(Ri)trovarsi 2, quando da sol...

By Alis_Wonder

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!!SEQUEL DI: (Ri)trovarsi, quando da soli non bastiamo.!! Alyssa e Blake sembrano destinati a non riuscirsi m... More

Primo capitolo.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
Capitolo10.
Capitolo 11.
Capitolo 12.
Capitolo 13.
Capitolo 14.
Capitolo 15.
Capitolo 16.
Capitolo 17.
Capitolo 18.
Capitolo 19.
Capitolo 20.
Capitolo 21.
Capitolo 22.
Capitolo 23.
Capitolo 24.
Capitolo 25.
Capitolo 26.
Capitolo 27.
Capitolo 28.
Capitolo 29.
Capitolo 30.
Capitolo 31.
Capitolo 32.
Capitolo 33.
Capitolo 34.
Capitolo 36
Capitolo 37.
Capitolo 38.
Capitolo 39.
Capitolo 40.
Epilogo.

Capitolo 35.

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By Alis_Wonder

Blake POV

Il tintinnio delle bottiglie di vetro che sbattono tra di loro mi fa strabuzzare gli occhi, mentre con una mano tasto sopra la testiera del mio letto in cerca dell'interruttore della luce. Non so bene che ora è, da quanto tempo sto dormendo e soprattutto perché accanto al mio cuscino Travis sta dormendo con addosso solo un paio di slip.

<<Ma che cazzo...>> Mi tiro su lentamente, avvertendo nella camera l'odore acre di alcool che mi dà il voltastomaco a quest'ora del giorno e afferro dall'armadio una tuta pulita che infilo dai piedi, rimanendo a petto scoperto.

Do le spalle a Travis mentre esco dalla stanza sbattendo la porta con un tonfo, intravedo nel corridoio una donna di mezz'età intenta a finire di raccogliere alcune lattine rimaste sparpagliate qua e là, canticchiando a bassa voce per non svegliarci.

<<Marina cosa ci fai qui?>> Mi scompiglio i capelli avvicinandomi e solo ora i suoi occhi celesti si posano sulla mia figura con dolcezza.

<<Oh caro, ho cercato di fare piano spero non ti sei svegliato a causa mia>> con i guanti infilati alle mani vuota due posaceneri e li infila nella lavastoviglie.

<<Oggi è domenica, te ne sei dimenticato?>> Con un sorriso trattenuto mi passa accanto spruzzando un profumo spray in giro per la casa, mi guardo intorno confuso.

Marina viene da noi ogni domenica da almeno tre anni a volte per un'ora altre, come questa, si impegna a riordinare la nostra casa fino a farla diventare di nuovo un posto abitabile. Si è affezionata a me e Nathan col tempo, ha imparato a conoscerci senza essere invadente e ha capito come distinguere i nostri stati d'animo in base a come ritrova il nostro appartamento: nei giorni no le aspetta più lavoro rispetto agli altri. E questa di stanotte, è stata senz'altro una serata no.

Dal divano sta penzolando un braccio minuto e una chioma scura, fortunatamente la ragazza indossa una coperta per riparare il suo corpo mezzo svestito in salone. Si muove nel sonno, borbotta qualche parola e ripiomba in uno stato profondo.

Sul tappeto ai suoi piedi invece è rannicchiata un'altra ragazzina bionda e appoggia la testa sopra ad un cuscino scuro che riconosco essere il mio, solo adesso mi accorgo che Travis stava dormendo senza e adesso ne capisco la motivazione.

Che diavolo è successo qui dentro?

Mi dirigo verso l'appendi abiti e sfilo il portafoglio dalla mia giacca di pelle, estraggo una banconota da cinquanta dollari e mi muovo di nuovo verso Marina per allungare la mancia verso il suo viso contrariato.

<<Per scusarci del casino, non è rispettoso farti lavorare in un ambiente del genere. Non so cosa ci sia preso stanotte...>> Confesso imbarazzato della situazione.

Lei non ci ha mai giudicati, non ha mai proferito una parola fuori posto e non si è mai tirata indietro quado avrebbe potuto farlo. Perché c'è differenza tra pulire una casa e farlo quando ci sono dei corpi mezzi nudi dormienti in giro, e dev'essere uno schifo far attenzione a dove mettere i piedi per paura che una bottiglia possa schiantarsi al suolo rompendosi in mille pezzi. Ecco perché, oltre al suo normale stipendio, in queste circostanze ci sentiamo in dovere di offrirle qualcosa in più. Non che ce l'abbia mai chiesto, sia chiaro, ma è una cosa che credo faccia sentire meglio noi.

