Nel giorno in cui...

By Isobel_92

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Nathan e Cloe vivono in due mondi paralleli. Lui è il classico uomo che ha sempre avuto tutto dalla vita. Ma... More

Prologo
CAPITOLO 1
CAPITOLO 2
CAPITOLO 3
CAPITOLO 4
CAPITOLO 5
CAPITOLO 6
CAPITOLO 7
CAPITOLO 8
CAPITOLO 9
CAPITOLO 10
CAPITOLO 11
CAPITOLO 12
CAPITOLO 13
CAPITOLO 14
CAPITOLO 15
CAPITOLO 17
CAPITOLO 18
CAPITOLO 19
CAPITOLO 20
CAPITOLO 21
CAPITOLO 22
CAPITOLO 23
CAPITOLO 24
CAPITOLO 25
CAPITOLO 26
CAPITOLO 27
CAPITOLO 28
CAPITOLO 29
CAPITOLO 30
CAPITOLO 31
CAPITOLO 32
CAPITOLO 33
Ringraziamenti

CAPITOLO 16

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By Isobel_92

Cloe

La sveglia stamani è suonata presto, appena tornata a casa ieri sera sono caduta in un sonno profondo, è probabile per colpa dei bicchieri di vino e da tutto lo stress accumulato durante la settimana. Devo andare dai miei, inoltre l'ho promesso alle ragazze. Da una settimana mi scrivono di farmi vedere, ma il lavoro non mi ha permesso di stare con loro neppure per un'ora. Inoltre, devo in assoluto risolvere la faccenda con i miei. Maria mi tiene ancora il muso, nonostante quel santo di mio padre abbia cercato di farla ragionare, ma è ovvio che lei non è ha voluto sapere. 

Non c'è alcun dubbio, la testardaggine l'ho presa di sicuro tutta da lei. Mi sono alzata come una pazza quando mi sono resa conto di non aver scritto a Nathan. Prima di andare a letto, ho tentato invano di fare una lista di pro e contro nel vedere Nathan oggi, ma non esistevano motivazioni valide... La sofferenza del tradimento mi blocca, ho paura a fidarmi soprattutto di un uomo come lui. Ma sono una donna adulta, nella vita ho superato di peggio. Potrei perfino concedermi una sola notte di piacere, anche se non è da me. Alla fine, ho vinto contro la mia coscienza e ho deciso di scrivergli questa mattina. 

Mi faccio una doccia veloce per frenare i bollenti spiriti e darmi una calmata: mi sento come un'adolescente con la sua prima cotta. Mancano ancora un bel po'di ore prima del suo arrivo. La cosa a preoccuparmi di più è come si comporteranno Simona ed Elisa... speriamo non mi facciano fare brutta figura. Perchè loro sono delle esperte...

Infilo i miei jeans preferiti, una camicia nera leggera semi trasparente e prendo i miei bellissimi anfibi dall'armadio. Mi sono mancati a Dubai e se c'è una cosa decente inventata dagli inglesi sono proprio i Dr. Martens: li indosserei sempre, ci dormirei pure! Prendo il necessario e lo butto nella borsa, una maglietta giusto per dormire, domani dopo pranzo torno qui. Mi porto dietro il mio diario ed esco, controllo se il terriccio delle piante è umido, le accarezzo e salutando le mie bellissime orchidee esco.

Non ho molte valvole di sfogo, a parte spaccare le cose quando sono infuriata, ma scrivere molte volte mi ha alleggerito la vita. Faccio i conti con me stessa e i miei pensieri: le mie più grandi paure e insoddisfazioni sono tutte riportate qui sopra, perfino le mie più grandi soddisfazioni e gioie. Appena mi siedo in fermata, arriva il bus. Ci vuole più di un'ora per arrivare fino a Giaveno, sarà un lungo viaggio. Metto le auricolari e tra me penso: oggi è un nuovo giorno, oggi andrà meglio.

L'autista mi sveglia dicendo di essere arrivati al capolinea, sono le undici.Alfredo sarà in preda al panico non vedendomi arrivare: mi ha chiamato tre volte mentre dormivo, non gli ho risposto, ero troppo stanca e so quanto gli dia fastidio il fatto che attacco la chiamata. Inizio ad incamminarmi verso casa e quando svolto l'angolo li vedo sul ciglio della porta.

Maria ha il broncio, come sempre. Non ci credo, non gli è ancora passata...

«Ciao mamma... papà come stai?»

«Bene Cloe, ci hai messo tanto!»

«Sì, potevi rispondere alle chiamate di tuo padre.»

«Mi sono addormentata e il bus ha fatto ritardo.»

«Va bene. Io entro, devo finire di cucinare.» dice Maria senza perdere tempo. Resto fuori con Alfredo e mi siedo sugli scalini.

«È ancora arrabbiata?»

«Sì. Lo sai com'è fatta. Testarda come un mulo.»

«Ho provato a chiederle scusa...»

«Lo so tesoro, vedrai oggi le passa.» dice abbracciandomi.

Come sempre Maria è una cuoca pazzesca. Se mi alzo, l'unico modo per spostarmi è quello di rotolare. Sparecchio la tavola e metto i piatti in lavastoviglie, giusto per evitare altre inutili discussioni. Ci mettiamo sul divano e iniziamo a guardare la televisione insieme. Se c'è una cosa che abbiamo in comune io e Alfredo è la passione per i film e i telefilm. Mentre noi guardiamo l'ennesimo film e Maria si fa gli affari suoi in cucina, decido di andare ad andare a parlarle:

«Possiamo parlare?»

