Antologia: opposti innamorati

By AnthophoraMannara

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Gli opposti questa volta si innamorano, in questo contest, nel giro di quattro settimane. 9 storie d'amore ch... More

PRESENTAZIONE
YASMIN E MARCO, OPPOSTI INNAMORATI
1- é glave?
3- "Non sarò mai una principessa"
OPPOSTI INNAMORATI
1 Solo tre parole
2 Effetto loft
3 Ho fatto una grande cazzata!
RINASCITA
1- I DUE PROTAGONISTI
1- FORZARE IL DESTINO
3- ANGST ... O SEGHE MENTALI?
CUPIDO IMBRANATO
1- Vicini senza saperlo
2- Quando si dice... Il "destino"
3- "Brivido"
JEN E POE - OPPOSTI INNAMORATI
1- Capelli Color del Grano e Chicchi di Caffè
2- Il Linguaggio dell'Amore
3- Comandi, generale Dameron
DAMMI UNA RAGIONE PER RESTARE
1Mirko e Cloe
2- San Valentino
3- Tormenti
IL GUANTO DI SFIDA
1- Siamo chi siamo
2- Incontri & Scontri
3- Ieri, oggi, domani
LO SPECCHIO E IL MARE
Galeotta fu la barca
One night in Paris
Fobie, follie e leggerezze
LE COSE CHE NON ABBIAMO IN COMUNE
1- L'albero di corniolo e la gazzella
2- San Valentino di sangue
3- I canarini della Duchessa
ex presentazione contest
Le coppie
Tracce e consegne
Antologia e nuovi progetti
CONSEGNE e partecipanti.
EXTRA: Le coppie bis

2- "E pijate 'na coda alla vaccinara"

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By AnthophoraMannara

Marco

"Ciao" una vocetta mi saluta nella caciara del coloratissimo tram che mi è toccato guidare per San Valentino.

Yasmin! In effetti un mezzo su rotaie decorato da cuori rossi di ogni tipo, per la festa del 14 febbraio, è da lei. Chi diamine cena su un tram del genere, se non una pariolina sfigata?

"Ciao. Ti abbassi a parlare con la plebe?".

"Può essere. Grazie ancora per l'altra volta" mi ha ringraziato duecento volte. Duecento: il numero degli starnuti con cui accompagnava i grazie, mentre aspettavo con lei al capolinea che passasse il notturno, direzione Roma Nord.

"Figurati" col vestitino bianco di paillette, modello Raffaella Carrà Tuca Tuca dancing con l'ombelico scoperto, è più sensuale del solito, mascherina in tinta compresa "Non t'ho più vista sul 235. È per l'allergia al proprietario di cani?".

"No" tentenna, l'argomento è spinoso "Ho avuto un leggero raffreddore, e sono stata riguardata".

"Buon per te" scema di una no vax viziata "Allora buona serata" taglio corto, sperando che vada a sedersi col suo amico per gustare la cena salatissima che altri poveracci come me - che sgobbo pure la sera della festa degli innamorati - le serviranno.

"Buon lavoro". È tutto un buon tranne lei. Non è vero. Yasmin è il mio tipo fisicamente. Gesù, è il tipo di tutti. Una vera bonazza. Tanto per restare in tema. Troppo strana. In caso contrario le avrei chiesto il numero di cellulare e avrei tentato un approccio da kamikaze.

La osservo sistemarsi i capelli dallo specchietto retrovisore. Al tavolo il suo accompagnatore, dai capelli a leccata di mucca, chiacchiera, lei risponde a mozzichi e bocconi, tendenza salma. Finché un addetto del catering le porta il piatto. Ci deve essere stato un disguido, hanno scordato il suo pasto vegano. Pigola come una gallinella, ripetendo lo stesso concetto, a vanvera. Il poveretto è all'angolo, l'attenzione è monopolizzata dall'assenza di vegetali.

"E pijate 'na coda alla vaccinara o un ber filetto ar sangue, che te passa l'aria da zitella acida" lo so, non dovevo dirlo, ho sbagliato ma perfino il suo amico è piegato in due dalle risate, più carnivoro del signor Simmenthal. Non sembra il fidanzato ma un primo appuntamento mal riuscito. Non si tratta di un commento nato dalla gelosia, beninteso, né di un giudizio di valore, ma di una valutazione oggettiva.

"Non dare manforte a Marco! Difendimi. Ameba!" Yasmin è giustamente inferocita contro l'ex amico e rincara la dose "Sei un pusillanime".

Il ragazzo, rimbrottato pesantemente davanti a tutti i commensali allibiti, coglie l'attimo per squagliarsela. Viene verso di me, il piumino già addosso, all'altezza del semaforo rosso dell'incrocio di piazza San Giovanni "Mi farebbe scendere?".

