il palazzo di una famiglia reale è così sfarzoso?"
"Esagerato. E poi come fai a dirlo? Hai mai visto un palazzo reale? Ah, grazie, Magdeleine."
Una donna in abiti da cameriera recuperò i cappotti.
"Saremo nella mia stanza, puoi portarci del tè?"
"Naturalmente, signorino. A tal proposito, sua madre è tornata poco fa. Le ha portato i suoi dolci preferiti. Desidera che li serva a lei e al suo ospite?"
"Che bella notizia, sì, grazie. Sai, Taiki, mamma era in Francia. I macarons sono buonissimi, li hai mai mangiati?"
"Vuoi farmi mangiare i maccheroni?"
"Ma no, quella è una pasta italiana. Sei un caso disperato. Sono dei dolcetti che... ma cosa te lo spiego a fare. Quando li avrai assaggiati li adorerai. Seguimi."
Kawanari scortò l'amico per la scalinata di marmo fino al corridoio del piano superiore, lasciandosi alle spalle una moltitudine di porte a doppio battente alte non meno di tre metri.
"Quei maccherons sono per farti i complimenti per i voti degli esami?", chiese Taiki per rompere il ghiaccio.
"Credo siano per dirmi che presto dovrò presenziare a qualche noiosa riunione. Vogliono che cominci a imparare il mestiere e con questi mezzucci cercando di non farmelo pesare. Per i voti non ho ancora scelto. In questo periodo sono uscite tantissime edizioni limitate ed è difficilissimo accontentarsi. Oh, eccoci."
Dentro la stanza c'era un letto a baldacchino intarsiato, in coordinato con la scrivania e la sedia, una parete di solo armadio, e ogni altro oggetto presente urlava nobiltà.
"Questa camera è più grande di casa mia. Scusa, ma dove dove tutte le cose da nerd?"
"Sei pronto a entrare in un altro mondo?", domandò il padrone di casa.
"Anche tu no..."
"Vuoi dire che sei già stato a casa di qualcuno che ha una stanza nel guardaroba?"
Dicendolo, aprì un'anta e rivelò un nuovo ambiente le cui pareti erano un'unica libreria intervallata da vetrine ricolme di action figure e modellini. A stonare era solo l'ottocentesco tavolino centrale.
"Prendi pure tutto quello che vuoi, ma quella porta laggiù è off limits. Tengo le cose più preziose delle Galaxy e nessuno può metterci piede."
"Chiaro. Lo sai che con tutto quello che c'è qui faresti concorrenza alla più fornita fumetteria?"
"Mettiamola in questo modo: i miei genitori vogliono che prenda il loro posto a capo dell'impero degli Ono, quindi io dovrò rinunciare ai miei sogni. Così, a dodici anni ho stipulato il mio primo contratto: non sarei stato relegato in un istituto privato fino alla fine del liceo e sarei diventato un figlio modello a patto che i miei sforzi venissero ricompensati. Come puoi vedere, sono un gran bravo bambino."
Una voce femminile li interruppe. Magdeleine entrò con un carrellino lasciando loro il tè e un vassoio di pasticcini. Al centro, tutti colorati, dei biscottini tondi, simili a meringhe lisce, erano disposti seguendo un preciso ordine cromatico.
I ragazzi cominciarono a mangiare e Taiki si gustò più di uno di quei famosi dolci francesi di cui ancora non sapeva pronunciare il nome. Nel frattempo Kawanari sembrava agitato.
"C'è qualcosa che non va?"
"È così palese?"
"Lo è da quando mi hai invitato", confessò Taiki.
Kawanari tentennò.
"Mi, ecco... mi sono innamorato di una ragazza. Vorrei qualche consiglio su come farmi notare e ho pensato..."
"Aspetta, aspetta. Domanda numero uno: è una persona reale? Domanda numero due: non starai parlando di Yumiko?"
"Uno, sì, e due, no. Ma vorrei rimanere sul vago. Sono sicuro che tu sia un esperto in materia."