<<Blake è il mio lavoro. Forse ti dimentichi che ora sto per andare a pulire i bagni di un locale e che questo>> indica le mura dell'appartamento con tranquillità <<è assolutamente uno dei posti più facili da riordinare per me, davvero.>>

Alzo le spalle come se non m'importasse, rimanendo comunque della mia idea.

<<Accettali lo stesso e se ti fa stare meglio, prendili come un ringraziamento per aver svolto un buon lavoro.>> Scuote la testa arresa, sfilandoli finalmente dalle mie mani prima di avvolgersi le spalle dal suo cappotto e dirigersi verso l'ingresso.

<<Vi ho preparato delle uova e del bacon già che c'ero, immaginavo vi sareste svegliati con la fame. Sono stata anch'io ragazza e, anche se non si direbbe, conosco i postumi bene almeno quanto voi>> afferra la sua borsa e sorride tra sé, ricordando probabilmente le avventure balorde di quando era più giovane.

<<Salutami Nathan, ci vediamo la prossima settimana caro. Fate i bravi.>> Afferro la maniglia per accompagnare la sua uscita e, una volta chiusa, appoggio la fronte contro la porta per cercare di trovare sollievo ad un mal di testa che mi martella le tempie da quando ho aperto gli occhi. Maledetto alcool.

Non ricordo molto della serata trascorsa, avevamo iniziato qui a bere qualcosa con Travis e Brad. Ormai John e Backa si stanno isolando per ricavarsi sempre più tempo per loro, progettando la loro casa e i piani da seguire per la fine degli studi, noi invece siamo ancorati ancora al presente e non abbiamo la minima idea di quello che ci aspetterà al termine dei due anni rimasti per ottenere un pezzo di carta che attesti la nostra professionalità. Ecco perché riuscire a passare una serata con John senza la sua ragazza sta diventando un'impresa impossibile, ma lo capisco e continuo a volergli bene come fosse un fratello, non esiterei un'istante soltanto a correre da lui se dovesse chiamarmi per chiedermi il mio aiuto.

Dopo esserci scolati una bottiglia di bourbon e qualche birra i ricordi si fanno più confusi, Nathan aveva fretta di andare ad una festa di una sorellanza, Travis fremeva dalla voglia di accompagnarlo e Brad... bè, lui voleva solo vendere le sue pasticche.

Volevo rimanermene a casa ma il piccoletto sa essere estenuante a volte e a quel punto, con più alcool che sangue in corpo, mi sono lasciato convincere. Le immagini di luci, ragazze e fiumi di birra mi scorrono velocemente davanti agli occhi, poi nulla.

Come siamo tornati al nostro appartamento? Ma soprattutto chi sono le due che dormono in salone come se avessero appena concluso una notte di folle sesso?

<<Pst...>> Un mugolio proveniente dalle mie spalle richiama la mia attenzione, facendomi voltare con le braccia molli lungo il corpo e mi rivela l'immagine di Travis, nascosto dalla mia porta che si affaccia solamente con il viso sul corridoio.

<<Blake fermati!>> Mi richiama a bassa voce quando, anziché andare a vedere cosa vuole, mi dirigo verso la cucina per accontentare il brontolio dello stomaco che mi sta pregando per essere soddisfatto. Poi sento dei passi leggeri seguirmi, il suo corpo nudo sfrecciarmi accanto e strapparmi dalle mani il succo che stavo per versarmi.

Lo guardo di traverso, pronto a farlo tacere, quando noto dei graffi e dei lividi macchiare la base del suo collo e del petto segno della serata appena terminata.

<<Copriti cazzo>> sibilo spazientito e ottengo come risposta una gomitata sulla spalla come avvertimento per parlare sottovoce. Sembra davvero preoccupato.

<<Ho fatto un casino, devi aiutarmi!>> Indica con la testa il salone dove le due ancora non si sono accorte di noi. Prima di ascoltare i drammi di Travis però ho bisogno almeno di una sigaretta rigenerante, lui sembra cogliere al volo le mie intenzioni e, senza parlare, afferra il pacchetto da sopra il tavolo e me ne passa una.

<<Che è successo stanotte? Devo essere collassato, non ricordo nulla.>> Socchiudo la finestra per far uscire la puzza di fumo, quando anche Nathan ci raggiunge.

