30 prime volte con te

By jadeNeptune

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Sam e Cory non potrebbero essere più diversi, ma conoscendosi dall'infanzia hanno imparato ad amalgamare le l... More

2 anni - prima parola
4 anni - prima volta in piscina
5 anni - Primo mostro sconfitto
6 anni - prima volta senza rotelle
8 anni - prima paghetta
10 anni - prima volta in tenda
11 anni - saltare scuola per la prima volta
12 anni - prima lettera d'amore
13 anni - prima rissa
14 anni - Primo bacio
16 anni - prima volta ubriaco
17 anni - il primo litigio
17 anni - prima dichiarazione
17 anni - first date
18 anni - prima emergenza
18 anni - prima volta
19 anni - il primo anello
19 anni - primo giorno al college
20 anni - primo tatoo
21 anni - il primo egoismo
22 anni - Primo animale domestico
22 anni - prima casa
23 anni - prima cerimonia
24 anni - prima cena con i colleghi
25 anni - primo incontro
27 anni - primo figlio
27 anni - prima influenza
28 anni - prima festa del papà
Epilogo

15 anni - primo crossdressing

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By jadeNeptune

Cory ringrazia ogni Dio di ogni pantheon esistente che il festival scolastico c'è una volta sola all'anno, perchè l'idea di trascorrere tre giorni in quella bolgia gli provoca già abbastanza nausea per pensare di doverlo sopportare una seconda.

Non solo non ci sono lezioni e quindi gli studenti sono ovunque in ogni momento, ma l'evento è aperto a chiunque sia riuscito ad accaparrarsi un biglietto e questo vuole dire famigliari, amici e ragazzi di altre scuole venuti a curiosare che affollano aule e corridoi fino a tardo pomeriggio.

Casino. Confusione. Ressa.
Sono queste le cose che sconquassano maggiormente il suo equilibrio mentale.

Sua madre dice che eventi di questo tipo fomentano l'unione tra compagni di classe e creano ricordi indelebili a cui da grande ripenserai con affetto, ma dopo interi pomeriggi trascorsi a dibattere su cosa fare, come vestirsi e che ruoli interptretare a Cory era parso chiaro che già arrivare alla fine della prima giornata senza un incendo o un omcidio sarebbe stato un miracolo.

"Cory, puoi aiutarmi ad appendere l'insegna fuori dalla porta?" Gli chiede una sua compagna di classe dopo che ha finito di sistemare gli ultimi tavoli.

"Posso farlo da solo, tu vai a prepararti".

"Oh grazie mille".

Recupera una sedia e si sposta in corridoio, ma prima che possa salire qualcuno gli ruba il posto e l'insegna.

"Dammi qua, faccio io" esclama Sam facendosi passare un pezzo di biadesivo.

"Perchè sei qua?" Gli chiede "Non dovresti essere all'ingresso a distribuire volantini?".

"Ho fatto scambio con Paul, così posso lavorare qui con te" gli fa l'occhiolino mentre scende e sposta la sedia dall'altra parte.

"Non ti voglio vicino ai fornelli" dichiara Cory.

"Aww hai paura che possa farmi male?".

"No, ho paura che tu possa avvelenare i nostri clienti".

Sam esala drammatico portandosi una mano al petto. "Le tue parole mi feriscono".

"Non quanto la tua cucina ferisce l'apparato digerente degli altri".

L'altro scoppia a ridere tornando con i piedi sul pavimento. "Il mio palato è troppo sopraffine per i comuni mortali".

"Mortali come i tuoi piatti" e schiva il pugno che gli stava per colpire il braccio.

"Un giorno, quando sarai malato e costretto a letto ed io sarò l'unica persona che ti è accanto, mi pregherai di cucinarti qualcosa perchè sarai troppo debole per farlo da solo".

"Se mai arrivasse quel giorno sparami, per favore".

"Ferito! Sempre più ferito!"

"Ehi, voi due!" Li riprende Diego "al posto di perdere tempo, date una mano a chi ne ha bisogno".

"Sissignore" fa il saluto militare Sam trascinando poi Cory dentro la classe.

