TEMPTRESS

By Linda_Swann

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AVVERTENZA: Temptress è uno spin-off della storia Swan, si consiglia prima la lettura di quest'ultima. ~ Anch... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17 (Speciale)
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Epilogo & Ringraziamenti

Capitolo 6

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By Linda_Swann

~Nell'immagine Astaroth Tenebris~

La Terra era un luogo meraviglioso e dall'alto si poteva ammirare in tutta la sua bellezza.

Più l'altezza aumentava, maggiori erano i dettagli che arricchivano lo scenario visto. Mari, montagne, pianure, laghi, fiumi erano solo una minima parte di quel che si poteva riscontrare mentre si era in volo; anche le città erano splendide e parevano stelle nella notte profonda.

Adoravo questo nuovo mondo e mi si stringeva il cuore nel sapere che era prossimo alla sua fine. Eppure quella consapevolezza mi aiutava ad apprezzare ancor di più ogni singolo momento.

Grata di poter contemplare la meraviglia della vita e della natura da una prospettiva differente. Mi protesi in avanti con l'intenzione di cogliere quanti più dettagli possibili da ricordare.

Non avevo più detto una parola da quando Raffaele mi aveva rivelato di essere l'angelo custode al quale ero stata affidata.

Il destino era davvero meschino, poiché avrei dovuto trovare il modo di congedare Raffaele dal suo incarico. Doveva sposarsi con il cigno e io dovevo rimanere fuori dalle loro esistenze. Era sempre stato un rapporto non definito fra me e Raffaele; tuttavia, era molto meglio dirgli addio e non complicare la vita a nessuno.

L'angelo dispiegò le ali, iniziando a planare piano sul terreno sempre più vicino. Stando stretta al suo petto muscoloso, provavo sensazioni davvero contrastanti e brividi insolitamente piacevoli. Fra le sue braccia era inevitabile non potere ammettere di avvertire un forte senso di protezione, libertà e di pace assoluta.

Con Raffaele era sempre stato così: perfetto nella sua semplicità. Ed era destinato a finire.

Non provavo del risentimento per il matrimonio dell'angelo, non ne avevo alcuna ragione. Sapevo quanto la mia occasione fosse stata molto tempo fa, quando avrei potuto approfondire il mio rapporto con lui in qualsiasi forma possibile. Poi avevo scelto Adamo, dandogli tutta me stessa e così non avevo più visto Raffaele.

Scossi brevemente il capo, optando per non pensare più al passato e per il momento godermi quelle eccitanti sensazioni. Appoggiai la testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi, apprezzando il vento sulla pelle. Nonostante non lo potessi vedere in volto, sentii la sua presa divenire più salda.

Atterrammo sull'erba della foresta troppo presto, per i primi istanti non riuscivo a distaccarmi da lui e nemmeno le sue braccia parevano volermi lasciare. Mi scostai piano, giusto la distanza in cui potei finalmente ammirare il suo volto.

Un mento definito, labbra piene e virili; mentre l'alabastro delle sue iridi mi apparve come un abisso profondo. Le sopracciglia dorate incorniciavano il suo sguardo azzurro e tutto fu un contrasto. Il mio sguardo nocciola entrò in collisione con il suo colore lapislazzuli, creando riflessi di brividi lungo la mia pelle.

Quel contatto fu troppo per me. Non riuscii a sostenerlo, abbassando la testa di poco e distogliendomi da quel legame magnetico.

La mia attenzione fu catturata da qualcosa di altrettanto intrigante a pochi centimetri da me: le sue ali. Piume di bianco candido pervadevano la mia visuale e rappresentavano l'elemento più emblematico di un angelo del Paradiso.

Fu una reazione del tutto inaspettata, quando dalle mie labbra schiuse sfuggì: «Tu sei Amore...»

Era stato un riflesso spontaneo, un'associazione del tutto semplicistica fra Raffaele e il dio Amore. Entrambi uomini bellissimi dalle ampie ali e che sarei rimasta a fissare per ore, come se fossi davanti alle opere d'arte più splendide mai viste.

«Io cosa sono?» domandò, ridestando ogni mio pensiero fugace e facendo tornare quel po' di ossigeno al cervello affinché capissi in quale situazione ci stessimo trovando.

