21. PLUTONE E IL SOLE.

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Non smise mai di piovere.

La pioggia suonava la sua melodia, un ticchettio meraviglioso, un violino innamorato che baciava i tetti delle case, le spalle stanche di chi aveva dimenticato l'ombrello, scivolava sull'asfalto.

Taehyung si strinse sotto l'ombrello, e nel compiere quel gesto la sua spalla urtò quella di Yoongi. «Scusa» disse. Abbassò la testa, osservando per un attimo le punte delle sue scarpe. Osservò il modo in cui i suoi piedi affondavano nell'acqua.

E poi sentì il corpo di Yoongi sfiorare il suo nuovamente, ma questa volta nessuno dei due ebbe il coraggio di allontanarsi. Yoongi era caldo, premeva la spalla contro la sua con intenzione, un gesto così banale per portare un po' di calore, per restare sempre vicini.

«Siamo arrivati alla mia macchina» disse Yoongi.

Taehyung lo guardò, annuendo.

Yoongi sorrise: «Grazie» La sua mano trovò la schiena di Taehyung, una piccola barca sul suo corpo liquido, Taehyung un mare pronto ad inghiottire il suo tocco con sé.

Yoongi fece scivolare via la sua mano e Taehyung si sentì perso, nudo. Improvvisamente sentì il freddo che il suo corpo si portava dietro.

Osservò Yoongi allontanarsi e poggiare la mano sullo sportello della macchina. «La tua macchina dov'è?» gli chiese.

Taehyung strinse la presa al manico dell'ombrello. «Sono venuto a piedi» disse.

Yoongi aggrottò le sopracciglia, i suoi capelli completamente fradici e i vestiti che cominciavano a plasmarsi sul suo corpo, bagnati dalla pioggia. «Taehyung!» Si spostò i capelli dalla fronte: «Sta diluviando, pensavi davvero di rientrare a casa a piedi? Sali in macchina» lo pregò.

Taehyung corse verso la macchina, la mano già sulla maniglia dello sportello. Yoongi gli sorrise, aprendo la macchina.

Yoongi si stringeva nella giacca, il naso e le guance arrossate, le mani pallide. Taehyung fece scorrere lo sguardo lungo il suo collo, fino al suo petto e al suo ventre, la maglietta oramai quasi trasparente sulla sua pelle nivea, tanto che Taehyung riusciva a vedere altri tatuaggi sul suo corpo.

Chissà come sarebbe stato tracciarli con la punta del dito indice, scoprire il significato di ognuno di essi.

Yoongi lo stava guardando, un sorriso quasi invisibile sulle labbra. Taehyung sollevò la mano, spostando i capelli dal suo viso e incastrandoli dietro il suo orecchio. Yoongi chiuse gli occhi, solo per un secondo, le ciglia che fluttuavano timide sul suo viso.

C'era questo sentimento nel suo cuore, nel suo stomaco, nella sua pancia, come se tutto in lui stesse sbocciando, come se per la prima volta il sangue stesse scorrendo nelle sue vene, come se i suoi polmoni respirassero aria pura dopo milioni di anni.

Quando le sue labbra si poggiarono sulle palpebre di Yoongi, e poi sulle sue guance e il suo naso e la sua fronte, fu come se tutto dentro la sua cassa toracica stesse esplodendo.

Un'esplosione infinita di stelle, il suo corpo si riempiva di supernove.

E le sue labbra pizzicavano, la sua pelle bruciava come se anch'essa volesse attenzioni, un bacio o una carezza, lo sfregamento amorevole dei loro corpi.

Plutone ed il Sole si stavano sfiorando dopo così tanto tempo, e Taehyung aveva smesso di comprendere chi fosse il Sole e chi fosse Plutone. Ma sapeva che entrambi facevano parte di un sistema che li avrebbe sempre e comunque attratti l'uno all'altro.

Forse Plutone aveva smesso di essere solo, forse ora poteva dichiararsi nuovamente un pianeta.

E poi Yoongi lo toccò, la punta delle dita sul viso. «Hai un neo sulla punta del naso» sussurrò come se fosse un segreto. Poi rise, trascinando il dito lungo il suo naso fino alla punta. «Non ho mai avuto il coraggio di baciarlo» concluse.

«Puoi farlo» rispose Taehyung.

