I copioni della nostra vita...

Oleh iamsosad2205

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Lei una ragazza timida, ma stronza unica cosa ereditata dalla madre, dopo un duro trasferimento si ritroverà... Lebih Banyak

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Oleh iamsosad2205

«Al! Al! Esci da questa porta o ti giuro che la sfondo!» sentii mio fratello urlare come un matto.

«Va' via Aiden, non sono dell'umore» risposi pacatamente, continuando a scorrere i tik tok sul telefono.

«Alessia! Ti giuro!» urlò dando un colpo forte sul legno, facendomi sobbalzare.

Iniziò a prendere a pugni la porta fino a quando improvvisamente smise.

«Che cosa diavolo sta succedendo?» sentii la voce di mio padre, il mio angelo.

«Aiden?»

«Alessia non esce dalla sua camera!»

«Se non vuole uscire non puoi obbligarla, va da Leonardo, ti sta aspettando in salone.» disse mio padre e subito dopo sentii uno sbuffo e dei passi che si allontanavano.

«Sweetie» sentii mio padre bussare alla porta.

Corsi verso l'uscita della camera e feci scattare la serratura, mio padre aprì la porta e appena fece il suo ingresso mi buttai tra le sue braccia.

«Che succede?»

«Niente» risposi appiccicandomi di più a lui.

«Sei sicura?» mi chiede alzandomi il volto in modo che lo guardassi, annuii e subito dopo abbassai lo sguardo.

«Domani mi hanno chiesto di uscire»

«Ah si? Chi?» mi domandò papà con un sorriso.

«Tyler, Dylan poi ci sono anche Crystal e Holland, due ragazze che ho conosciuto oggi a chimica.»

«Com'è andata a scuola quindi?»

«Benissimo! Ho fatto colpo sul professore più esigente della scuola!»

«Sono orgoglioso di te. Scendiamo mangiamo qualcosa?»

Mi sentii costretta ad accettare, in primo luogo perché avevo fame e in secondo luogo perché con mio padre ultimamente ci stavo veramente poco.

«Ce l'hai fatta a scendere!» sentii l'urlo di mio fratello, seduto con Leonardo sul divano.

«Lascia in pace tua sorella, Aiden» mi difese mio padre.

«Jason ci puoi fare dei pancake?» chiesi al maggiordomo che già da tempo smanettava ai fornelli.

Annuì in risposta e inizió a fare l'impasto.

«Non lo diresti se sapessi che tua figlia si è fatta accompagnare a casa da dei perfetti sconosciuti»

«Di che parla?» mi chiese mio padre in tono serio.

«Non sono sconosciuti Aid, sono miei amici Brad» puntualizzò Leonardo.

Non capivo da che parte stesse.

«Non vedo quale sia il problema allora» proferì mio padre in risposta.

«Quando c'è di mezzo Al non vedi mai problemi!»

«Stai zitto cazzone»

«Sweetie le parole» mi rimproverò mio padre.

«Con questa testa bacata è inutile compiere frasi educate o di senso compiuto, papà.»

«Oh lo so» mi sussurró ridacchiando.

Nella stanza si espanse il profumo dei pancake appena cotti.

«Mangiate anche voi?» domandò mio padre ai due che accettarono, sedendosi subito dopo a tavola.

«Aid, ti devo accompagnare alla riunione con il tuo nuovo agente, ti ricordi?» aprì il discorso mio padre.

«Cazzo me n'ero dimenticato. Hai detto a Alessia che partiamo?»

«Partiamo?» chiesi confusa.

«Tu no» mi rispose mio fratello sarcastico, e un pezzo di pancake finì per errore sul suo viso.

«Sei una cogliona»

«Da qualcuno avrò pur ripreso» risposi ammiccando a lui, che in risposta alzò gli occhi.

«Dove andate?»

«Los Angeles, due giorni e una notte, dopodomani siamo di nuovo qua» mi rispose mio padre.

«E quando avevate intenzione di dirmelo?»

«L'abbiamo fatto ora»

«Aiden vaffanculo!»

«Con piacere sorellina»

«Te l'avrei detto adesso Sweetie» mi disse mio padre, prendendo ad accarezzarmi i capelli.