"Tu!" Lo blocca subito la loro coordinatrice, "perchè non sei in divisa?".

"Un cambio dell'ultimo minuto" sorride, "non ho un ruolo specifico qui dentro".

La coordinatrice si scambia uno sguardo con Cory. "Non in cucina" proclama.

"E cameriere sia. Vai da Anita dietro quella tenda che ti darà la tua divisa e tu Cory sbrigati ad andare ai fornelli i primi clienti stanno già ordinando e ci sono dei pancakes da sfornare".

"Buona fortuna!" Gli dà una pacca sulla spalla Sam e si dividono.

Il corvino raggiunge Anita che quando lo vede spostare la tenda lo squadra da capo a piedi. "Che ti serve?" Chiede inquisitoria.

"Divisa da cameriere".

La ragazza si gira per frugare in uno scatolone, poi si irrigidisce per un attimo e passa a cercare negli altri.

"Non ne abbiamo".

"Come no?".

"Non abbiamo ordinato quelle di scorta".

"E quella che doveva mettere Paul?".

"Lui avrebbe dovuto stare in cucina e loro hanno solo i grembiuli ed il cappello".

"Vabbè allora servo i tavoli così" e si liscia la maglia nera.

"No, se lo fai ci farai perdere punti nell'organizzazione". Torna a frugare negli scatoloni estrando in fine una divisa nera.
"Metti questa".

"Ma è una divisa da ragazza".

"E sono certa che con il tuo aplombe puoi sfoggiarla senza problemi".

"È un complimento? Perchè il tono sarcastico con cui l'hai detto non-"

"Non abbiamo tempo da perdere" dice spingendolo dietro il separè, "cambiati e poi esci che ti aiuto con i lacci".

Borbottando e rischiando di inciamparsi nei suoi stessi piedi in quello spazio ristretto, Sam fa come gli è stato ordinato, riscontrando più problemi nel destreggiarsi in tutto quel pizzo che nel sentirsi a disagio per quello che sta facendo.

Quando esce Anita alza un sopracciglio sorpresa e procede a legargli il corpetto.

"Aah" aspira di scatto sentendosi soffocare, "non puoi allentarlo?".

"Non lamentarti che non hai nemmeno il seno".

"Ma ho una gabbia toracica che può rompersi" ribatte prima che un altro tiro di stringhe lo costringa a tacere.

"Ecco fatto" esulta la ragazza facendolo girare per ammirarlo. "Woah, il corpetto esalta i tuoi fianchi magri che è una meraviglia" costata.

"Grazie?" E lo fa suonare come una domanda, incerto su come prendere le sue parole.

"Un'ultima cosa". Lo fa abbassare per sciogliergli il codino e lasciare che i capelli gli sfiorino le spalle, sistemandoglieli al meglio con le dita.
"Ecco fatto, ora sei perfetto".

"Sai, portare la gonna non è affatto male" commenta muovendo i fianchi per farla ondeggiare. "Soprattutto d'estate posso immaginare l'aria che fa passare".

"Si si, goditela al meglio tra i tavoli, grazie" e lo spinge oltre la tenda.

Il cafè è gremito di gente e le sue compagne di classe/ colleghe si destreggiano tra i tavoli con taccuini e vassoi.

Ne afferra uno anche lui ed inizia a lavorare.

Tutto procede sciolto e tranquillo ed il suo spirito socievole lo porta a conversare con i clienti, a ridere con qualche genitore ed a flirtare con le ragazze, mentre sfoggia la sua divisa con la grazia e la disinvoltura di chi non ha fatto altro nella vita.

Dopo un paio d'ore finalmente può prendersi una pausa e si sporge verso la cucina per chiamare Cory.

"Fai pausa con me?"

Lui alza appena lo sguardo dal fornello, rialzando la testa di scatto quando realizza cosa ha visto ed il minuto dopo si è già tolto il grembiule e lo sta trascinando in corridoio.

"Wo, piano non so correre con i tacchi".

Cory si blocca di colpo e lui quasi gli va addosso.
"Che ti prende?".