"E che cosa te lo fa pensare?"
"Non fare il falso modesto. Trovo improbabile che uno come te non abbia mai ricevuto delle avance da parte di qualche ragazza. O compagna. O magari... amica?"
Taiki si spremette le meningi, ma non gli sembrava di ricordare fughe grottesche da primine spaventose come più volte era accaduto a Eiji.
"Svuota il sacco, di che consiglio hai bisogno?"
"Ma sì, suggerimenti. Tu vedi più ragazze di me di sicuro."
"Le uniche figure femminili che fanno parte della mia vita sono Naora, che considero una sorella, Miu e Akane, che sono amiche."
"Solo amiche?", squittì Kawanari stringendo forte la tazza e ammiccando platealmente.
"Ho capito. Si tratta di Akane. È lei che ti ha ingaggiato!", esclamò Taiki puntando il dito accusatore.
"Ma no, perché mai? I-io, ecco... SONO INNOCENTE!"
"Lo sappiamo entrambi, anzi forse tutta la città, che ha una cotta per me. Vuole sapere che cosa ne penso, non è vero?"
"Ci sei arrivato", disse Kawanari tirando un sospiro di sollievo.
"Ecco, non vorrei ferirla, ma so che lo farò. Per me è una persona importante, ma non sono innamorato."
"Ti spiffererò un segreto: si è già immaginata le vostre nozze. Se ti può consolare, io ho provato a dirglielo, ma non preoccuparti, anche se si comporta da sciocchina, sa essere forte. Prima o poi capirà che tra voi non può funzionare e si rimetterà alla ricerca del principe azzurro."
"Invece le voglio parlare. Credo che confrontarsi, anche se può sembrare doloroso, sia necessario. È una lezione che ho imparato a mettere in pratica da poco e non intendo sprecarla. Anche tu dovresti essere sincero con la ragazza che ti piace, qualunque risultato otterrai. Solo così non avrai rimpianti."
"Taiki, il tuo è un discorso profondo, ma quando ti sei dimenticato che tutto questo teatrino è opera di Akane? Non c'è nessuna ragazza che mi piace."
"Credo di essermi fatto trasportare dal momento."
Kawanari si stiracchiò, forse sollevato per essere riuscito a chiudere quel capitolo.
"Basta con le chiacchiere inutili. Dimmi, piuttosto, che cosa farai per l'ultimo dell'anno? Non siamo più riusciti a parlarne."
"Ho intenzione di mettermi alla prova. Sfiderò un drago per dimostrare il mio coraggio!"
"Che fortuna. Io sarò chiuso in una lussuosa taverna, circondato da quel branco di orchi dei miei parenti. Già mi sento la testa scoppiare. Se riuscirai a domare il drago, mi verrai a salvare?"
"Dipenderà dal banchetto", rispose Taiki addentando un ultimo macarons.
"A presto, Taiki. Buone vacanze."
Kawanari e Charles attesero che l'ospite entrasse in stazione prima di ripartire.
"Sono proprio fortunato ad avere amici come lui."
"Sono felice per lei, signorino. Ritengo di fondamentale importanza avere dei solidi legami nella vita, soprattutto eccellenti amici."
"Oggi mi ha fatto un discorso davvero illuminante. Non credevo che fosse così maturo. Mi ha aiutato a riflettere. Domani dovrò affrontare Akane senza avere nulla da dare in cambio. Sai che cosa voleva? Che indagassi sui sentimenti di Taiki. Insomma, non è giusto, non può trattarmi in questo modo se siamo davvero migliori amici. Le dirò che non c'è carta stampata, anche se rilegata con maestria, con la copertina rigida cangiante, in edizione speciale limitata, con il capitolo di Natale a colori... che tenga, in confronto all'amicizia", e a braccia conserte, con il broncio, volse la testa verso il finestrino.
Charles si lasciò andare a un fiero sorriso.
"Non avrei saputo dirlo meglio."