Tecum

By azurahelianthus

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#2 VOLUME DELLA SERIE CROSSED PATHS "𝐿𝑒𝑖 π‘’π‘Ÿπ‘Ž π‘Žπ‘›π‘π‘œπ‘Ÿπ‘Ž π‘’π‘›π‘Ž π‘›π‘œπ‘‘π‘‘π‘’ π‘ π‘’π‘›π‘§π‘Ž 𝑠𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑒... More

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I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
VII.
VIII.
IX
X.
XI.
XII.
XIII.
XIV.
XV.
XVI.
XVII.
XVIII
XIX.
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XXI.
XXII.
XXIII.
XXIV.
XXV.
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XXVIII.
XXIX.
XXX.
XXXI.
XXXIII.
XXXIV.
XXXV.
XXXVI.
XXXVII.
XXXVIII.
XXXIX.
XL.
XLI.
XLII.
XLIII.
XLIV.
XLV.
XLVI.
XLVII.
XLVIII.
XLIX.
L.
π„ππˆπ‹πŽπ†πŽ.
𝐔𝐍𝐀 𝐋𝐄𝐓𝐓𝐄𝐑𝐀 𝐏𝐄𝐑 𝐓𝐄
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XXXII.

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By azurahelianthus

«Mi sei mancato, dannazione». Lo strinsi fra le braccia come un'ancora di salvezza e lui fece lo stesso, ma non senza prima avergli scombinato tutti i capelli bianchi perfettamente stirati e in piega.

Lo sentii ridacchiare. «Mi sei mancata anche tu, amor meus».

Facendo parte di due classi diverse, essendo io una Élite, viste le mille regole severe del Geenna, i nostri incontri si erano quasi azzerati. Tranne oggi, che era domenica, Denholm era partito per Denver e Dantalian ci aveva dato le chiavi dell'auto di Melville, dicendoci che avevamo assai bisogno di una giornata come i vecchi tempi. Solo io e mio fratello, dopo ben quattro anni.

Presi un morso della fragola sporca di cioccolato, che avevamo comprato in un negozietto vicino al punto in cui ci trovavamo, perché entrambi andavamo matti per la frutta. Io di fragole, lui di kiwi.

«Come stai?». Parlai con la voce attutita dalla fragola.

Mi osservò sorpreso. «Dovrei chiederlo io a te, dopo quello che è successo l'altro giorno».

«Er, ti conosco come le mie tasche. Anche se non ci siamo visti molto in questo ultimo periodo al Geenna sei ancora mio fratello e io so bene che quando stai male non lo dici, lo nascondi e cerchi di nasconderti nel dolore altrui. Oggi non sarò così». Lo rimproverai con lo sguardo.

Sospirò. «Che devo dirti? Che devo dirvi? Che dalla battaglia la mia vita è andata a picco come il titanic e non è più risalita? Che con Med va tutto male, perché più lo guardo più mi ricordo cos'ha fatto? Dannazione, mi ha lasciato quando io avevo più bisogno di lui, dopo la tua morte. Lo so che non aveva altra scelta, ma se lui me l'avesse detto...».

«Sarebbe cambiato qualcosa se l'avessi saputo prima? Credi davvero che saperlo ti avrebbe preparato il cuore a ciò che stava per succedere? Perché nel mio caso è stato così e credimi, non è cambiato un cazzo». Mi dimenai sul posto, a disagio, e giocai con il telo da spiaggia che avevamo usato per fare un picnic.

Io lo sapevo di Med, sapevo chi fosse, ma non che... sarebbe potuto mai succedere quello che sarebbe successo. Mi sentii in colpa perché forse avrei dovuto dirlo ad Erazm, ma decisi di far finta di nulla, proprio come non avrebbe mai saputo delle cicatrici sulla mia schiena. Certi pesi era meglio che li sostenessi io al posto suo, perché lui non avrebbe mai avuto la forza necessaria per non spezzarsi. Neanche io, probabilmente, ma per lui ce l'avrei fatta.

