Apparently, I hate you

By ilariastoriess

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Nina è una semplice diciottenne che, come tutte le adolescenti, ama spettegolare con le amiche, andare alle f... More

Introduzione
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46

Capitolo 36

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By ilariastoriess




Un improvviso tonfo mi fa sussultare.

Fuori piove e, nonostante detesti l'idea di trovarmi sotto il suo stesso tetto, mi vedo costretta a trascorrere la notte qui. Non voglio allarmare mio padre che a quest'ora sarà beatamente dormendo.

Controllo per la decima volta l'orologio: segna l'una. Sono sola in uno chalet, che per giunta conosco a mala pena, ed è notte fonda. Mi siedo, appoggiando la testa contro il muro, ormai rassegnata al fatto che non riesco a prendere sonno.

Nel silenzio più assoluto, sento dei passi al piano di sotto e scatto in piedi.

Per concludere bene questo stupido viaggio ci mancavano solo i ladri! Certo, forse avrei dovuto aspettarmelo vista la casa di lusso in cui soggiorno come ospite e avrei dovuto chiudere la porta a chiave.

Mi guardo intorno per cercare un nascondiglio. Gli unici posti che mi sembrano plausibili per non essere scoperta sono lo spazio sotto il letto e l'armadio. Mentre penso a come muovermi, mi viene in mente una cosa importantissima. Se decidessi di scegliere il letto e mi tirassero fuori per le gambe?

Deglutisco, mentre un brivido di paura mi attraversa il corpo.

Spengo la luce e scappo nell'armadio. Sento qualcosa fare pressione dietro la mia schiena e allungo le mani per vedere di cosa si tratta: una mazza da baseball é appesa con un laccio all'asta dell'appendiabiti. Faccio appello a tutto il mio coraggio per convincermi a colpirlo alle spalle, sempre che si tratti di un'unica persona. Al buio, tremando come una foglia, cerco di respirare nella maniera più silenziosa possibile. I passi si fanno sempre più vicini, ciò vuol dire che presto raggiungerà la stanza.

Calma, Nina. Ce la puoi fare, tu ce la fai sempre.

Una vibrazione mi fa sussultare: proviene dal mio cellulare.

Maledizione! Odio Cole con tutto il mio cuore ma non l'ho mai desiderato accanto a me come lo desidero ora. Perché sono tanto stupida? Ho lasciato il telefono lì, quando potevo benissimo prenderlo e chiamare la polizia.

Percepisco una presenza nella stanza, e la mia ipotesi trova conferma quando il ladro impreca sottovoce con tono lagnoso, come se avesse sbattuto contro qualcosa.

Certo, se fosse stato intelligente almeno una torcia l'avrebbe portata!

Mi rincuoro, pensando di essere più forte di lui, quando improvvisamente la luce soffusa dell'abat-jour mi permette di vedere chiaramente cosa sta facendo. Non indossa una passa montagna, ha i capelli scuri e disordinati, un giubbotto di pelle nero, così come il pantalone che gli fascia le gambe atletiche e lunghe, ha le spalle larghe e possenti ed è alto e muscoloso. Lo osservo togliersi gli anfibi neri, sedersi sul letto e poi capisco tutto.

<< Sei stupido per caso? Certo, inutile chiederlo se già so la risposta! >> esco dall'armadio, tenendo tra le mani l'unica arma che mi avrebbe aiutata a combattere l'ipotetico nemico.

<< Mmh... Angel, volevi farmi una sorpresa? >> domanda, avvolgendo i miei fianchi con le sue braccia.

Appoggia il viso sulla mia pancia, facendomi il solletico.

<< Che ti prende, lasciami stare >> lo respingo.

<< Mai >>

Sbuffo sonoramente << Hai bevuto per caso? >>

<< Nah >>

La sua risposta non è veritiera, visto che il modo in cui mugola e la puzza non lasciano dubbi. Gli tiro leggermente i capelli, per esortarlo a guardarmi. Si muove lentamente, con gli occhi socchiusi e un sorrisetto da ebete sulla faccia.

<< Cosa c'è da ridere? >> mi mostro infastidita.

<< Sei carina imbronciata >> constata con naturalezza.

<< Come scusa? >>

Lancio un urletto di sorpresa quando con forza mi trascina con lui, costringendomi ad allungarmi sul letto.

<< Sei bella quando ti arrabbi >> afferma, prendendo tra le mani una ciocca dei miei capelli.

<< Sei bella anche quando sorridi, quelle poche volte che lo fai. Sei bella quando corrughi la fronte e incupisci lo sguardo perché non capisci qualcosa. Sei stupenda anche mentre dormi o indossi quei tuoi stupidi occhiali da lettura per leggere. Sei stupenda anche quando mi baci e mi racconti qualcosa di te. >> biascica.