<<Perché cazzo state bisbigliando?>> A differenza nostra lui è vestito, sembra perfettamente a suo agio e fin troppo calmo. Il colorito del suo volto è più roseo, gli occhi sembrano luminosi ed è stranamente rilassato, muscoli e gesti inclusi.

<<Vi siete per caso drogati ieri, voi due?>> Domando massaggiandomi una tempia mentre ottengo la loro attenzione come se il più folle tra tutti, in questo momento, sono io. Non sto scherzando, si stanno comportando in modo insolito e inizio a credere sul serio che quella merda dalle bustine trasparenti di Brad sia finita dritta nella loro bocca o ancor peggio, direttamente nelle loro narici.

<<Sei tu la persona più mal ridotta della stanza, e chiedi a noi se abbiamo assunto qualcosa?>> Sbuffa Nathan, afferrando dalle mani di Travis il succo per portarselo direttamente alle labbra e buttarne giù su un lungo sorso.

<<Io. Ho. Un. Problema.>> Il ragazzino scandisce ogni singola parola, sbracciando in aria per ottenere l'attenzione che sta cercando di avere da qualche minuto.

<<Dov'è Brad?>> Lo ignoro, facendo scattare la testa a destra e sinistra come una molla alla ricerca del suo corpo possente come se potesse apparire di qui, da un momento all'altro. Anche Travis ora si zittisce, scambiando un'occhiata confusa a Nathan che alza le spalle come se ne sapesse meno di noi.

<<Non lo so ragazzi, io sono rientrato per ultimo. Tu eri avvinghiato a quelle due...>> Il ragazzino si passa una mano sul volto e inizia a camminare per la cucina in modo nervoso. <<E tu stavi già dormendo o eri svenuto nel tuo letto.>>

<<Come cazzo sono tornato a casa, se non ricordo neanche di aver chiamato un fottuto taxi?>> Spengo la sigaretta nel posacenere pulito, chiudendo la finestra alle mi spalle e mi appoggio con la schiena su di essa. Sono già al limite e sono solo le due del pomeriggio, ho bisogno di darmi una rinfrescata e schiarirmi i ricordi.

Lascio i due alle mie spalle, pronto a rinchiudermi in bagno per almeno una mezz'ora quando le risatine provenienti dal salone attirano la mia attenzione e mi fanno immobilizzare sotto l'uscio della cucina. Senza chiedere il permesso le ragazze si fanno spazio in questa stanza con addosso solo un tanga ed un reggiseno, afferrano una fetta di bacon ciascuna da sopra il piano cottura e iniziano a mangiarla alternando lo sguardo su ognuno di noi.

<<Ti sei divertito stanotte?>> Ammicca la bionda con gli occhi posati su quelli di Travis mentre al suo fianco l'amica inizia a mordicchiarsi il labbro inferiore.

Lui invece sembra sul punto di vomitare o forse iniziare a piagnucolare come una femminuccia, fa un passo indietro per cercare di allontanarsi il più possibile dai loro corpi come se fossero le armi usate per un crimine spietato. Ma che gli prende?

<<Abbiamo da fare adesso, potete andarvene>> intervengo affatto gentile. Non voglio avere delle estranee che girondolano per la mia casa come se fosse la loro.

<<Come prego?>> La moretta fa un passo nella mia direzione, guardandomi dal basso incollerita. Odio queste sceneggiate, e ancora di più odio il fatto che il ragazzino se ne stia in silenzio a rifilare la parte dello stronzo a me.

<<Hai capito bene ragazzina, levate le tende da qui.>> Quando lei alza una mano pronta a colpirmi in viso, la presa di Nathan le impugna il polso impedendo di farlo.

Era abituato a queste cose quando ero io a ricercarmele, ormai mesi fa, ma non è mai successo che entrambi dovessimo intervenire per parare il culo di Travis.

<<Che bastardo ingrato, te l'avevo detto Jess che dovevamo lasciarlo a quella festa! Invece no, abbiamo rubato un auto e ti abbiamo portato con noi, solo per non averti sulla coscienza.>> Sbatto le palpebre velocemente, sperando di aver capito male.

Devo per forza, aver capito male.

<<Di che diavolo stai parlando?>> È Nathan stavolta a parlare, con molto più autocontrollo di me che a quest'ora le avrei afferrate entrambe dalle braccia e con le loro menzogne le avrei sbattute fuori dalla porta senza perdere altro tempo.

