Nello studio aleggiava un religioso silenzio. Kana, dopo aver scrutato il volto di tutti, prese la parola.
"Lasciate, com'è consuetudine, che vi ringrazi per essere qui. Ci sono tante cose di cui dobbiamo discutere."
"Perdonami, Kana, avrei qualcosa da dire prima di cominciare, se mi è consentito", la interruppe Heiko alzandosi.
Lei diede il proprio consenso con un eloquente gesto della mano e Taiki deglutì: il blu del suo sguardo era fermo su di lui e su Miu.
"Sarò breve: devo porgere le mie scuse a nostra sorella e al suo protetto. Il mio accanimento nei loro confronti, la notte dello scontro con i Dara, è stato deplorevole. Non mi rimangio nulla di quanto ho esposto, ma la situazione inaspettata mi ha privato della lungimiranza, e dei modi, in cui mi sarei dovuto approcciare. E a un Protettore si richiede anche questo. Sono consapevole che stiamo lottando per il medesimo fine, ma io sono colui che bilancia la Giustizia ed è mio dovere guidarvi in tal senso. Per questo, presento a tutti le mie colpe e con esse le mie scuse, perché sappiate che anche dove c'è errore chiunque può rimediare."
Finito quel breve monologo, Yumiko picchiettò il muso contro il braccio del principe che, senza scomporsi, tornò a sedersi.
Taiki guardò Miu con la coda dell'occhio, ma lei non si mosse. Credevo che Heiko fosse borioso e pieno di sé, o meglio, non che il suo discorso non lo sia stato, ma sul serio ci ha chiesto scusa?
"Molto bene, ora possiamo accantonare ogni presunto rancore e tornare a noi. Per prima cosa, direi che una breve panoramica di Zemlyan sia doverosa per chi non ha ancora avuto modo di esplorarlo, e utile a tutti per farci un'idea di come si stanno muovendo le Ombre."
Toccato il tavolo, da entrambe le mani della Reggente si originò una luce che si allargò sinuosa tra le venature dei disegni che lo decoravano. Come per incanto, pezzi di varie dimensioni si sollevarono, lasciando solo il bordo del desco. Le varie parti si unirono a mezz'aria e formarono una mappa tridimensionale di terre legnose che si modellarono mostrando altopiani, fiumi, insenature, villaggi e, alle estremità opposte, due palazzi.
Sayuri, con la lingua di lato e la solita voglia di giocare, provò ad acchiappare qualche pezzo prima che andasse a posto, ma Namis le bloccò le zampe al tavolo.
"Il termine Zemlyan deriva dall'unione delle iniziali delle nove isole principali. Zhiyak è dove si trovano il Palazzo dell'Ombra e il villaggio di Haske. Davanti a essa, l'arcipelago Eiser, le cui maggiori isole sono Chloor e Cer. All'opposto, ovvero dove siamo noi, è situata Meki con il paese di Senka a valle. Al suo estremo c'è Lood, la Splendente, la più vicina al territorio di Kujo. Poco spostata abbiamo Yin, la più contenuta per estensione, che ospita le grandi alture e, subito di fianco, Aksijan, con i suoi territori selvaggi. In questo momento è dimora degli abitanti dell'arcipelago Nahas, fuggiti da Ikhabhoni e Voden dopo i ripetuti assalti del nemico."
Imprimendo ulteriore potere al tavolo, Kana oscurò il lato appena nominato e Namis indicò la zona.
"Questi luoghi sono invasi dalle tenebre. Le Ombre avanzano portando distruzione e terrore. Per quanto siamo riusciti ad arginarle è innegabile che il loro potere si stia intensificando."
Lo zemlyano misterioso alzò la mano.
"Chiedo scusa se ti interrompo, comandante. Dalle ultime ricognizioni sappiamo che le truppe a difesa di Aksijan sono riuscite a respingere l'avanzata nemica che ha rivolto la sua attenzione verso Lood. Pur con difficoltà, anche lì stanno resistendo, ma dovremo decidere se farli arretrare o inviare rinforzi."
Distratto dal cercare di capire chi fosse, Taiki si spremette le meningi per riuscire a dargli un'identità, ma a quel punto, per evitare di perdersi metà dell'incontro in cerca di un nome, cedette alla curiosità.
