E il tempo scivola via

By Maschera_di_fumo

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"๐˜š๐˜ช ๐˜ญ๐˜ข๐˜ด๐˜ค๐˜ช๐˜ข ๐˜ด๐˜ค๐˜ช๐˜ท๐˜ฐ๐˜ญ๐˜ข๐˜ณ๐˜ฆ ๐˜ท๐˜ช๐˜ข ๐˜ญ๐˜ข ๐˜ท๐˜ช๐˜ต๐˜ข ๐˜ต๐˜ณ๐˜ข ๐˜ญ๐˜ฆ ๐˜ฎ๐˜ข๐˜ฏ๐˜ช, ๐˜ค๐˜ฐ๐˜ฎ๐˜ฆ ๐˜ด๐˜ข๐˜ฃ๐˜ฃ๐˜ช๐˜ข ๐˜ต๐˜ณ๐˜ข... More

Premessa
Playlist
Dedica
Prologo
[...]
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32 (Prima parte)
Capitolo 32 (Seconda parte)
Capitolo 33 (Prima parte)
Capitolo 33 (Seconda parte)
Capitolo 34 (Prima parte)
Capitolo 34 (Seconda parte)
Capitolo 35
Capitolo 36 (Prima parte)
Capitolo 36 (Seconda parte)
[...]
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
[...]
Epilogo

Capitolo 18

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By Maschera_di_fumo

I studenti della mensa continuavano a chiacchierare, ignari della tempesta che stava per avvenire. Dean si voltò verso Josh, teso come una corda di violino.

«Non posso permetterle di farsi del male», affermò il moro, «Vado a farla ragionare».

«No, aspetta! Non è una buona idea!» cercò di fermarlo, ma il ragazzo si era già alzato velocemente dirigendosi al tavolo dov’erano sedute Wendy e Virginia. Insieme a loro c'erano le cheerleader e la squadra di football della scuola. Appena Mcdaniel si fermò davanti a loro tutte le ragazze si zittirono.

«Dean, tutto bene?» chiese preoccupata Jones, il ragazzo aveva un’espressione sul volto che non gli apparteneva. «È successo qualcosa?»

«Dimmelo tu», la corvina aggrottò la fronte, ancora più confusa.

«Hai sbattuto la testa?» s’intromise Perez, sghignazzando.

«Non intrometterti, iena», l’ammonì per poi tornare a guardare la sua ragazza, «Perché sembra che tu sia sua amica?»

«Perché è così», alzò un sopracciglio, «Lo siamo sempre state».

«Quindi vuoi farti umiliare ancora da lei?!»

«Sono libera di scegliere le mie amicizie da sola senza che tu mi faccia la predica!».

«Dean, se hai problemi con me non serve che te la prendi con Wendy», sentenziò acida Virginia.

«Ti ho già detto di starne fuori!» le urlò contro, zittendo tutta la mensa.

«Amico, perché non torni al tuo tavolo?» si alzò Blake Lyon, il ricevitore* della squadra di football. Girava voce che avesse segretamente una cotta per Virginia Perez, capo cheerleader. Il solito cliché vivente delle scuole americane. Aveva un andamento spavaldo e provocatore mentre si avvicinava a Dean.

«Ecco il quarto incomodo», ironizzò il moro sbuffando. «Non intrometterti».

«Amico, sei tu che hai lasciato il tuo posto per insultare le ragazze. Sparisci!»

«Dean», sussurrò Joshua, dopo averlo raggiunto, cercando di trattenerlo stringendogli la spalla. La vena del collo gli pulsava come se avesse delle convulsioni. I muscoli erano tesi come se stesse per trasformarsi in Hulk.

«La tua adorata Virginia si è intromessa, io stavo parlando con la mia fidanzata! Quello che deve sparire sei tu!»

«Ma come ti permetti!» urlò per poi iniziare a spingerlo. Il moro si difese, fino a quando, tutto sembrò andare a rallentatore.

Lloyd cercercava di separarli, l’unico pugno che fu sferrato, da Blake, lo colpì in pieno volto facendolo cadere a terra. Si strinse con entrambe le mani il naso. Il dolore era lancinante, delle gocce carminie colarono sul pavimento. Sperava solo di non essersi rotto il naso.

«Josh!» esclamò Dean avvicinandosi al riccio, preoccupato. Mentre Lyon rimase impietrito sul posto, guardando il ragazzo che aveva colpito.

«Cosa succede qui?» una voce tuonò autoritaria, il preside, Mitchell Stewart, era finalmente arrivato. «Voi due, nel mio ufficio. Adesso!» ordinò a Lyon e Mcdaniel, «Mentre tu, prima vai in infermeria», aggiunse guardando Lloyd. L’inevitabile era successo.