«Si è fatto anche tardi! Sei pronto?»

«Si papà andiamo.»

«Sweetie, starai a casa di Leonardo, ho già avvertito Irmelin»

Peggio di così non poteva andare.

«Mi raccomando Leo è sotto la tua responsabilità» accennò mio padre uscendo dalla porta seguito da Aiden.

«A quanto pare ogni cosa ci riconduce a stare insieme» disse Leonardo con un sorrisetto.

«Non sia mai che Taylor si ingelosisca» ribattei velenosamente.

«Non è la mia ragazza»

«Pensa che pezzo di merda! Lei ci crede»

«Da quando ti interessa dei sentimenti di Taylor?»

«Da mai, dato che la conosco da oggi e già mi sta antipatica, però si tratta di solidarietà femminile.»

«Solidarietà femminile solo quando vuoi tu, poi quando si tratta di lanciarle il vassoio addosso la "solidarietà femminile" svanisce.» disse gesticolando la parola "solidarietà femminile" con le virgolette.

«Ti è dispiaciuto per la tua ragazza, Di Caprio?»

«Non è la mia ragazza Pitt quante volte te lo devo dire purché ti entri in testa?»

«Le cose che non mi interessano purtroppo non mi entrano mai in testa» dissi strafottente alzandomi dalla tavola.

«Fai la valigia»

«Pensi che seguirò davvero ciò che mi ha detto mio padre?»

«Sei sotto la mia responsabilità Lady Pitt»

«Non me ne frega un cazzo» risposi andando in camera mia, per poi chiudermici dentro.

Era passata forse un'ora, il buio calava sulle strade di New York e mi arrivò su instagram un messaggio da Leonardo.

"Hai intenzione di fare la valigia o ti devo aspettare qua tutto il tempo?"

Ammisi che stavo sorridendo, ma scacciai il pensiero e non gli risposi fino a quando non sentii bussare alla mia porta.

Mi avviai verso l'entrata della mia camera aprendo la serratura, per poi assumere una posizione con le braccia conserte.

«Non rispondi neanche?» chiese entrando in camera mia.

«Ti ho dato il permesso di entrare?»

«È bella»

«Lo so»

«Questa valigia?»

«Non ti aspettare che la farò Di Caprio»

«Ma non ti sarai mica presa una cotta per me? E mi stai rispondendo fredda solamente per il mio comportamento con Taylor?» mi chiese con un sorrisetto strafottente.

«Quanti viaggi mentali che ti fai» proclamai ridendo, in realtà non sapevo neanche io il motivo per il quale mi stessi comportando così male con lui.

«Tu dici?» chiese sdraiandosi sul letto.

Sbuffai di rimando.

«Se esci faccio la valigia.» lo ricattai, si alzò istantaneamente e uscì dalla camera.

Presi uno zainetto e misi dentro il minimo indispensabile, uscii dalla camera, scesi le scale e lo trovai seduto sul divano, con gli occhi chiusi, come se stesse dormendo, e si sembrava un angelo, almeno quando dormiva lo sembrava.

«Di Caprio, ho fatto» urlai nel suo orecchio per svegliarlo.

«Cazzo» disse spaventato sobbalzando.
«Mi hai fatto prendere un infarto Pitt»

«Sei ancora vivo però» risposi sarcastica ridacchiando.

«Simpatica come un dito in culo» proclamò irritato alzandosi dal divano.

Uscimmo dal mio appartamento, non osò proferirmi parola ma ciò non mi dispiaceva affatto.

Il mio telefono iniziò a squillare, e la suoneria attirò la sua attenzione tanto da farlo girare. Il semaforo era ancora rosso perciò decisi di rispondere.

«Chi è?» mi chiese avvicinandosi a me.

«Ma gli affari tuoi?»

Alzò gli occhi al cielo e lessi "Numero sconosciuto"

«Numero sconosciuto»

«Hai fatto girare il tuo numero?»

«No pensi che io sia stupida a tal punto?» non aspettai una sua risposta e risposi alla chiamata ansiosa di sapere chi voleva sentirmi alle 7 del pomeriggio.

