La signorina Hashimoto riconsegnò i compiti in classe. Giunta al banco di Taiki, sciolto sul banco privo di energie, lasciò che il test gli cadesse in testa.
"Signor Kikuchi, così spossato per una semplice verifica? Non pensavo fosse tanto impegnativo prendere poco più della sufficienza."
"Sufficienza?", domandò Kawanari afferrando il foglio per sventolarlo sotto il naso dell'amico. "Rialzati, valoroso guerriero. Hai sconfitto la temibile matematica", declamò assumendo una ridicola posa amletica.
Taiki alzò gli occhi quel tanto che bastava per leggere il voto e in men che non si dica fu in piedi, in cerca di errori che forse l'insegnante aveva trascurato. Una volta sicuro del risultato, passò per il banco di Akane, che aveva l'aria di chi avesse visto un fantasma, e si precipitò da Miu.
"Ammira", le disse fiero, tenendo il foglio ben teso.
Lei scorse attentamente tutti i passaggi dell'inchiostro disordinato.
"Hai commesso lo stesso errore in quasi tutte le equazioni. Ti è andata bene che hai fatto i conti giusti."
Imbarazzato per la ramanzina, ridacchiò nervoso. È tornata la solita Miu...
Controllata l'ora, notò che si stava facendo tardi, perciò salutò l'amica e fuggì dalla classe; aveva un appuntamento immancabile.
Uscito da scuola, per prima cosa si precipitò a recuperare i fiori prenotati al negozio poi, arrivato a destinazione, si tolse i rollerblade e percorsi in silenzio alcuni viali, si fermò infine di fronte a una lastra di marmo lucido.
"Ciao, papà, scusa se ci ho messo tanto."
Deposti i fiori e acceso un incenso, si sedette guardandosi intorno: quel pomeriggio, a parte qualche individuo che puliva le tombe dei propri cari, il cimitero era deserto.
"Prima di raccontarti che cosa mi sta succedendo in questo periodo, guarda: ho preso la sufficienza con la professoressa Hashimoto, ci credi? Ammetto che non è tutta farina del mio sacco, mi sta aiutando Miu, una nuova amica un po' speciale... ma non nel senso in cui la intendono i Fujita", si corresse allarmato. "È speciale perché lei non è umana. Proviene da un mondo chiamato Zemlyan. In realtà, voi due vi siete già conosciuti e lo sai, papà, l'ho sempre saputo che eri un eroe."
Il ragazzo trattenne le lacrime mentre ricordava quello che il genitore aveva fatto per la compagna. Asciugati gli occhi narrò alla lapide la scoperta delle cause dell'incidente, delle avventure vissute a partire dalla rimpatriata al tempio, fino alla visita al nuovo regno, spremendosi per non dimenticare neppure un dettaglio.
D'un tratto, un rumore alle spalle lo spaventò e lui si voltò di scatto pronto ad alzarsi. Ma a parte un mucchio di foglie secche svolazzanti, non sembrava esserci nulla di sospetto.
"Immagino sia merito degli allenamenti se ho i riflessi pronti... Ora è meglio che vada. Mi manchi, papà. Ti prometto che sarò coraggioso come lo sei stato tu", lo salutò con l'amuleto stretto in una mano e con l'altra a sfiorare la sommità della fredda lapide, in cerca di una carezza che non sarebbe mai potuta arrivare.
Raccolti da terra lo zaino e i pattini, si avviò lungo il sentiero con una folata di vento caldo a scompigliargli la chioma. Le foglie secche scricchiolavano sotto le scarpe e gli cedettero il passo in una danza colorata d'autunno. Nell'avanzare, guardando tra i riflessi del sole che saltavano da un marmo all'altro, gli sembrò di scorgere una possente zampa artigliata.
Regalato un sorriso alla propria fantasia e a quel drago immaginario, decise che avrebbe fatto una passeggiata prima di tornare al ristorante.
