Oru biancu

By SiraRivera

38.5K 2.5K 553

VINCITORE WATTYS 2022 Lui non ha paura del dolore, conosce le ferite del corpo. Diego mi capisce, Diego non... More

Pensiero numero uno
Caruso
Pensiero numero due
Ligabue
Pensiero numero tre
Trapani
L'incidente
La casa abbandonata
Pensiero numero quattro
Gaetano
Cicatrici
Misteri
Sparito
Pensiero numero cinque
Un accendino
Pensiero numero sei
Contesa
Rivelazioni
Erice
Pensiero numero sette
Ruggini
E subito dimenticare
Animulara
Swing
Ladri!
Sai di mare
Le saline
Pensiero senza numero
Il folle volo
Terraferma
Marausa: il primo bacio
Boxe: capitolo chiuso
D'amore e morte
Una volta di più
Cucuddi
Santo, giornalista o mago
La gelosia di Angelina
Da che parte stare?
Sangue
Non vivo più
Ehi, Dio?
L'ultimo nodo
Pi' forza o pi' amuri
Mie!
Io e te
Oro bianco
L'ultimo pensiero
Ringraziamenti

Sospetti

565 49 11
By SiraRivera




Un bacio simile se l'erano scambiati, quarant'anni prima, Antonietta Morana e un salinaro di Paceco, di poco più grande di lei. Era accaduto durante una passeggiata sulla spiaggia, per la quale Ninella - appena sedicenne - aveva ottenuto dal padre Antonio il permesso, ma a una e una sola condizione: che il cugino Vito la tenesse sotto controllo, seguendola qualche metro più indietro, per difenderne all'istante l'onore e la rispettabilità.

Quel salinaro si chiamava Marco Genovese. Era un giovane dedito al lavoro e molto serio, amico di Vito sin da piccolo, frequentava strada del Cormorano con più assiduità da quando il Morana si era fidanzato ufficialmente con la sorella gemella, Teresa. E lì Marco aveva incrociato per la prima volta la graziosa Antonietta, aveva stretto amicizia con lei - giusto pochi convenevoli, tanti occhiolini e qualche carezza - finendo con l'invaghirsene.

Mentre Greta si trovava a Marausa Lido con il nipote di Marco Genovese e, ironia della sorte, veniva ricambiata di quel bacio che ha pochi eguali, perché del genere capace di cambiare il corso degli eventi che lo seguiranno, Antonietta era stata scortata a Nubia dal Ristorante Oro Bianco e si era ritirata in camera, preda della tristezza.

"Ninella, dimmi: ci hai ripensato? Le vuoi ancora le saline?", le aveva chiesto Vito.

E quel che aveva provato a scordarsi le era esploso dentro. L'amore, la rabbia e la sorpresa. Ma soprattutto i sospetti.

Stesa sul lettino angusto che ne conosceva oramai tutte le preoccupazioni, rivisse con la memoria i momenti più importanti della sua storia d'amore con il nonno di Diego. Dal loro primo bacio, atteso per mesi, alle gite al mare e in città, organizzate con il beneplacito della famiglia Morana in quanto sotto la supervisione costante di Vito. Le affiorò tutto d'un colpo, perché al salinaro, che tanto aveva amato, Ninella pensava dal suo ritorno e ancor prima, e sempre. Insomma, da oltre quarant'anni.

La piccola Antonietta aveva condiviso con Marco sei mesi felici della sua gioventù, fino ai giorni funesti dell'alluvione del 1965, che con il suo sopraggiungere aveva rovesciato diversi destini. Come il suo, a seguire i genitori al Nord con la bocca chiusa e il cuore spezzato.

Da salinaro qual era, Antonio aveva trovato lavoro tra le vasche di Cervia e poco tempo dopo, impossibilitato a fare sforzi, si era trasferito con la famiglia a Bologna, dove era entrato a servizio nella villa di una facoltosa famiglia emiliana, come giardiniere e autista privato. Antonietta era cresciuta in quell'ambiente raffinato e la sua istruzione, per volere della padrona che non aveva figli, era stata affidata a un ottimo precettore. Poi erano seguiti gli studi per diventare maestra elementare, la morte improvvisa della madre, l'incontro con Mario Fossati, che all'epoca aveva aperto uno studio proprio davanti alla scuola dove Ninella teneva le sue prime lezioni.

Tutto ciò era accaduto lontano da Paceco, chilometri e decenni lontano dalle saline che non avevano mai smesso un istante - e qui l'espressione contrita di Vito si insinuò tra i suoi pensieri - di appartenerle. Di essere sue.

Antonietta si sentì morire di fronte a quell'ingiustizia. Ragionò che qualcuno che sapeva doveva pur esserci.

"Perché non ci ho riflettuto prima?", si innervosì.