"Pst, Eiji. Chi è quel tizio?"
"Quello? È Odan, l'attendente di Namis."
Ma certo, avevamo parlato di lui con Watanabe al tempio. Sembra piuttosto giovane per essere un attendente, ma tutto sommato professionale rispetto a quando eravamo in cortile.
"Di questo passo dopo gli Altiboschi perderemo anche le praterie di Lood", sottolineò Heiko amareggiato.
"Fratello, cerca di non essere negativo", lo ammonì Namis. "Le truppe che stiamo addestrando sono composte da volontari che non hanno mai conosciuto la battaglia, figuriamoci la guerra, e che con grande spirito di sacrificio stanno difendendo la propria terra, i propri cari e il futuro di tutti noi. Il loro addestramento è complicato, ma dobbiamo essere d'esempio e avere fiducia."
"Con una guida come te, comandante, siamo pronti a dare il massimo ogni volta che ce lo chiederai", lo elogiò Odan orgoglioso.
"Non serve adularmi, ciò che sta facendo l'esercito non è merito mio. Aspettiamo di vedere cosa succederà sul campo e solo dopo sapremo se il lavoro svolto è stato adeguato oppure no."
Sayuri ridacchiò sotto i lunghi baffi. Il ragazzo ammutolì e le fece una linguaccia. Tutta la serietà e la disciplina che lo avevano contraddistinto svanirono in un secondo.
Namis li ignorò pur mostrando il suo disappunto con i pugni stretti e il sopracciglio nervoso. "Per ciò che riguarda noi principi, invece, sappiamo che il nostro sarà un ruolo essenziale. Non possiamo redigere piani precisi mancando una Virtù."
"Vi assicuro", intervenne Miu, "che l'allenamento di Taiki è quasi alla fine. Ritengo sia pronto."
Pronto io? Così, su due piedi? Poteva almeno consultarmi...
"Molto bene", riprese Namis. "Come sapete, per quanto meno incisive rispetto ai primi attacchi, le Ombre si stanno rafforzando e le loro iniziative sono sempre più mirate. Non abbiamo idea di quante saranno e che armi useranno. Sappiamo però cos'è successo con Yami: facciamo in modo che la sorte non sia la stessa."
Il comandante tornò seduto e congiunse le mani. I suoi discorsi erano ipnotici e in Taiki si ridestò un'energia nuova. Forse potrei chiedere a lui qualche consiglio per migliorare con gli allenamenti.
"Non saremo noi a cominciare la guerra, ma dovremo essere noi a finirla, dico bene?", sintetizzò Eiji e Kana annuì.
"Non è nella nostra indole provocare alcuno scontro e, fin quando potremo, tenteremo di risolvere questa controversia con mezzi pacifici. Ma sappiamo bene che, prima o poi, Kujo attaccherà."
◾◾◾
La riunione proseguì per tutta l'ora successiva e i presenti parlarono soprattutto dei Dara. Sulla Terra li avevano sconfitti, ma ipotizzando che per raggiungerla si fossero avvalsi dello stesso meccanismo che stava usando Taiki per arrivare a Zemlyan, se non fossero stati battuti, forse sarebbero potuti rimanere finché il sangue non si fosse consumato. Dopotutto, Kujo era il Sacerdote cui spettava il potere di passaggio, era plausibile credere che distrutto il legame creato grazie alla linfa nell'ampolla, le creature invece di dissolversi fossero tornate tra le fila del suo esercito.
"È probabile che la forza di Kujo arriverà ben presto al culmine. Però non voglio che trascorriate il tempo che resta nella preoccupazione", sospirò Kana.
Heiko si alzò per recuperare un vassoio da un mobile al fondo della sala.
"Questi sono dei bracciali che ho infuso della mia magia. Potrete comunicare con il vostro Protettore, e viceversa, se questi non è con voi", spiegò la Reggente.
Ognuno dei fratelli ne prese un paio: erano dei semplici lacci bianchi intrecciati con una piccola pietra legata al centro, che si colorò della sfumatura della Virtù che la stava stringendo.
"Come faccio a metterlo, Namis? È troppo piccolo", si lamentò Sayuri tentando di rubare il proprio gioiello dalle mani del Protettore.
"Te lo darò quando sarai in forma umana. A Zemlyan ti sarà molto meno utile dato che saremo sempre insieme."
