Dralon e l'Avventura nel Mond...

By MCWillems21

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✨ Vincitrice Wattys 2023 ✨ Premio speciale per la miglior trama✨ La famiglia Moffet è una famiglia come tante... More

Lo strano pacco
Il dono indesiderato
Il segno
Il tempo impazzito
Le scarpe del benvenuto
Al commissariato
La strada che non c'è
La lampada magica
La signora dei sentieri
Un amaro risveglio
Malapacchia
Il pozzo dei desideri
Dralon
Il mago nero
La lunga notte di Ebanister
Il Cosmedìen
L'indizio

Il libro che parla

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By MCWillems21



Grazie agli efficientissimi bicicli stregati su cui pedalavano e alle incredibili scorciatoie conosciute da Mortimer Grimalion, la dottoressa e i ragazzi si ritrovarono in breve tempo immersi nella fitta nebbia londinese nei pressi di Euston Road, poco distante dalla biblioteca nazionale.

Non avevano molto tempo a disposizione; le campane del Big Ben avevano suonato gli ultimi rintocchi e questo significava che Pandèmiur Gobler avrebbe potuto recuperare i suoi poteri da un momento all'altro e portare a termine il suo terribile piano.

«Giuro che non ho mai visto una nebbia così in vita mia!» disse Odilde che, una volta parcheggiato il mezzo incantato, avanzava con le braccia sollevate in avanti verso quello che a somme linee sembrava essere il cancello d'entrata.

«Sembra di camminare all'interno di un gigantesco batuffolo di ovatta» disse Kate seguendola divertita.

«Quetza etzere neppia strecata ti Crimor» spiegò Grimalion infilandosene un po' nel suo cilindro. «Zignificare che maco etzere patzato ta quezta parte».

«Allora siamo nel posto giusto!» disse Michael che camminava a piccoli passi tenendosi vicino al postino.

«Mi ricorda tanto la nebbia di Yakutsk, un posto sperduto a quattrocentocinquanta chilometri dal circolo artico» disse Odilde, tastando il muro in cerca della via d'accesso. «Sapete, qualche anno fa il direttore di una multinazionale svedese specializzata in grossi scavi commerciali, mi chiamò d'urgenza perché durante un'estrazione mineraria la sua equipe aveva trovato un enorme diamante nero che sembrava portare terribile sfortuna e miseria a chiunque lo toccasse. Faceva un freddo cane; il termometro segnava meno ventisette gradi in pieno giorno e la nebbia... la nebbia, ragazzi, era così fitta che avrei potuto affettarla e spalmarmela su un panino».

«Per favore, potremmo evitare di parlare di cibo?» pregò Michael il cui stomaco reclamava nutrimento da ore. «Ho talmente tanta fame che potrei mangiare anche vermi fritti».

«Da questa parte!» gridò in quel momento Peter. «Il cancello d'entrata è qui!»

La dottoressa, Grimalion, Kate e Michael raggiunsero il ragazzino e una volta davanti al portone iniziarono a bussare energicamente, cercando di richiamare l'attenzione di una delle guardie notturne.

«C'è nessuno?» gridò Peter.

«U-Uh?» ululò la dottoressa.

«Questa è un'emergenza!» gridò Michael, scuotendo le inferriate «Apriteci immediatamente!»

Dopo poco, sentirono il tintinnio di un grosso mazzo di chiavi e un rumore attutito di passi avvicinarsi; la testa di un custode assonnato con il berretto indossato frettolosamente di traverso fece capolino.

«Si può sapere che cosa sta succedendo?» chiese il guardiano sorpreso di vedere dei bambini a quell'ora di notte.

«Odilde Costalbine!» la dottoressa si presentò con voce impostata, sfoderando il solito tesserino rilasciato dall'ordine degli esploratori del paranormale. «Abbiamo ricevuto una telefonata anonima» quindi afferrò la guardia per il bavero e abbassò di colpo la voce, «sembra che qualcuno abbia intenzione di rubare qualcosa dalla biblioteca... questa notte!»