«Niente, era una piccola riflessione per me.» Feci una risata nervosa, riprendendo il controllo di me stessa e della poca lucidità rimasta.

Indietreggiai improvvisamente, sottraendomi dalle sue braccia e ponendo i piedi sopra il suolo. Non aspettai neppure che mi raggiungesse o che potesse dire altro, mi incamminai stringendomi le braccia al petto.

Ero fragile, vulnerabile e decisamente turbata. La presenza di Raffaele era un'arma a doppio taglio: nessuno mi poteva far del male quando c'era l'angelo, ma stare con lui non mi faceva stare bene lasciando spazio a desideri che non avrebbero dovuto esserci. Quella realtà mi intristiva, ma era necessaria affinché io mi facessi finalmente da parte e trovassi un posto che fosse mio.

Il mio custode rispettò il mio volere e rimase dietro di me, ma lo stesso non si poté dire degli altri.

Morgana era già sopraggiunta al mio fianco, ma rimase in silenzio. Nonostante non emise una parola, compresi da una sola occhiata di lei quanto avesse inteso il mio desiderio di tacere, lasciandomi sola con la mia mente.

Mi prese a braccetto, mentre si scambiava qualche parola con Drew e Morfeo, dando prova di quanto ancora una volta gli angeli fossero creature leali e ricche di comprensione.

Poco tempo dopo si iniziò a vedere le lunghe torri in stile medioevale della Golden Crystal. Man mano che ci avvicinammo ne osservai le solide mura e le finestre con lunghe vetrate decorative; con il passare dei secoli il luogo era mutato in più costruzione e forme, ma aveva da sempre perseguito il suo scopo: era sede dell'unico punto di unione fra i due regni di Paradiso e Inferno.

Dopo aver sorpassato l'entrata con i labirinti circostanti, arrivammo all'ingresso del maniero, dove le due guardie benevole ci lasciarono passare con la sola gentile e formale richiesta di lasciare lì le armi. Io non ne avevo, ma fui stupita di come invece tutti gli altri fossero armati; persino Morgana si distaccò da me e dimostrò di possedere lunghi pugnali accostati alle cosce, sotto la veste. Eravamo in guerra e dovevamo trovare alleati sempre più improbabili per avere anche la sola possibilità di sopravvivere.

Dopo aver concluso, entrammo nel grande salone bianco. Era un ambiente davvero formale, imbandito di cibo e decorazioni, ma nonostante l'atmosfera amichevole che si era voluta dare, la tensione fra i due regni era percepibile.

Gli sguardi altezzosi dei demoni mascherati erano contrapposti alle espressioni sospettose degli angeli. Da unica umana presente mi sentivo come un pesce fuor d'acqua e non mi sarei potuta schierare da nessuna delle due parti, non ancora perlomeno. Sospirai, avevo chiesto asilo agli angeli, ma le tentazioni e i desideri facevano parte di me. Gli uomini sarebbero sempre stati divisi fra le due facce della medaglia.

Proprio quando stavo per andare in un angolo della stanza a isolarmi, si sentì un gran trambusto all'ingresso.

Voltando il mio sguardo in quella direzione la vidi, mentre finiva di bisticciare con Azazel e faceva il suo ingresso.

Il cigno era incantevole, i suoi tratti erano levigati di una pelle di porcellana; mentre i suoi occhi scuri erano contornati da ciglia voluminose e una lunga chioma di capelli di seta era raccolta in una coda castana che le addolciva il viso.

Deglutii. Un angelo in tutto e per tutto e se a me aveva lasciato senza fiato, sicuramente aveva fatto altrettanto con Raffaele.

No... soffocai l'insinuazione d'invidia nascente nel mio petto e le sorrisi, accorgendomi del suo sguardo sul mio. Aveva tutto il diritto di sentirsi la benvenuta e poi non avevamo avuto una buonissima presentazione a detta di Raffaele la prima volta, dal momento che io ero svenuta e lei mi aveva vista in una sfera di cristallo.

«Evie!» Morgana mi affiancò «cammini veloce per essere una mortale.»

