Stuck With You ||L.S.||

By laabonneenuiit

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Harry e Louis si odiano (in maniera allusivamente simile a un antipatico flirtare) per una stronzata di cui n... More

The Pacifying Chocolate
The Surprise

The Snow

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By laabonneenuiit

Premessa:

I seguenti asterischi sono per aggiornamento tecnico su quello che sta succedendo nella situazione Harry-Olivia-Stunt. Tra le altre cose studio giornalismo, quindi a quanto pare ho il pallino passivo dell'informazione di massa. Se non ve ne frega tranquilli, capisco, passate alla seconda sezione con la VERA premessa della storia. Ci sono anche lì degli asterischi a segnarla.

***

Allora. Tutto inizia qualche settimana fa, quando Harry ha avuto la seconda serata del Coachella e ha portato, nella setlist, la cover di I Will Survive. Ora, se siamo qui a leggere e commentare questa storia penso che tutti sappiamo cosa questo significhi per la fanbase, ma in caso siate nuovi posso spiegarvelo: l'unica altra performance live di questa canzone da parte di Harry risale a sette anni fa, quando era ancora nella band ed era in corso l'OTRA Tour. In particolare, la sera in cui uscirono i BUA (Break Up Articles) che confermavano che sì, Louis ed Eleanor non facevano più coppia. Tra le altre cose nei giorni successivi uscirono articoli su come ''Harry Styles consola il suo migliore amico dalla dura rottura con...'', quando in realtà il ragazzo lasciato in questione e il suo Absolutely Straight Supportive Friend, mentre andava proprio questa canzone, sembravano abbastanza felici dell'intera situazione. Non è stata la cover messa su meglio a livello di organizzazione (ricordiamo anche che di cover in sé i ragazzi ne hanno portate poche), ma al pubblico piacque. Ecco, Harry non la cantò mai più. Fino al ventitré di aprile.

Non l'ha cantata da solo: c'era Lizzo, con lui, una carissima amica di Harry (e cantante) che in interviste successive ha dichiarato che il suo intento iniziale era andare al Coachella non come ospite, ma come spettatrice. Giustamente, è fan di Harry e voleva presenziare alla seconda serata in cui si sarebbe esibito. Ha detto, poi, che Harry l'ha chiamata TRE GIORNI PRIMA dell'esibizione e le ha proposto i duetti, che hanno provato solo tre volte nel suo caravan prima di andare effettivamente in scena. In più, I Will Survive non è segnata sulla setlist, anzi sta scritto solo ''special song'' in verde. Tradotto: Harry ha probabilmente cantato questa canzone per cazzi suoi, senza dire niente a nessuno e facendo venire una sincope di gruppo alla Sony. Il che, per me sempre buono.

Da lì succedono due cose: non solo viene visto con Olivia proprio al festival, ma poco dopo c'è anche la premiere di Don't Worry Darling, che a questo punto sappiamo tutti cos'è. Ovviamente, Olivia ha dovuto presenziare e parlare prima che il film andasse in scena. La cosa strana che è successa è che, nel mezzo del suo discorso, le sono stati recapitati dei documenti legali dal suo ex sulla custodia totale, a lui, dei figli che hanno insieme.

(Potrei aprire un capoverso soltanto per parlare di come questa cosa sia giusta o sbagliata, ma non lo farò. Molti hanno detto che per quanto Olivia sia una brutta persona di per sé, non è giusto in quanto madre un comportamento del genere nei suoi riguardi. Io personalmente non sono d'accordo. E' sbagliato incolpare qualcuno di qualcosa, e a giusta ragione, ma poi declinarlo in un ruolo sociale e farlo passare per la pecorella smarrita della situazione. Olivia evitava quelle carte da mesi e sappiamo tutti che il karma gira. Indipendentemente da quello che sta facendo con lo stunt e perché, non trovo sia una brava persona, non la rispetto, non le auguro il meglio e soprattutto non ho una parola gentile nei suoi riguardi, perché a maggio ragione, se sei madre certe cose non te le scampi. Non ci sono giustificazioni.)

Jason, l'ex, e Olivia erano fidanzati, nel senso che c'era in programma di sposarsi, e avevano due figli, ma si sono lasciati a fine 2020 e, per l'inizio del 2021, è iniziata la cosa con Harry. Il che già ha dato una certa opinione sul ruolo di Harry in quella dinamica, ovviamente, perché sono dodici anni che è considerato un uomo del genere. Ma va bene, andate pure avanti, che a rimanere a crederlo siete rimasti voi e voi. Come vi pare.

Insomma, sappiamo come funziona: si inizia a parlare del film (che da una soffiata a quanto pare fa anche schifo, o almeno lo script) perché si sono messi insieme, se ne parlerà di nuovo perché si sono lasciati. Perché sì, a quanto pare, dagli articoli che stanno uscendo, Olivia 'vuole dedicarsi alla sua famiglia e incolpa Harry Styles per i rumor sul fidanzamento e per averla messa in una situazione così scomoda'. Povero tesoro. Il brodo è sempre lo stesso: Harry che rovina una donna. Bella linea di approccio, Sony, peccato che dopo dodici anni la sua maschera è caduta giusto un po'.

Dopo questi articoli succede questo: Harry rilascia un'intervista dove fa velatamente una merda mezza industria musicale, viene fotografato da solo (due volte) dalla stessa agenzia che ha sempre fatto foto a lui e Olivia, una volta in macchina e una volta con Jeff (il manager di H). Tra queste due foto, e nella seconda Harry sembra anche abbastanza incazzato, un po' come quando entrò alla Sony a fine anno scorso, sono uscite le tracce di HS3. Harry le ha pubblicate DOPO gli articoli su lui e Olivia (che per ora stanno ancora insieme), con una foto sgranata e sicuramente non professionale, cinquantuno minuti prima di HSHQ, che è la sua divulgazione ufficiale. La storia non è stata rimossa, ma SICURAMENTE non è scattata come verrebbe scattata una campagna promozionale. Insomma Harry, prima di fare una merda Jeff, ha probabilmente fatto di nuovo di testa sua. Il che, se mi permettete, incarna il suo essere l'apoteosi dell'acquario. In questi giorni ci sono i Met Gala: non so se Harry è ospite e sicuramente non andrà con Olivia (ma perché non hanno mai fatto niente di così ufficiale), ma io mi spaventerei, se fossi la Sony. Il tema (per chi non lo sapesse il Met è una sfilata a tema usata come raccolta fondi per un museo, credo, e si tiene a NY) è gilded glamour, che è praticamente uno stile del 1870/1900, nato dalla prosperità americana all'epoca. Fondamentalmente ha portato alla scrittura di un romanzo che odio e della moda di pizzo, tulle, velluto, volant e oro. Oro brillante.

Capite perché ho paura, adesso?

(Aggiornamento dal futuro: non si é presentato. Meglio.)

***

Dopo la mia parentesi giornalistica qui di sopra, fatemi tirare un fottuto respiro di sollievo, perché, Gesù Cristo. In caso non lo sapeste, oltre a TFDOM che ho pubblicato il primo maggio la mia ultima storia è YGMD che credetemi, io adoro, veramente, sono fiera di lei, ma la quantità di dolcezza e immediato amore reciproco lì dentro mi hanno DEVASTATA. Io posso scrivere cose del genere una volta all'anno, e basta. Non sono fatta per queste cose. Io voglio il sangue, il conflitto, voglio l'odio, ed eccolo qui. Dio, grazie.

Lo spiego un'ultima volta (poi mi sono rotta i coglioni di integrare sempre la possibilità che voi non abbiate mai letto una mia storia, perché sta iniziando a diventare improbabile): non so quando aggiornerò di nuovo e quando questa storia finirà. Perché io adesso sto scrivendo la terza parte e quando sarà ultimata rimane un grande punto interrogativo. Quindi. Come vi ho spiegato, pur di non essere costante ho dei dubbi. Funziona così. Altrimenti sparivo e ci vedevamo a metà giugno, il che. Gnn. No.

Comunque, questa è SWY. Non so quanto staremo qui, ma sarà un bel viaggio. All the love.

***

I don't want to be afraid
The deeper that I go
It takes my breath away
Soft hearts electric souls
Heart to heart and eyes to eyes
Is this taboo?

***

È incredibile come meno di cinque lettere, un appena accennato, detto tra una pinta di birra e una porzione di patatine, ma detto da Louis Tomlinson, possa cambiare la sua intera percezione delle stagioni, dell'inverno e delle vacanze.

Non è colpa sua. Qualsiasi cosa dice Louis gli risulta automaticamente irritante, solo perché esce dalla sua bocca. Non ci sono eccezioni: potrebbe iniziare a parlare di come ha portato irrimediabilmente la pace nel mondo nella maniera più umile, umana e prodiga, ed Harry vorrebbe comunque cucire le sue sottili, invitanti labbra con del fil di ferro incandescente e un ago avvelenato di cicuta. È una tentazione più forte di lui.