Fissò un punto vuoto. «Tu hai saputo perdonare Dantalian perché, alla fine, qualunque cosa lui abbia fatto di brutto l'ha fatta solo per te o per gli altri. Med ha dovuto scontare un pegno della sua vita precedente e io non sapevo neanche che l'avesse, una vita precedente. Mi sono reso conto di essermi innamorato di qualcosa che non esiste, capisci?». Mormorò.

Mi sembrava di star ascoltando me stessa, riportata ai giorni terribili in cui avevo scoperto il tradimento di Dantalian. Un tradimento che in realtà non lo era stato, ma solo tante piccole incomprensioni che avevano dato vita ad una voragine fra di noi. Così tanto dolore in così poche gioie, era questa la forza sconosciuta di cui si parlava tanto?

«Nessuno più di me può capirti, Er...». Ribattei con voce roca e bassa.

Abbassò lo sguardo. «Ho scritto molte lettere in tutti questi anni, sai? Indirizzate a te, a Med, a Dan, Rut, Ximena, altre a nessuno, altre a chiunque le avrebbe mai lette. C'erano certe cose che sentivo di non poter dire a nessuno e allora non mi restava che metterle su carta. Le ho tutte conservate con cura in valigia...».

«Vorrei leggerle... un giorno, quando sarai pronto». Sussurrai.

Si torturò le mani. «Mi sono ritrovato da solo, senza di te, mia sorella, e senza l'amore della mia vita. Avevo tutto, un secondo prima, e poi più niente, un secondo dopo. Soffrivo per due perdite, al contrario degli altri, e per molto tempo ho sfogato il dolore accettando solo incarichi che mi resero uno spietato assassino. Dopo la morte di Baal sono diventato un assetato di sangue, volevo che tutti provassero il mio dolore. Se non fosse stato per Dan...». Alzò lo sguardo lucido su di me. «Se non fosse stato per lui, io mi sarei perso».

Posai la mano sopra la sua. «Sono contenta che lui ci sia stato per te al posto mio. Non hai idea di quanto mi dispiaccia averti lasciato». Mi tremò la voce, ma entrambi non ci badammo.

«Lui era perso, eppure mi ha aiutato a ritrovare la mia strada. Mi ha preso e incatenato ad una sedia, parlando e straparlando su quanto tu non ti fossi sacrificata per permettermi di arrendermi al dolore. Continuava ad urlare, mentre mi colpiva, che non avrebbe permesso a nessuno di rendere vano il tuo sacrificio. Il dolore fisico ha superato quello mentale e io mi sentivo bene, più mi colpiva più io stavo bene. Quando ha finito sono scoppiato a piangere, dopo un anno che non lo facevo più». Sorrise. «Mi ha raccontato tutto, ogni cosa, del suo passato e lì ho capito che avevi ragione. Lui poteva anche essere il mio "nemico", ma non c'era nessuno che potesse capirmi più di lui».

Abbassai gli occhi. «Molte volte ho pensato che non può esistere tanta cattiveria in qualcuno che non ha vissuto altrettanto dolore. Era vero».

Annuì. «Così siamo diventati amici, cucinava spesso per me, ci colpivamo l'un l'altro per aiutarci a dimenticare il dolore che ci avevi lasciato, l'ho convertito alla lettura, al natale, alle corse mattutine. Lui faceva tutto ciò che facevi tu, come se questo ti rendesse più vicina».

«Mi dispiace per tutto il dolore...». Singhiozzai.

Mi accarezzò la schiena. «Quando Ximena è venuta da noi e ci ha detto i suoi sospetti, dopo aver indagato per mesi, abbiamo capito che anche lei era come noi. Si era buttata su quei sospetti per dimenticare il dolore di Rut e allora non ci abbiamo pensato due volte ad aiutarla. Dan scendeva all'inferno e parlava con lui, Rut si informava, studiava e poi vuotava il sacco. Ci abbiamo messo tre anni a capirci qualcosa, Arya, perché sia Azazel che Denholm erano praticamente inesistenti per il mondo, così come Nezha».

«Per questo siamo partiti subito quando sono tornata?».

Annuì. «Rut aveva scoperto da poco il Geenna e a quel punto non c'era quasi più tempo, non avevamo nessuna certezza sulla salute di Nezha, visto che per il mondo quell'orfanotrofio neanche esiste. Dan ci ha messo anni a creare il suo piano ed è per questo che non lo sa nessuno».