<<Travis non ve l'ha detto ancora? Abbiamo rubato l'auto del mio ragazzo per venire fin qui>> la bionda si fa avanti, con un sorriso ebete stampato in volto e negli occhi uno scintillio di adrenalina che riemerge solo ricordando ciò che hanno fatto.

<<Mi avevi detto di essere single!>> Travis finalmente sembra risvegliarsi dal suo stato catatonico, passandosi una mano sul viso che sembra sbiancarsi d'un tratto.

<<Il mio ragazzo è uno stronzo e volevo fargliela pagare, l'idea di rubare la sua auto è stata tua e sapevo che se ti avessi assecondato sarei diventata single. Quindi ti ho detto di non essere più impegnata con nessuno, che importa.>> Alza le spalle con sufficienza, come se l'argomento non la riguardasse da vicino.

<<Dimmi che non sta dicendo seriamente.>> Mi volto nella direzione di Travis e capisco che invece è tutto vero. E che presto, si troverà in un mare di merda.

<<Non ci posso credere...>> Nathan scansa il polso della moretta che subito dopo si dilegua a rivestirsi insieme alla sua amica. Poi si appoggia al tavolo della cucina e china la testa verso il basso, facendo dei respiri profondi per mantenere la calma.

Io invece seguo le due in salone, girando verso di me la bionda per farmi guardare.

<<Dammi il mazzo di chiavi del tuo ragazzo cornuto>> le soffio vicino al viso, facendola rabbrividire. Probabilmente è terrorizzata e a me sta bene così, voglio porre fine a questa storia senza avere troppe ripercussioni addosso.

<<Non farlo Jess>> le suggerisce la stronza moretta alle mie spalle, qui dove i miei occhi si vanno a posare con sufficienza. Inclino la testa per soffermarmi sulle sue tette, poi le fisso a lungo le gambe e infine le giro attorno per scrutarle il culo, solo per metterla a disagio. Arretra appena, e mi è sufficiente questo a capire che anche lei ha paura.

<<Trav, come cazzo hai fatto a scoparti una ragazzina che non ha neanche le forme di una donna?>> Urlo per farmi sentire dall'altra parte della casa.

<<Vaffanculo.>> La sento sibilare a bassa voce, mentre stringe i pugni ferita.

<<Insomma guardati, e guarda lui. Dovrebbe averti dato sollievo esserti divertita un po' con la bionda e il mio amico. Invece sembra che hai ancora un palo infilato nel culo per quanto sei bisbetica.>> Con uno scatto si fionda in avanti, pronta a colpirmi in viso fallendo miseramente. Gli occhi lucidi e il respiro irregolare mi suggeriscono che ha già perso la testa e che non si azzarderà più a mettersi in mezzo.

Così mi rivolgo di nuovo alla bionda, intento a farmi consegnare le chiavi dell'auto.

Senza aggiungere altro, infatti, si accascia a terra frugando nei suoi vestiti alla ricerca di un mazzo di chiavi, quando il campanello della porta inizia a suonare ininterrottamente accompagnato da alcuni colpi sulla porta. In due falcate riduco a zero lo spazio dall'ingresso principale, ignoro i miei amici, i problemi di Travis e le due pazze nel salone che si sono rivestite.

Appoggio la mano sulla serratura quando il battito del cuore inizia ad accelerare bruscamente. Fa che sia lei, ti prego. Fa che sia lei.

<<Jessica apri questa dannata porta! Tu e il tuo amichetto siete finiti!>> Getto la testa all'indietro, voltandomi a guardare Travis correre nella mia direzione e Nathan seguirlo a rotazione. La bionda, quella che ho capito chiamarsi Jessica, sgrana gli occhi mentre la mora evita di incrociare il mio sguardo.

<<Va in camera mia>> mi rivolgo perentorio in direzione di Travis, sbuffando irritato.

<<E poniamo fine a questo casino.>> Aggiungo girando la maniglia, mentre Nathan mi giunge vicino per far scudo alle due stronze alle nostre spalle. Neanche lui deve sopportarle ma, proprio come me, non permetterebbe mai che succedesse qualcosa ad una ragazza sotto il nostro controllo. Sono sue stronze sì, ma non si meritano le mani addosso da parte di qualche pallone gonfiato che per sentirsi superiore può spingersi ad arrivare a tanto. Non se posso impedirlo in qualsiasi modo.

Agguanto la porta, scostandola totalmente per mostrare quattro teste davanti al porticato e l'aria seccata incisa sul volto di ognuno di loro.