◾◾◾
Svoltato l'angolo, Taiki recuperò il telefono e, una volta acceso, una serie di notifiche invasero lo schermo. Miu aveva tentato di chiamarlo varie volte, lasciandogli persino un messaggio vocale. Incuriosito, e preoccupato, lo ascoltò.
"Ciao, Taiki, puoi chiamarmi appena puoi? Ti dovrò sottoporre a una grande prova molto prima di quanto immaginassi: conoscere il resto della mia famiglia. Ah, tranquillo! Al lavoro ci ho pensato io."
Non riuscì a sentire il suono di fine messaggio che, in preda a strani presentimenti, aveva già composto il numero.
"Ciao, Miu, eccomi. In che senso hai pensato tu al lavoro?"
"Ciao. Ecco, dato che non rispondevi ti ho cercato al ristorante. Il tuo capo è stato molto gentile, mi ha spiegato del tuo impegno e, a proposito, non volevo disturbarti. A ogni modo, gli ho chiesto se potevi prendere un permesso e ha detto di sì. Poi ha aggiunto che sei un bravo ragazzo e ci ha dato la sua benedizione. Quest'ultima parte non mi è chiara, non ho familiarità con le vostre usanze."
"No, no, no, no, non è niente, scherzava!", esclamò Taiki rischiando di cadere. "Hai detto che dovrò conoscere il resto della tua famiglia?"
"Sì, dovremmo incontrare gli altri a Yokohama domani, la città in cui vive Kalooy. Ci sarà anche Eiji."
"Domani? Cioè quel domani? Tra poche ore?"
"Esatto."
Taiki ci pensò su.
"Questa volta ci conviene utilizzare un mezzo di trasporto terrestre. Non vorrei presentarmi ai tuoi fratelli fradicio. Se mi invii l'indirizzo del ritrovo posso passare a prendere i biglietti del treno. A meno che non sia più comodo l'autobus."
"Il treno è perfetto, ho già verificato: ci vorranno un paio di cambi e poco più di quattro ore per raggiungere la città, quindi ci conviene partire presto."
Deviando per raggiungere la stazione, Taiki fu in breve con i biglietti tra le mani. Se da una parte sentiva di aver fatto un buon lavoro, dall'altra l'idea di non sapere che cosa aspettarsi dall'incontro cominciò ad agitarlo.
Infilati i tagliandini in tasca vide qualcuno dal lato opposto della strada che si stava sbracciando e che scattato il semaforo gli corse incontro. Era Akane che lo raggiunse con il fiatone e un sorriso raggiante.
"Ciao, Taiki, ti ho intravisto da lontano. Ti disturbo?"
"Ciao, certo che no. Che ci fai da queste parti?"
"Potrei chiederti la stessa cosa. Oggi sei uscito così in fretta dall'aula che ho pensato non ti sentissi bene", disse lei con gli occhi stretti in fessure curiose.
"Dovevo passare al cimitero", le rispose sincero.
"Scusami, sono stata inopportuna...", ammise imbarazzata per poi ricomporsi. "Visto che siamo qui, ti andrebbe di mangiare qualcosa insieme? Hanno aperto una nuova pasticceria e mi piacerebbe provarla."
Taiki, che aveva la testa altrove, ma nessun vero motivo per rifiutare, decise che non aveva voglia di accampare l'ennesima scusa.
"Okay, ho un po' di tempo prima del turno."
Akane, sprizzante di gioia, si mise al suo fianco.
Lungo il tragitto, l'amica provò a coinvolgerlo in una conversazione sulle ultime tendenze musicali, ma a ogni constatazione lui si limitava a sorridere senza ascoltarla davvero, assalito da altri pensieri. Cosa sarà meglio indossare? Immagino che un paio di jeans e una felpa saranno sufficienti. Per fortuna, Miu ha detto che ci sarà anche Eiji. Potrei farmi dare un consiglio da lui...