«Non c'è niente di cui parlare, Cloe.»

«Per favore... senti mi dispiace, non avrei dovuto dire quella cosa, ma tu mi accusi e dai pregiudizi senza conoscere prima la verità.»

«Cloe, io ti conosco. Ti ricordo che sei mia figlia. Quante volte l'hai lasciato e lui come uno stupido ti è corso dietro.»

«Si è vero. Però te l'ho promesso: quando me la sarei sentita ne avremmo parlato. Puoi rispettare la mia decisione?» Alfredo spegne la tv e si avvicina a noi dicendo:

«Ha ragione Cloe. La sua scelta avrà pur un motivo valido, non credi amore?»

«Ah...bravo difendila pure. È una bambina viziata, l'avrà di sicuro tradito...»

Se resto ancora due secondi di fronte a Maria giuro che le salto addosso. Alfredo la osserva dalla testa ai piedi: è infuriato.

«Adesso basta Maria. Con quale coraggio parli in questo modo a tua figlia? Sembra che tu non la conosca.»

Prendo la giacchetta di pelle e uscendo dico:

«Va bene così papà. L'ho sempre saputo in fondo: non le importa di come mi sento, ma solo della brutta figura che farà lei.» Perchè infondo è così, lei pensa solo a quello che diranno le persone di noi. Uno dei tanti motivi per cui sono sparita da questo posto. 

Mi dirigo verso il bar, sono le diciotto e trenta, e le ragazze mi staranno già aspettando. Le parole di Maria mi frullano in testa. Non siamo mai state affiatate, ma dopo il pensionamento credevo sarebbe cambiato il rapporto tra noi. Arrivata di fronte al bar vedo tutti gli amici venirmi incontro per salutarmi. Sono felice di essere a casa mia. Le mie donzelle sono sedute al nostro solito tavolo e mentre mi avvicino loro mi precedono abbracciandomi entrambe da togliermi il respiro. Siamo completamente diverse, forse per questo motivo siamo amiche da quando ne ho memoria. Simona è la tipica donna di successo: alta, con lunghi capelli lisci e castani chiari, occhi nocciola molto piccoli. Vivrebbe con scarpe da ginnastica e tuta, ma il suo lavoro le impone tacchi e vestiti eleganti. In realtà, non si è mai lamentata, nel suo profondo sa di amarsi di più quando indossa un completo. Ha aperto un negozio di cosmetici naturali e si è rivelato uno dei migliori negozi nella cerchia di Torino, tutti vogliono le sue ricette, ma lei le tiene ben custodite. Ha perfino creato una crema per me, la utilizzo ormai da anni, mi piace da impazzire perché usa i miei fiori preferiti gelsomino e rosa. Simona è la donna più forte che conosco, non la spaventa niente. Matta da legare e sempre con il sorriso, una di quelle persone a cui devi strappargli le parole di bocca se sta male, sa sempre come farti stare bene, addirittura solo con un semplice abbraccio. 

Elisa invece è l'opposto: più bassina, capelli corti a caschetto castani e occhi grandi marroni. Anche lei sempre ordinata e pulita nel suo modo di vestire, ma dentro lei si nasconde un camionista. Quando è arrabbiata o litiga con il suo ragazzo diventa una macchinetta e non la fermi più, per non parlare di quando ha in corpo tre prosecchi. Ha un cuore enorme e se te ne deve dire quattro non si fa problemi. Con lei ho fatto gli aperitivi migliori al mondo: ore e ore a bere Spritz e parlare all'infinito. Fa l'insegnante nella scuola elementare del nostro paese: è amata da tutti i suoi allievi. Mi chiedo come non si possa amarla, una donna decisa e severa, tutti nutrono un grande rispetto per lei.

«Aaaallora bellezze. Come state?» Le dico sedendomi e togliendomi la giacchetta.

«Noi bene tesoro, ma tu piuttosto. Siamo passate a vedere se eri a casa e abbiamo sentito le urla di tua madre. Sai quanto ci faccia paura quando è arrabbiata, siamo scappate via.» Dice Elisa con un'espressione timorosa. So quanto fa paura Maria quando è infuriata.

«Lasciamo stare vi prego... Piuttosto raccontatemi cosa mi sono persa in queste settimane.»

«No, no... tu ci devi raccontare qualcosa. Chi verrà tra un'ora qui?» dice Simo con le braccia conserte. Cavolo, tra una cosa e l'altra mi sono dimenticata di Nathan... All'improvviso comincio a sudare freddo e spalanco la bocca.

«Mene ero dimenticata...» mi osservano sorridendo: «Sì beh è una storia lunga...»

«Allora inizia hai un'ora di tempo.» dice Eli avvicinando la sedia.ù

***

«Come scusa?» Le loro facce sono sconvolte.

«Oh già, me lo sono trovato davanti in ufficio e ci sono riuscita pure a litigare.» Le dico incrociando le braccia. La loro bocca non accenna a chiudersi. «Ragazze, ho capito è assurdo tutto ciò, ma mi state facendo preoccupare.» Simo è la prima a parlare.

«Il tuo Nathan?» - «Mio... non esagerare, ma sì!» - «Il tuo baciatore dell'aereo?» - «Sì!» Eli alla fine, si riprende

«È il figlio del tuo capo? Ci hai litigato e poi cos'è successo? Vi siete di nuovo baciati? Ci devi raccontare subito tutto!»

«Cazzo Eli... riprendi fiato.» Le dice Simo ridendo.


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