Snuff (Ran Haitani FF)

By cecinestpasunotaku

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«Roppongi. Era lì che, per molto tempo, lui aveva "regnato" indiscusso, padrone insieme a suo fratello Rindou... More

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VIII. Inizio
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IX. Febbraio
10. Argini
X. Strappo
11. Calvario
XI. Vergogna
Introduzione all'atto finale
Atto finale - Scena prima
Atto finale - Scena seconda
Atto finale - Scena terza
Atto finale - Scena quarta
Atto finale - Scena quinta
Atto finale - Scena sesta
Atto finale - Scena settima
Epilogo
Ringraziamenti

12. Ricongiungimento

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By cecinestpasunotaku

Ran si mostrò molto paziente nell'ascoltare la mia parte della storia, senza mai interrompermi o mettermi fretta, ma lasciandomi tutto il tempo necessario per poter ripercorrere quei momenti. Credo avesse capito che, anche se era stato lui a rimetterci di più, la decisione di allontanarmi e di voltare le spalle a tutto e tutti fosse stata altrettanto dolorosa per me.

Quando ebbi concluso il mio racconto, calò il silenzio tra di noi, spezzato appena dal rumore del vento che aveva preso a soffiare forte all'esterno. Dopo pochi istanti, all'apparenza eterni, l'uomo seduto accanto a me volse lo sguardo nella mia direzione e prese parola.

-Mi dispiace molto, Reiko-chan. Non avrei mai immaginato che potessi trovarti in una situazione simile a causa mia.-

-Ran, non devi scusarti. Anzi, sono io che dovrei farlo dopo tutto quello che ti ho fatto passare...-

-Forse non avrei mai dovuto avvicinarmi a te, quella sera.-

-No, non è assolutamente vero. Perché dici così?-

-Facciamo parte di due mondi diversi ed è sempre stato così, già dieci anni fa. Sono io l'egoista che ha creduto di avere un futuro con te. Insomma, guardaci: ho ucciso tre persone stasera, tu hai studiato e hai raggiunto i tuoi traguardi. Forse avresti dovuto trovare qualcuno che fosse al tuo livello anni fa, almeno ti saresti risparmiata l'accusa di aver macchiato con un'onta di vergogna il nome della tua famiglia.-

-Non puoi dirmi questo...- risposi con un fil di voce, sul punto di riprendere nuovamente a piangere.

-Sai, ho aspettato per anni questo momento, per rivederti e per poter sapere quello che non avrei mai potuto conoscere da altri, come i motivi del tuo allontanamento. Ora che mi hai raccontato tutto, non credo di poter fare altro se non prenderne atto. Cosa credevo di fare? Di poter tornare insieme a te una volta confessatoci tutto? Certo, mi sarebbe piaciuto, ma non penso sia giusto avanzare pretese di questo genere nei tuoi confronti. Anzi, senza di me probabilmente avresti avuto una vita normale e migliore.-

Fece per alzarsi, una volta dette queste parole, ma prima che si allontanasse del tutto gli circondai il busto con le mie braccia e affondai il volto nella sua schiena, lasciando che le lacrime scorressero liberamente sulle mie guance.

-Non puoi dirmi questo, Ran. Sono io l'essere ignobile qui, sono io che ho sbagliato e l'unica cosa che posso fare è vergognarmi per come ti ho abbandonato. Tu hai migliorato la mia vita e in tutti questi anni, in cui non ho fatto altro che domandarmi se avessi sbagliato o meno ad andarmene, l'unica certezza che ho sempre avuto è che non avrei mai potuto né voluto avere un'altra persona nella mia vita che non fossi tu. Quando sono tornata e ho saputo da Mei che mi stavi cercando, non ho aspettato nemmeno che tu ti muovessi e ho iniziato a cercarti, benché non avessi molti mezzi a disposizione. Per questo ti prego, Ran, scusami per quello che ti ho fatto o, se non vuoi farlo, biasimami, ma non pensare di essere stato tu a sbagliare e non addossarti colpe che non hai.-

-Dici davvero, Reiko-chan? Sono stato l'unico uomo della tua vita?-

-Sì, Ran. Nessuno ha mai preso né potrà mai prendere il tuo posto.-

Sentii il corpo del mio interlocutore allontanarsi dal mio, ma fu soltanto un attimo: mi ritrovai faccia a faccia con lui, dopo che mi ebbe afferrato delicatamente il viso con entrambe le mani sollevandolo nella sua direzione.

-Sapere che il tuo cuore, dopo tutto questo tempo, è sempre appartenuto a me, risarcisce questi dieci anni di sofferenza. Tuttavia, cerca di capirmi: sarei un egoista se, adesso, tornassi nella tua vita. Lo vorrei tanto, Reiko, ma so che è sbagliato.-

Lo vidi allontanarsi e camminare avanti e indietro, tenendosi sempre a debita distanza da me ed evitando di guardarmi. Cominciai a singhiozzare leggermente, ma fui interrotta ben presto dall'uomo in questione.

-A meno che tu non lo voglia.- soggiunse.