<<Chi è il bastardo che mi ha rubato l'auto?>> Il più alto davanti estrae un coltellino dalla manica della felpa, puntandolo in direzione della bionda.

Gli afferro la mano, portando la punta del coltello nella mia traiettoria.

<<Sono stato io.>> Sibilo non staccando gli occhi dai suoi, per niente intimorito.

<<Ma che cazzo Blake! Non credergli, sono stato io>> Travis prova a fare un passo avanti ma non riesce a farsi spazio tra me e il corpo di Nathan.

<<Cazzate, ve l'ho soffiata io. Proprio da sotto il vostro naso.>> Sghignazza lui al mio fianco, mentre un lampo di confusione attraversa le quattro paia di occhi davanti.

<<In questo caso allora, siamo quattro contro tre. Non ci metteremo molto a farvi passare la voglia di scherzare.>> La testa rasata che affianca il maggiore tra loro si fa avanti, mettendosi sotto al mio mento per spingermi dalle spalle.

Arretro facendo finta di perdere l'equilibrio e lui si tuffa in avanti per mettere a segno un gancio che invece finisce a vuoto, proprio quello che stavo aspettando. Il suo baricentro perde di stabilità, le spalle si spingono troppo in avanti e il piede destro si affretta per ristabilirla ma, prima ancora di riuscirci, gli sferro un calcio da dietro la caviglia facendolo finire direttamente col culo a terra. Pivello.

Lui ancora deve realizzare in che posizione si trova, appoggia le mani a terra per rialzarsi me non gliene lascio il tempo, sferrando una ginocchiata proprio sotto il mento che lo fa precipitare all'indietro seguito da un gemito di lamento.

Un altro di loro colpisce Nathan che, distratto, tiene la difesa bassa ed è costretto a fare un passo indietro, consentendo a tutti e tre di farsi spazio dentro il nostro appartamento. Il più grosso tiene ancora la lama alta e si sta dirigendo verso quella che considera ancora la sua fidanzata, mentre il terzo prende di mira Travis.

Senza pensarci due volte mi occupo del più pericoloso. Prima che riesca ad arrivare davanti al corpo delle ragazze lo afferro dalla felpa sbattendolo con la faccia contro il muro e contorcendogli il braccio fino al punto in cui, basterebbe uno scatto a causargli una frattura di medie dimensioni. Lo incastro con un gomito sulla testa e spingo ancora più in alto il braccio ripiegato dietro la schiena, fino a quando non molla il coltello facendolo schiantare al suolo in un rumore riecheggiante.

<<Che ne dite se ci diamo tutti una calmata?>> Interviene Nathan che tiene le mani attorno al collo uno di loro. Ora che loro sono in svantaggio non possono fare altro che restarsene in silenzio e, se possiedono un briciolo di astuzia, potranno andarsene tutti interi da qui.

In caso contrario, non ci metteremo molto ad occuparci di loro.

È la ragazza mora a sbloccare la situazione, sfilando di mano dell'amica le chiavi per farle pendere davanti al naso del ragazzo che ancora tengo con la faccia al muro.

<<Riportateci a casa, vi aspettiamo di sotto>> lo sfida, tenendo il mento alto e gli occhi ridotti a due fessure. Ha coraggio, la ragazzina.

<<Col cazzo che lo faccio, la mia ragazza si è scopata uno di quest'idioti.>> Ringhia lui sotto di me, provando a liberarsi della mia presa.

<<E tu hai fatto lo stesso più o meno da quando vi siete fidanzati, ogni volta con una diversa>> lo incalza facendo inumidire gli occhi della bionda a causa della vergogna per essere rimasta accanto ad un coglione del genere. Poi, entrambe, afferrano le loro borse pronte ad uscire e solo a questo punto lasciamo andare anche gli altri.

<<Ah, e Blake?>> Aggiunge la moretta di cui ancora ignoro il nome, prima di andarsene. <<Deve essere proprio sfortunata, la ragazza di cui hai parlato tutta la notte. Anche da ubriaco non sapevi prendere una dannata scelta, se chiamarla o meno. Sei noioso.>> E con un tonfo chiude la porta, portandosi dietro di sé tutta questa storia assurda.

Sorrido scuotendo la testa, me lo sono meritato per come l'ho definita poco fa e devo riconoscere che ha avuto fegato, per tutto il tempo.

Mi ricompongo in fretta, voltandomi verso Travis pronto ad assestargli un pugno per tutto il casino che in una dozzina di minuti si è creato solo a causa sua, in casa mia.