«Rubare? Qui? Questa notte?» disse il custode scettico.

«Proprio così!»

«Mi spiace, ma io non sono stato informato e comunque...» rispose il custode staccandosi la mano della dottoressa di dosso «voi, chi siete?» chiese, guardando diffidente la strana comitiva davanti a lui.

«Senta» intervenne Peter agitato, «non abbiamo tempo di spiegarle. Ci deve far entrare e chiamare la polizia... ADESSO!»

«Senti tu, ragazzino! Se non filate via di corsa, la polizia IO la chiamo per davvero» rispose l'uomo indirizzandogli minaccioso la luce della sua torcia. Quindi, richiuse con una tripla mandata il portone e si allontanò, borbottando qualcosa sui genitori scriteriati che andavano in giro di notte con i figli a fare stupidi scherzi.

«Mortali afere taffero prutto carattere!» disse il postino, continuando a guardarsi nervosamente alle spalle.

«Cosa facciamo adesso?» chiese Kate con le mani sui fianchi.

«Foi profare ti entrare et io antare fia!» disse l'omone arretrando.

«Come andarsene?» esclamò Odilde. «Ci vuole lasciare, qui da soli, con questa rogna tra le mani?»

«Ma ha promesso a Egot di aiutarci e proteggerci da qualunque pericolo!» disse Michael.

«Quezto non ezzere correcto!» lo contraddisse Grimalion. «Io promettere Egot ti portare foi a testinazione e proteccere turante viaccio. E io afere fatto ciò!» quindi con un potente fischio richiamò a sé il suo biciclo magico.

«Ma non ce la faremo mai da soli!»

«Io tispiacere taffero ma...» disse il postino passandosi un avambraccio sulla fronte e saltando agilmente sul sellino. «Ora tifentare pericoloso per Mortimer. Strecone nero fenire in ogni momento e... sssswip!» si passò l'indice sul collo come se fosse la lama di un coltello. «Per pofero Grimalion etzere niente più ta fare!»

«Almeno, ci aiuti a entrare!» gli propose Peter. «Ci faccia arrivare all'interno della biblioteca e poi sarà libero di andarsene per la sua strada. Va bene?»

Grimalion sembrò pensarci su un attimo e poi, senza proferire parola, infilò la mano guantata dentro la sua consumata borsa da viaggio.

«Cosa sta facendo?» sussurrò Michael nell'orecchio del fratello.

«Non ne ho idea».

«Secondo me, non ha capito bene la domanda» disse Odilde, guardando l'uomo quasi con compassione. «Fate provare me... ehm... herr Mortimer, kartoffeln sind gut und...»

«Ah-Ah... afere trovato!» esclamò l'uomo con in mano un grosso pomello di argento. «Io zapere ti afere mezzo ta qualche parte!» disse porgendo l'oggetto a Peter.

«Ehm... gr-grazie tante, suppongo!» disse esitante.

«Non etzere ti che!» rispose Grimalion, iniziando a pedalare via. «Con quezto occetto incantato foi entrare dofe folere. Ma io raccomantare... quanto finire, foi le tare intietro a Grimalion. Noi intezi, ja?» li ammonì l'uomo. «In pocca al maco nero! E zperare ti rifedere noi un'altra folta» quindi il simpatico scampanellio del suo biciclo si fece lontano e la sua grossa sagoma scomparve nella nebbia.

«Come pensate che funzioni?» chiese Peter rigirandosi il pomello nelle mani.

«Forse, nel libro che ci ha dato Egot troveremo qualcosa» consigliò Odilde.

«Giusto!» esclamò Michael che non vedeva l'ora di usare un po' di magia.

«Kate, cerca nel libro un incantesimo che faccia riferimento a un pomello e che ci faccia entrare nella biblioteca!»