Non ci sono mai state altre misure, tra loro due. Sono tre mesi che va avanti così, praticamente da quando si conoscono. Sono sempre seduti ai lati opposti del tavolo perché Harry potrebbe decidere di usare le forchette per bucargli la faccia giocando al tiro a segno, se solo Louis non fosse impegnato a lanciargli anelli di cipolla perché sa benissimo che l'odore gli dà fastidio, insieme alla sensazione di unto sulla guancia, ma gliene frega? No.

"Ho un riflesso involontario," si giustificava ogni volta, con un sorrisino impertinente "Ti prego, scusami."

Harry potrebbe sgozzarlo sul tavolo, se non sentisse di star facendo un torto a Niall che, poverino, a questa cosa bisettimanale ci tiene. Non l'ha già ucciso soltanto perché vuole bene a lui.

Tre mesi e qualche giorno prima, Niall aveva conosciuto Liam, ed era stato come far scontrare due meteore direttamente proporzionali tra loro e creare da quel boato una galassia idealmente utopica. In parole povere, Liam si era trasferito da una sede all'altra della casa editrice in cui lavoravano sia lui che Niall, che aveva diversi edifici, e dato che operavano entrambi nel reparto stampa e revisione, avevano tanto tempo da passare insieme. Prima, Niall importunava (sì, é il verbo giusto da usare) Harry, che era illustratore, ma quando era arrivato Liam, come una tempesta di sole, parlare continuamente ad Harry si era rimodulato ad una semplice serie di messaggi ogni ora, circa. E più o meno quarantotto ore dopo la loro conoscenza, quando avevano sancito di essere lecite e platoniche anime gemelle, Harry li aveva raggiunti a pranzo.

Liam era un ragazzo molto simpatico, ha giudicato dopo l'esperienza di quell'insalata di pollo consumata insieme. Sorrideva sempre e scherzava in maniera dolce, ti ascoltava, aveva grandi occhi da cucciolo di labrador pronto a riportarti qualsiasi pallina gli avessi lanciato contro.

E, Liam aveva degli amici. Ovviamente. Uno come Liam non poteva semplicemente essere solo al mondo, senza che qualcuno lo apprezzasse (Harry lo dice in maniera positiva), quindi era ovvio che Niall, che soprattutto nell'ambiente della Sisley&Pattern non sapeva stare zitto, avesse deciso di chiamare a gran raccolta le due comitive e unirle nel suo locale preferito. Harry aveva una routine fissa di quando poteva staccare dalla sua scrivania, che si riduceva a provare nuovi drink con Ed e mix di patatine con Calum, ma non aveva paura di stravolgerla, soprattutto per qualcuno come Liam, che poteva essere soltanto attrattore naturale di persone buone, positive e adorabili.

Credeva. E si sbagliava.

Non partiva da una serata perfetta, deve essere onesto, e credeva che uscire e affogare naso, bocca e bulbi oculari in una birra aromatizzata allo zenzero non avrebbe ovviato a nessun problema, ma almeno l'avrebbe ritardato con una sbornia come si deve (di cui si sarebbe pentito, ma non era un problema di quell'Harry, solo di quello della mattina dopo). Il fatto é che amava, il suo lavoro. Leggere libri e poi provare a illustrarli nel modo che la gente potesse sentire il suo lavoro coerente e coinvolto, avere le mani sporche di colori ad olio o inchiostro (adorava i lavori che gli commissionavano in bianco e nero), lavorare alle copertine o ai frontespizi, alle intestazioni dei capitoli, o alla divisione dei paragrafi. Alle lettere iniziali, a volte, un po' più antipatiche, ma soddisfacenti. Come tutto quello che faceva, sel resto. Era davvero soddisfatto.

Normalmente. Insomma, un paio di giornate eccezionalmente detestabili esistevano. Quando aveva a che fare con la maggior parte dei coglioni nel reparto stampa, per esempio (Niall e Liam facevano da binomio eccezionale per confermare quella regola): era ovvio che fossero a stretto contatto uno con l'altro, come settori, e quando doveva sentirsi dire che il suo design non era adatto per il tipo di stampa che loro avevano pensato per quel libro, Harry perdeva semplicemente le staffe, perché non lo facevano con una certa gentilezza, anzi liquidavano le tavole di Harry come se le avesse progettate in cinque minuti. Quando lavorava con Niall e Liam non era così, ovviamente, intercedevano per non far sfociare tutto in una crisi di nervi generale, ma sono occasioni rare: la maggior parte delle volte Harry deve sottostare alla regola che esistono delle gerarchie, e che la sua classe sostava generalmente in basso. Sicuramente più in basso degli impaginatori.

Quindi, aveva delle tavole da rifare, quella sera. Le avrebbe rifatte, nell'immediata serie degli eventi? No. Oh, no. Harry aveva bisogno di bere. In fretta.

La prima cosa che davvero sembrava aver rischiarato la sua serata in maniera non soddisfacente, ma quantomeno vaga, era un posto auto vicino all'ingresso del pub: significava non doversi fare troppa strada nel clima incidentale di ottobre, e potersi subito ritirare là dentro, senza cerimonie.

Problema: qualcuno gli aveva tagliato la strada. In maniera anche abbastanza repentina, sconsiderata e contro qualsiasi norma il codice della strada possa imporre, e tutto questo aveva portato Harry ad un nuovo livello di esaurimento cerebrale. Aveva premuto il clacson, ancora in diagonale per accostare, ma il ragazzo era sceso, gli aveva urlato delle scuse ed era entrato di corsa nel pub. Harry era a un passo (breve e sentito) dal rigargli la fiancata con le chiavi, ma poi aveva gentilmente desistito perché riverniciare due portiere rosse sarebbe stato problematico. E allora aveva rimesso le chiavi in tasca, prima di fare un sorrisetto all'idea che gli era venuta.

Cinque minuti dopo, Harry si era tolto la sciarpa leggera, di cotone, e il cappotto nero, lasciandoselo dietro la schiena: seduto al tavolo più grande del solito, aveva osservato le persone che non conosceva, facendosi presentare Zayn, uno dei migliori amici di Liam, che stava parlando con Ed su qualcosa riguardante gli ultimi mondiali. Ma non era quello che Harry stava guardando, in realtà.

Il ragazzo che gli aveva tranquillamente fottuto il posto stava seduto vicino a Liam, nella sua felpa rossa con colletto di una camicia a quadri che spuntava, e dall'occhiata che gli aveva rivolto, l'aveva persino riconosciuto. "Scusa" aveva detto, senza nemmeno guardarlo troppo in faccia: si era solo sporto oltre un Liam stranamente mogio, per parlargli meglio da sopra il tavolo "Per prima, dico."

"Certo," aveva liquidato freddamente, e poi aveva evitato di rivolgergli la parola per il resto della serata. Non era veramente il momento, visto come si ritirava per via del lavoro. E lui, che agli altri era stato presentato come Louis, non sembrava ugualmente voler avere un particolare effetto su di lui: le sue scuse non si erano prodigate, anzi aveva passato tutto il tempo a parlare a bassa voce con Liam, che fissava la sua pinta di birra e gli rispondeva borbottando. Zayn era meno invasivo in quel processo, provava più a parlare con loro prima di ritirarsi a captare la conversazione, ed Harry l'aveva molto apprezzato. Sì, Zayn gli stava simpatico. Louis, dall'altro lato, era un cazzo di stronzo. Era contento di aver provato a fargli imparare la lezione.

Harry vorrebbe tanto, tanto dirsi che a guidare le sue azioni era stata la pessima giornata lavorativa appena trascorsa, vorrebbe farlo sul serio, così da raccontare a tutti che di solito non é una persona talmente sregolata da pescare certi scatti nervosi dagli anfratti della sua testa.

La verità? Harry é un cazzo di stronzo.

Erano usciti dal pub sentendo l'aria implacabile della zona Est di Londra prendere la loro pelle e strapparla— Tanti pezzettini fatti di brividi di freddo. Harry si era avviato senza dire una parola alla sua (lontana) macchina, dopo aver salutato tutti, tranne Louis. Stava giusto camminando con le gambe appesantite dall'alcool quando aveva sentito la chiave per le porte della beatitudine. La voce di Louis aveva detto:

"Ma che cazzo?"

"Oh?" aveva fatto un sorriso, voltandosi con le mani in tasca: tutti fissavano la macchina di Louis, e Calum fissava lui perché tutti avevano capito quello che era successo tra loro due sull'ingresso del locale, e sicuramente tutti avevano capito chi era l'autore di quella scena.