<<Nonono...>> Si rifugia in cucina tenendosi lo stomaco a causa della risata che non riesce più a trattenere. È un ragazzino combinaguai, ecco cos'è.

<<Dai amici li avete visti? Sono arrivati tutti convinti e poi... Blake quella mossa! Volevo scattare una foto alle loro facce, stavano morendo di paura!>> Scuoto la testa incredulo e decido di lasciar perdere pur di avere qualche istante di silenzio.

<<Se non chiudi il becco ti uccido stamattina, Trav. Lo giuro>> lo ammonisco dirigendomi verso il salone per gettarmi a peso morto sulla poltrona al lato del televisore. Non appoggerò più il culo su quel divano finché non verrà pulito, questo è sicuro. Il telefono di Nathan prende a vibrare dalla tasca dei pantaloni, lui lo afferra leggendone il contenuto e sorride senza rendersene conto. Improvvisamente realizzo che non ho ancora visto il mio cellulare in giro, forse le parole della moretta hanno creato un dubbio lecito nella mia testa. Potrei aver chiamato Alyssa davvero?

Mi alzo in piedi, frugo tra le tasche della mia giacca ma non lo trovo. Così mi riverso in camera, tasto le lenzuola e non sento niente ma noto un lato del cuscino essere più sollevato rispetto agli altri. Lo alzo e finalmente la scatoletta nera fa la sua apparizione segnalando la batteria quasi scarica, riesco a sbloccarlo su una pagina bianca delle note dov'è riportata una frase: "affacciati al passato solo per rinchiuderlo e dal secondo successivo, prenditi cura di lei. Da: me stesso."

Ma che cazzo...

Aggrotto la fronte incredulo, davvero mi sono lasciato un'annotazione?

Non che mi sconvolga, dato che da sette giorni non faccio altro che ritornare con i pensieri a ciò che è successo l'ultima volta con Alyssa e alla mia confessione.

Le avevo detto di amarla in preda alla rabbia, girato di spalle e con il fiato corto a causa dei nervi che sentivo tirare sottopelle. In preda alla confusione le ho ammesso una verità distorta, qualcosa in cui non credo veramente, e un attimo dopo l'ho lasciata sola per rispettare ciò che in quel momento mi stava chiedendo.

Sono passati sette giorni da allora durante i quali, più o meno ad ogni ora, l'impulso di prendere la moto e presentarmi davanti alla sua porta è stato quasi impossibile da controllare. Ma ogni volta pensavo a lei, alla delusione dei suoi occhi e al tempo che necessita avere per dedicarsi ai suoi sentimenti contrastanti. Non sono mai stato in grado di lasciar perdere e non so per quanto tempo ancora riuscirò a tenermi lontano dal suo corpo, non dopo ciò che le ho detto, anzi sono sicuro che presto irromperò proprio davanti alla porta di casa sua per porre fine a questa lenta agonia e calpesterò di nuovo i suoi bisogni sostituendoli coi miei.

Alyssa vuole del tempo per metabolizzare ciò che è successo mentre io sto perdendo la testa perché ho la sensazione che la distanza sia solo un espediente utile a troncare ogni cosa.

Sono consapevole anche della verità incisa sul promemoria del mio telefono, finché non sbatterò le porte in faccia ai miei incubi allora non sarò mai in grado di imparare ad occuparmi di un altro essere umano. E per farlo, ho bisogno di estirpare la radice di tutti i miei problemi: mio padre.

Tuttavia sto rimandando il più a lungo possibile il momento in cui lo dovrò incontrare da solo, almeno fino a quando Alyssa non mi darà la possibilità di salutarla un'ultima volta perché... potrei non ritornare più indietro.

<<Blake?>> La voce di Nathan mi coglie dalle spalle, ancora in piedi al centro della mia stanza. Mi guarda sospettoso, non è da me starmene imbambolato come un'idiota, e mi viene incontro per porgermi un'aspirina a causa del mio aspetto.

<<Ti stai innamorando, Nath?>> La mia domanda lo coglie di sorpresa, sbatte le palpebre velocemente e si passa una mano nervosamente tra i capelli, reggendo ancora la pastiglia con l'altra.

Ho notato i suoi atteggiamenti stamattina, il modo in cui rispondendo ad alcuni messaggi rilassava i muscoli attorno agli occhi e le pupille gli si allargavano come a desiderare un sogno proibito. Posso scommettere che c'entri una donna in tutto ciò, ma non mi capacito di come non sia riuscito ad accorgermene prima di adesso.