«Come fatto!» rispose la bambina sedendosi per terra con il librone sulle gambe. «Eccolo qui!» esclamò euforica. «CAPITOLO IV – Incantesimi e pozioni di entrata, inizio e partenza – preparazione: fate sciogliere un pomello di argento in un calderone di rame sufficientemente profondo e mettete a cuocervi 200 ml di saliva di pipistrello, un cucchiaio di olio Vesuvio, 3 baffi di Opossum in letargo, 13 foglie di Tasso Barbasso, un cucchiaio di sciroppo mucodibruco e...»

«Kate!» la bloccò Michael sul punto di esplodere. «Guardati un attimo attorno. Ti sembra che ci si possa mettere a cucinare qui? E poi, secondo te...» il ragazzino girò la testa a destra e sinistra. «Dove pensi che li vada a trovare a Londra tre baffi di Opossum in letargo?»

«Già, come se la saliva di pipistrello e lo sciroppo mucodibruco fossero facili da trovare, invece!» aggiunse la dottoressa roteando gli occhi.

«Ok, ok! Non vi scaldate» disse la sorellina, scorrendo nuovamente le piccole dita sulle pagine ingiallite del grosso tomo. «Ecco! Questo potrebbe fare al caso nostro. Sezione - incanti con la bacchetta: puntare il giunco magico nelle quattro direzioni Est, Ovest, Nord e Sud, recitando l'incantesimo e pensando alla destinazione scelta: (Nota bene – eseguire alla lettera i comandi menzionati) Con due colpi di caviglia, uno al mento e due di ciglia questo muro ha una maniglia.

«Non sembra poi così difficile!» esclamò Peter, sfilando la bacchetta dal suo guscio di legno. Questa si ribellò un po' nelle mani e poi tossì un paio di volte, lasciando una scia luminosa nell'aria.

«Dottoressa, stia attenta!» l'avvertì Michael, mentre estraeva e riponeva la bacchetta nel suo astuccio come un pistolero del far west. «Non vorrei che inavvertitamente mi partisse un colpo».

«Avanti! Non c'è altro tempo da perdere» li esortò la dottoressa.

I fratelli si misero davanti al muro e provarono a eseguire l'incanto come spiegato nel grande libro ma scoprirono ben presto che l'arte della stregoneria era tutto fuorché semplice. Alla prima prova, a Peter si allungò il naso, alla seconda Michael si vide spuntare sul capo un bel paio di corna e alla terza a Kate crebbero due voluminosi baffi biondi. Solo dopo uno svariato numero di tentativi e almeno una decina di altre bizzarre trasformazioni l'incantesimo fu eseguito alla perfezione.

«CON DUE COLPI DI CAVIGLIA, UNO AL MENTO E DUE DI CIGLIA QUESTO MURO HA UNA MANIGLIA!» gridarono i fratellini restando in attesa. Poi il pomello nella tasca di Peter iniziò a fare strani rumori e vibrare sempre più intensamente, quindi schizzò via attaccandosi sulla prima parete libera.

«Guardate!» esplose Kate, battendo le mani per la contentezza.

Una porta araba sormontata da un arco con strisce tricolori intrecciate comparve d'un tratto davanti a loro.

«Ben fatto!» si congratulò la dottoressa avvicinandosi alla soglia. «Ben fatto davvero! Dopo la trasformazione di Michael in uno sturalavandino, devo ammettere che avevo perso quasi ogni speranza» quindi ruotò il pomello e in un attimo tutto il gruppo si ritrovò a camminare all'interno della silenziosa biblioteca.

«È incredibile!» esclamò Michael trasognante. «Potremmo usare questo trucco per entrare dovunque!»

«No, che non possiamo!» lo sgridò Peter. «Hai sentito cosa ha detto Egot. Bisogna usare la magia con estrema cautela e il meno possibile nel mondo mortale!»

«Il solito guastafeste!» rimbrottò il fratello.