La tigre ammiccò all'attendente.
"Capito, Odan? Sempre insieme."
Il giovane distolse lo sguardo e le fece il verso.
"Ricordate", aggiunse Heiko, "non sarà necessario toglierlo per venire qui, perché anche lui effettuerà il passaggio e si integrerà al vostro corpo. Questo vi consentirà di usare il suo potere anche a Zemlyan, ma vi invito a non abusarne. Come ogni pietra non ha una durata infinita."
"Se non avete domande, possiamo andare. Ci sono altre faccende che noi principi dobbiamo sbrigare prima di salutarci", concluse Namis.
Taiki, mentre il tavolo si stava ricomponendo, si accorse di non aver memorizzato quasi nessuno dei nomi delle isole. Osservando fuori dalla vetrata provò a collegare le informazioni circa le praterie, le montagne e le terre selvagge, ma invano.
"Per un riassunto basterà chiedere alla tua enciclopedia personale", sentì dire a Eiji che lo stava fissando.
Imbarazzato, il drago fece un sorriso di circostanza.
"Taiki, io devo fare una cosa. Vai pure con gli altri, ti raggiungo subito", disse Miu alzandosi.
Dallo sguardo capì che era meglio fare come chiedeva, così si incamminò. Con un'ultima sbirciata la vide prendere un bel respiro a occhi chiusi. Cosa le starà passando per la testa?
Accanto alla porta dello studio Kana, Heiko e Yumiko si erano attardati a parlare. Miu, fatta una lunga inspirazione, avanzò decisa posizionandosi di fronte al fratello.
"Anche io ti devo le mie scuse. Credendo di vincere ho fatto una scelta dove a rimetterci avrebbero potuto essere i nostri Custodi. Mi sono spinta troppo in là rispetto al mio ruolo. Tu sei Giustizia, io Coraggio, ma questo titolo non mi autorizza a porre gli altri in pericolo."
Il fratello non rispose, Yumiko invece sollevò con il muso la mano tremante della principessa.
"Abbiamo tutti commesso la nostra dose di errori. Lasciamo questa brutta faccenda in quel bosco e non pensiamoci più."
Miu si calmò, la voce di Yumiko era così melodiosa da trasmetterle serenità, ma aveva ancora una cosa importante da dire.
"Inoltre... io credo in Taiki e tu non hai il diritto di esporti nel dubitare del suo valore. Se il Drago vede la speranza in lui e afferma che ha le qualità per diventare il mio Custode, allora deve essere così."
Il cuore tornò a batterle fin nelle orecchie in attesa di una reazione. Heiko si fece avanti e la cerva gli lasciò spazio. Con una carezza e un bacio in fronte, tornò il solito, dolce fratello.
"La nostra battaglia sarà più difficile di quanto immaginiamo. È importante che tu ti batta per Taiki e ammiro la tua determinazione nel dimostrarmelo. Ma cosa posso fare, ora, per te? Confortarti? Chiedi a me, designato a instillare il dubbio nella più risoluta delle creature, di darti la certezza che tu e la tua Virtù abbiate ragione? No, Miu, non sei una bambina e non ho intenzione di trattarti come tale."
Nonostante le parole suonassero dure, Miu si sentì rinvigorita e anche un po' stupida per aver passato tutto quel tempo a piangersi addosso. Heiko non aveva colpa di quello che le stava succedendo, non poteva addossargli le proprie responsabilità e le proprie angosce. Doveva essere forte e per farlo, doveva tornare quella di un tempo.
Senza pensarci troppo lo abbracciò, perché per quanti anni avessero, l'amore che provava per lui non sarebbe mai venuto meno.
Riunitosi a Yumiko, il principe guardò Miu un'ultima volta.
"Le mie scuse ve le ho presentate. D'ora in avanti vorrei che tenessi a mente una cosa: non sono io quello contro cui ti dovrai confrontare."
La principessa si mise a riflettere mentre la Custode e il Protettore di Giustizia si allontanavano.
Kana, invece, rimase ad attenderla.
"Heiko ha ragione", disse Miu, prendendola per mano. "Tutto questo trambusto ci ha quasi messi gli uni contro gli altri. Scusami Kana, non farò più il gioco di Kujo."