«Un'abilità sicuramente sviluppata dalla mia vita precedente... fuggire da Camael ha evidentemente dato i suoi frutti, anche se di frutta in quell'occasione ne avrei dovuto fare decisamente a meno.» Picchiettai con l'indice il mento, dando prova del mio pessimo senso dell'umorismo.

Difatti la faccia di Morgana era esemplare, con le labbra schiuse e le sopracciglia increspate. «Non me l'aspettavo come risposta... comunque, visto che ci siamo, stai lontana dai demoni! Siamo qua per stringere alleanze, ma sai bene quanto me di come le creature infere aspettino solo l'occasione di portarti fra le loro lunghe fila.»

«Lo so» inclinai il viso di lato «Per te ci sarà anche Adam fra loro? Potrebbe aver ceduto alle lusinghe.»

«La reincarnazione del primo uomo non si trova da nessuna parte.» Una voce dietro di me mi fece sobbalzare.

Con un movimento fluido mi voltai nella direzione di quella frase, mentre i battiti cardiaci aumentarono notevolmente.

«Che spavento, non sapevo che gli angeli avessero i piedi felpati.» Mi sorressi con una mano al petto.

«Perdonami, Evie. Volevo solo rispondere alla tua domanda.» Camael mi fece un sorriso di scuse.

«È già la seconda volta che mi spaventi, devi assolutamente sdebitarti» risposi arcuando le labbra in un sorrisetto.

«E in quale modo?» Camael sbarrò gli occhi sorpreso della mia insinuazione.

«Dovrai concedermi un ballo» dissi e poi guardai verso Morgana «i guerrieri angelici sanno ballare, vero?»

«Il nostro Camael è su questa Terra abbastanza a lungo da saperlo fare, non preoccuparti» rise Morgana e allontanandosi di qualche passo incrociò le braccia al petto «divertitevi.»

Camael apparve più rilassato, i suoi muscoli allentarono la tensione di poco prima. Mi fece un radioso sorriso che enfatizzò lo smeraldo dei suoi occhi.

Mi porse la mano. «Questo però non è un debito, ma un premio.»

«Sei fin troppo gentile.» Strinsi le sue dita con le mie e insieme andammo al centro della pista con tutti gli altri.

Una sinfonia dolce si propagò dall'orchestra di angeli presenti, iniziando una nuova canzone proprio in quell'esatto momento.

La mia mano si intrecciò con una sua da una parte, mentre l'altra la feci stringere al suo braccio talmente era alto; lui cinse la mia vita e le sue dita si fecero più strette sull'altra. Guidati al ritmo di musica, Camael condusse il ballo con movenze sublimi e quasi professionali.

Presto mi accorsi quanto quelle gesta stessero attirando attenzioni da tutti: i demoni superbi e gli angeli con cui poco prima conversavo. Morgana e Menadel mi sorrisero entusiasti.

Sarei stata tentata di cercare Raffaele con lo sguardo, ma ero sicura che non avrei retto il confronto con i suoi occhi e mi sarei sciolta come gelatina fra le braccia di Camael.

«Dunque di Adam nessuna notizia?» chiesi, concentrando le mie attenzioni sul mio accompagnatore.

«Purtroppo no, pare abbia lasciato Cipro nel tuo stesso periodo e di lui non si sia più vista neanche l'ombra fino a poche settimane fa... si vocifera infatti fosse negli inferi, presso una delle corti, anche se non come ospite gradito.»

«In che senso?» La canzone finì e mi allontanai abbastanza per osservare lo sguardo incerto dell'angelo.

«Camael, l'arcangelo Raphael ci richiama all'ordine. Dobbiamo andare da lui» intervenne Morfeo, sbucando fra gli altri ballerini qualche secondo dopo.

«Ma...» dissi io.

Camael si avvicinò e mi sussurrò all'orecchio: «Non ti preoccupare, Evie. Sono solo voci e di demoni, quindi non tanto attendibili purtroppo. Non crucciarti troppo su quanto appena detto.»

Dopo un ultimo sguardo, Camael lasciò andare le mie mani e seguì Morfeo, sparendo fra gli invitati.

Sospirando, raggiunsi l'angolo più remoto della sala, dopo aver preso un piatto dal buffet. Il cibo sapeva essere un elemento davvero di conforto in certi momenti.

