Parafrasi del Dolore

By assordimento

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Taehyung ha lasciato la sua anima tra l'erba della Corea del Sud, e cerca di ritrovarla tra le righe di tutti... More

PLAYLIST (and more!)
00¹.LA SFUMATURA POETICA DEL DOLORE.
00². ANGELO TENTATORE.
PARTE PRIMA.
01. LA PAURA HA GLI OCCHI DELL'AMORE.
02. MIN YOONGI ARRIVA CON LA PIOGGIA...
03. ...E SE NE VA CON IL SOLE.
04. GIRASOLI E GIRAVOLTE.
05. DAISY FULLER E LA LADRA DI STELLE.
06. LA PROSSIMA MOSSA DEL CIELO.
07. QUANDO IL CUORE È CIECO.
08. MORTE DI UN FIORE SOTTO IL CIELO COREANO.
09. IL PREZZO DELLA SAGGEZZA.
10. WAIT A MINUTE!
11. ANDRÀ BENE.
12. IL MIO AMATO PLUTONE.
13. PARAFRASI DEL DOLORE.
PARTE SECONDA.
14. IL MISTERO DEL TEMPO.
15. IL TUO BASIL.
16. BACIANDO I TUOI OCCHI.
17. QUELLI GIUSTI AL MOMENTO SBAGLIATO.
18. TUTTO IL TEMPO DEL MONDO.
19. TAEHYUNG PIANGE PERCHÉ È FELICE.
21. PLUTONE E IL SOLE.
22. AFFOGARE L'ANGOSCIA.
23. EOMMA.

20. RIFIORIRE (INSIEME).

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By assordimento

Véronique teneva la sigaretta in mezzo alle labbra. Proprio al centro, sotto l'arco di cupido. Lasciava sempre un alone di rossetto su di essa, la consumava tutta e poi la abbandonava nel posacenere rosa che teneva sul tavolino nel terrazzo.

Sembrava proprio il personaggio di un film, uno di quelli che non sai mai cosa pensa, non capisci mai cosa fa quando è fuori dall'inquadratura. Forse le piaceva quell'immagine di se stessa, o forse lo faceva involontariamente. Comunque a Taehyung sembrava di conoscere tutto e niente di lei. Chissà cosa pensava dietro quel viso pallido e quegli occhi immensi. Chissà cosa faceva quando Taehyung sollevava la testa dal suo grembo e se ne tornava a casa nelle sue converse rosse da ragazzino.

Chissà se lo vedeva anche lei come un ragazzino, dall'alto dei suoi ventisette anni, chissà sei i suoi occhi si riempivano di pena quando lo guardavano piangere un'altra volta.

Taehyung a volte si sentiva così. Un ragazzino, intendo.

Un ragazzino che non conosceva nulla. E Véronique sembrava conoscere tutto.

«Ho scritto, in questi giorni» Taehyung esordì, gli occhi puntati sul cielo vuoto e buio.

Véronique fece un suono con la bocca chiusa, prima di prendere la sigaretta con le dita e buttare fuori il fumo. «Taehyung Kim! Quando mi delizierai con uno dei tuoi romanzi?» disse.

Taehyung inclinò la testa, osservando il viso di Véronique illuminato dalla luce giallognola di una candela. Fece spallucce, disse poi: «Non penso di aver mai scritto qualcosa di così buono da poter essere pubblicato» E di questo era sicuro.

«Non ci credo. Più lo rileggi e più ti sembra che non valga nulla. Hai bisogno di occhi nuovi, di menti nuove e fresche che possano dirti se qualcun altro potrebbe desiderare di leggere un tuo scritto» rispose Véronique.

«Chi vorrebbe leggere di angoscia, di struggimento, di personaggi disadattati e pieni di rimorso?» chiese Taehyung, retoricamente.

«L'Uomo scrive di cose del genere da sempre. Può sembrare strano, ma a volte leggere questo tipo di libri può aiutare qualcuno. Magari rivedersi in una situazione e analizzarla da un altro punto di vista...mh? Ma dipende tutto da te. Se tu vuoi pubblicare davvero quei libri, allora troverai il modo. O se vuoi tenerli per te, sai che va bene lo stesso» E Véronique aveva sempre ragione.

Taehyung si girò nuovamente a guardare il vuoto del cielo. Voleva svuotarsi e riempirlo di colori e di stelle, tutte quelle supernove che illuminavano il suo cuore da quando aveva visto Yoongi dall'altra parte della strada, in attesa di essere visto.

«Ho scritto cose più felici. Nei miei ultimi scritti c'è un po' di speranza. Penso che non si deve per forza dare un bel finale ad un personaggio solo perché se lo merita, perché non è così che funziona la vita. Ma un po' di speranza, qualcosa di buono... perché è così che mi sento ultimamente, come se riuscissi a vivere un po' per la prima volta.

«Che non vuol dire necessariamente che io stia bene, ma mi sembra di guarire da qualcosa che prima pensavo non sarebbe mai andato via» Eccolo lì, si stava svuotando ed ora riusciva a vedersi nel cielo, come il riflesso su un lago illuminato dalla luna.

«Ah, Taehyung. Se sapessi come le tue parole sono ipnotizzanti. Purtroppo la speranza non ci può sottrarre al nostro destino, sempre se ne esiste uno, ma guarire anche se sappiamo a cosa andiamo incontro... questa è la parte più importante. E spero che tu ci possa riuscire, perché io non credo che ne avrò mai la forza. C'è troppa amarezza in me» disse Véronique.

