TEMPTRESS

By Linda_Swann

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AVVERTENZA: Temptress è uno spin-off della storia Swan, si consiglia prima la lettura di quest'ultima. ~ Anch... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17 (Speciale)
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Epilogo & Ringraziamenti

Capitolo 2

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By Linda_Swann


~Nell'immagine: Raphael/Raffaele Vangelion~

Cori, canti angelici infransero l'assordante silenzio che mi attanagliava ormai da troppo tempo.

Erano passati giorni, settimane, mesi da quando ero stata aggredita da Lamia e quell'arco immemore di sonno interrotto aveva portato a impensabili conseguenze.

La prima donna si era risvegliata dentro di me, ma anche Evie era rimasta, creando una splendida ibridazione. Una nuova Eva rinata nel mondo moderno.

Adamo, i suoi figli e la sua punizione con tutte le sue memorie si erano riversati nella mia mente, diventando un tutt'uno e incastonando l'esperienza passata con la mia vita corrente.

Era conosciuta in tutto il mondo la storia d'amore fra Adamo ed Eva, eppure nessuno poteva sapere come realmente fosse stata se non loro due.
Durante il soggiorno in Paradiso era stato un amore passionale e privo di imperfezioni, poi Eva era stata debole facendosi tentare dal demonio e dai suoi complici per una semplice mela, il frutto proibito.

Diventando una mortale, tutto era cambiato per lei; anche il carattere di Adamo era mutato. Era arrabbiato con la donna per essersi fatta tentare e aver fatto cedere anche lui nella tentazione. E, nonostante lei avesse chiesto molte volte il suo perdono e lui dichiarava di averglielo concesso, l'ira dell'uomo si era trasformata in un risentimento crescente. Da quel sentimento scaturirono comportamenti oscuri nel suo essere. Adamo era terrorizzato dalla morte e trasformò il suo amore per Eva in qualcosa di morboso, possessivo e consumato dalla rabbia.

Lei si era sentita tremendamente in colpa e gli aveva concesso tutta se stessa sulla Terra, ma il suo errore più grande era stato commesso sin dall'inizio. Il cuore della ragazza apparteneva ad Adamo, eppure anche un altro uomo aveva attirato il suo interesse: un arcangelo bellissimo da uno sguardo color mare.

Era da sempre stata un'affinità platonica quella per quest'ultimo. Non si era mai permessa di rivelarla a nessuno, non ammettendola mai neppure a se stessa

Con lo scorrere del tempo divenne una sensazione impossibile da ignorare e anche altri si accorsero di quel sentimento crescente in lei, ma ormai era troppo tardi. Aveva mangiato la mela e aveva trascinato Adamo con sé nella dannazione eterna, per cui non poteva assolutamente essere così egoista da cercare la felicità con un altro.

Si dimenticò dell'angelo, andò contro il suo amore per lui e non lo vide mai più.

Sentire quelle voci soavi e melodiose infuse in me un coraggio sconosciuto. Dovevo risvegliarmi e dovevo farlo presto. Nella prigionia avevo solo avvertito qualche parola dall'esterno, ma in quel momento il suono della musica era così limpido da riuscire a ridestarmi da quel sonno forzato.

Io, Evie, volevo essere diversa. Dovevo esserlo, non volevo subire lo stesso destino del mio io passato.

Nella mia attuale vita avevo conosciuto Adam nella mia terra natia, Cipro. Mi era sembrato un ragazzo così perfetto con i suoi comportamenti premurosi, i baci con le sue labbra morbide, gli sguardi languidi dagli occhi celesti in contrasto con i capelli castani.

Stavamo insieme da quasi due anni, finché tutto non si era stravolto.
La nostra isola non mi consentiva di praticare al meglio la mia vera ispirazione: il pattinaggio sul ghiaccio. Dunque, avevo voluto partecipare a una selezione di Parigi per una borsa di studio che successivamente avevo vinto. Sarei stata trasferita nella capitale francese per qualche mese, dove avrei potuto esercitarmi al Grand Palais.

Era l'occasione della vita ed ero entusiasta di confidarla al mio fidanzato. Adam però non fu dello stesso avviso. Ero riuscita a percepire che avesse qualcosa di insolito quel maledetto ultimo giorno e se dapprima avessi pensato che sarebbe stato felice per me, scoprì presto che non lo era.