La sala si stava riempiendo di tutti i membri dell'élite di entrambi i regni e di qualcuno di loro conoscevo il volto grazie a Eva.

In centro alla sala vidi però una persona che anche Evie aveva avuto il dispiacere di conoscere. Occhi rosa quarzo coperti da una maschera di pizzo incontrarono i miei e il sorriso inquietante di una demone seducente, con il corpo formoso e i capelli tagliati a caschetto mi mise i brividi ancora una volta.

Lamia sembrava intenzionata a venire da me con passo sensuale, ma quella volta sarei stata pronta. Avvertii i polpastrelli delle dita pizzicare del potere dell'aria, trepidante all'essere usato.

D'improvviso si fermò sul posto con le palpebre spalancate, in un secondo cambiò direzione e scomparve.

«Non dovresti ingozzarti così. Essendo umana, ingrasserai di sicuro.» Astaroth e la sua solita gentilezza entrarono nel mio campo visivo giungendo dalla parte destra della sala.

Non vedevo il demone dalla mia vita precedente. Era rimasto altissimo e i suoi capelli erano di un color ossidiana puro, contrastante lo sguardo di iridi eterocromatiche: una verde e l'altra blu con scaglie al suo interno.

Attraverso i miei nuovi poteri, mi sentii quasi febbricitante mentre lui emanava un'aura potente e oscura, rimanendo elegantissimo nei suoi abiti di seta.

Era un tutt'uno con i suoi poteri, il visir perfetto per il regno delle tenebre.

«Ciao anche a te. Ecco vedi, dal momento che il mondo sta per finire, direi che non interessa a nessuno» gli risposi, continuando a masticare.

Nonostante il suo rango, il suo potere e la sua aura non mi sarei fatta in alcun modo intimidire. Anche se la stessa Lamia aveva cambiato direzione per la presenza di uno dei cavalieri più fidati di Lucifero.

«Ti direi che non è così, dal momento che Raffaele è proprio qui. Tuttavia, come darti torto? Ha preferito Abigail a te. Certo, lei è stata maledetta con entrambe le rose dell'Eden, ma lui non ci ha pensato due volte prima di offrirsi. Non ha senso per te rimanere a guardarli a fare i piccioncini. Non sarebbe meglio venire con me nel giusto posto?» mi tentò suadentemente il demone, sapendo esattamente quali punti della conversazione toccare.

Ero quasi sgomentata di come il mio legame con Raffaele fosse di dominio pubblico, anche se l'arcangelo mi aveva avvertita. Astaroth non era uno sciocco e sapeva bene come giocare le sue carte e dalle sue parole ero rimasta più ferita di quanto mi aspettassi.

«Il re sarebbe onorato di accogliere la prima donna nel suo regno, così da potere avere maggiore influenza sugli umani. Ha già integrato qualche elemento della tua razza: esseri umani che da servitori sono passati a divenire demoni. Tu sai come ottenere un posto meritevole che ti spetta.» Aprì la sua mano sinistra e sul palmo comparve una maledettissima mela dal colore scarlatto e dall'aspetto estremamente invitante. Uno dei molti frutti stregati dell'Inferno.

Inarcai un sopracciglio, guardandolo dal basso della mia statura. «Sai è strano che tu ti presenti tanto come fautore dell'amore difficile, visto che non vedi la situazione davanti a te.»

«Che cosa intendi?» La sua espressione era confusa, quasi colpita.

«Il tuo gemello Azazel, è evidente. Non ha perso mai di vista Abigail da quando è entrata. La sua attenzione è sempre rivolta a lei, nonostante sappia che qui nessuno le potrà o vorrà fare male. Forse non sarò io quella a soffrire di più in tutta questa vicenda» rivelai, facendo un breve cenno al punto nel quale i due si erano appartati in un angolo oscuro della sala.

«Inoltre tu non sei mai stato in una situazione simile; quindi, non puoi capire né me né lui. Per concludere la mela dalla ad Azazel o, come dite voi demoni, "ficcatela dove ti pare"» conclusi alzando un angolo della bocca.

Ghignò divertito. «Sei davvero cambiata, Eva o Evie, come ti fai chiamare insomma. Per inciso io sono unito da diverso tempo con la mia metà, Delilah.»