Taehyung non sapeva cosa dire, così decise di stare zitto.

E Véronique continuò: «Ma sono felice che ci sia tu, vedere un po' di luce in te mi rende più dolce».

*

Il rumore del mondo sbiadiva di fianco al ritmo incostante del suo cuore. Stringeva l'ombrello tra le dita come se avesse paura che potesse volare via da un momento all'altro.

Yoongi se ne stava poggiato al muro esterno della galleria, al riparo sotto la grande insegna. Teneva una sigaretta tra le dita, cercando qualcosa - qualcuno - con lo sguardo.

Taehyung si fermò di fronte a lui, udendo finalmente il suono della pioggia e percependo l'odore della sigaretta di Yoongi.

Solo in quel momento Yoongi lo vide. Si mise la sigaretta tra le labbra, sul lato, aspirò e poi butto io fumo fuori. Sorrise. «Non pensavo piovesse» disse indicando i capelli leggermente bagnati.

«Piove sempre quando arrivi tu» rispose Taehyung.

Yoongi non rispose, lo guardò solamente e si rimise la sigaretta tra le labbra.

«Da quanto fumi?» chiese dunque Taehyung.

Yoongi fece spallucce. «Non fumo. Solo quando sono nervoso» Spense la sigaretta e la buttò nel cestino apposito.

Taehyung chiuse il suo ombrello. «Perché sei nervoso?» chiese, in un sussurro.

Yoongi abbassò lo sguardo, sorridendo. «Sono sempre nervoso quando si tratta di te» rispose.

Anche io.

Yoongi continuò: «Non è un nervosismo cattivo, però. Ci sono sempre state delle cose che avevo paura di dirti e delle cose che speravo che tu dicessi. C'era sempre una sorta di... tensione» Annuì, guardando in basso.

Oh.

«Ora hai tutto il tempo del mondo per dirmi quelle cose» rispose Taehyung.

Yoongi sorrise, un sorriso un po' triste ed enigmatico. Taehyung si chiese quanto Yoongi avesse tenuto per sé in quegli anni.

Yoongi si tolse la giacca, rivelando una serie di tatuaggi sulle sue braccia: un gattino che suona il violino, una libellula, due lepri che si rincorrono, un clown intento a piangere e un punto e virgola.

Più in alto, quasi nascoste dalla manica della maglietta, delle semplici linee disegnavano i controrni di due visi, uno dei personaggi poggiato sulla spalla dell'altro, come in un abbraccio. Taehyung allungò involontariamente la mano, passando il pollice sul disegno.

Ne tracciò i contorni, ne osservò la nettezza delle linee, diverse da quelle del resto dei suoi tatuaggi.

Sollevò lo sguardo, incontrando quello di Yoongi. Quest'ultimo sorrise, un sorriso consapevole, appena dipinto sul viso, le guancia rosa di emozione.

E Taehyung dunque sapeva. Non c'era bisogno che Yoongi gli parlasse, che gli spiegasse in che modo quelle linee si intrecciavano sul suo cuore. Taehyung sapeva e rifioriva, rifioriva, rifioriva...

*

Yoongi osservava. Osservava e leggeva ed ascoltava. Osservava le foto, il profilo di Taehyung, leggeva le parole di Zoë Norton, e ascoltava i perché di Taehyung — perché mi piace questa foto, perché penso che questa frase sia perfetta, perché il mio cuore non smette di danzare.

Taehyung e Yoongi camminavano l'uno di fianco all'altro, si fermavano di fronte alle foto, le spalle che si toccavano, e osservavano, leggevano ed ascoltavano. E se ad entrambi era scivolata qualche lacrima sulla guancia, lo avrebbero saputo solo loro.

Ma fu una foto in particolare a colpirli maggiormente: Baciando i tuoi occhi imparo ad amarmi.

Taehyung l'aveva evitata e lasciata per ultima. Sapeva che Yoongi non aveva dimenticato. Sapeva che doveva significare qualcosa per lui.

Non dissero nulla per un lungo minuto. Taehyung aveva le guance bagnate dalle lacrime e ben presto udì i deboli singhiozzi di Yoongi.

Fu quasi naturale per loro stringersi in un abbraccio. Yoongi era un riparo per i piccoli germogli sul suo cuore, li teneva protetti dal vento impetuoso e dal pianto del suo corpo stanco.

Non voleva lasciarlo andare, voleva dormire con la testa sulla sua spalla e risvegliarsi tra l'erba coreana, voleva baciargli le guance e le palpebre e vedere le pennellate di rosa colorare il suo viso.

«Mi dispiace di averti lasciato» disse Yoongi.

Si staccarono, e Yoongi gli prese il viso con le mani.

Oh.

Era così bello.

«Non mi hai lasciato. Sei rimasto sempre con me. Ti ho portato con me a Parigi e ho perso un po' di me ad Amsterdam. Ho lasciato un po' del mio cuore per fare spazio al tuo. L'ho lasciato lì sperando che tu lo prendessi» rispose Taehyung.

E il viso di Yoongi si contorse di dolore. Le lacrime gli bagnavano il viso ed il collo. La presa sul suo volto si affievolì e Taehyung mise le mani sulle sue, chiudendo gli occhi.

«Mi hai trovato anche tu, ad Amsterdam?» chiese.

Yoongi singhiozzò nuovamente. «Sì. Sapevo che eri tu» Poggiò la fronte alla sua.

«Grazie per avermi cercato. Grazie per essere tornato» E sentì il corpo di Yoongi avvolgerlo nuovamente.

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