Due uova erano spiattellate sul vetro anteriore della macchina di Louis, gocciolanti e in parte secche, con ancora gusci, tuorli, albumi e tutto il convenientemente completo arsenale. Louis si era voltato verso di lui con espressione gelida, indicando con il pollice verso la vettura imbrattata:

"C'è un qualsiasi motivo per cui tu dovresti saperne qualcosa?"

"Pensavo che avresti capito" aveva mormorato seriamente, e Louis, sospirando stancamente, aveva allargato le braccia nella sua direzione.

"Che significa?"

"Ho una specie di riflesso" aveva spiegato facendo spallucce, rimanendo a dondolare sul posto "Sai, un po' come— Non so sinceramente se sono in grado di spiegartelo. È come quando vedi qualcuno parcheggiare e improvvisamente ti getti al posto del malcapitato senza nemmeno pensarci. Un riflesso, ecco cos'é. Se ho delle uova in mano devo automaticamente lanciarle contro le macchine degli stronzi. Te lo giuro, mi dispiace, ma non é nemmeno colpa mia. Scusa" aveva aggiunto, imitandolo vagamente mentre sorrideva, agitava le chiavi della sua macchina a metri da lì e se ne andava, dondolando sugli stivaletti.

Aveva avuto la vaga paura che quel suo comportamento, all'improvviso, avrebbe distrutto i ponti sottili appena tirati su con l'incontro di quella sera. Non voleva rovinare la vita sociale di Niall, per antonomasia impossibile da mandare a puttane perché, nella maniera più fraterna e dolce possibile con cui può dirlo, il suo amico é l'equivalente di un animale da festa, ma a posteriori (e senza tuttavia un grammo di risentimento) avrebbe anche potuto evitare di far esplodere quella piccola bomba a fine serata, davanti a tutti, in quel modo.

(Se solo prima non fosse stato Louis, a far esplodere una bomba nel suo meno che fragile ego, niente di tutto questo sarebbe successo in primo luogo.)

(Non é puntiglioso, vuole solo sottolinearlo.)

Non era successo, però. La verità è che Liam era stato recentemente lasciato dalla sua ragazza, Celine, e che di conseguenza era iniziato ufficialmente il tour de force dei bar, degli incontri, dell'uscire. Harry non vi ci poteva sottrarre e sì, in realtà una parte di lui in realtà adorava girare per locali con loro, davvero, era un'aggiunta che dava del pepe alla sua vita sociale, ma il problema, ed Harry non può farci niente, non erano loro. Era Louis.

Avrebbero potuto continuare con dei dispetti continui e, per quanto sarebbe risultato infantile in maniera più che chiara, sarebbe stato comunque meglio di come la situazione era andata effettivamente avanti. Era infatti emerso che se Harry era uno stronzo fino al midollo, irreversibilmente con i torti legati al dito, Louis era per par condicio persino peggio. Di base, Harry gliel'avrebbe potuto concedere, poteva provare ad essere maturo, ma il più piccolo non credeva fosse anche solo vagamente in grado di farlo. Era, o almeno sapeva esserlo con Harry, il coglione della peggior specie. Ogni loro interazione era intessuta sulla base dell'insultarsi, cosa che li portava ad essere posti dal resto della comitiva ai due lati del tavolo, il che comunque non fermava, e non avrebbe fermato, le loro schermaglie. Se uno iniziava, l'altro continuava, e così via: per dare fuoco alla miccia bastava semplicemente vedersi, fare una battuta del cazzo e tutti potevano prendere un sospiro amareggiato perché sarebbe successo, e non avrebbe lasciato indenne nessuno, in primis loro due. Era una cosa che gli infiammava i nervi.

La cosa negativa di Louis é che in un senso contorto era il suo tipo: probabilmente (un avverbio che potrebbe essere comodamente eliminato), se l'evento del parcheggio non fosse mai accaduto, ci avrebbe scandalosamente provato con lui, senza riserve. Il fatto che fosse un bel ragazzo ma contemporaneamente un idiota lo rendeva sempre più detestabile, ma insomma. Harry aveva degli occhi. E gli piaceva guardare, tutto sommato. Però, la semplice e pulita affermazione Louis é attraente veniva bilanciata, e anche pesantemente, da un'altra affermazione ugualmente vera: Louis é una fottuta testa di cazzo. I suoi occhi catturavano la luce in maniera perfetta, poi gli lanciava una patatina solo per farlo incazzare; il suo naso gettava un'ombra sottile sul profilo spigoloso, fatto di zigomi perfetti e labbra schiuse, poi faceva un commento tagliente sui suoi capelli; le sue dita sottili stringevano il boccale di birra, le vene che scivolavano fin oltre il polso, e poi gli versava la birra sul panino per sbaglio. Ogni cosa che notava di lui e che irrimediabilmente lo attraeva attirava una stronzata. Senza eccezioni. Ed Harry era uno di quelli che, per quanto una persona possa essere bella, e Louis, tra tatuaggi, frangia e sorriso, lo era, un gran quantitativo dell'attrazione che Harry provava dipendeva dalla sua testa. E quello era il problema.

Louis é intelligente. In una maniera irresistibile. Per questo, e perché sembrava indirizzare quell'intelligenza a chiunque tranne che a lui, Harry era sempre, costantemente, senza riserve a un passo dal riempirlo di schiaffi. Avrebbe passivamente voluto avere una seria, pulita, anche profonda conversazione con lui, ma gli era impossibile. Louis si divertiva a irritarlo e la cosa lo mandava in bestia. Piuttosto che anche solo sfiorarlo avrebbe preferito farsi tranciare le mani e scioglierle nell'acido.

Ma stava dicendo. Louis, le stagioni, i sì e la concezione di Harry. Giusto.

"Che significa sì?" domanda stupidamente e oh, sbaglia sempre, a fare uscite del genere con Louis. Ne approfitta sempre.

Infatti (maledetto idiota lui, e maledetto idiota Louis): "Che c'è, non é arrivato fino al cervello, dolcezza? Troppi capelli tra le orecchie e tutto il resto? Piccolo, dovresti deciderti a tagliarli. Sul serio."

Anche questo é un cazzo di ostacolo, per lui. Probabilmente lo fanno per alleviare la quantità di acido che si gettano addosso come serpenti, ma fatto sta, ed é incontrovertibile, per quanto Harry non abbia capito come sia iniziato e perché non accenni a finire, che lui e Louis flirtano. E anche spudoratamente.

"L'ho appena fatto" contesta, e anche se non ha senso, rispondergli, Harry lo fa perché morirà, il giorno in cui farà cadere una sua qualsiasi battutina nel vuoto. Louis osserva i corti riccioli e sorride:

"Infatti stai benissimo."

"Tu sei" riprende, arricciando le labbra di disappunto "La persona che più odia la neve dell'intero universo. Come cazzo é possibile che tu voglia venire?"

"Vedi" Louis espira e si poggia alla mano, sorridendo come chi sa perfettamente di essere a un passo dal fargli girare le palle in maniera inesauribile "È che mi mancheresti troppo, per dieci giorni. Non posso concretamente vivere senza vederti due volte a settimana, tesoro."

"Vaffanculo."

"Harry" sospira Niall, ma nessuno (prevedibilmente) lo ascolta. Forse lo trovano anche divertente, alla fine.

"Mi ha sentito."

"Sentirei qualsiasi cosa, da quelle labbra" conferma Louis, senza smettere di mostrare quel sorrisetto alla faccia pallida di irritazione che probabilmente sta mostrando "E poi, non essere esagerato e melodrammatico. Sono solo leggermente irritato, dalla neve, ma niente di più."

Il fatto é questo. È gennaio e hanno deciso di ritagliare dieci giorni per loro, per poter fare una vacanza sulla neve, facendo una grande spesa e affittando una baita, così da poter sciare o in alternativa poltrire senza uscire di lì, con cioccolata, buon cibo e neve. Harry adora queste cose, l'inverno e la morbidezza confortevole della neve e della lana, ed effettivamente ha proprio bisogno di una pausa, di stare poco più di una settimana a leggere e cucinare e accendere il fuoco e stare con i suoi amici. Liam, dopo essersi ripreso da Celine, voleva persino portare la sua nuova fiamma e attuale frequentazione, Maya. Harry l'aveva solo incrociata, ma non sembrava male. Conoscerla gli avrebbe fatto più che piacere.

Poi, no. Louis sarebbe venuto. Per costringerlo a fare lo stesso avrebbero dovuto pregarlo in ginocchio e baciargli i piedi in preghiera. Insomma, Harry non sapeva sciare. Non é il tipo di persona che dovrebbe anche solo essere volutamente avvicinato a qualsiasi tipo di attrezzatura, in realtà. Quindi, sarebbe stato dieci giorni rintanato lì a fare Assolutamente Niente, cosa che, se sfortunatamente conosceva Louis come sentiva di indirettamente fare, sarebbe stata assecondata dal maggiore. Il che, non se ne parla. Preferirebbe morire.