E continuò a riflettere: il vecchio Morana non aveva potuto sbrigarsela da solo e, nel suo testamento, aveva certo predisposto qualcosa, magari un lascito, per quei lotti di sua proprietà. La donna scese dal letto e rovistò nella borsa, che aveva poggiato senza cura sul bracciolo del divano. Cercò tra i contatti della rubrica nel suo cellulare e fece partire la chiamata. Nessuno rispose, se non le segreteria telefonica: "Il notaio Fossati al momento è occupato. Lasciate un messaggio dopo il segnale acustico. Grazie". Mai una volta che fosse reperibile, il Notaio, che la famiglia lo trovasse disposto a impegnare un po' del suo tempo votato al lavoro.

Antonietta capì: ma certo, Mario! Aveva sempre gestito Mario il loro patrimonio, anche quel poco che era appartenuto al vecchio Antonio ed era passato a lei, a Ninella. Lui sapeva, Mario sapeva per forza. Antonietta pianse di rabbia al pensiero di esser stata derubata di ciò che le spettava di diritto. Mario, proprio lui, era riuscito ad arrivare fin lì, fino a Paceco, fino a Nubia, con le sue macchinazioni e la sua prepotenza: le aveva tolto forse la sola eredità che, per lei, avrebbe avuto un senso.

Tuttavia, il Notaio non aveva fatto i conti con Vito. Con la sua onestà e il suo senso del dovere. E con Teresa, caparbia fino al punto da avere la forza di cercare Antonietta, riaprire una vecchia ferita, sapere cosa ne era stato di quella vecchia amica, magari pronta a farsi mandare al diavolo. I suoi cugini si erano inconsapevolmente messi in mezzo e adesso?

Antonietta scese in cucina per bere dell'acqua fresca e richiamò il marito: ancora la segreteria telefonica. Andasse all'inferno, lui e le sue scartoffie! Avrebbe ritelefonato, oh certo, ma con i suoi ritmi. Gli lasciò, allora, un messaggio vocale: "Mario, sono io. Qui va tutto bene, ma ti devo parlare urgentemente del testamento di mio padre. Vedi di richiamare in fretta".

Con tempismo perfetto, Teresa bussò alla porta. Entrando, non poté fare a meno di ascoltare. "Ninella, cosa succede?".

Antonietta sorrise, mentre si asciugava la guance con un canovaccio. "Vuoi un caffè?".

Teresa le si avvicinò a braccia spalancate, come faceva di solito. Sembrava quasi aggredire chi le stava davanti, più che elargire il suo conforto. "Aspetta, aspetta! Devo avvisarti che Greta è andata in spiaggia, con mio nipote e gli amici suoi".

"Greta in spiaggia... Sul serio?". Antonietta si sentì rassicurata.

Le due donne si sedettero al tavolo, i pugni stretti come un nodo. E così passarono un'ora buona.

"Mio padre mi ha portata via che ero una ragazzina". Antonietta finalmente parlò a Teresa, lo fece con sincerità. "Cosa gli sia passato per la testa, proprio non lo so. Non ha più voluto parlare della Sicilia: doveva farcela dimenticare a tutti i costi. Era un amore malato, il suo, per questo l'ho sepolto a Bologna".

"Calma. Parla con calma, Ninella!".

"Da quando Vito mi ha detto delle saline, ho una strana idea per la testa che mi disturba".

Teresa la fissò, curiosa.

"Penso che mio marito abbia scoperto e nascosto tutto".

"Come nascosto tutto? E noi?".

"Voi? A Mario non importa di nessuno, non gli importa di me, non gli importa di sua nipote. Di suo figlio si interessava ogni tanto. Vuoi che gli importi di voi, Teresa?".

In quell'istante, il Notaio richiamò. Ninella sciolse l'intreccio delle mani con Teresa e corse a rispondere.

"Mario, ciao". Antonietta tagliò corto con le frasi di circostanza. "Ti ho chiamato perché, qui a Paceco, ho scoperto una cosa incredibile che riguarda mio padre".

Silenzio e poi: "Sono proprietaria di alcuni lotti, in cui un tempo lavorava la mia famiglia. Sì, sì, delle saline sto parlando. Ne sai qualcosa?".

Mario Fossati si materializzò prendendo le sembianze di un apparecchio telefonico, che emetteva suoni metallici e gracchianti.

"Vuol dire che mio padre era proprietario di alcune saline, a Nubia precisamente. Nel testamento, questo, doveva essere stato scritto, ti pare? Come non lo sai? ... Sì, ma non ti innervosire, te lo sto chiedendo e non accuso nessuno... Per ora... Puoi controllare e farmi sapere, per favore? Ecco, grazie... Cosa? Sì, stiamo bene, stiamo benissimo. Tu fammi sapere, va bene? Ciao... Sì, te la saluto. Ciao".