-Che intendi dire?-

-Hai capito bene: lascio a te la scelta, Reiko-chan. Io voglio solo ciò che è meglio per te, non posso imporre la mia presenza se questo ti potrebbe creare solo problemi e stavolta la scelta dovrai prenderla davanti a me. Dunque, vuoi concederci un'altra possibilità?- mi chiese fissandomi negli occhi con uno sguardo serio.

La domanda mi giunse inaspettata e credo che, paradossalmente, quello che cercai di evitare dieci anni fa mi si fosse presentato davanti per "dispetto": se tempo addietro decisi di lasciare il giovane Haitani senza lasciarli possibilità di replica e fuggendo per non soppesare troppo a lungo quale fosse la decisione migliore da prendere, oggi avrei dovuto venire a capo di qualcosa davanti a lui e accettarne le conseguenze.

-Io non lo so, Ran. Non so ancora cosa farò della mia vita da adesso, lavorativamente parlando. Ci sono anche tante complicazioni dovute alle nostre situazioni attuali...-

-Parli del fatto che io sia un membro della Bonten?-

-Ecco...-

-Non mi interessa niente: io sono disposto a voltare le spalle a questa vita, se tu mi vorrai nella tua.-

-C-cosa? E se ci fossero problemi?-

-Io so cosa vada bene o meno per me, sei tu che devi dirmi cosa sia meglio per te. Quindi, rispondi alla mia domanda: sì o no?-

Il mio raziocinio mise sul piatto della bilancia tutte le possibilità e le eventualità che l'una e l'altra scelta comportavano, facendomi rendere conto del fatto che, allo stato attuale, sarebbe stato molto difficile poter vivere nuovamente una relazione con Ran: era ricercato in tutto il paese, non avremmo potuto vivere il nostro amore alla luce del sole e, se mai fosse stato arrestato, sarebbe andato incontro alla pena capitale senza possibilità di sconto. Io in quel momento non avevo un lavoro che mi condizionasse e mi obbligasse a lasciare il Giappone, ma come sarebbe stato vivere in una sorta di clandestinità? Il fatto che io fossi legata sentimentalmente ad uno dei membri della più potente organizzazione criminale di Tokyo avrebbe potuto creare problemi a me, alla mia stessa famiglia, ai due fratelli Haitani e a tutti i loro compagni. Il gioco valeva davvero la candela?

Eppure, se alzavo lo sguardo verso gli occhi di Ran, rivedevo ancora quel guizzo che li illuminava quando eravamo insieme e non potevo non pensare a quei giorni felici, a tutti gli abbracci, alle carezze, alla nostra prima volta o al nostro primo San Valentino. Ancora, pensavo anche a come nonostante le difficoltà che avremmo incontrato potesse sempre nascere qualcosa di bello, come i fiori in mezzo al deserto: la possibilità di una vita insieme, con la sottoscritta che aspetta il suo ritorno a casa preparandogli qualcosa di caldo da mangiare e pronta a medicargli eventuali ferite e a rimproverarlo per la poca cura che ha di sé; addormentarsi insieme ogni notte e risvegliarsi al mattino nello stesso letto; magari, in qualche sogno divenuto realtà, avremmo potuto sposarci e avere una famiglia tutta nostra. Dentro di me sorrisi immaginando Ran alle prese con tutte le responsabilità che essere padre comporta, mentre si deve districare tra pianti notturni e risate infantili che riempiono le mura di casa nostra. Se tutto questo fosse stato realizzabile, avrei mai potuto rinunciarci a priori?

-Allora?-

Il mio interlocutore, che si era fatto ora più vicino, interruppe questo flusso di coscienza e attirò la mia attenzione verso di lui per poi riprendere a parlare: -Cosa hai deciso?-

-Sì.-

-"Sì" cosa?-

-Voglio darci un'altra opportunità perché le cose vadano meglio che in passato.-

Lo vidi pietrificarsi e spalancare gli occhi, forse momentaneamente sotto shock a causa della mia risposta.

-Dici davvero?- mi chiese balbettando e con gli occhi che si stavano facendo lucidi per l'emozione.

-Sì, Ran. Voglio provare a vivere una vita con te, costi quel che costi.- affermai sicura e determinata sorridendogli.

Feci appena in tempo a finire la frase che l'uomo davanti a me mi prese improvvisamente in braccio, sollevandomi leggermente da terra e stringendomi forte a sé.

-In un'esistenza spregevole come la mia, sei il regalo più bello che l'universo potesse mai darmi.- disse fissando il suo sguardo nel mio e piangendo, questa volta, per la felicità.

-Ran, non devi piangere, ti prego.-

-Come posso non piangere?- rispose, alternando il riso al pianto -Sei di nuovo con me, come dieci anni fa, e non ho intenzione di lasciarti andare di nuovo. Potrò finalmente costruire una vita insieme a te, Reiko-chan!-

-Anche io sono emozionata all'idea, Ran, ma prima abbiamo molte questioni da risolvere: devo trovare un lavoro, dobbiamo trovare i nostri ritmi, tu sei ancora un membro della Bonten e ci sono anche altri problemini che...-

Non riuscii a finire di parlare che subito il maggiore degli Haitani mise un dito davanti alle mie labbra e mi invitò gentilmente a zittirmi con un "Shh".