Il suo sguardo di fuoco parte dai tacchi neri, sale per le gambe snelle lasciate scoperte dalla gonna che gli accarezza le cosce fino alla vita magra messa in risalto dal corpetto che tiene in posizione la maglia in pizzo con le maniche bombate ed arriva ai capelli che accentuano la linea sinuosa del collo ed accarezzano i lineamenti delicati del viso.
"Perchè sei vestito così?".

Sam sorride e fa una piroetta. "Ti piaccio?".

"Cambiati".

"Perchè?"

"Non puoi andare in giro conciato così".

"Perchè sono un maschio?".

Cory lancia un'occhiata alle sue gambe facendolo ridere. "Perchè tanto scalpore? È come se indossassi i pantaloncini".

"Cambiati" ripete quasi implorante.

Sam gli si avvicina con le mani dietro la schiena guardandolo dal basso verso l'alto. È ingiusto che Cory ora lo superi di quasi una testa, quando da piccolo era lui il più alto tra i due. Per non parlare del suo busto che diventa ogni giorno più tonico, nonostante passi più tempo di lui seduto a studiare. Davvero ingiusto.

"Che c'è, Cory?" Chiede malizioso sbattendo le folte sopacciglia. "Non ti piaccio proprio vestito in questo modo?".

Lui deglutisce e fa per aprire bocca quando un fischio poco distante li prende alla sprovvista.

"Chi è questo bel bocconcino?" Esclama un ragazzo avvicinandosi e squadrando Sam da capo a piedi. "Ciao bambolina".

Cory nota troppo tardi il luccichio divertito che illumina per un istante lo sguardo perlaceo dell'amico. "Con chi ho il piacere di parlare?" Chiede infatti mellifluo camuffando la voce.

"Con uno a cui piacerebbe visitare questo festival con una bella ragazza come te" ed il moro sente montare la rabbia per beccare gli occhi lussuriosi del ragazzo indugiare troppo sulle gambe scoperte del corvino.

"Uuh, mi piacciono gli uomini diretti" sorride raggiante Sam incrociando le gambe, avendo notato dov'è focalizzata la sua attenzione. "Ti andrebbe di cominciare dal nostro cafè?" Ed allunga un braccio alla sua destra. "Sono sicuro che troverai l'esperienza molto... soddisfaccente" e non è un caso che nel dire l'ultima parola lanci un'occhiata veloce all'amico che ribambia accigliato.

"Fammi strada, bellezza".

'Vuole solo guardarmi il culo e non è nemmeno ambiguo nel farlo' pensa Sam astenendosi dal alzare gli occhi al cielo e optando per un altro dei suoi sorrisi.

Fatto sta, tuttavia, che fa a malapena un passo prima che due braccia compaiano ai suoi fianchi e gli alzino di scatto la gonna, rivelando a tutti i presenti nel corridoio i suoi boxer blu.

Il ragazzo impallidisce. "...tu... sei un maschio.. ma".

"È un maschio sì" parla Cory, "quindi puoi anche andartene".

"Ma come.. cosa.. TU! HAI CERCATO DI SEDURMI! io- che schifo!" E con un'espressione disgustata fa dietrofront e se ne va, rischiando più volte di collidere con qualcuno pur di allontanarsi il più in fretta possibile.

Passano un paio di secondi e poi Sam scoppia a ridere. "La sua faccia" esala tenendosi lo stomaco "avrei dovuto fotografarla".

"Mn".

"È un peccato però" affanna riprendendo fiato, "avrei potuto divertirmi ancora un po' con lui. Sei un guastafeste, Cory".

"Mn" ed il suo tono ora è compiaciuto.

"E quella mossa" continua tornando a donargli la sua completa attenzione "mi dici sempre che sono senza vergogna e poi mi spogli davanti a tutti. Nessuno mi vorrà come marito ora. La mia dignità è compromessa".

"Dovrò prendermene la responsabilità, allora" e l'espressione impassibile con cui lo dice lo fa scoppiare a ridere un'altra volta.

"Aah, il mio stomaco esige cibo, ma non ho voglia di tornare dentro a prendere i soldi" soffia drapoeggiandosi attorno al suo braccio. "Puoi iniziare con il prenderti la responsabilità di pagarmi il pranzo?".

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