«Allora? Da dove iniziamo?» chiese Odilde, impugnando il suo frustino.

«Prima di tutto, conviene dividersi. Così avremo più possibilità di trovare i chimerium» consigliò Peter, «io andrò da questa parte con Michael» indicò il ragazzino.

Odilde annuì, sferzò l'aria con il suo frustino e s'incamminò con Kate dalla parte opposta.

«Dottoressa» la richiamò Peter, «mi raccomando, faccia attenzione!»

«Dovresti preoccuparti molto di più per quel povero diavolo che si troverà tra i miei piedi!» disse la donna strizzandogli un occhio e riprendendo a camminare.

«La nostra caccia al tesoro ha ufficialmente inizio!» disse Peter.

I due fratelli decisero di fare un primo tentativo, partendo dalla sala di lettura al primo piano.

«Non so a te...» disse Michael seguendo il fratello, «ma a me, visitare i posti di notte mette i brividi».

«Michael Moffet, non avrai mica paura. Vero?» lo canzonò bonariamente Peter, mentre ispezionava intorno.

«Paura? Io?» rise teso il fratello. «Dico solo che al buio le cose sembrano diverse. Tutto qui!» si giustificò, tenendo la mano sulla bacchetta per ogni evenienza.

Esplorarono la sala meticolosamente, camminando tra l'infinita fila di scrivanie e consultando le librerie stracolme di libri in cerca di indizi, ma non trovarono assolutamente nulla.

«Qui non ci sono!» disse Peter «forse dovrem...»

«Aspetta!» lo zittì Michael.

«Cosa c'è?» chiese Peter.

«Un rumore!» disse il fratello, sgranando gli occhi. «Una specie di sfregamento».

«Io non sent...» ma proprio in quel momento anche lui sentì un rumore provenire dal fondo della sala. «Co-cosa era quello?» chiese Peter, sollevando tremante la sua bacchetta.

Il rumore sembrava provenire da una libreria in un angolo della grande sala di umanistica; era come se qualcuno stesse raschiando con le unghie contro qualcosa.

I fratelli vi si avvicinarono lentamente, tenendo la bacchetta ben stretta nelle mani ma, giunti lì vicino, il rumore cessò di colpo. Peter fece segno al fratello di avanzare ma quest'ultimo, di tutt'altro parere, scuoteva la testa, indicando a Peter l'uscita più vicina. La battaglia di gesti durò per un po' e divenne così complicata che non riuscirono quasi più a capirsi. Alla fine, fu Michael a spuntarla e convincere Peter ad avvicinarsi allo scaffale dal quale sembrava provenire il rumore.

«Non si sente più nulla! Forse, era solo il vento contro le finestre» sussurrò Michael. «Possiamo andare, adesso?» lo supplicò. Quel luogo, illuminato solo dalla luce fioca di qualche faretto, aveva un non so che di spettrale.

«No! Il rumore proveniva proprio da qui» rispose Peter, poggiando un orecchio su uno degli scaffali. «Ne sono sicuro!» quindi iniziò a bussare sui dorsi dei libri con la punta della bacchetta «Toc-toc-toc... toc-toc-toc...» fino a quando non ricevette una risposta.

Toc-Toc-Toc!

«Hai sentito? C'è qualcuno che bussa, qui!» bisbigliò esaltato Peter, osservando un libro con una spessa copertina di pelle scura chiusa con un lucchetto agitarsi sul ripiano della libreria.

«E questa è una buona notizia?» urlò Michael, alzando le braccia al cielo. «Qualcuno o qualcosa sta bussando da un libro. UN-LIBRO, Peter! Ti sembra normale?»

Toc-Toc-Toc-Toc! ribussò Peter non prestando alcuna attenzione al fratello.

Toc-Toc-Toc-Toc-Toc! rispose chiunque fosse dal libro.