"Quindi?", domandò l'accompagnatrice fissandolo.
Taiki sbatté le palpebre: non aveva la minima idea di che cosa gli avesse chiesto.
"N-non saprei. Guarda, siamo arrivati."
Il locale in cui entrarono era decisamente zuccheroso: i colori delle pareti, gli arredi, persino i lampadari ricordavano dei dolciumi. Per non parlare delle cameriere, veri e propri bignè rosa confetto.
Una ragazza con il cappello a ciliegina li fece accomodare a un tavolino al centro della sala, lasciandoli con i menù per qualche minuto prima di tornare a prendere le ordinazioni.
"Ci sono così tante cose tra cui scegliere. Taiki, tu hai già deciso?"
"Di sicuro qui non ci sono gli orfinni", rimuginò sovrappensiero, mentre le ragazze inclinavano la testa confuse.
Prima che potessero fare domande, lui si guardò attorno.
"Se quella è una torta menta e cioccolato, vada per lei. È la mia preferita", disse indicando un tavolo poco distante.
"Anche per me, stavo giusto per ordinarla. Menta e cioccolato, allora", sottolineò Akane poco convinta. Ma il velo di delusione non durò a lungo, perché la cameriera tornò mortificata.
"Ragazzi, mi dispiace. È rimasta una sola porzione menta e cioccolato. In alternativa posso proporvi..."
"Nessun problema. La torta del giorno è la cheesecake alle fragole. Prenderò quella."
"Sei sicura? Posso ordinare qualcos'altro", si offrì Taiki recuperando il menù.
"No, figurati. Confermo la cheesecake", insistette Akane, quasi strappandogli la carta di mano. Dopo di che cambiò argomento. "Ho saputo che sei riuscito a superare il test di matematica. Io ho avuto qualche difficoltà. Magari potresti darmi delle ripetizioni."
"Credo sia stata solo fortuna."
"E non è che, invece, questa fortuna abbia un nome? Ad esempio, Miu?"
Taiki deglutì, ma mantenne la calma.
"In effetti, qualche giorno fa le ho chiesto se poteva prestarmi gli appunti. Devo dire che sono più comprensibili di quelli di Eiji."
"Quindi non vi siete visti di pomeriggio per studiare? Pensavo ti avesse aiutato di persona."
"Tra il club di nuoto e il lavoro, dove avrei trovato il tempo di fare lezioni extra?"
Akane si ricompose, sollevando i palmi con fare innocente.
"Non ti sto accusando, Miu è bravissima. È solo che ultimamente mi sembra abbiate legato, e sarei contenta se si stesse facendo degli amici, tutto qui."
Un vassoio calò sul tavolo: le torte apparivano deliziose nel profumo e nell'aspetto.
Prima di fiondarsi a mangiare, Taiki offrì ad Akane un assaggio del proprio dolce che lei declinò con garbo, cercando con più insistenza di far mangiare a lui un pezzo del proprio.
Sul finire delle proprie porzioni, un'inserviente, con una parrucca simile a zucchero filato, si avvicinò e porse ai ragazzi un piattino.
"Questo biscotto lo offre la casa. È fatto per essere condiviso e portare fortuna alla coppia." Akane arrossì e si mise a giocare con una ciocca di capelli.
"Ma noi vede, non siamo... cioè io e lui non..."
"Noi non siamo fidanzati", intervenne Taiki per risolvere l'equivoco.
La cameriera fece spallucce e si allontanò, lasciando loro il cuore fragrante, decorato con disegni che a Taiki ricordarono la pelle degli zemlyani.
"Perdonami, Akane, devo proprio andare", le sorrise raccogliendo le proprie cose e la metà del biscotto che gli spettava.
"Giusto, il lavoro", sospirò lei. "Allora ci vediamo domani."
"Sicuro, a domani", le rispose, ricordando nel frangente successivo di averle di nuovo mentito.