"Allora non contatemi" dice semplicemente, sistemandosi sulla seduta. Louis perde il ghigno per un'espressione seccata:

"Ovviamente, sei un ragazzino."

"Senti chi cazzo parla. Mi hai messo delle mentine nella birra venti minuti fa."

"Era uno scherzo, idiota. Se ti privi di dieci giorni di vacanza perché sai che mi diverte farti girare le palle pesanti che ti ritrovi, non sono fottuti cazzi miei. Io certamente posso ignorarti mentre mi rilasso dal mio lavoro, ma tu? Nemmeno mi interessa. So solo che non mi sottrarrò, perché se voglio so essere civile. Il solo fatto che tu non venga dimostra il contrario. Meglio per tutti."

Ecco qua, l'ha messo all'angolo. Irrimediabilmente. Harry lo guarda malissimo e Louis fa un gentile sorrisetto, inclinando la testa. Sentendo il collo in fiamme, volta la testa al vuoto e incrocia le braccia: "Sei un cazzone. Di proporzioni incontenibili, tra l'altro."

"Continuerai a dirmelo mentre siamo in vacanza, tesoro mio?"

Niall, con in mano il telefono per prenotare, lo guarda in attesa. Harry serra la presa delle braccia incrociate:

"Contami."

Più tardi, lui e Niall sono da soli: hanno prenotato tutti loro più Maya e Bennie, la ragazza di Calum, prima di salutarsi.

"Tu non capisci proprio" gli dice, ed Harry volta la testa. È una bella serata e possono camminare fino a casa, e sono abbastanza sobri per farlo. Le mani in tasca, chiede:

"Non capisco cosa?"

"Non c'eri, a cena? Non hai visto?" domanda Niall, inarcando un sopracciglio scetticamente. Harry scuote la testa, facendolo continuare con ovvietà: "Louis ha fatto una faccia da funerale, a sentire che non venivi per colpa sua. E ha fatto tutto quel teatrino per convincerti a fare il contrario. Ovviamente. È stato chiaro a tutti tranne che a te, che ti voleva con noi ad ogni fottuto costo, amico."

"Ma che cazzo ti viene in mente?"

"Ha spostato mari e monti."

"Mi ha preso per il culo."

"Che è quello che fa in continuazione pur di avere attenzioni da te, Harry" dice spintonandolo, e il riccio evita di cadere mentre lo guarda male, scuro in volto.

"Tu vedi due realtà diverse."

"Io vedo quella che vedono tutti. Louis vuole disperatamente che tu parli con lui tutto il tempo. E adora irritarti perché gli piace, litigare con te. E siamo onesti, tu ami litigare con Louis. Preferiresti litigare un'intera serata con lui che parlare cinque minuti da persona civile con chiunque altro. È una cosa che ti piace. Da morire."

"È la cosa più irritante che io abbia mai fatto" contesta duramente, stringendosi i gomiti al corpo. Niall alza gli occhi al cielo, risolutamente nel torto:

"No, Harry. Facciamo gli onesti per un attimo, ti va? Ogni tua cazzo di relazione é finita perché la gente al tuo fianco ti rendeva un fottuto idolo intoccabile. È la costante di ogni tuo appuntamento, perché a te non piace essere assecondato solo perché hai un bel faccino. A te piace che qualcuno ti tenga testa e ti risponda a tono e tenga la tua mente attiva mentre riesce a trattarti bene, e nessuno dei tuoi precedenti ragazzi l'ha mai fatto. Solo Louis. E la cosa ti piace da matti. Ammettilo e sarai più contento."

Harry non aveva risposto, a quello, aveva alzato le spalle e liquidato con una frase di poco conto, prima di passare a un altro argomento, e allora non ne avevano più parlato, anche se Niall, al suo evitare le parole che si erano scambiati, aveva alzato gli occhi al cielo di prepotenza.

Prenderanno le ferie a spezzoni, quindi arriveranno tutti lo stesso giorno, ma ad orari scaglionati. Harry può prenderle il giorno prima, la sera, quindi conta di arrivare, con un paio di ore di macchina, addirittura per primo. Insiste per provare a farsi la traversata così da lasciare la spesa per i dieci giorni, ma alla fine vanno solo Niall e Liam. Harry lo sa, cosa stanno facendo: il loro nuovo, ibrido gruppo é coeso, ma serve un evento comune che lo leghi definitivamente. E una vacanza in bianco, con la neve e il caminetto e tutto il resto, con chi è così intraprendente sull'usare l'unica pista da scii, sembra ovviamente perfetto. Harry non li biasima per l'idea, davvero. Non é malvagia.

Ma, mentre la sera prima prepara la valigia, pensa a come superare dieci giorni con Louis e aggiunge premuto contro un maglione un pacco di aspirine: é quello color vaniglia che gli piace tanto, preso in una giornata a Camden, e per affrontare Louis non poteva lasciarlo a casa. È quello su cui sta rimuginando: può mai sopportarlo? Per dieci giorni interi? Sa che é infantile, ma preferirebbe spararsi a una tempia. Sa anche che concretamente può sopportarlo, ma Louis lo irriterà in maniera costante e cieca, lo sa. È fatto così. Gli ha fatto quel discorso davanti a tutti, ma alla fine sarà quello che, quando tutti saranno girati, gli pungolerà la pelle solo per farlo urlare e sembrare pazzo. Deve meditare, probabilmente. Così può ignorare Louis per duecentoquaranta ore complessive (Cristo, perché le ha contate? Adesso sembrano infinite).

Ci ha dormito su: non ha sognato, si é avvolto nelle coperte, e sta meglio, crede. Lui e Louis sono persone mature. Lo potranno affrontare. Male che vada si ignoreranno. Funzionerà benissimo.

Affronta il viaggio di ottimo umore: vestito in maniera abbastanza pesante per affrontare il freddo, approccia la macchina e inizia a guidare, un CD nella radio e del tea in un thermos. È un fan dei viaggi lunghi, anche se non li predilige in solitario, ma stavolta ha dovuto: Ed e Calum sarebbero arrivati in tarda serata, lui con la sua ragazza; e nella metà del pomeriggio invece Maya e Liam, con Zayn e Niall sui sedili anteriori, per un totale di nove persone, due matrimoniali, una tripla e due singole. Harry, che si era fatto l'autostrada senza l'antipatico inghippo del traffico, non aspettava altro: avrete capito che gennaio é il periodo dove tutti fanno uscire di tutto, per quanto riguarda l'editoria, ed é oberato di lavoro che il reparto stampa considera come scarabocchi di cinque minuti scarsi, il che no, grazie. Quindi, tutto quello di cui ha bisogno é il dolce candore della neve che piano piano sostituisce la terra brulla, dopo circa tre ore di viaggio da Londra, a inzaccherare alberi, case, cose. Apre il finestrino e il freddo pungente gli buca le guance, ma lo fa anche sorridere, percorso da brividi. Si sente già meglio.

Chiaramente, l'Inghilterra non é decisamente il tipo di posto in cui ci si aspetta lunghe e intricate piste da sci, vette che grattano il cielo, temperature vertiginose e cose del genere, ma almeno può vantare questi posti di montagna, non altissimi ma certamente ideali per gli amanti pigri di questo clima, che offrono baite e piste mediamente alte, anche per chi ha appena iniziato a sciare o vuole persino imparare (non Harry, ovviamente. È adulto, conosce i suoi limiti e non li sfida). Quindi, Niall potrà imparare a rompersi la testa sulla neve mentre Harry impara nello stesso momento come sostituire il suo sangue con cioccolata calda e piccoli marshmallow. Harry adora, la cioccolata calda. È molto bravo a farla. Crede onestamente che ogni conflitto possa essere risolto con una tazza di cioccolata.

Parcheggia nella zona coperta e lascia le chiavi agli addetti della struttura, perché sa e spera, con tutto il sollievo che un essere umano di ventiquattro anni può racimolare per sé stesso, che non riprenderà la sua macchina prima di doversene andare. Risale con il suo borsone nel freddo, tenendosi le braccia strette al petto, la sciarpa che batte contro il naso rosso. Affondando con gli stivaletti nella neve, entra nella reception che gestisce la divisione delle baite, dopo essersi pulito le scarpe. Respira di sollievo alla sensazione di tepore sulla pelle tesa e calda, si passa una mani tra i capelli e si fa avanti, verso il bancone, sorridendo alla ragazza che lo sta occhieggiando da quando ha spinto la porta girevole. In realtà prima di quella zona c'è un'anticamera con un'altra porta molto più pesante, probabilmente per quando il tempo diventa scorbuticamente antipatico. "Buongiorno" saluta, e la ragazza ricambia. Ha un bel maglione con il logo della tenuta ricamato sopra, blu e bianco (Harry ama anche i maglioni).