<<Credo di sì>> si limita a rispondermi, stringendosi nelle spalle.

Annuisco con un cenno del capo, sperando che questo non lo faccia soffrire.

<<Chi è?>> Gli domando appoggiandomi alla mia scrivania, mentre Travis rientra in camera ed estrae dal mio armadio una tuta e una felpa per rivestirsi come se fosse casa sua. Lo trucido con un'occhiata, incontrando solo le sue spalle.

<<L'avresti conosciuta ieri se non fossi così andato, è una matricola>> si intromette il ragazzino con la testa infilata ancora nella pila dei miei panni. Anche Travis lo sa?

<<Tranquillo l'ho scoperto solo qualche ora fa anch'io. Il nostro amico sa mantenere al riparo dei segreti niente male...>> Allude con un occhiolino nella mia direzione, beccandosi una gomitata nello stomaco da parte di Nathan.

<<Ehi non fare l'idiota>> lo rimprovera scherzando.

<<Tu perché ti sei ubriacato così tanto? Sono mesi che non ti vedevo in quelle condizioni>> mi chiede Travis specchiandosi per vedere come gli calzano le mie cose.

Sento gli occhi di Nathan rivolti nella mia direzione, ma io li evito chinandomi a terra per prendere un accendino e una sigaretta dai jeans buttati della serata precedente.

<<Così, mi andava.>> Sibilo con sufficienza, facendo illuminare la punta della cicca.

<<Sarà...>> Si scompiglia il ciuffo e il sorriso gli scompare dal volto quando riprende a parlarmi. <<Faresti meglio ad andare da Alyssa comunque. Non so cosa sia successo tra di voi ma è una tortura vedervi gravitare continuamente intorno senza mai afferrarvi davvero.>> Sbuffo scuotendo la testa sfiancato. Il piccoletto non ha esperienza in fatto di donne ma anche un bambino può dimostrare di saperne più di me in fatto di relazioni con gli altri. E forse, in questo momento, è ciò che mi serve.

<<Non so cosa fare>> ammetto con difficoltà, torturandomi mentalmente solo per ottenere un consiglio. Mai come adesso provo invidia per le persone normali, tutti coloro che si sentono liberi di chiedere una mano senza avvertire un senso di sconfitta a gravitare sulle loro spalle. Non ho chiesto mai aiuto neanche quando ero un bambino e se non fossero accadute la serie di eventi che mi hanno portato in un letto d'ospedale quella notte, probabilmente avrei vissuto dentro la casa con mio padre ancora per molti anni a seguire senza chiedere aiuto. Crescendomi da solo.

Farlo adesso davanti ai miei due migliori amici quindi, mi fa sentire più debole in un certo senso e la cosa non mi piace. Perché significa che qualcosa è sfuggito al mio controllo, e ovviamente questo ha a che fare con Alyssa.

<<Spara>> mi risponde Travis, gettandosi sul letto per osservarmi dal mio cuscino.

Al diavolo, me la caverò da solo.

Faccio per andarmene quando Nathan mi blocca il passaggio con un braccio.

<<Sei sceso dalla mia auto con lei, una settimana fa, e le cose andavano bene. Sei stato via un paio d'ore e quando sei rientrato sembrava che qualcuno ti avesse appena distrutto la moto, eri infuriato. Che è successo in quel lasso di tempo?>> Tra i tre è di gran lunga lui il più riflessivo, potrei quasi scommettere che sappia già cosa è accaduto senza che io glielo dica. Forse ha notato Alyssa riprendere in mano la sua vita in questi giorni, ricominciare a salutare i miei amici di cui ignorava l'esistenza fino a qualche giorno fa ed evitando di incrociare lo sguardo mio o di Jace ogni qualvolta uno tra noi le passava accanto. Per uno come Nathan questi segnali non possono essere fraintendibili, tanto vale confermargli i suoi dubbi.

<<Ha ricordato>> sputo fuori ottenendo solo lo stupore di Travis. <<Tutto>> aggiungo inflessibile per non far trapelare come questo, abbia scombussolato di nuovo ogni cosa nel momento in cui ci eravamo appena ritrovati.

<<E ora vuole del tempo>> è Nathan a terminare per me la frase, intuendo già la direzione che ha raggiunto i pensieri di Alyssa quella notte.

Non rispondo ma è come se lo facessi, riprendendo a camminare per uscire dalla mia camera e concludere qui la conversazione.