Il mio cuore continua a battere all'impazzata perché, anche se la mente è consapevole che le sue parole sono conseguenza dell'ubriacatura, lui no. Lui accelera perché è irrazionale e, in fondo, spera sempre di trovare del bene negli altri, finendo diviso in quei mille pezzi che per essere ricompattati necessitano di tanta cura e attenzione. Sin dalla prima volta, sono stata io a prendermi cura di me stessa, a leccarmi le ferite e ricucirne ogni pezzo. Come potrei consegnare il mio cuore a qualcun altro? Come potrei fidarmi ed essere sicura che non lo rompa? Ogni volta i frammenti si fanno sempre più piccoli ed il tempo che impiegano a rimettersi insieme sempre di più.

<< Ora dormiamo >> i pensieri mi logorano l'anima.

<< No, non voglio. Devi prima sapere che io non ho scopato con quella, né con nessun altra nell'ultimo periodo. Ho solo una persona in testa e, sai, è difficile dare attenzioni ad altre ragazze se il primo pensiero è guardare le cose che non hanno rispetto a lei >>

<<Sei ubriaco >> ripeto più a me stessa che a lui.

Non cedere, Nina. Quegli occhi dolci e la voce da bambino non sono sinonimo di sincerità.

<< Si, e allora? >> sussurra ad un centimetro dalle mie labbra. Trattengo il respiro quando le nostre bocche si sfiorano e serro la mia, per evitare il contatto. L'ultima cosa che intendo fare è permettergli di baciarmi.

Frigna per qualche momento, frustrato, mentre si porta una mano sul ciuffo di capelli spettinato.

<< Perché devi fare così >> mi sembra di sentirlo dire, prima di avvicinarsi ancora.

<< Ti prego... >>

Mi blocco. Sbaglio o Cole Smith mi sta pregando di baciarlo? Certo che l'alcol gioca brutti scherzi!

Mi sovrasta con il suo corpo, tenendosi sulle braccia, e si sfila la maglietta.

<< C-cosa stai facendo? >> domando, confusa.

<< Ho caldo >> risponde, prima di cominciare a lasciarmi una scia di baci umidi lungo il collo.

Lo so, dovrei fermarlo. Lo so, è sbagliato. Il mugolio che fuoriesce dalla mia bocca mi tradisce, manifestando il mio piacere. Lo sento sorridere sulla mia pelle, forse compiaciuto dall'effetto che sortisce una simile sciocchezza su di me. Sicuramente il cuore di Julie non prende a battere più velocemente per queste "carezze" e il suo stomaco non sembra ingarbugliato sotto il tocco di Cole.

<< Baciami >> il suo suona un po' meno forte di un ordine e più marcato di un suggerimento.

Poggio le mani sul suo petto che, a contatto con i polpastrelli morbidi, è duro come una pietra. Lentamente riduce le distanze tra i nostri volti. Sfrega il suo naso perfetto contro il mio e le mie labbra si schiudono, mosse dallo stupore e dall'intimità che i suoi gesti stanno assumendo.

Non aspettava altro, il bastardo.

Rapido fa scivolare la sua lingua in cerca della mia e, quello che assaporo, è un retrogusto di vodka o chissà che bevanda, unito al solito profumo di dentifricio. La sua sembra una tortura lenta e letale, perché si muove con una maestria e un controllo che lascerebbero di sasso anche il più esperto dei giocatori di poker.

<< Toccami, Angel >> mi incoraggia a muovere la mano sul suo corpo ed io, ormai persa in quello che sta succedendo, faccio ciò che mi dice.

Sento una leggera pressione sulla pancia e mi si infiammano le guance quando, abbassando lo sguardo, capisco di cosa si tratta.

Oddio. Io...cioè io sto vedendo proprio... quello?

Un brivido mi attraversa la spina dorsale quando mi agguanta il fianco con forza e un inevitabile senso di disorientamento mi invade non appena si stacca da me.

<< Forse è meglio se ci mettiamo a dormire >>

<< S-si >> affermo di getto. Lo guardo alzarsi dal letto e dirigersi nel bagno, lasciandomi sola con i miei pensieri.

Perché ha smesso? Ho sbagliato qualcosa?

Mi viene da piangere, immaginando di aver fatto la figura della stupida inesperta, mentre a poco a poco la temperatura nella stanza scende e non provo più il calore che sentivo prima. Mi rannicchio sotto le coperte e mi sforzo di pensare ad altro. Quando vedo la luce spegnersi, comprendo che Cole sta per tornare e, come mio solito quando non so cosa fare, mi sottraggo dall'imbarazzo di non sapere come comportarmi, fingendo di dormire. Il letto si abbassa dal lato opposto al mio e i suoi piedi si incastrano con i miei che sono caldi. I suoi capelli mi solleticano il collo, segno inconfondibile del fatto che si è posizionato accanto a me e, quando sussurra un 'buonanotte' carico di emozione, mi costa molto non potergli rispondere.