-Penserò a tutto io: ci vorrà tempo, ma finalmente sarà tempo per noi. Soltanto ti prego, non iniziamo a preoccuparci di tutte queste cose già adesso e godiamoci il momento.-

Il mio cervello, in realtà, non poteva smettere di lavorare: scegliere di stare a fianco di Ran comportava anche una serie di conseguenze e, volente o nolente, me ne sarei dovuta assumere tutte le responsabilità del caso. Tuttavia, vedere il ragazzo pervaso da quello stesso entusiasmo di quando era più giovane, quel sorriso a trentadue denti stampato sul volto e quelle iridi viola così luminose mi spinse a rimandare ogni pensiero cupo e insicurezza al giorno seguente.

Sorrisi tra me e me pensando a come, con un semplice "Sì", fossimo quasi tornati agli albori della nostra relazione e a quella spensieratezza, finché Ran non mi afferrò per il mento e mi fece sollevare il volto nella sua direzione.

-Reiko-chan?-

-Sì?-

-Sai, sono dieci anni che aspetto, ma cercherò di essere un "galantuomo" per una volta nella mia vita: posso finalmente baciarti?-

-Non devi chiedermi il permesso per qualcosa di assolutamente spontaneo.- risposi arrossendo leggermente.

Lo vidi avvicinarsi e, nonostante sembrasse quasi esitante all'inizio, come se temesse che la mia immagine di fronte a lui potesse scomparire da un momento all'altro e che tutto quello che fosse successo quella sera fosse solo frutto della sua immaginazione, in pochi secondi le sue labbra toccarono le mie. Mi stupii di come in tutto quel tempo non fosse cambiato niente: la sensazione provata al tatto, il calore del suo respiro, quel modo di carezzarmi le guance con le dita, l'euforia.

Dopo quella che sembrò una piacevole eternità, si staccò leggermente da me per poi porgermi la mano e invitarmi implicitamente a seguirlo.

-Si è fatto tardi. Ti va di restare qui per la notte?- mi chiese, per poi aggiungere vedendo la mia iniziale titubanza -Non ho intenzione di fare o pretendere qualcosa da te, Reiko-chan. Voglio solo tenerti abbracciata finché non ti sveglierai.-

Il modo in cui mi guardava, come un bambino che osserva per la prima volta qualcosa ed è desideroso di saperne di più, e le sue parole sortirono il loro effetto. Afferrai la sua mano e mi portò in quella stanza che poco prima, in totale assenza del padrone di casa, avevo visitato.

Varcò la soglia prima che io potessi entrare nella sua camera per nascondere quella pistola che giaceva sul comodino da tempo probabilmente immemore e per prendere dall'armadio qualcosa che potessi indossare per la notte.

-Questi dovrebbero andare bene.- mi disse porgendomi una maglietta bianca di cotone e dei pantaloni della tuta neri, per poi avviarsi fuori da lì -Io sarò in bagno, così potrai cambiarti con calma.-

Ci volle poco meno di 10 minuti perché mi cambiassi e Ran facesse ritorno nella sua camera, vestito quasi alla mia stessa maniera. Fattosi strada verso il letto, mi invitò gentilmente a seguirlo e a mettermi sotto le coperte con lui, per poi abbracciarmi e stringermi forte al suo petto.

-Grazie Reiko.- esordì all'improvviso.

-Per cosa?-

-Per essere tornata da me.-

Alzai lo sguardo nella sua direzione e gli rivolsi un timido sorriso.

-Grazie per avermi aspettata e scusami se ho impiegato troppo tempo.-

D'un tratto, lo vidi allungare la mano verso la base del mio collo e i suoi occhi si illuminarono non appena toccò la catenina d'argento.

-Ce l'hai ancora.-

-Te l'ho detto che non l'avrei più tolta.- risposi, per poi osservare il polso che aveva avvicinato a me -Anche tu lo indossi ancora.-

-Ti ho promesso che avrei sempre portato questo bracciale con me.- disse, per poi darmi un tenero bacio sulla fronte -Buonanotte, Reiko-chan.-

Spense la luce e, come chiusi gli occhi, mi addormentai stretta all'uomo che amavo. Alla fine, non era cambiato niente tra di noi ed era proprio come ci eravamo promessi anni prima: il mio cuore apparteneva a lui e a me il suo.

SPAZIO AUTRICE

Buonasera miei cari lettori!♡
Come state? Com'è iniziata la settimana? Con questo capitolo vi annuncio che, a partire dalla prossima parte, entreremo nella sezione finale di questa storia e tireremo le fila dell'avventura di Ran e Reiko.
Vi chiedo pazienza perché devo organizzare la conclusione della storia e la sua articolazione (a tal proposito, con il prossimo capitolo pubblicherò un'eventuale nota introduttiva all'atto finale in modo da indirizzare la lettura).
Mentre mi scervello per preparare le prossime parti, spero che possiate apprezzare questo momento romantico della nostra protagonista e di Ran.
Fatemi sapere se vi piace!
Buona serata✨

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