<<Da quando in qua lasci a qualcuno la possibilità di dirti cosa fare, Blake Owen?>> Travis rimarca il mio nome, facendomi immobilizzare prima di raggiungere la porta.

<<Da quando non ho fatto altro che decidere anche per lei ed ecco dove ci ho portati. Come hai detto?>> Faccio finta di pensare qualche istante, prima di riprendere. <<Ah sì, a continuare a gravitarci intorno senza mai afferrarci.>>

Lo sento sogghignare alle mie spalle, il rumore delle molle del letto stridere e poi i suoi passi che mi raggiungono per pararmisi di fronte con un'espressione imperturbabile.

<<Sei Blake Owen cazzo, l'unica persona che ho sempre ammirato perché se voleva una cosa la otteneva senza chiedere il permesso.>> Mi acciglio ascoltando le sue parole, così distanti dal rispetto che ho intenzione di portare verso Alyssa.

<<Poco fa hai indirizzato la lama di un coltello verso la tua gola e l'attimo dopo avevi inginocchiato un uomo di stazza più grossa della tua. Ti sei preso la loro paura e forse anche il loro rispetto, nel momento in cui l'hai deciso tu e nel modo in cui volevi.>> Si spiega mentre io non capisco ancora cosa c'entri lei in tutto questo.

<<E allora? Quegli idioti non mi facevano paura e non avevo neanche intenzione di rispettare le loro scelte, con Alyssa è diverso.>> Come può non capirlo?

<<Sei tu che non capisci>> controbatte come se mi avesse letto nel pensiero. <<Tu resti sempre tu, Blake. È necessario imparare ad ascoltare i bisogni degli altri se vuoi cercare di non commettere di nuovo errori ma poi ci sono anche i tuoi, da tener conto. Saresti un'altra persona se d'un tratto iniziassi ad interessarti solo alle sue esigenze per declassare le tue e non dureresti un mese in questo modo. Voleva del tempo? Bene, gliel'hai concesso.>> Mi da una spinta per le spalle, obbligandomi a reagire per bloccare i suoi polsi quando cerca di rifarlo subito dopo.

<<Hai fatto bene la tua parte, se lei ha rispetto delle tue necessità allora accetterà questo punto di incontro e non si rifiuterà di parlarti.>> Conclude, semplicemente, mentre io mi domando cosa celano gli occhi di un ragazzino per saperne così tanto.

Travis ha ragione, in fondo, non deve andare per forza tutto in un'unica direzione. Se cambiassi il mio modo di fare non sarei la persona che sono oggi, al contrario, se imponessi il mio volere a quello di Alyssa non sarebbe altrettanto corretto.

Punto di incontro, è questo il segreto per far vincere entrambi?

Le ho lasciato del tempo, più di quello che avessi mai creduto in grado di aspettare ma sento di non poterlo più fare adesso. Perché ogni ora sta diventando una tortura e ogni giorno in più solo un tentativo continuo di deviare i miei pensieri che puntualmente, scorrono su di lei. È per questo che stanotte ho preferito cadere nell'incoscienza piuttosto che essere consapevole ancora per una notte, di averla distante da me. Non ne ho più la forza.

<<Tra due giorni è il suo compleanno, ho incontrato Becka andare a comprarle un regalo. Decidi tu cosa fare.>> Il sorrisetto di Travis mi appare chiaramente di fronte al mio sguardo. Mi sta sfidando a fare ciò che so fare meglio: prendermi ciò che voglio, quando lo voglio, nel momento in cui sono io a volerlo.

E io, non ho intenzione di tirarmi indietro.

———————-
Ciao ragazze, scusate l'assenza ma è stata una settimana davvero sfiancante. 😇
Mi piaceva approfondire ancora un po' il rapporto tra Blake, Nathan e Travis perché anche nella loro amicizia le cose sono cambiate rispetto all'inizio. Hanno entrambi dei lati che Blake non ammetterebbe mai ma ammira, ecco perché a discapito delle sue convinzioni alla fine decide di chiedere consiglio proprio a loro due e più spesso di quanto vorrebbe da ascolto proprio al piccolo Trav.
E...il prossimo capitolo sarà il compleanno di Alyssa. Ovviamente Blake non si tirerà indietro, soprattutto dopo le parole dell'amico, e più determinato che mai ha intenzione di farsi ascoltare. Che si inventerà?

Mettete una stellina se il capitolo vi è piaciuto, spero di riuscire ad aggiornare anche la prossima settimana.
A presto.

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