Il rumore di un'auto, in strada, accompagnò la chiusura della telefonata. Teresa, stranamente poco ciarliera, non fece commenti. Si limitò a studiare la reazione di Antonietta, che non volle sbilanciarsi troppo. "Sono i ragazzi?".

Teresa si piazzò sulla porta e riconobbe il bolide nero di Gaetano. "Sì, loro sono! Senti, Ninella, ti lascio. Ne riparliamo domani, eh?".

Mentre Teresa piroettò fuori, Greta contemporaneamente scivolò dentro. La ragazza trovò la nonna sull'attenti, ancora con il cellulare in mano.

"Ti ha chiamato il Notaio, per caso? Giorni fa mi aveva mandato un messaggio, ma non gli ho risposto".

"Come non gli hai risposto? Greta, non ti ho insegnato a fare così, io!".

"Scusa, ma mi ha scritto in pratica di tornare indietro, che le tue erano le solite trovate geniali, e mi ha infastidita...".

Antonietta s'addolcì. "Comunque, sì, era tuo nonno. Voleva salutare". Una bugia a fin di bene, rassicurò se stessa. Era meglio non immischiare la nipote in quella faccenda.

"E tu, sei stata al mare, mi ha detto Teresa. Con chi? Con Diego?".

"Sì, il mare è trasparente, uno spettacolo".

"Com'è Diego, gentile? Passate molto tempo insieme".

Era, forse, un altro il dubbio che Antonietta avrebbe voluto togliersi, e cioè cosa si fosse inventata Greta per non mostrare i segni sulle braccia che tanto detestava, ma ancora una volta la donna non osò toccare l'argomento. Così, chiese di Diego. L'ultima persona al mondo, alla quale Ninella avrebbe assegnato un ruolo di primo piano in quel viaggio. E che, invece, sembrava conquistarselo a suon di fugaci apparizioni.

Greta si trovò impreparata a rispondere sul salinaro e buttò lì la prima impressione che si era fatta di lui, al loro arrivo a Paceco: "Diego è un tipo normale, solo un po' chiuso. Sai cos'è successo oggi? Ho fatto il bagno, con solo il costume addosso. Niente coprispalle".

"Davvero?".

"A essere sincera, non ci sarei riuscita da sola. Ma Diego ha insistito, mi ha riparata fino in acqua".

"Ah".

"Sono contenta, è stato bello".

"E poi?".

"E poi niente. Mi sono coperta di nuovo e ho letto una rivista, sotto l'ombrellone. Devi venire la prossima volta, magari con Teresa".

E poi niente: Greta quasi si vergognò della sua ritrosia. A farci caso, ogni volta che si aggira una verità sostenendo che si tratta di niente, un nonnulla una inezia, poi si finisce sempre con il trovarsi di fronte a un'enormità. Ma Greta non ci volle pensare.

Anche Antonietta aveva risposto con un "E poi niente", quella volta che, tornata dalla storica passeggiata durante la quale Vito le aveva fatto da scorta, si era ritirata nella sua cameretta tutta rossa in volto. Marco Genovese si era dichiarato e le aveva assicurato che avrebbe presto chiesto di sposarla. Alla madre di Ninella non era servita alcuna spiegazione, perché a parlare erano state le guance della sua picciridda: l'emozione le aveva infiammate come torce.

Antonietta non scorse lo stesso rossore sul visino della nipote, ma qualcosa di diverso, quello sì. Greta era pallida, come sempre, e contenta. Una sensazione che la ragazza non provava da parecchi mesi. L'aveva detto lei stessa, riuscendo finalmente a buttare fuori quel che teneva per sé: era contenta. E lo si percepiva, anche.

Ninella, allora, si ricordò che l'emozione non è mai niente. Capì e la scusò: a conti fatti, quella era una bugia innocua, se paragonata alla sua.

Continue Reading

You'll Also Like

186K 3.8K 97
Ti chiami Sophie hai 19 anni, pratichi hip hop e moderno, sei testarda,ti arrabbi facilmente e per questo soffri di attacchi di rabbia. Da piccola ha...
13M 598K 56
Per un errore di smistamento Jennifer viene collocata nel dormitorio maschile del Campus, troppo tardi per cambiare stanza è costretta a stare li. Am...
5.8M 255K 72
COMPLETA. Il cappuccio nero sempre sulla testa, quelle iridi smeraldo nascoste nell'ombra e quei tatuaggi che si intravedono sulle nocche. Inchiostro...
150K 5.6K 50
Sono completamente distinti, come il nero e il bianco, il buio e la luce, il dolce e l'amaro, ma soprattutto come la notte e il giorno. Due ragazzi c...