«Pronto?»

«Ciao piccola!»

«Justin?» chiesi e vidi Leonardo alzare gli occhi al cielo, la sua reazione provocò in me una risata.

«Che fai?»

«Come hai avuto il mio numero?»

«Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda» mi rimproverò scherzoso.

«Sto con Leonardo, ora rispondi tu»

«Me lo sono fatto dare da Ariana»

«Come l'hai convinta?»

«È stata dura, come mai stai con quel coglione del mio amico?»

«Storia lunga poi domani ti racconto»

«Domani ti racconto» scimmiottò Leonardo a bassa voce, evidentemente pensava che non l'avessi sentito.

«Perché mi hai chiamata?»

«Mi mancava la tua voce»

«Che dolce»

«Immagino» proferì Leonardo.

«Ti stai zitto?» gli domandai arrabbiata.

«Se mi dai un bacio si» mi rispose con tono suadente avvicinandosi pericolosamente a me.

«Fuori dalle palle Di Caprio!» urlai facendolo ridere.

«Che sta succedendo?» mi chiese Justin al telefono.

«Niente di importante» dissi puntando lo sguardo sul semaforo che era diventato verde.

Iniziò a piovere.

Attraversammo di corsa la strada e continuai a chiacchierare con Justin fino a quando arrivammo a Manhattan al grattacielo di Leo.

«Puoi attaccare?» mi sussurró Leonardo togliendosi la giacca bagnata.

«Perché?»

«Ci sono i miei genitori non è carino che ti presenti in chiamata»

«Giusto ciao Jus»

«Ciao piccola a domani»

«A domani» risposi attaccando la chiamata.

Salimmo le scale fino ad arrivare al piano di Leonardo, aprì la porta ma dei suoi genitori neanche l'ombra.

«Non ci dovevano essere i tuoi?»

«In teoria si» rispose con nonchalance buttandosi sul divano.

«Mi mostreresti dove dormire?»

«Terzo piano seconda camera a destra dopo la mia» mi rispose prendendo il telefono non calcolandomi più. Pezzo di merda.

Salii al terzo piano, ma la curiosità mi spinse a fare una cosa di cui sicuramente mi sarei pentita, entrare in camera di Leonardo.

Entrai nella prima camera a destra ed aprii delicatamente la porta. La sua camera era un buco nero, ogni arredo, le pareti, tutto tranne la vetrata davanti al letto aveva tonalità scure, era molto bella. Mi fermai a guardare le foto che aveva sulla scrivania e ad un certo punto notai l'annuario scolastico. Vidi tutte le persone che facevano parte della scuola,erano tantissime, e alla fine dell'album, dopo le foto singole, c'erano le foto di tutte le classi, quello che sfogliai era l'annuario dell'anno scorso.

Nella lezione di Inglese vidi tutte le persone che avevo conosciuto oggi. Selena e Justin abbracciati, erano davvero carini, Ariana faceva da terza incomoda, Johnny stava con una ragazza che non avevo mai visto, Bruce con Nicky e Zayn con Bella, Dylan, Daniel e Tyler vicino a Holland e Crystal. Vidi nell'angolo della classe Leonardo e Taylor, lei sembrava felicissima, forse dopo la rottura con Leonardo era diventata una stronza, il fatto di sentirsi usata da un ragazzo che ami di certo non era una sensazione bella da provare. Mi soffermai infine sulla faccia di Leonardo, cavolo se era bello, rispetto a quest'anno la muscolatura era meno evidente, fisicamente era meno piazzato, ma di viso era sempre lo stesso, il ragazzo più bello che avessi mai visto.

«Ti piace l'annuario?» chiese una voce dietro di me.

Mi misi la mano sul cuore dallo spavento e lo richiusi violentemente, girandomi.

«Cazzo mi hai fatto prendere un infarto»

«Sei tu quella che sta curiosando nelle mie cose» rispose con tono pacato, mentre nelle sue labbra intravedevo un sorrisetto. Eravamo davvero vicini e tutta quella vicinanza prima o poi mi avrebbe fatto esplodere.