"Buongiorno" il sorriso che gli sfodera é adorabile, davvero "Posso aiutarla?"

"Uh, sì, io" si passa un ricciolo che gli sta facendo troppo solletico sulla tempia dietro l'orecchio, sentendo lo sguardo su quel gesto perché tra la borsa, il cappotto e la sciarpa lo fa abbastanza goffamente, e lo sa "Sono— Styles. Ho il check-in per la baita ventotto."

"Styles, Harry?" domanda educatamente, dopo aver digitato un po' sul computer.

"Sì, esatto. Uhm, dovevamo arrivare a scaglioni? Quindi per ora ci sono solo io."

Mentre osserva la deliziosa, piccola struttura che fa da ingresso e da distribuzione alle varie baite, la ragazza bionda lo corregge gentilmente: "In realtà, signore, lei é il secondo ad arrivare."

Harry sta firmando il necessario dopo aver mostrato i documenti, quindi alza appena lo sguardo dalla sua firma, la mano ancora impegnata: "Ah, sì?"

"Il signor Tomlinson é arrivato un'ora fa."

Harry posa la penna con una delicatezza disarmante per chi sta provando a non togliersi ogni singolo anello così da ingoiarlo, e domanda, guardandola seriamente: "Non c'è nessuna possibilità per la quale io possa stare in qualsiasi altro posto tranne quella baita almeno finché un altro dei miei amici non arriva a farmi compagnia? No?"

"Signore" dice la ragazza dopo una pausa, confusa e con le carte da lui firmate in mano "Noi... Proviamo sempre ad accontentare i nostri clienti, ma non vedo perché dovrebbe, dato che avete prenotato insieme. Non legga niente di irrispettoso in quello che dico, ma sarebbe..."

"Lo so" si accoda mestamente "Scusa se ti ho messo in una brutta posizione. Hai ragione. Prendo le chiavi e me ne vado."

"Molto bene, signore. Per qualsiasi cosa noi siamo qui. Buona permanenza."

"Grazie" Harry legge velocemente il nome sul cartellino "Hayley. Ci vediamo."

Esce dal doppio, confortevole ambiente della reception e risale verso la baita numero ventotto, seguendo il tabellone indicativo. Sono quasi tutte vuote, in realtà, e non incontra nessuna illuminata prima di arrivare alla sua, che invece ha le luci accese che riflettono sull'esterno. Può far finta di non sapere di Louis e ritirarsi in camera finché non arriva qualcuno e allora mettere su la sua miglior prova attoriale per dire Ehi! Sei arrivato anche tu? Non ne avevo la minima idea! Insomma, chi controlla più i posti dove va in vacanza? Non Harry. Ovviamente. Nessuno lo farebbe. Dritto alla prima stanza singola che trova. Funzionerà.

Louis é direttamente nel salotto: Harry, letteralmente, apre la porta e lo vede, non si sofferma sul morbido tappeto, sugli ambienti di legno, sulla cucina che ha intravisto, e sui deliziosi quadri in inchiostro bianco e nero, che da artista vuole osservare, ma solo su Louis, in jeans e maglione verde, che ha acceso il fuoco e che, con un paio di occhiali, sta leggendo sul divano, accucciato e piccolo, il camino che gli cammina sul profilo mentre alza lentamente la testa e ovviamente si apre in un ghigno verso di lui:

"Amore! Sei a casa!"

"Ti odio con ogni fibra dei miei muscoli" risponde in un sibilo, ma Louis si sta già allungando a osservarlo mentre posa il borsone a terra, attento da dietro le lenti.

"Piccolo, stivaletti e skinny? Sei andato nella neve. Quella roba bagna. Qualcuno non é abituato alla neve? Perché per provare non ti mandiamo fuori in avanscoperta, e vediamo che succede? Come un adorabile, riccio boyscout" Louis si poggia al pugno chiuso e arriccia l'espressione "È umido fuori?"

"Non lo s—" inizia a dire, confuso, prima di guardare dove punta il suo sguardo e appiattirsi i capelli "Dio, sei un cazzo di fottuto ragazzino. Ti detesto."

"L'umidità ti rende suscettibile, tesoro. Perché non vieni a stenderti qui mentre ti massaggio le spalle e ascolto la tua pessima giornata?" ipotizza lentamente, inclinando il capo "Prometto che non ci sarà nessun uovo in cucina. O a portata delle tue adorabili dita. Sai ancora tenere una forchetta o ti cadono?"

"È successo solo una volta."

"Ed é strano, piccolo. Convieni con me che é strano? Oh, quando ti chiamo così fai quella cosa. Ti pulsa un occhio."

"Perché mi irriti."

"O ti eccito."

"Tu mi repelli" sottolinea subito, sibilando. Louis inarca un sopracciglio.

"Okay, adesso non iniziamo a raccontarci stronzate. Io non l'ho mai fatto."

Harry incrocia le braccia: sono passati cinque minuti e tutto questo é già fottutamente stancante. "Okay, quindi se io te lo chiedessi, tu risponderesti di sì?"

"Dipende a cosa, amore."

"Che ti eccito."

Louis lo guarda con l'espressione di chi ha appena ricevuto delle caramelle che non si aspettava di avere: "Harry, amore, io sono attraente, tu sei attraente, e certe cose funzionano così. Non starò a farti nessun discorso su ape che... Non è quello, ma insomma, niente barre per il traffico che si alzano per un camion. Ma Dio, quando mi lanci quelle uova..."

Harry getta il cappotto sull'attaccapanni, poi la sciarpa, prende il borsone di scatto e si avvicina, proprio mentre Louis scoppia a ridere: "Ascoltami bene, stronzo, perché non te lo ripeto."

"Adoro quando dici parolacce, piccolo, é-"

"Non ci provare nemmeno. Senti. Siamo adulti. Sai bene che questa cosa mi dà fastidio. Quindi, per fa—"

"In realtà non lo fa, aspetto solo che tu lo capisca. Ma va bene, continua."

"Per favore, evitiamoci, va bene? Siamo civili e rispettosi. Non parliamoci. Non andiamo in escandescenze. Non litighiamo. E non dirmi queste cose, va bene? Semplicemente... Minimo indispensabile. Okay? Ora io vado a riposare, dimentichiamo... Questo e poi siamo adorabilmente adulti per dieci giorni. Fine della storia."

"Dimmi solo se vuoi un massaggio, piccolo. Ovunque. Scherzavo" aggiunge alla sua occhiataccia, stendendosi sul divano come un gatto "Vai pure. A dopo."

"A dopo" respira, prima di fare un primo tentativo: spia il suo libro e legge la copertina, commentando "Una stanza tutta per sé. Bel saggio. Mi piace."

"Non lo leggo sul serio, uso le pagine per fare la carta alle canne."

Harry lo fissa, Louis ricambia e aggiunge seriamente: "Vuoi un drummino con pagina cinquantadue, per caso?"

"Dio" esala, salendo le scale di scatto, prendendo le sue cose. Louis ride ancora mentre Harry prende la prima stanza singola, chiude le imposte di legno e posa il suo borsone a terra, tirandosi i capelli a ciocche perché be', hanno resistito sei minuti. Louis è un cazzo di bambino fottutamente ingestibile, pensa mentre si mette qualcosa di comodo e si stende, chiudendo gli occhi. Insomma, riposare gli farà bene. Pensa. Spera.

No, no. Deve.

Deve.

E non lo fa. Un tempo indefinito dopo, una mano calda lo sta scuotendo: si sveglia mugolando, con qualcuno (Louis) seduto al suo fianco, che lo tocca. Sbatte le palpebre e sente il fastidio crescergli addosso come una malattia: "Che cazzo vuoi?" domanda, e Louis inarca un sopracciglio con un gesto fluido.

"Buona notizia per te, cuore di panna. C'è stata una tempesta di neve" é tutto molto confuso, per Harry, sente le cose, Louis, quell'informazione, lontane "È tutto bloccato. Strade, porte, finestre. La casa é quasi sommersa, in realtà. La neve é arrivata fino al secondo piano, si é salvata solo la mansarda. Nient'altro."

"Cosa ce ne importa?" domanda confuso, perché in realtà ci sono un paio di problemi, in questa dinamica, anche se hanno la spesa e sono tutti lì e va tutto bene, vero? "Non é che siamo fuori."

"Complimenti, amore. La tua intelligenza mi fa impazzire. Ma. Noi siamo dentro" Louis fa una pausa "E nessun altro, in realtà. Ecco qual é il problema."

"Cosa" biascica Harry, sfregandosi il viso. Louis stira le labbra.

"Harry. Ci siamo solo noi due, qui. Non é arrivato nessuno."

***

"Questa é tutta colpa tua."