Mi ricordavo ancora nitidamente come il suo sguardo fosse carico di follia, mentre sbraitava contro di me. Era geloso, mi aveva accusata di avere un altro uomo, di andare a Parigi con lui e di abbandonarlo dopo tutto il tempo trascorso assieme.

Avevo tentato di rassicurarlo in tutti modi, invitandolo anche a venire con me. Nonostante la sua insicurezza, il mio rammarico nel non saperlo felice a una notizia del genere, volevo stare con lui. Al suo fianco mi ero sempre sentita confortata e amata, perciò desideravo mantenere il mio legame sentimentale.

La mia proposta però non aveva fatto altro che peggiorare la situazione. Lui aveva assunto un comportamento quasi violento, sbattendo e lanciando oggetti per terra e ovunque. Era convinto avessi una relazione e lo stessi provando a ingannare.

Non aveva voluto sentire ragioni: dovevo rimanere con lui o mi avrebbe lasciata se non peggio.

Nelle antiche usanze del passato avevo compreso da Eva che non fosse raro considerare la donna come un vero e proprio oggetto: la società approvava e sollecitava affinché la donna dovesse obbedire in maniera assoluta all'uomo. Solo quando i ricordi di Eva mi erano sopraggiunti, avevo scoperto che Adam o Adamo si era sempre comportato in quel modo manipolatorio e calcolatore, assoggettando il volere di Eva attorno a sé.

I suoni divennero più limpidi e distinti. Era la prima volta che i miei sensi erano così sviluppati da poter avvertire il lieve bruciore delle palpebre, prossime ad aprirsi.

Tuttavia, io mi ero comportata in modo differente da Eva. Eravamo nell'epoca moderna e di certo ero cresciuta con ben altri valori.

Quella sera avevo avuto i riflessi pronti, con il cuore infranto ero fuggita da lui. Lo avevo lasciato così: nella notte più nera della nostra relazione, senza sapere se avremmo mai avuto un futuro insieme o se fosse finita per sempre. Ero andata a Parigi ed ero stata intrappolata nel ciondolo di Lamia, dato successivamente al re degli inferi.

Socchiusi gli occhi, abituando pian piano la mia vista alla luminosità circostante. Una luce bianca sovrastava quel luogo e inizialmente non riuscivo a distinguere le sagome che mi circondavano.

Dopo mesi trascorsi in prigionia e in agonia quella mi parse solo una delle mie ennesime visioni. Eva mi aveva più volte mostrato l'Eden e il Paradiso, ma mai avevo potuto sentire sulla mia pelle l'aria soffiare e la luce del sole posarsi sul viso.

Mi misi seduta, rendendomi conto solo in quel momento di non trovarmi più nel ciondolo stregato della terrificante Lamia.

Il terreno sotto di me era morbido e avvertire la sensazione reale di poterlo sfiorare con i polpastrelli delle dita fu unica. Ero libera.

Dopo che la mia visuale divenne ancora più nitida, alzai lo sguardo e potei distinguere quattro uomini attorno a me. Esseri perfetti dai capelli biondo sole e occhi blu lapislazzuli. I tratti dei loro visi erano delicati e armoniosi, ma trasudavano virilità e una bellezza di pura perfezione.

Mi sollevai da terra, fissando ognuno di loro. Angeli, creature splendide con possenti ali.

Mentre ero intrappolata nel mio "sogno" di un'eternità apparente, avevo appreso ogni realtà nascosta dei regni ultraterreni e dei loro abitanti. Per quanto il passato di Eva fosse stato ingiusto, mi aveva mostrato anche le parti belle della sua vita: gli splendidi paladini del Paradiso al suo fianco e la magnificenza del regno dei Cieli.

Li fissai. Nessuno dei quattro aveva ancora proferito parola e non riuscivo a comprendere se la mia presenza potesse essere desiderata. L'ultima volta ero stata cacciata proprio da uno di loro e non ci sarebbe stato nulla di strano se lo avessero fatto nuovamente.

Dalle loro espressioni vacue e gli sguardi sorpresi sembrava che qualcosa di nefasto stesse per abbattersi inevitabilmente su di me e una spiacevole realtà stesse per fare capolino da dietro l'angolo.