«Scusa non volevo, chissà quante altre ragazze avranno curiosato in camera tua» dissi ironica cercando di uscire dalla camera.

«Solo tu,nessuna è mai venuta in camera mia» mi rispose prendendomi il polso.

«Ok»

Arrossii

«Che fai Lady Pitt arrossisci?» mi chiese avvicinandosi ulteriormente a me. I nostri nasi si sfioravano, sentivo il suo respiro come se fosse il mio e le mie gambe piano piano stavano cedendo.

«Quindi?» mi chiese nuovamente spostando lo sguardo sulle mie labbra.

«Leonardo!» sentimmo la voce di George e subito dopo dei passi che si avvicinavano.

Mi allontanai da lui sedendomi sul letto e lui rimase ancora in quella posizione come uno stoccafisso. Vidi i suoi pugni stringersi e le sue nocche diventare bianche per la pressione, forse anche lui come me, non avrebbe voluto che nessuno avesse rovinato quel momento.

«Leo» disse nuovamente il padre aprendo la porta, il suo sguardo vagò per tutta la stanza fermandosi poi sulla mia figura.

«Alessia! Sei già arrivata! Vai giù ti sta aspettando Irmelin, io devo parlare un attimo con Leo»

Annuii con un sorriso e seguita dallo sguardo di Leo scesi al piano terra.

«Tesoro!» mi accolse la voce della Signora Di Caprio appena mi vide.

«Salve Irmelin»

«Tesoro tutta questa formalità!Com'è andata la scuola?»

Tutte quelle attenzioni, tutta quella dolcezza, tutte quelle domande, facevano ricorrere la mia mente solo a una cosa: La madre che non avevo mai avuto.

«Bene grazie» risposi con un sorriso
scacciando quei pensieri dalla mia testa.

«Hai già conosciuto il professor May? Sono andata ai colloqui un sacco di volte e mi sembra proprio un cafone!»

«In realtà si, mi ha iniziato a interrogare su argomenti del prossimo semestre, ma ho saputo rispondere a tutto, diciamo che ho fatto bella figura» risposi fiera di me.

«Non mi dire» sussurrò stupita Irmelin.

Risi per la sua reazione e mi sedetti davanti a lei sulla sedia davanti al bancone della cucina.

«E dimmi con le amicizie? Hai già conosciuto quegli imbecilli degli amici di mio figlio?» mi chiese ridacchiando.

«Uno per uno» risposi.

«Come ti sono sembrati?»

«I maschi simpatici, le femmine più o meno tranne Taylor, non la sopporto»

«Ti dico una cosa in confidenza» mi sussurró.
«Conosco la madre e sono delle poco di buono entrambe» aggiunse ridacchiando.

Chissà se era a conoscenza che lei e il figlio avevano un rapporto abbastanza stretto. Se si può dire così.

«Poi quando Leonardo l'anno scorso mi disse che stavano insieme, non approvavo per niente! Fortunatamente l'ha lasciata un mese fa, io e George festeggiammo!»

Scoppiai a ridere per la spudoratezza della madre di Leonardo, mi chiedevo come poteva essere nata una persona così superficiale e noncurante delle emozioni altrui da una donna così brava e di buoni valori.

«Immagino!» risposi ridacchiando.

«E dimmi chi ti ha colpito di più? Sempre dei suoi amici intendo»

«Justin» sentii la voce di Leonardo che scendeva dalle scale.

«Ah si tesoro? Justin?»

«Non è vero!» risposi indignata girandomi verso Leonardo.

«Prima erano in chiamata a dirsi smancerie, Justin si è già innamorato» disse marcando la parola innamorato con le virgolette.

«Justin Justin, lo conosco da quando era un bebè, però il suo comportamento con le ragazze non mi è mai andato a genio, stai attenta» mi disse accarezzandomi i capelli con il suo tocco delicato.

«Ma si, non mi piace Justin, lo conosco da solo un giorno»

«Dicono tutte così» proferì Leonardo.

Ma a che gioco stava giocando?

«Suvvia lasciamo perdere i convenevoli, oggi Katrine non c'è perciò vi farò la cena io» disse con tono amabile.

«Andate in salone, quando è pronto vi chiamo»

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