Louis, poggiato alla parete, inarca lentamente un sopracciglio: "Sì, Harry, hai ragione, sono stato io a portare una tempesta di neve con la mia danza derivata dalla cultura Maya, e tutto questo perché adorerei rimanere chiuso con te da qualche parte, sono disperatamente in cerca di tempo da passare con il grande Harry Styles e l'unico modo era far fottutamente nevicare, perché questa é la mia cazzo di idea di divertimento. Io e te bloccati da qualche parte."

"Smettila di dire stronzate, Cristo! Riesci almeno a fare questo? Essere adulto?"

"Essere adulto?" urla Louis, squadrandolo incredulo "Io? Quando tu mi hai appena accusato di aver fatto fottutamente nevicare? Ma ti ascolti? Sai almeno perché cazzo non riesci a stare tranquillo in una stanza con me? Perché io sono probabilmente l'unica fottuta persona che non ti dà ragione su ogni cosa che dici! E se pensi che smetterò perché dobbiamo passare del tempo insieme di forza, non sperarci perché te lo giuro, Styles, che impiegherò ogni cazzo di secondo a farti capire che non hai sempre ragione!"

È una situazione più che brutta, e decisamente anche più grave di quanto Harry potesse pensare. Ha dormito durante quella che i meteorologi, gli esperti e la popolazione britannica chiamano la più grande bufera di neve mai vista dagli Anni Settanta. Louis, mentre ancora infuriava, aveva parlato con la reception: sì, acqua, riscaldamento e luce funzionavano, sì, avevano una spesa da consumare e sì, nessuna imposta si era rotta nel mentre. La struttura aveva consigliato di chiudere i battenti di legno oltre che i vetri, così che improvvise scariche di neve non li rompessero. In ogni caso, i primi due piani erano sommersi, e solo dalla mansarda si poteva ancora vedere il mondo esterno, piuttosto che cumuli di bianco ammucchiati tra loro. Louis aveva anche chiuso le imposte e parlato con la reception, che aveva tristemente affermato, allo stato attuale delle cose, che i soccorsi avrebbero ritardato, tra il fatto che non erano in pericolo e quello che effettivamente l'emergenza meteorologica non fosse finita. Quindi, erano ufficialmente bloccati lì, in completo contatto con la reception e con i soccorsi per farli muovere, mentre Niall, al telefono, gli diceva che si scusava e che non aveva idea del maltempo così forte e che sperava stessero il meglio possibile e che i soccorsi lavorassero in fretta e per bene.

(Avrebbe comunque ucciso Niall.)

E, Louis si era rivelato maturo, a quanto pare. In una maniera che Harry non avrebbe mai visto, dato il soggetto, ma grazie a Dio, mentre tra l'altro lo lasciava riposare, aveva anche badato a tutto il necessario. Da una parte, era stato quasi... Gentile, da parte sua. Credeva che Harry fosse stanco e gli ha fatto arrivare il problema davanti il più tardi possibile. È una delle motivazioni per le quali Harry dovrebbe essere appena più clemente con lui, in questo momento.

"Io non credo di avere sempre ragione, razza di fottuto idiota-"

"Tu credi di avere continuamente ragione! E con quell'aria da saputello del cazzo che ti porti addosso non fai-"

"Io non sono un saputello del cazzo, ed é anche il momento che qualcuno ti rimetta in riga, invece che assecondare le tue stronzate da ragazzino! La verità è che io ti sto sulle palle perché sono il primo a non ridere di tutte quelle battutine del cazzo che ogni tanto dici! E non credere che inizierò adesso!"

"Ci sono dei motivi per cui mi stai sulle palle, ma credimi, il fatto che il tuo umorismo sia quello che é non rientra tra questi" sibila Louis, indicandolo "Ma uno, sicuramente, riguarda il fatto che a volte sembra che tu abbia un palo in culo."

"Ti piacerebbe, non é vero?"

"Non l'hai appena detto."

"Se vuoi te lo ripeto anche."

Rimangono a fronteggiarsi con i volti corrucciati e le labbra strette tra loro, le braccia conserte, le sopracciglia aggrottate. Harry respira pesantemente, perché davvero, deve semplicemente calmarsi. Non può permettersi di litigare con Louis, non adesso. Questa é un'emergenza. Devono trattarla come tale e nient'altro— Persone adulte.

"Okay" Harry alza un dito e respira lentamente, dentro e fuori "Siamo— Abbiamo delle priorità, adesso. Uno con l'altro. Controlliamo la spesa, se ci sono danni, che sia chiuso tutto, che funzioni tutto e poi chiamiamo i ragazzi. Va bene? Possiamo farlo senza darci addosso?"

"Immagino" dice Louis dopo una pausa, vibrando un secondo "Insomma. Immagino di sì. Si può fare. Va bene."

Lo rivede molto prima di quanto pensasse, tristemente: una manciata di minuti dopo, più o meno venti, Harry sta chiudendo le imposte in una delle stanze singole, osservando con occhio critico la neve che sta ammassata contro il vetro, rendendo la vista una massa bianca. Proprio mentre compie questa operazione, coprendo tutto con le ante di legno pesanti e facendo scivolare la sicura, Louis (i passi possono essere solamente i suoi) lo approccia da dietro: mentre ancora litiga con il chiavistello, il rumore dei suoi passi lo fa voltare. "Cosa?"

"Allora" Louis si passa una mano sui polsi, sfregandoli "Ho parlato con la reception e con i ragazzi. Loro stanno bene, nessuno di loro era nel mezzo dell'autostrada o abbastanza vicino alla bufera quando é iniziata, quindi stanno rientrando tranquillamente a Londra."

"Menomale" espira Harry, e Louis arriccia le labbra e si poggia alla porta.

"Vero. Ho acceso i riscaldamenti e ravvivato il camino, controllato la spesa, il deposito d'acqua e l'attacco della luce. Per ora non ci sono problemi. Solo, per via della pressione della neve, la reception consiglia di usare la camera in mansarda, che non ha le finestre coperte. Anche per una questione di igiene— Cambio d'aria e tutto il resto. È l'unica libera."

"Okay" continua, guardandolo stranito alla sua esitazione "Allora perché quella faccia così strana? Che problema hai?"

"... Sai cosa?" Louis si sposta e indica con una bracciata sopra le scale, l'espressione impassibile "Vedilo da te."

Due minuti dopo, Harry sta fissando la stanza nella mansarda, poi Louis, accostato contro lo stipite, poi di nuovo la stanza in mansarda, Louis, e ancora il letto. Singolo. A due piazze.

"No" liquida, voltandosi di scatto. Non ha nemmeno voglia di imporsi, quindi aggiunge "Dormirò sul divano. Non ci saranno problemi, ne sono sicuro."

"La tua preoccupazione per la mia schiena mi delizia, piccolo" é la risposta di Louis, pacata "Ma per via dell'emergenza, limitano la luce e il riscaldamento, almeno nelle stanze comuni. Sicuramente nel salotto. Quindi, non puoi dormire lì."

"Accenderò il caminetto."

"Sì, be', dolcezza, non ti lascerò a dormire con un fuoco acceso a pochi passi da te, per una notte intera e, per giunta, in una casa fatta di legno. Ti ho visto inciampare parecchie volte. Non mi sentirei a posto con la coscienza se morissi, piccolo. In più, mi dispiace, prenderò io l'alternativa, qualunque essa sia. Niente discussioni."

"Non dire mai più che sono imbranato."

"Non l'ho fatto. L'ho insinuato. Tu l'hai detto. Se adesso la cosa é asserita non é certamente colpa mia, amore, ma tua."

"Io non— Louis. Abbiamo convenuto di non darci addosso meno di mezz'ora fa."

L'altro sospira e si gratta la fronte con la mano, espirando: "Sì. Sì, hai ragione. Okay. Comunque, la realtà delle cose rimane questa. Non puoi, o non posso, dormire lì. I riscaldamenti si spegneranno."

Harry si passa le dita sulla mascella, guardando il pavimento per pensare. Alza lentamente gli occhi: "Sei sicuro che non possiamo usare nemmeno una delle stanze inferiori? Senza nessuna eccezione?"

"Harry, questo é l'unico piano libero della baita. Se ci servirà, dovremo addirittura provare ad uscire dalla finestra per atterrare sul cumulo di neve qui davanti. Tutte le altre finestre sono bloccate, e mi hanno espressamente detto che è sconsigliato, e poco igienico, dormire in una stanza praticamente sigillata. Quindi, no. Esiste solo questa opzione. Fine della storia."

Harry si districa dei riccioli dalla punta della testa per massaggiarsi la cute— Sta comprensibilmente per avere un esaurimento nervoso. "Okay. Va bene, va bene, niente panico— Possiamo trascinare qui un materasso singolo? E trovare delle coperte?"