§

L'infermiera era appena uscita dall’’ambulatorio della scuola per ragguagliare il preside che Lloyd, ed il suo naso, stavano bene. Sospirò pesantemente ripensando a quanto era stato stupido a farsi colpire così, eppure, voleva fermarli. Voleva impedire a quell’idiota del suo amico di mettersi nei guai. Ma era successo comunque, entrambi erano nell'ufficio del preside. Sperava solo che, il preside Stwart, accettasse la sua richiesta di non convocare almeno i suoi genitori. Non voleva farli preoccupare, sempre troppo impegnati nel loro lavoro per badare a lui. Ricordava che una volta, in terza elementare, si scordarono di andarlo a prendere da scuola. Quella fu la prima di tante volte, fino a quando non fu capace di tornare da solo. Era sempre stato molto timido, aveva sempre avuto difficoltà a farsi degli amici e, quelle poche volte che lo invitavano, lui doveva sempre rifiutare. Se lo dimenticavano a scuola, figuriamoci ad una festa! Per questo, aveva passato la pre-adolescenza quasi nella totale solitudine, a casa. Tutto cambiò alle superiori, quando fece amicizia con Dean e Chris e, stranamente, dallo sfigato divenne uno dei ragazzi più popolari. Come se gli fosse mai importato. Ora, che gli piaceva davvero una ragazza che lo ricambiava, aveva buttato tutto all'aria. Per cosa? Per il suo senso di inadeguatezza che si portava dietro da anni. Doveva essere più egoista, avrebbe dovuto ricambiare quel bacio! Si spettinò nervosamente i ricci, seduto sullo sgabello di acciaio. Quando sentì aprire la porta sobbalzò, scoppiando quella bolla di pensieri. Ma, quando alzò lo sguardo, si trovò davanti la persona che meno si sarebbe aspettato di vedere.

«Stai bene?» Ellen si avvicinò lentamente, scrutandolo attentamente. Come se fosse incerta se quello che stesse facendo fosse giusto o meno.

«Ellen», sussurrò basito. La scrutò da capo a piedi con gli occhi spalancati, sembrava un pesce lesso.

«Sembra che tu abbia visto un fantasma», ridacchiò la bionda, sedendosi sullo sgabello, di fronte al ragazzo. «Stai bene?» richiese accarezzandogli delicatamente una guancia, «Ti fa male?»

Perché era lì? Perché era lì dopo che l’aveva rifiutata in quel modo? Perché lo accarezzava con quella delicatezza? Gli mise una mano sopra la sua e chiuse gli occhi. «Sono stato uno stupido. Il re degli stupidi».

«Si, lo sei stato», ridacchiò a disagio. Non si aspettava quel gesto. «Ti sei messo tra quei due energumeni».

«Mi stai dando del mingherlino?»

«Se dicessi di sì?», Josh alzò le palpebre, «Sto scherzando».

«Comunque, dicevo di essere il re degli stupidi per ieri, in biblioteca».

«Si, anche per quello lo sei», le iridi verde smeraldo scontrarono contro quelle, a parere di Josh, di un marrone banale.

«Senti», prese un grosso respiro e le prese dolcemente le mani. «La verità è che mi sono sempre sentito sbagliato, ho sempre pensato di non essere abbastanza», iniziò guardando le loro mani, non riusciva ad incrociare il suo sguardo. «Forse “mi piaceva” Jones perché anche lei sembrava essere invisibile, un po' come me. Ma mi sono reso conto che la ragazza che mi piace davvero tanto sei tu. E… Anche se mi sento di non meritarti, voglio essere egoista».

«Sembra tu mi stia chiedendo di sposarti», ironizzò White facendolo ridacchiare nervosamente.

«Ti sto chiedendo di essere la mia ragazza», affermò. Il silenzio inondò l'infermeria. Era un rifiuto? Dopo quello che era successo se lo meritava. Le spalle si irrigidirono e, per quanto non volesse, iniziò a sudare freddo. Le guance erano calde, era la prima volta che si dichiarava ad una ragazza, e lo aveva fatto con una sicurezza che non gli apparteneva affatto. Sollevò il capo per incrociare, finalmente, il suo sguardo. Un’espressione basita era stampata sul volto delicato, ma non durò a lungo.

«Mi merito la luna, ma penso che mi accontenterò», fece un sorrisetto, lo citò in parte, per poi saltargli addosso. Si mise a cavalcioni abbracciandolo sopra le spalle e piazzandogli un bacio a stampo, provocandogli una smorfia di dolore. «Ti fa tanto male?»

«Un po'», le sorrise, stringendole la vita.

«Resisti», asserì riprendendo a baciarlo, contenta. Le sue labbra erano morbide.