Yoongi sorrise. «Mhm? Posso?» chiese avvicinando il viso al suo.

Certo che puoi, ti farei esplorare il mio corpo come se fosse un oceano.

Le labbra di Yoongi erano così morbide, così calde, una nuvola di zucchero a velo sulla sua pelle. Ma il suo bacio durò poco e Taehyung tentò di non buttare la sua testa in avanti per cercare ancora le sue labbra.

Yoongi inclinò il viso, il suo sguardo puntato in quello di Taehyung. «Mmm, ne hai uno sotto il suo occhio» E lo baciò, Taehyung chiuse gli occhi, «Uno sulla tua guancia» Un altro bacio, ma questa volta fece riposare le labbra sulla sua pelle per un lungo secondo.

La sua mano si trascinò lungo il suo viso, il pollice che gli carezzava il mento e il labbro inferiore e il resto delle dita che reggevano il suo volto.

Improvvisamente l'aria divenne tesa, il neo sul suo labbro inferiore pungeva come se si trattasse della ferita lasciata da uno spillo.

Yoongi abbassò la mano, il volto di Taehyung nudo senza di essa, ma vestito di baci.

«Abbiamo tempo per dare attenzioni anche a quello» disse Yoongi. Tirò indietro la testa, chiudendo gli occhi.

Taehyung si sistemò sul sedile. «Magari un altro giorno» sussurrò.

«Di sicuro» Sorrise.

Oh, Yoongi voleva baciarlo?

«Ci sono tante cose di cui dobbiamo parlare prima, Tae. Ma dopo...» Lasciò la frase in sospeso, ed era un'attesa così dolce, un ignoto che entrambi fingevano di non conoscere. Come se fosse un piccolo segreto fra di loro.

Un piccolo segreto che aleggiò per tutto il tragitto in macchina, una canzone alla radio che Yoongi canticchiava, picchiettando le dita sul volante, e il cuore di Taehyung che batteva e batteva e batteva...

«Yoongi?» chiamò Taehyung.

«Mh?» mormorò lui, fermandosi di fronte alla luce rossa del semaforo.

«A mamma piacerebbe se venissi a casa. Le piacerebbe cucinare con te come facevate un tempo» spiegò Taehyung.

Yoongi si morse il labbro inferiore, cercando di contenere il suo sorriso. «Davvero?» Taehyung annuì.

«E a te piacerebbe?» chiese ancora.

Taehyung annuì un'altra volta. In quel momento Yoongi ripartì. «Potremmo cucinare tutti e tre insieme... non sono un grande cuoco ma sono abbastanza bravo. E scommetto che tu sei diventato ancora più bravo» Poggiò la testa al sedile.

Yoongi rise, le guance rosa per il velato complimento. «Ho avuto eomma come insegnante» disse, prima di sgranare gli occhi, «Haru! Volevo dire la signora Haru» Sbuffò, stringendo il volante.

Taehyung lo osservò per un attimo. «No, eomma va bene. Penso che sarebbe felice di sapere che la chiami ancora così» disse.

Yoongi girò la testa per un attimo, sorpreso. «Davvero?» chiese.

«Davvero. Sapessi come le si illuminano gli occhi quando parla di te. Diventano luminosi e lucidi. Piange sempre perché ti ama tanto, come se fossi suo figlio. Le manchi tanto. Manchi anche a papà» confessò Taehyung.

Yoongi si strinse nelle spalle. «Oh» Sorrise ancora.

Il resto del tragitto fu silenzioso, frattanto che arrivavano sotto al palazzo di Taehyung. Il tempo sembrava essere volato, eppure a Taehyung pareva fosse passata un'eternità da quando aveva visto la figura di Yoongi poggiata al muro esterno del museo, e pareva passato un lasso di tempo infinitamente maggiore da quando Yoongi aveva poggiato le labbra sulla sua pelle.

Ma eccoli lì, fermi a guardarsi. E forse il tempo era volato per davvero.

E Yoongi lo baciò di nuovo, uno schiocco liquido sulla guancia, le ali di una farfalla sulle sue palpebre.

E Taehyung, anch'egli lo baciò, un sentiero infinito sul suo viso dipinto di rosa.

E chissà per quanto ancora si strinsero, ché il tempo è solo un'eternità impercettibile.

Oh. E non smise mai di piovere.

Parafrasi del DoloreWhere stories live. Discover now