"Vuoi davvero sradicare un materasso da due strati di pesanti coperte al piano di sotto e portarlo qui per delle strette scale e una stretta porta, riducendo lo spazio di vita che teoricamente dovremo usare di più, e tutto questo perché non vuoi condividere un cazzo di letto?" Louis lo guarda, gli occhi come lampi, ma la voce fredda "Wow, sul serio. L'idea ti fa così schifo?"

"Non mi fa schifo. E non mi fai schifo. Fisicamente" aggiunge, a favore della scintilla che ha intravisto "Sei una persona normale. Nessun essere umano mi fa schifo. Però, che cazzo, Louis. Condividere un letto? Non é— Non funziona come—"

"È una situazione di emergenza, piccolo, non hai una cosa come una scelta, davanti. Non succederà niente di strano, se può consolarti. Se poi l'idea di me nel tuo letto ti ha già attraversato la mente un paio di volte, allora il discorso é..."

"Louis! Cosa cazzo abbiamo detto?"

"Va bene, va bene! Era solo per dire! Comunque, il letto é grande. Possiamo tranquillamente dormire senza dare fastidio uno all'altro. Facile. Siamo persone mature, no? Io a destra e tu a sinistra."

"Di solito" Harry fa una piccola pausa, dopo già quasi un minuto di silenzio "Io di solito... Uhm. Di solito dormo a destra."

"E allora dormi a destra anche adesso" concede con un sospiro, passandosi una mano tra i capelli "Va bene, per me. Insomma, é... Basta che dormiamo, amore. Sul serio. Non é che mi faccio problemi."

"Io nemmeno" scatta, e Louis inarca un sopracciglio:

"Harry, ti ho appena concesso il posto dove di solito dormo senza battere ciglio, puoi fottutamente evitare di pensare che io ti attacchi con ogni singola cosa che dico? Perché non é così. Grazie mille."

Sente le guance in fiamme, e per questo abbassa gli occhi sulla punta dei suoi calzini rossi: "Hai ragione. Scusa."

"... Figurati."

"Ma smettila con i soprannomi. Rientra nella prerogativa del quieto vivere."

"Ah, sì, no. Non smetterò con qualcosa che ti piace."

"Non mi piace. E chi te l'ha detto mente."

"Me l'hanno detto le tue guance ogni volta che lo dico, piccolo. Ecco" canticchia, ed Harry distoglie lo sguardo di scatto "Ti fanno impazzire. Ti donano" aggiunge, abbassando di poco la voce "E anche molto."

"Non lo fanno" mormora, appena più accondiscendente. Louis si morde il labbro per un secondo mentre gli fa un occhiolino:

"Potrei non assecondarti solo per divertimento su molte cose, ma credimi, su questo non sto scherzando. Dovresti vedere la faccia che fai quando li dico."

"Non faccio nessuna faccia" contesta, ma sa che non é vero. Louis continua a sorridergli in quel modo, infatti, ed Harry si fa avanti per andare fuori dalla stanza e scendere le scale "Non ho ancora parlato con Niall per bene. Vado a chiamarlo. Puoi iniziare a portare la tua valigia qui."

"Grazie del permesso, Sir. Se é ancora con Liam, fai in modo di farci parlare?"

"Te lo passo, sì."

Scende le scale sul mormorio composto dal suo grazie e, dalla sua ex camera, trascina fuori il borsone, lasciandolo in corridoio per quando dovrà metterlo in mansarda.

Ovviamente, per quell'emergenza non aveva parlato con Niall, ma con Zayn. Il suo migliore amico aveva tantissimi pregi che era in grado di riassumergli, ma non sapeva gestire l'ansia. Era meglio sentirlo per telefono solo da quando loro stessi avrebbero saputo cosa fare e come farlo, così da rassicurarlo senza andare ancor più nel pallone che sì, é praticamente quello che si ritrova a fare. Non ne é nemmeno sorpreso. Neanche un po'.

"Ma voi come state?" ripete per la quarta volta "Insomma, la neve vi ha fatto del male o qualcosa del genere?"

"Sì, Niall. Sì é alzata in un enorme pupazzo e ha ucciso Louis. Sto sopravvivendo con i suoi avanzi. La carne delle sue gambe non é male."

"Se fai queste battutine del cazzo, almeno significa che stai bene."

"Grazie della considerazione. Tu sei rientrato a Londra?"

"Una cosa del genere, sì. Zayn sta rientrando adesso dall'autostrada. Ovviamente qui non é arrivata la neve— Solo un po' di sprazzi. Stiamo tutti bene."

"Ciao, Harry" é la voce ovattata dal ricevitore, e il riccio si poggia alla parete.

"Ciao, Zee. Come é andato il viaggio?"

"Inutile. Ci hanno rimandato indietro su un certo tratto di strada per via del meteo. Un fottuto spreco di tempo."

"Immaginavo" sospira, prima che Niall prenda di nuovo possesso del ricevitore, con un rumore ovattato.

''Allora, parliamo un attimo delle cose importanti. Riuscirai a stare un numero indeterminato di giorni bloccato lì senza ucciderlo?'' domanda, e mentre in sottofondo sente la risatina di Zayn, Harry si gratta la fronte e guarda in alto, corrucciato.

''Non lo so, Niall. So solo che qualcuno ha decisamente un occhio su di me, perché se non è sfortuna questa non so che cosa sia. Insomma, tra tutte le persone che potevano arrivare prima di me... E' una tortura. Davvero, un fottuto girone dell'Inferno apposta per me. Solo pensarci mi fa venire da piangere, e lo dico onestamente. Scusa, Zee'' aggiunge, e l'altro fa uno sbuffo divertito e veloce.

''Tranquillo, amico. Ho parlato con Louis, e non l'ha messa in termini migliori dei tuoi, se ti fa stare meglio.''

''Ovviamente non l'ha fatto. Sai cosa? Siamo persone adulte, Santa Miseria'' si lamenta, poggiandosi alla parete ''Possiamo gestirla, anche se alle spalle ci diciamo queste cose.''

''Mh-mm'' mugola il suo migliore amico, per niente convinto, a quanto pare. Harry seguita:

''Non sto scherzando. Sono sicuro che alla fine...'' e deve mettere dentro a quella frase successiva tutta la forza di volontà, la speranza e la credibilità che riesce a trovare, da qualche parte, nei recessi del suo stomaco ''Alla fine andrà tutto alla grande.''

***

Harry si sveglia con movimenti leggeri sulla sua testa, ma non apre gli occhi.

La sera prima non è stata completamente da buttare, deve ammetterlo. Finché avevano il salotto libero, lui e Louis erano stati bravissimi ad ignorarsi e vivere ai due poli apposti della baita, il maggiore con il suo libro davanti al fuoco ed Harry con il portatile nella camera da letto. Avevano chiuso le porte di tutte le altre, per evitare che, anche se una finestra si fosse rotta, il freddo o la neve entrassero oltre lo spazio limitato della stanza. Non potevano avere la stessa accortezza per il salotto, quindi la cosa migliore sarebbe stata rimanere in mansarda, con l'unica finestra libera, ma erano loro due e, ovviamente, la cosa era stata fuori discussione.

Ogni ora parlavano con i soccorsi o con la reception, per assicurare che stessero bene, che tutto funzionasse e che la spesa era ancora sana e salva. Non avevano cose a bassa conservazione come uova o latte, ma almeno tutto il resto c'era, e la cucina della baita forniva qualche spezia in più rispetto a quelle che avevano portato. Non se la cavavano male e, prese tutte le coperte e i cuscini dalle stanze chiuse, sembravano cavarsela abbastanza bene.

A un certo punto, irrimediabilmente, Harry era dovuto scendere per cenare: Louis aveva proposto di farsi semplicemente un panino ma no, era meglio qualcosa di caldo. Lì avevano avuto la loro prima discussione: Louis non voleva che sprecassero il gas dei fornelli, ed Harry, invece, sosteneva che non poteva essere sprecato, se lo usavano per mangiare. Un paio di minacce di usare il suddetto gas per asfissiarsi a vicenda dopo, avevano raggiunto l'accordo per il quale, almeno la sera, quando il sole non batteva sulle assi di legno e sui pannelli, bisognava cucinare qualcosa, invece che accontentarsi di roba fredda. Louis aveva incrociato le braccia:

''Bene. Sono una frana, in questo, spero che tu lo sappia.''

''Ovviamente lo sei. Non mi stupisce, che tu non sia per niente pratico di certe cose'' aveva sibilato, prima di mettersi a lavoro. Avevano mangiato della pasta in silenzio, e Louis non aveva fatto nemmeno un commento, cosa che aveva portato Harry a pensare di aver almeno cucinato bene. Si erano separati per usare due bagni diversi, ed Harry, per evitare l'imbarazzo, era salito in camera molto prima di Louis, che era rimasto a sistemare la cucina, così da essere già addormentato per quando l'avrebbe raggiunto. Aveva parlato con la sua famiglia, poi con i suoi amici, e per quando si era addormentato l'altro lato del letto era ancora vuoto.