Certo! Bando al regolamento, premo il pulsante dell'apertura della porta anteriore, lui sussurra sottovoce una frase incomprensibile a me "Stai attento, è una squilibrata" e una più chiara a lei, che saluta con un sospiro di sollievo "Alla prossima, Yasmin".

Addio, piuttosto! Ridacchio sotto i baffi che non ho, benedetta mascherina, nel momento della rivincita dei sottomessi alla classe alto borghese.

"È colpa tua" Yasmin, guardandolo scappare dal vetro del finestrino, mi accusa col dito puntato sulla porta divisoria.

"Anche della fame nel mondo, immagino" gli altri avventori inforcano una sana carbonara, alla pausa di fronte al Colosseo. C'è una fermata di almeno tre quarti d'ora e un cameriere mi offre la porzione rifiutata dalla vegana. Fra schiavi ci capiamo. Fa tristezza mangiare una simile leccornia di pastasciutta seduto in cabina ma tant'è, mi arrangerò.

"Dai, Marco, vieni qua" la iena mi invita al suo tavolo, oramai libero, con una gentilezza anomala e sincera che mi colpisce, assieme al tono di voce suadente e delicato. C'è una cosa che mi rattrista più di gustare un cibo seduto al volante: mangiare da solo al tavolo di una bella donna che guarda e fa il digiuno della Quaresima; è intollerabile che lei resti a bocca asciutta, sulle labbra carnose pittate di rosa, ispirazione di peccati impuri e carnali.

Poso il piatto, e scendo al volo. Frequento spesso il bar di fronte all'Anfiteatro Flavio per un caffè, tra una corsa e l'altra. Vado nel locale e torno vincitore con un'insalata in un contenitore di plastica e un estratto di frutta in un bicchiere di carta "Di meglio non ho trovato". Dalla tasca della giacca ecco il colpo da maestro, beh una doppia ola di uno stadio intero di spettatori: un pacchetto di crackers e una merendina al cacao con la scritta Vegan! E una frase pronunciata con la voce di Alberto Sordi "Tiè', magnate questi e statte zitta".

Giuro che a Yasmin va di traverso la saliva per le risate, non riesce più a smettere "Quanto sei cretino".

Verso a lei l'acqua e a me il vino rosso; aborro gli sprechi e qui è tutto pagato "L'amico tuo è un vero cretino". Ti pare che per una battuta, pure se inopportuna, si molla una ragazza come lei? Se ci era uscito, doveva un minimo conoscerla, o no?

"L'ho invitato io. Non mi andava di stare a casa da sola la sera di San Valentino. Penserai che sono misera... Mettimi il vino: sono vegana, non astemia". Ecco due confessioni sconvolgenti. E la terza sarà come il segreto della Sacra Sindone!

Yasmin

"Gli autisti bevono in servizio?" con Marco ci abbiamo dato sotto e la bottiglia di vino è finita in tre quarti d'ora; era un Chianti DOCG Biskero 2020 della Cantina Salcheto. Bischero, come Marco.

"Ce stava da dio, con l'arrosto" si giustifica, poi usa un'espressione curiosa "Alticcio potrò sopportare che mi rivolgerai la parola solo per chiedermi quando partirà il 235". Arrossisce, Marco. Erano anni che non vedevo un ragazzo arrossire in un modo simile. Mi cedono le gambe sotto il tavolo, alla sua reazione. Menomale che sono seduta!

"Perché dici così?" il giro notturno del tram degli innamorati deve continuare nel suo tragitto più bello e romantico: Roma by night e sotto le stelle di un cielo terso, al suono di una melodia dolcissima di un violinista che dà sfoggio di eccellenti doti tecniche.

Seguo l'autista e mi piazzo accanto alla sua postazione.

"Niente, dai, era pe' dì" fissa davanti a sé, silenzioso. E non è da lui, ha tenuto banco durante tutta la cena con la sua verve. Riempiva i miei vuoti di parole.

Ascolto le note in sottofondo; le coppie sono rimaste sedute ai propri tavoli, tenendosi per mano e sbaciucchiandosi.

Un pizzico di invidia per la fortuna altrui, mi sento porre una domanda che manda in frantumi le mie capacità recitative "Com'è che stasera non te sei ancora esibita ner concerto de starnuti?".

Deglutisco, e oscillo, foglia al vento delle frottole. Non so mentire "Ho preso un antistaminico prima di venire".

"Uhm, perché?" s'è girato, Marco. Mi fissa, vedo solo gli occhi neri sopra la mascherina. Si tocca il mento.

"Sapevo che ti avrei incontrato" la prendo alla larga, mordicchiandomi le labbra.

"Hai la palla di vetro? Prevedi il futuro come una streghetta o una chiromante che legge la mano?" nervoso, mi schernisce. Non con la solita strafottenza. Ho capito che cambia la parlata a comando, a volte esce un romanaccio mercato testaccino style, altre un italiano perfetto.