Toc-Toc-Toc-Toc-Toc-Toc! riprovò il ragazzino, ma subito dopo venne attaccato da una voce infuriata.

«OK-OK! FACCIAMOLA FINITA! Adesso che tutti sappiamo che son qui potreste farmi uscire, per favore?» chiese una voce dal libro.

«Farla uscire? Ma nemmeno per sogno» lo deluse Michael, tenendo la bacchetta puntata in avanti. «Prima di tutto, non sappiamo chi o cosa lei sia e poi, chi ci garantisce che una volta libero lei non ci faccia fuori?»

«Sebbene detesti i ragazzini quasi quanto le feste natalizie, finora non sono mai riuscito a eliminarne nessuno. Lo giuro!» rispose la voce in sua difesa. «Per favore fatemi uscire, qui dentro non si respira!»

«Prima di farla uscire, ci spieghi cosa ci fa chiuso qui dentro» chiese Peter.

«Perché son qui, chiedi? Beh, a volte sento la necessità di isolarmi dal mondo per ritrovare me stesso dopo una stressante giornata di lavoro. Sapete al buio, al silenzio...»

«Davvero?» disse Michael stupito.

«NO, CHE NON È VERO, BABBEO!» sfuriò la voce. «Qualcuno mi ci ha rinchiuso, non so come. Stavo lavorando nel mio studio e poi... e poi... non ricordo più nulla se non che quando mi son svegliato ero qui dentro. Vi prego fatemi uscire!».

«Ok! Adesso però cerchi di non agitarsi» disse Peter, sfilando il grosso testo dal titolo "La prigione di Cagliostro" dallo scaffale.

«Forse, per un caso del genere, Egot non se la prenderà se usiamo un po' di...» Michael abbassò la voce per non farsi sentire, «magia!»

«Fate in fretta, ragazzi» disse l'uomo con voce supplichevole, «non c'è quasi più aria qui!»

«Va bene! Vediamo un po' cosa suggerisce il grande libro degli incantesimi» disse Peter, poggiando i due libri su di un tavolo e accendendo la lampada posatavi sopra. «Pozioni e infusi, malocchi e fatture, incantesimi di base... ecco, ci siamo! Incantesimi di comparsa e scomparsa, incantesimi di trasformazione, incantesimi di levitazione, incantesimi di movimento e/o spostamento: per spostare qualcosa o qualcuno dal punto in cui si trova. Questo, potrebbe fare al caso nostro! Esecuzione: ruotare in aria la punta della bacchetta per tre volte, pronunciando contemporaneamente l'incantesimo.

«Fai provare me!» disse Michael strappandogli il libro di mano e piroettando la bacchetta in aria. «CONDUCAE ALTER POSTUM!» recitò, ma dell'uomo imprigionato tra le pagine del libro stregato non se ne vide segno. In compenso, Michael si ritrovò catapultato in un batter d'occhio al di là del tavolo.

«Co-cosa è successo?» chiese l'uomo con voce soffocata.

«Non si preoccupi. Ci siamo quasi!» mentì Peter, mentre aiutava il fratello a sollevarsi da terra. «Forse non era l'incantesimo giusto, dopo tutto!»

«Ma non mi dire» rispose Michael massaggiandosi il posteriore.

«Che ne dici di questo?» chiese Peter indicandogli un'altra pagina.

«Incantesimo di sbloccamento... uhm... ma questa volta provi tu!» gli rispose Michael.

Peter si mise davanti al libro e roteò la bacchetta sulla testa. Una sfera di luce brillante si coagulò sulla punta dell'asta e poi partì con un'incredibile spinta in avanti.

«REMOTIO IMPEDIMENTUM!» disse rivolgendo il fascio di luce verso il lucchetto che si aprì con uno scatto, liberando oltre a grosse nuvole di polvere anche l'agitato ospite.