«Credi che stavolta ce la faremo? Senza morti, senza dolore?». Mormorai.

Inspirò. «Confido nel piano di Dan e nel fatto che, comunque vada, questa sia l'ultima».

«C'è molto di più dell'involucro che vediamo, lo sospetto. E so che Dan sa tutto, ma spero che ci informi prima... che sia troppo tardi». Storsi il naso e lo fissai intensamente. Anche lui fissava qualcosa, ovvero il lago di fronte a noi, ma senza vederlo veramente.

«C'è una cosa che non ti ho detto, Arya. È recente». Sussurrò.

Cercai di non irrigidirmi. «Dimmi». Il mio tono uscì preoccupato.

Lo sentii deglutire. «Ananke è venuta a parlarmi in sogno».

«Cosa? Perché?».

«Per propormi di diventare...». Esitò.

Mi irrigidii. «Di diventare?».

«Il tessitore di cuori». Sussurrò.

Spalancai gli occhi. «Esiste davvero allora? Ma aspetta un momento, c'è già una tessitrice di cuori, perché diavolo deve essere cambiata? E perché mai dovresti essere tu?!».

«Perché la tessitrice di cuori è stanca dopo tutti questi secoli. Parliamo di secoli, non di patate, Arya. Lo sai che per ogni... lavoro, c'è sempre una generazione dietro, ed è ora che ci sia anche per questo».

Sbattei le palpebre. «Questo significa anche accettare di perdere l'amore per dedicarti a questo lavoro... ne sei sicuro?».

«L'ho perso comunque, Arya. Io non sono più innamorato di Med, io non ce la faccio, il dolore è troppo. È il lavoro perfetto per me, no? Mi piace aiutare gli altri, lo sai, io vivo per questo». Malgrado gli occhi lucidi mi osservò con un sorriso. «E poi ammettiamolo... sarei troppo figo come un cupido moderno». Assunse la posizione tipica, come se stesse per scoccare una freccia sul sedere di un tizio poco lontano da noi.

Scoppiai a ridere. «Sei perfido!».

«Mi dispiacerebbe soltanto essere così lontano da te, amor meus...». Mi dedicò uno sguardo disperato.

Inclinai la testa e poggiai la fronte sulla sua. «Non esiste nessuna distanza per chi ha i cuori legati. Ovunque tu vada, qualunque cosa succeda, noi saremo sempre l'uno a fianco dell'altro. Se tu sei felice, io sono felice».

«Vale lo stesso per te. È tempo di trovare la pace, amor meus». Mormorò.

Mi lasciò un dolce bacio sulla fronte e io sorrisi. «Non so se avrò mai una pace accanto a voi pazzi».

«A volte la pace... è proprio non trovare pace». Assunse un sorrisetto.

Gli accarezzai il dorso della mano. «Vorrei pensarla come te. Ogni tanto mi sembra di impazzire, perché mi aspetto da me stessa la stessa forza che ho avuto per anni».

«Ci sono diversi tipi di forze, diversi tipi di cadute. Il dolore ha tante forme quante ne ha la forza, te lo assicuro. Non capisco una cosa però...». Mi guardò con uno sguardo di rimprovero. «Ti piace la neve, Arya, allora perché hai paura di fallire? La neve cade, cade ogni giorno per tutto l'inverno, ma è sempre uno spettacolo unico ed emozionante. L'arte non sta nel non cadere, ma nel modo in cui lo fai».

Mi si incrinò la voce. «Lo pensi davvero?».

«Tu, Arya, sei neve. E sei spettacolare in qualunque luogo, in qualunque modo». Mi accarezzò i capelli e mi guardò con amore fraterno.

Sospirai appagata. «Spesso mi sono sentita diversa o triste perché non ho mai avuto una famiglia normale. La mia famiglia me la sono dovuta costruire io, ma adesso... non potrei sentirmi più a casa di così».

Lo vidi annuire e sorridere. «Coniunctio animi maxima est cognatio».

L'unione delle anime è più grande di ogni parentela.

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