La sua dichiarazione quasi mi sconvolse e lasciai a mezz'aria il boccone che stavo per mangiare. Mai avrei potuto credere che un angelo caduto potesse tornare ad amare, soprattutto Astaroth. Tuttavia, data la vicinanza fra Azazel e il nuovo cigno avrei fatto bene a ricredermi.

«Tu, unito? Mio Dio il mondo sta davvero per finire e Apocalisse sta arrivando! È proprio vero che ho bisogno di un uomo. Se anche Astaroth si è unito, ho davvero la necessità di trovare qualcuno.» Inscenai un'espressione mista di stupore e di shock emotivo, innalzando il polso sulla fronte, socchiudendo gli occhi e reclinandomi di poco con la schiena all'indietro.

«Apprezzo la sincerità. Sono stato il primo a unirmi.» Il suo petto si gonfiò d'orgoglio. Colui che aveva dimostrato a tutti che anche gli angeli caduti potessero amare.

«Povera demone» dissi, rimettendomi in una posizione degna dell'evento. Tuttavia, gli sorrisi: ero comunque felice per lui. Fra tutti i demoni, era fra quelli che preferivo maggiormente.

«Credimi, è tutto meno che povera. È provvista di una certa "grandezza".» Le sue labbra si distesero con un sorriso perverso.

Quando capii cosa intendesse feci un'espressione disgustata, strizzando gli occhi. «Astaroth!»

Avvertii solo la sua fragorosa risata farsi sempre più lontana nella folla degli invitati, mentre il mio sgomento non diminuì con la stessa velocità.

«Cosa voleva?» Il profondo timbro di Raffaele mi accarezzò la nuca e compresi fosse apparso al mio fianco. Agile come un guerriero del cielo, non aveva prodotto alcun rumore e io non lo avevo sentito arrivare.

«Nulla, solo tentarmi e offrirmi una nuova posizione anche in questa vita. Si è addirittura portato dietro una mela...solita routine» bofonchiai annoiata, agitando la mano in aria e lasciando il piatto terminato sul bancone vicino. Era decisamente una situazione di poco conto.

Raffaele strinse subito i miei polsi fra le sue dita, facendomi voltare, e abbassò il suo sguardo sul mio. Non l'avevo mai visto in quel modo: gli occhi leggermente sgranati, le pupille più profonde e un'espressione tanto severa quanto preoccupata.

«Gli hai detto di no, Evie? Dimmi che hai detto di no, stavolta.» La sua voce risuonò incomprensibilmente seria e, nonostante fossimo in mezzo a tutti, non sembrava desideroso di lasciarmi andare.

Scossi la testa. Ero una sciocca. Era chiaro poiché lui si agitasse tanto: una volta ero caduta in tentazione ed era stata una catastrofe globale. Cacciata dal Paradiso, non avevo più visto Raffaele fino alla mia morte. Una decisione che mi aveva tormentata per anni e, evidentemente, anche lui non era stato troppo bene.

«Non preoccuparti» mormorai, mentre mi persi nuovamente nella contemplazione dei suoi occhi blu.

Urla di angeli interruppero la nostra connessione e solo dopo pochi secondi vidi un angelo avvolto fra le fiamme: la veste di Leon aveva preso fuoco.

Ci voltammo tutti in un'unica direzione, quella da cui erano provenuti l'incantesimo e le fiamme: Astaroth. Era vicino ad Abigail e il visir aveva colpito ancora una volta.



#Spazio Autrice:#

Buonasera Swaners, finalmente anche il capitolo 6 è stato pubblicato!
Mi auguro vi sia piaciuto e vi invito a non esitare a farmi sapere cosa ne pensate :)✨
Inoltre come alcuni di voi si ricorderanno, il ballo è presente anche in Swan e quindi alcune scene, come quelle vissute dal punto di vista di Abigail e lo scontro successivo, sono stati già approfonditi nella prima storia; invece in questo contesto si vedrà il punto di vista di Evie anche in passaggi vissuti da entrambe.
Io l'ho trovato molto interessante da scrivere e mi auguro voi lo possiate trovare da leggere!💕
Auguro una buona serata a ciascuno dei miei lettori, ci vediamo presto con un nuovo capitolo dietro l'angolo⛸️❄️

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