«Coff-Coff!» tossì l'uomo battendosi un pugno sul petto «Giuro... giuro... coff-coff... che se scopro chi mi ha fatto questo stupido scherzo, gli faccio passare il peggiore quarto d'ora della sua vita» disse spolverandosi i calzoni e rivolgendo uno sguardo inviperito ai ragazzini. «Cosa c'è da guardare? Non avete mai visto un gentiluomo spazzolarsi gli abiti, forse?»

«No-no è questo... è che...» accennò esitante Peter.

«Non vi aspetterete mica un ringraziamento o ancor peggio una ricompensa per avermi liberato dal quel luogo degli orrori, vero?» arretrò l'uomo, tenendo le mani strette al petto per la paura. «Quello di salvarmi era vostro indiscutibile dovere di cittadini inglesi. Aver onorato tale dovere è già di per sé un grande premio, sapete?»

«Non si preoccupi. Non avevamo intenzione di chiedere ricompense» rispose Peter porgendogli la mano, «io mi chiamo Peter Moffet e questo qui accanto è mio fratello Michael. Siamo noi che l'abbiamo fatta uscire dal libro».

«Uscire da un libro?» disse l'uomo interdetto. «Ma cosa state blaterando? Chiuso in un libro. Ridicolo!»

Peter e Michael si guardarono confusi.

«Uhm... ci scusi... ma lei, chi è?» chiese Peter.

«Chi sono io? Oh, Signore mio, cosa sono costrette a sentire le mie povere orecchie!» disse l'uomo, sollevando gli occhi al cielo. «Sono Isidore G. Dott, direttore generale di questa biblioteca, ecco chi sono!» e si soffiò sulla spalla, smuovendo l'ultimo grumo di polvere rimasto. «Immagino abbiate già sentito il mio nome».

«Mai sentito in vita mia» lo contraddisse Michael.

«Questo perché voi giovani d'oggi siete ignoranti come caproni! Piuttosto...» continuò, «si può sapere cosa ci fate qui, a quest'ora di notte?»

«Vuole la versione lunga o quella breve della storia?» domandò Michael.

«Lasciate stare!» cambiò idea Isidore. «A pensarci bene non mi interessa sentire nessuna delle due» quindi passò tra i due ragazzini e s'incamminò verso l'uscita trascinandoli entrambi per i gomiti.

«Ehi... un attimo!» si divincolò Peter. «Dove ci vuole portare?»

«Potrete raccontare la vostra storia alla polizia. Loro saranno senz'altro interessati a sapere come siate riusciti a entrare nella mia biblioteca, eludendo i nostri sofisticati sistemi di allarme».

«No! Ci lasci andare» urlò Michael, cercando di opporre resistenza. «Dobbiamo cercare una cosa davvero importante!»

«Potrete fare le vostre ricerche per la scuola domani mattina» rispose Isidore senza farsi intenerire.

«Lei sta commettendo un grave errore!» lo avvertì Michael che cercava di liberarsi dalla stretta dell'uomo. «L'intera storia umana potrebbe dipendere da quello che accadrà questa notte!»

«Bla-bla-bla!» fece lord Dott stufo di quelle insopportabili chiacchiere.

«Va bene, ma si ricordi che lo ha voluto lei!» lo minacciò Michael puntandogli la bacchetta contro.

«Metti immediatamente via quell'arma, ragazzino insolente!»

«CONDUCAE ALTER POSTUM!» urlò invece Michael.

Dott venne mosso da una forza invisibile che lo spinse prima all'interno di un grosso portaombrelli e poi, urlante dalla paura, via dalla grande sala.

«Semplicemente geniale!» si complimentò Peter, dandogli una pacca sulla spalla. «Davvero geniale! Ora, possiamo finalmente continuare con la nostra ricerca».

«Già, ma dove cercare?» chiese Michael scoraggiato.

«Che ne dici di partire da lì!» disse Peter, indicando al fratello una targa con su scritto: 

"Per la galleria dei tesori da questa parte".



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