Incontrando i loro occhi nei miei, sapevo di conoscerli tutti e a loro volta loro conoscevano me. C'era il Salvatore, Michele, dall'aspetto nobile e maestoso, l'arcangelo più potente di tutti e il vincitore delle tenebre profonde. Gabriel, il messaggero, si era lasciato crescere la barba e le sue iridi cerulee trasmettevano una grande saggezza dall'ultimo nostro incontro.

Alle mie spalle altri due arcangeli limitavano l'ambiente circostante. Mi voltai a osservare anche loro.

Uriel era la giustizia sovrana del Paradiso e precedentemente alla Cacciata dal Paradiso avevo potuto ricorrere più volte al suo consiglio.

E poi vidi lui e tremai, mentre l'intero pianeta smise di girare su se stesso. I ricordi iniziarono a vorticare ferocemente nella mia mente passata e presente, da notte a giorno e passando da Eva a Evie a ripetizione.

Mi inumidii le labbra, costringendomi a respirare. Il mio cuore cominciò a palpitare con battiti frequenti e lo sentivo come stretto in una gabbia invisibile, pronta a esplodere. Quell'uomo era l'unico di cui la prima donna mi avesse mostrato meravigliosi sogni.

Capelli biondo miele, occhi blu come il più profondo degli oceani e labbra rosee dall'aspetto estremamente invitante.

Il mio sguardo fu subito richiamato dal fisico muscoloso e allenato, ricordando la sublime sensazione delle sue braccia attorno al mio corpo. Deglutii piano avvertendo le parole incastrate in fondo alla gola dall'emozione.

I miei occhi lo scrutarono dall'alto in basso. L'angelo indossava una tenuta militare fatta di stoffa bianca e bottoni argentati lungo l'allacciatura; mentre fantasie arricciolate in cristallo adornavano il petto e le spalle. La schiena era invece avvolta da un mantello di tessuto argenteo.

Inconsapevolmente e inspiegabilmente le mie gambe cominciarono a correre nella sua direzione. Ogni singola parte di me mi spronava a cercare la sua protezione, la sicurezza che quell'uomo era capace di infondermi. Eva o Evie non aveva più importanza, c'era lui. Dopo secoli di negazione era sempre e soltanto lui.

Mi venne estremamente facile cercare rifugio fra le sue braccia, gettandogli le mie al collo. Il suo profumo di mandorle e menta era estremamente buono, mentre il mio corpo minuto si stringeva in un abbraccio così spontaneo al fisico da guardia di lui. Ogni mio muscolo si rilassò, ciascuna ragione venne offuscata e tutti i pensieri scivolarono via.

«Raffaele» pronunciai il suo nome con estrema delicatezza, quasi con timore di spaventarlo o indurlo ad allontanarsi.

Gli occhi mi si appannarono e copiose lacrime cominciarono a bagnarmi le guance. Non avevo più avuto modo di vederlo dopo la mia cacciata dal Paradiso e solo in quel momento compresi quanto a Eva, quanto a me, fosse mancato. Nonostante dovessi sembrare inopportuna, non mi importava più degli spettatori presenti. Ero stata rapita e ingannata, non avevo più nessuno se non Raffaele.

Quando mi staccai, finalmente potei studiare il volto della creatura dei cieli a poca distanza dal mio. Il suo sguardo turchese si incastonò perfettamente nelle mie iridi nocciola, intrappolandole in un familiare gioco di sguardi.

La purezza di quel semplice contatto mi fece sentire subito meglio e come una calamita ero attirata da lui, inerme da qualsiasi lucidità.

Mi accorsi di quanto eravamo da sempre stati due pattinatori sul ghiaccio perfetti: intrappolati in una danza maledetta che solo la rottura del ghiaccio aveva portato alla fine. Da violenti desideri nascevano infausti destini e il nostro fato era stato fra i più avversi.

«Eva, non piangere...» sussurrò lui, prendendo il mio viso fra le mani e raccogliendo con i polpastrelli dei pollici ogni goccia.

«Evie. È il mio nuovo nome, mi piace di più» lo corressi con un tono così zuccherato in cui a stento riconobbi la mia voce. Con il mitigarsi delle sensazioni di sorpresa iniziali, mi accorsi di quanto dovessi sembrargli ridicola.