Adesso, i suoi capelli vengono leggermente tirati da queste carezze lente, e con un gorgoglio nello stomaco si sposta, soddisfatto, e continua a sonnecchiare, poggiato con l'orecchio al materasso sotto di lui, mentre respira. A un certo punto sente una voce sopra di lui dire lentamente: ''Si vede proprio che sei il tipo da questo genere di cose, comunque.''

Apre piano gli occhi, spostandosi e sentendo un tessuto arricciarsi sotto la sua guancia: Louis lo sta fissando da poco più su, il mento piegato per guardarlo, una mano tra i suoi capelli mentre Harry tiene lo zigomo contro la sua spalla e il naso vicinissimo a un tendine rilassato del collo. Prima ancora che possa essere ben sveglio, si alza di scatto e si mette a sedere: la mano di Louis viene trascinata via, liberandogli le ciocche.

''Ma che cazzo?!''

''Non me lo chiedere'' è la risposta, con voce leggermente arrochita ''Perché non lo so. Io sono andato a dormire steso così, il resto l'hai fatto tutto da solo. Ti piace dormire attaccato a qualcuno, non è vero? E' molto da te.''

''Non potevi spingermi via?'' domanda con voce stridula, e Louis rotea gli occhi.

''No, Harry. Francamente, questa scena è già abbastanza cliché senza che io mi svegli per primo, rimanga scioccato, e ti spinga via urlandoti contro di tenere i tuoi fottuti spazi. Non è che è un crimine trovarsi meglio a dormire con qualcuno, sai? E' successo. Fine della storia. Insomma, non ti chiederò di sposarmi o cose del genere.''

''Potevi evitare di toccarmi i capelli'' si arrende allora, passandoci una mano sopra di riflesso. Louis alza le spalle:

''Era già lì, quando mi sono svegliato. Quando l'ho mossa hai sembrato apprezzare e ho continuato.''

Alza le spalle, guardando le coperte ammucchiate contro le sue gambe: ''Mi piace quando ci giocano. Mi rilassa.''

''Sono cose che capitano'' conferma, prima di lasciarsi andare a un sorrisetto ''E quindi. Il mio tocco non è simile ai serpenti che strisciano ai piedi delle anime infernali, a quanto pare.''

Harry subito sbuffa, rompendo il momento mentre si alza, arruffato e ancora caldo, per scendere le scale: ''Cristo, sei sempre il solito.''

''Perché non ammetti semplicemente che sei attratto da me?'' domanda ad alta voce, dato che ha lasciato la stanza e sta scendendo le scale. Harry fa opportunamente un verso schifato:

''Preferirei annegare in una piscina di acido'' sibila ad alta voce, e dall'altra parte c'è silenzio. Be', almeno ha chiuso la bocca. Uno a zero.

Harry fa colazione da solo: mangia del bacon (al diavolo Louis e il consumo del suo prezioso gas) e del pane in cassetta con burro e un po' di marmellata, prima di sistemare le coperte che hanno lasciato in salotto e valutare se accendere il camino. E' meglio di no, riflette, dato che non possono far passare la puzza del legno bruciato aprendo le finestre. Meglio usarlo il meno possibile, soprattutto ora che hanno i riscaldamenti.

Dopo essersi cambiato in uno dei bagni delle stanze che non possono occupare e aver chiamato sua madre per rassicurarla, dopo aver sentito i soccorsi, si arrischia a smettere di fingere che in quella casa ci sia solo lui. ''Non mangi niente?'' domanda, come se da quella mattina non si fossero scambiati nemmeno una parola. La risposta è secca:

''Mi faccio prima una doccia.''

Poi, una porta che viene chiusa con un po' troppa forza. Harry sente un leggero peso allo stomaco, che non riesce ad identificare, ma piuttosto che sviscerarlo lo mette da parte: sale su in camera e, dopo un'esitazione, sbircia tra i libri che Louis ha poggiato al comodino. Ne sceglie uno, con la premessa di chiederglielo appena lo vede, e strappa un pezzo di carta dal quaderno che si era portato per fare da segnalibro. Avrebbe voluto illustrare qualche paesaggio, ma non vede praticamente nulla. Almeno può usare quella carta in maniera intelligente.

Mentre riprende la via per scendere in salotto, sente dalla porta chiusa del bagno: ''Harry? Fammi il favore e prendimi un telo per la doccia. In questo cazzo di bagno non hanno messo nulla.''

''Non è che non hanno messo nulla'' dice, dopo aver posato il libro su un mobiletto e aver sbuffato ''E' che sta tutto in camera.''

''Be', indovina? Me lo sono dimenticato, ma ho chiuso la doccia e sto morendo di freddo.''

''Avresti potuto tenere la doccia aperta finché non tornavo con il telo, no?''

''E come mi avresti sentito da sotto il getto del soffione, idiota? Dio, dammi questo cazzo di telo e basta, prima che lo usi per impiccarti.''

''Sarebbe troppo doppio. E poco funzionale.''

''Sì, Harry, hai ragione, perché non continuiamo a discutere di come ucciderti da questa fottuta porta chiusa? Vagliamo che l'ipotesi dell'avvelenamento, ti prego, tanto non ho niente da fare.''

''Non hai mai qualcosa da fare, tu. E comunque, ti volevo chiedere-'' inizia, aprendo la porta e facendo avanti il telo, prima di bloccarsi. Louis, dato che non può uscire dalla doccia, sta sporgendo verso di lui un lato del corpo, con capelli bagnati, goccioline sul petto, tatuaggi resi brillanti dall'acqua calda come se fossero nuovi e ciglia attaccate tra loro, il bacino coperto dalla parete nera della porta della doccia, tranne un tratto leggero della curva che scende all'inguine.

''Posso tranquillamente contestarti'' afferma, agguantando il telo ''Dicendoti che io sono costantemente impegnato. Comunque, grazie. Cos'è che mi volevi chiedere?'' domanda, mentre si fa indietro nella cabina e, invisibile, maneggia il telo. Harry, per sua discrezione, alza gli occhi al soffitto:

''Ho preso in prestito un tuo libro, per distrarmi un po'.''

Una pausa: ''Quale?''

''Amori Ridicoli. E' di Kundera.''

''Okay. Me lo riprenderò quando avrò voglia di leggerlo, finito il mio'' Louis spunta di nuovo, adesso, e sbatte le palpebre: ha l'asciugamano in vita, e lo regge con un pugno. Deve esserselo passato addosso, perché le goccioline di troppo sono sparite e i capelli non gocciolano più ''E quindi?''

Harry alza le spalle nella sua direzione, poggiato alla parete: ''Quindi cosa?''

''Cosa ci fai ancora qui? Vuoi che metta su uno spettacolino o cose del genere?'' domanda, inarcando le sopracciglia. Harry si schiarisce la voce, smettendo di osservare il movimento che fanno le sue clavicole ad ogni espirazione:

''Piuttosto, a pranzo ti servo i miei bulbi oculari. Me ne stavo andando'' informa, facendo qualche passo all'indietro. Louis lascia l'asciugamano, che si allenta appena e scende da un lato, per incrociare le braccia dopo essere uscito di lì e aver iniziato a lasciare acqua sul tappeto:

''Sì, certo. Uh, allora, come va nella tua vasca di acido? Si nuota bene?''

''Vaffanculo'' dice di scatto, chiudendogli la porta del bagno in faccia mentre Louis esplode a ridere, piano, dall'interno.

''Se vuoi ti faccio una foto, piccolo. Mi farebbe piacere.''

Oh, lo ucciderà. Sarà meglio che lo tirino fuori di lì il prima possibile, magari lasciando Louis bloccato. Lo odia così tanto che potrebbe quasi consumarsi in una vasca di-

Ah, al diavolo. Lasciate perdere.

***

Le parole EnemiesToLovers (sì, okay, va bene, flirtano) sono musica celestiale per le mie orecchie. Davvero. Come ho detto YGMD è bellissima, ma io sono fatta di questo. Di cose del genere. Di sangue versato, capite?

Vabbè. Ho un po' di vena drammatica ma passatemela. Sono pesci ed é inevitabile.

In più. So che dovevo pubblicare di recente The Sleeping Beauty, ma dato che devo ovviamente mettere mano alla trama l'ho spostata a data da destinarsi. Prometto che ci sarà. Per il resto, sto dividendo le PRE-OIFOE: le scrivo tutte, ma metà circa le pubblico mentre scrivo OIFOE, così non vi abbandono per una decina di giorni a giugno.

Non so quando ci rivedremo (visto? Sono drammatica) ma spero presto. All the love x

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