§

Aspettava i suoi genitori seduto sulle sedie davanti all’ufficio del preside. Alla fine li avevano chiamati insieme ai genitori di quello scimmione di Blake Lyon. Il suo amico Josh lo aveva avvisato, aveva cercato di fermarlo e di farlo ragionare ma, ovviamente, lo aveva ignorato prendendosi un pugno destinato a lui. Per non parlare dello sguardo deluso che Wendy gli aveva rivolto mentre seguiva il preside. In un momento aveva rovinato tutto. Adesso mancava solo la ramanzina dei suoi genitori ed il pacchetto era completo. I genitori del Wide receiver* erano già dentro l’ufficio, con il loro figliuolo viziato, a discutere con Stewart. Sbuffò sonoramente, poggiando i gomiti sulle gambe ed afferrandosi i capelli neri come la pece. Adesso gli avrebbero dato tutta la colpa, ne era certo.

«Tirali più forte, testone», udì una voce fin troppo familiare dinanzi a lui. Alzò la testa trovandosi Daniel.

«Cosa ci fai qui?» chiese con le pupille sgranate, «Dove sono mamma e papà?»

«Ti copro le chiappe come al solito», un lembo della bocca si sollevò formando un ghigno divertito. «Loro non sanno nulla, ma non eviterai una ramanzina da parte mia», seguì lapidario e senza attendere risposta, bussò all’ufficio e vi entrò.

Dopo un’ora dove il moro, in attesa fuori la porta, rischiava un attacco cardiaco per il nervosismo, la famiglia Lyon uscì ignorandolo completamente, al contrario di Blake che gli rivolse uno sguardo inceneritore. Cos'era successo? Era sospeso?

Il maggiore si sedette al suo fianco, «La vena sul collo sta per scoppiarti, dovresti calmarti. Vuoi un caffè?» domandò sarcastico.

«Daniel, perché ci sei tu qui?» si voltò a scrutarlo, da capo a piedi. Perché era contento? Certo, il sarcasmo lo aveva sempre caratterizzato, ma quella luce negli occhi verdi non la vedeva da tempo.

«Preferivi mamma e papà?» alzò un sopracciglio, ricevendo un diniego con il capo. «Bene», continuò, «Visto che il tuo amico Blake ha iniziato la rissa è stato sospeso solo lui, quando tornerà io starei attento. Hai visto i suoi occhi? Con lo sguardo, se avesse potuto, ti avrebbe bruciato come se fossi sul rogo».

«Vedo che metti il dito nella piaga come al solito», constatò Dean, sbuffando.

«Non è finita qui, tu invece dovrai pulire la palestra», asserì di getto.

«Aspetta, cosa?!» si alzò guardandolo basito, «Ma io non ho fatto nulla!»

«Hai ceduto alle provocazioni», touchè. «E per di più, se non vuoi che mamma e papà sappiano dell’accaduto, dovrai fare una cosa per me».

«Sei uno sporco ricattatore», aggrottò la fronte.

«Mi fa piacere che sei ben disposto», sorrise sobbalzando in piedi, «Dovrai passare una “serata tra fratelli” con me».

«È uno scherzo?»

«No, mi manca il mio fratellino. Sono stato una merda e voglio rimediare partendo da te», confessò Danny. «Ora andiamo a casa», iniziò ad incamminarsi verso l'uscita, seguito dal fratello.

«Come mai sei così felice? Hai detto a Kevin ciò che provi ed adesso state insieme?» domandò sospettoso.

«No, lui mi rifiuterà sicuramente. Quando lo farò verrò licenziato».

«Che importa del lavoro? Tanto dovrai tornare al collage».

«Dean», sospirò fermandosi. Il diretto interessato si fermò poco dopo, voltandosi a guardarlo. «Io ho lasciato il collage».

«Tu cosa?!» urlò, «Mamma e p-»

«Lo sai solo tu», lo interruppe, «Ma ho intenzione di dirlo quando avrò trovato un lavoro stabile». Si passò una mano tra i capelli corvini, mordendosi il labbro inferiore.

«All’officina non lo è?»

«No, perché sono ancora in prova». I suoi occhi sembravano così tristi, la verità faceva male. Si era innamorato di un omofobo, chissà come avrebbe reagito quando glielo avrebbe confessato. Non era famoso per essere un ragazzo tranquillo, tutt’altro.

«Danny, ricordati che sono tuo fratello…», lasciò la frase in sospeso.

«So che il mio fratellino pettegolo ci sarà per consolarmi», gli sorrise dolcemente. «Voglio che lo farai con una vaschetta di gelato al cioccolato e dei film d'azione».

«Di solito non si guardano film strappalacrime?» aggrottò la fronte, tornando a camminare al suo fianco.

«Si, ma lo sai che mi annoiano», il minore alzò gli occhi al cielo.

«E sia», sospirò con un sorriso, «Gelato al cioccolato e film d’azione».

«E bravo il mio fratellino», gli spettinò i capelli, iniziando uno dei loro soliti battibecchi tra fratelli.

*Il ricevitore:Il wide receiver è un ruolo offensivo del football americano e canadese, lo specialista della ricezione dei lanci nelle azioni di attacco.

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