Improvvisamente lui distolse lo sguardo e fece cadere le braccia lungo il corpo. Avevo detto qualcosa di sbagliato?

Ali piumate e bianchissime sporsero dalle sue spalle, irradiandomi di pura luce angelica. Andarono ad avvolgermi attorno alle mie spalle, celandomi alla vista di tutti gli altri.

Nonostante Eva le avesse già viste in passato, rimasi a bocca aperta, estasiata da una delle meraviglie della natura. Bianche piume si diramavano dalla schiena di Raffaele fino a giungere alla mia, avvolgendomi in una dolce stretta.

Sciolsi Raffaele dal nostro abbraccio, per poi allungare la mano e accarezzare con le punta delle dita ciò che rappresentava uno dei miracoli del creato. Eva non aveva mai osato tanto, ma in quell'attimo non riuscii a pensare a nulla di più giusto di quel legame.

«Ti ho offeso in qualche modo?» domandai timidamente, turbata da quel brusco cambiamento.

«Evie, non sei propriamente vestita.» La sua voce quasi tentennò, mentre le pupille spostate di lato si erano dilatate visibilmente e le palpebre socchiuse per le mie carezze.

Osservai i miei indumenti e arrossii vistosamente, capendo poiché non potesse più guardarmi. Avevo indosso solo un vestito elegante di un rosa pallido, ma decisamente troppo trasparente e, sebbene la parte sotto fosse coperta anche da un intimo, sopra non avevo nient'altro che il tessuto.

Le mie prosperose forme erano decisamente in bella vista e io le avevo appena mostrate nel dettaglio al mio arcangelo preferito.

Qualsiasi uomo avrebbe approfittato di quella situazione sconveniente per fissarmi spudoratamente, ma non Raffaele. Aveva subito discostato lo sguardo da me, seppure anche lui fosse un uomo e non troppo abituato alla nudità femminile. In Paradiso vi era sempre stata sobrietà.

Le sue mani corsero sotto al mento e sbottonò i due bottoni iniziali d'argento. Con le braccia mi strinse a sé, mentre ritirò le ali nella schiena e liberò così il mantello dalle spalle. Me lo avvolse attorno con il suo morbido tessuto, celando a tutti le mie forme e formando un piccolo nodo proprio sotto al petto. Era più alto di me e muscoloso, il suo indumento mi stava grande, ma riuscii a coprire quanto poco prima solo a lui avevo svelato.

Il mio cuore continuò a battere a mille. Nonostante le circostanze, la sua dolcezza sarebbe sempre rimasta. Raffaele era ancora un principe dall'armatura scintillante, ma anche il desiderio primordiale passato attraverso i suoi occhi per un singolo istante mi aveva lusingata.

Non ebbi nemmeno il tempo di ringraziarlo che sentii un lancinante mal di testa attanagliarmi la mente. Barcollai e se non fossi stata ancora stretta a lui, sarei caduta.

«Non mi sento bene.» Affondai la faccia fra le mani, massaggiandomi le tempie con le dita senza successo.

Impanicata, strizzai le palpebre, mentre la sagoma di Raffaele cominciò a farsi più oscura e i bordi del luogo iniziarono a vibrare. Riuscii a sentire solo in sottofondo il profondo timbro di Raffaele che mi invitava a guardarlo e a respirare, mentre le altre voci degli angeli si erano fatte più vicine e preoccupate.

Chiusi gli occhi, mentre avvertii le mie forze venire meno. Le forti braccia di Raffaele giunsero appena in tempo così da non farmi cadere.

«Non lasciarmi» sussurrai, non vedendo nulla e in preda al dolore.

Raffaele mi prese in braccio e mentre nascosi il viso nell'incavo del suo collo, l'oscurità mi avvolse.

#Spazio Autrice#:

Buonasera Swaners,

Volevo ringraziarvi per essere giunte fin qui e finalmente abbiamo potuto rivedere il nostro Raphael/Raffaele.
Mi auguro non sia risultato confusionario comprendere che la parte in corsivo fossero i pensieri di Eva/Evie, mentre la parte normale il risveglio dettato dagli angeli (nel caso ho usato questo spazietto per fare chiarezza)!

Dunque, vi è piaciuto questo capitolo? Siete ansiose per il prossimo?
Fatemi sapere cosa ne pensate,
Auguro a tutti una buona serata⛸️✨

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