<< Papà, va tutto bene. >> affermo, non appena mio padre mi domanda per la ventesima volta in cinque minuti come stia.

<< Ci sono novità sul colpevole? >>

Sembra percepire la mia paura della sua risposta dall'altro lato del telefono.

<< Ne parleremo quando tornerai, divertiti. Ti voglio bene, Melanie ti manda un abbraccio >> conclude, per poi attaccare la cornetta senza darmi possibilità di replicare.

Sospiro rassegnata. Mi volto verso il letto e guardo Cole dormire beato con espressione rilassata. Mi guardo allo specchio e compatisco la mia immagine riflessa: ho l'aria stanca e distrutta, di una che è stata sottoposta ad una pressione psicologica impossibile da ignorare. I capelli chiari sono arruffati e raccolti in quella che è una coda ormai sfatta; i miei occhi azzurri sono contornati da occhiaie evidenti, dimostrazione dello stress e di quanto abbia faticato a prendere sonno stanotte. L'oggetto dei miei pensieri borbotta nel sonno, riportandomi alla realtà.

<< Ciao >> si porta una mano alla tempia.

Alzo la mano, non staccando gli occhi dallo specchio dell'armadio.

Accenna un sorriso ed io alzo le sopracciglia stupita. Ho pensato e ripensato per tutta questa notte a come mi sarei dovuta comportare stamattina ed ora che devo affrontare davvero la situazione, la voglia di scappare é tanta.

<< Non c'è bisogno che ti prepari per fare colazione, tanto siamo solo noi >> mi rassicura.

È proprio questo il problema. Siamo solo io e te, tu ed io.

Lo osservo venirmi in contro e posarmi un caldo bacio sulla guancia, mentre con le mani scende sul mio sedere.

Se prima ero stupita, ora sono sbalordita. Non devo assumere un'espressione tanto convincente, dal momento che indugia qualche secondo sul mio sguardo, prima di parlare.

<< Qualcosa non va? >>

Esito qualche secondo << T-tu ricordi cosa è successo ieri sera? >> domando

Annuisce, irrigidendosi.

<< E allora perché ti comporti così? >>

Si allontana immediatamente da me, facendomi sentire una sensazione di freddo improvvisa. Porta una mano sulla faccia, diretta ai ciuffi di capelli ribelli che gli ricadono disordinati sulla fronte. I suoi occhi sono più brillanti del solito.

<< Ho già detto tutto ciò che avevo da dirti. Non sono stato con lei, se ero accaldato era solo perché mi sono impegnato per fare in fretta, visto che eri tanto spaventata dopo la casa degli orrori. Ho sborsato trenta dollari per convincere un uomo a farmi saltare la fila, ho preso le crepes e sono corso da te. Quella ragazza non l'ho vista neanche mezza volta, a parte quando è venuta a portarmi l'anello. >>

La sicurezza con cui pronuncia ogni parola mi fa rabbrividire. Se sta mentendo, davvero merita un oscar.

<< E perché ha detto 'prima'? >>

<< Immagino intendesse quando siamo andati a sparare. L'avevo tolto per prepararmi prima che tu mi dicessi di voler cambiare giostra e me ne sono dimenticato >> confessa.

Mi sento una stupida ad averlo trattato così. Mi sento una stupida per essermi comportata come una fidanzatina gelosa e possessiva. Mi sento in colpa per non avergli dato la possibilità di spiegare, ma essere saltata subito alle conclusioni. Sarò sbagliata, ma sono estremamente impulsiva in queste circostanze.

Abbasso lo sguardo << Mi dispiace >>

Senza dire niente mi stringe tra le sue braccia, permettendomi di inalare il profumo della sua pelle. Il momento viene interrotto dal brontolio del mio stomaco.

<< Direi di scendere, altrimenti la mia vita potrebbe essere in serio pericolo nelle mani di una pazza come te >>

Allungo la mano, per tirargli uno schiaffo, che lo colpisce in piena nuca. Sorrido soddisfatta, avvertendo il peso che mi comprimeva il petto affievolirsi. Non mi piace mentire a me stessa, quindi mi dirò la verità per una volta: per qualche misterioso e strano motivo sono contenta che Cole non sia stato con quella ragazza che gliel'ha servita su un piatto d'argento proprio davanti ai miei occhi.


SPAZIO AUTRICE ✍🏻🦋
La situazione inizia a farsi interessante, non credete? Bisogna ammettere che questi due sono un bel po' sfortunati però. Tra poco scoprirete chi ha diffuso la finta foto di Nina, ma nel frattempo sono curiosa di sapere il vostro colpevole. Vi prego di lasciarmi una stellina e qualche commento se la storia vi sta piacendo, così da inviarmi un feedback positivo. Seguitemi su tiktok (apparentlyihateyou_wattp) così da restare aggiornati. Ci vediamo presto♥️

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