"No, ho telefonato all'Ufficio organizzativo dell'Atac per conoscere i tuoi turni. Ho detto che ero stata coinvolta nell'incidente sul 235, che mi avevi soccorso e che volevo darti un regalo, di persona" ho insistito, in barba alla privacy "Il primo turno utile era... questo". Santi Valar, penserà che sono una stalker.

"E hai assoldato un accompagnatore?".

"Sì, un attore dilettante in bolletta a cui ho pure pagato la cena. Costava così tanto che c'era ancora posto" Yasmin uguale squallore. Ho rovinato tutto e sto per sprofondare nell'abisso della vergogna.

Marco non risponde, ha perso la lingua.

Vedo un semaforo diventare rosso.

"Perché?".

"Non lo so" potevo dire mille cose, non riesco, ho la lingua attaccata al palato.

"Lo so io" mette il freno a mano, si alza e apre il vetro divisorio.

Mi scruta e le sue dita volano ad abbassare la mia mascherina. Faccio lo stesso con la sua, ricambiando il gesto, inconsciamente. Mi alzo sulle punte delle ballerine e punto la sua bocca, offrendo la mia, timida damina d'altri tempi.

Due braccia muscolose mi avvolgono, sento odore di dopobarba maschile, il soffio del fiato al gusto di vino e della mousse al cioccolato che ha divorato.

Sbatto le ciglia alla medesima velocità dei battiti del mio cuore. Labbra gentili si fondono col mio sorriso, in una tenera attesa della mia reazione.

Lascio indietro ogni inibizione, mi avvinghio a lui, unendo la mia lingua alla sua in un'erotica torsione, da perdere la testa.

Il bacio di scoperta e conoscenza diventa tanto profondo da toglierci ogni respiro.

Ovattato, in lontananza, odo un battimani degli altri passeggeri e, vicino, il bussare al vetro della porta anteriore.

Un ultimo bacio sulla guancia destra di Marco, sopra la barba fatta al mattino e mi stacco.

Due addetti in divisa salgono sul tram, tesserini alla mano "Controllo Green Pass o tampone".

Le mie mani cominciano a tremare, convulsamente.

Marco, rimessa la mascherina, mi esorta a mostrarlo, guardandomi come fossi una dea. Lo farà solo per pochi attimi "Non ce l'ho". Ammetto, sono una peccatrice, un'untrice ipotetica, una poveretta da denuncia.

"Non ce l'hai ner senso che?". Ha capito, temo.

"Mi era scaduto e in farmacia non davano più numeri per effettuarlo". Positiva, non sarei potuta venire. Non è sicuro sia negativa né il contrario. Invece di fare il tampone ho fatto una cavolata "Scusami se ti ho mentito e se ho messo in pericolo la tua salute" mi rivolgo solo a Marco, con le mani giunte. Due lacrime mi scendono sulle guance. Non vorrà più vedermi, mi odierà, mi denuncerà.

"Sei 'na pazza, fuori de testa... e t'ho pure baciato. Me toccherà fa i gargarismi colla varricchina, pe' corpa tua. Scenni e nun te fa più vedè" lo sguardo di disapprovazione mi uccide più di abbandonare il tram alla stregua di una delinquente.

Una sanzione stratosferica comminata nella pochette e le porte del tram degli innamorati si chiudono. Per me, ovviamente, si chiude ben altro.

Appunti di vita capitolina

Caciara: trambusto

Tram ristorante: è un tram che esiste davvero, dedicato a cene, feste e a concerti jazz,
con partenza e arrivo da Porta Maggiore e itinerario storico.

Coda alla vaccinara: la coda alla vaccinara è un piatto tipico della cucina romana, costituito dalla coda del bue stufata, condita con verdure varie e annegata nella salsa di pomodori pelati, con cui si condisce la pastasciutta, tendenzialmente rigatoni. Molti ristoranti portano un bavaglino/bavaglione a coloro che la ordinano per evitare macchie indelebili su magliette e camicie, al momento dell'attacco alla polpa della carne, che deve avvenire utilizzando rigorosamente le mani. Il piatto prende il nome dai vaccinari, ossia le maestranze del Mattatoio e, nello specifico i conciapelli e altri operai che si occupavano della scuoiatura del bestiame, detti scortichini.

Testaccino: aggettivo che deriva da Testaccio, quartiere di Roma sulla riva est del fiume Tevere, famoso anche per lo storico mercato comunale sito a suo tempo proprio in piazza Testaccio. Il nome deriva dal cosiddetto monte, il mons Testaceus, una collina artificiale alta 35 metri formata dai cocci (testae, in latino) e detriti vari, accumulatisi nei secoli come residuo dei trasporti che facevano capo al vicino porto di Ripa grande. Nei secoli i cocci delle anfore, che servivano a contenere grano e alimenti liquidi durante il trasporto, formarono una montagnola. L'anfora è il simbolo del rione Testaccio. Se passate per Roma consiglio una visita al monte Testaccio (o Monte dei cocci).

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