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By EiryCrows

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Versione fanfiction del sequel di Miele Selvatico che non avrei mai pensato di fare ma che avete chiesto in t... More

Incinta
Scarpette Rosse
Pop Corn e Cetriolini
Miao
Due. Uno...
... Sette. Tre.
Shopping, pioggia e consigli.
Specchi e Banconote
Illusione
Scacchi
Marshall
Incidente
Dieci
Aura
Intermezzo
Vetri rotti
Testa o croce?
Iris

Tea Party

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By EiryCrows

07

Marshall aprì un occhio, poi si decise e aprì anche l'altro. Fece un silenzioso e lunghissimo sospiro, si passò la mano tra i capelli spettinati, fecendola scivolare lungo il viso e gettò di malavoglia un'occhiata all'orologio digitale sul comodino. Emise un piccolo grugnito di disapprovazione e finalmente si girò verso la causa della sua improvvisa insonnia.
- Bubbs. - Lo chiamò con voce ancora impastata dal sonno. - C'è qualcosa che non va? - Domandò con tatto.

Ci fu qualche momento di silenzio poi l'Omega rispose a bassa voce. - No. - Disse, sussurrando appena ma con chiarezza. - Perchè me lo chiedi? -

L'Alpha fece un altro sospiro, chiedendosi in che modo avrebbe potuto dirgli ciò che pensava senza farlo arrabbiare o sentire in colpa. Ci ragionò per qualche momento, poi, in conclusione, si arrese alla prospettiva di una sua possibile sfuriata.

- Ti stai girando e rigirando sul letto già da un po' . - Optò alla fine, consapevole che non fosse propriamente tutta la verità; il suo Omega aveva iniziato a girarsi e rigirarsi fin da subito, non appena si era sdraiato sul materasso e non aveva smesso neanche dopo aver preso sonno.

Gumball rimase in silenzio per una decina di minuti, poi, si sistemò sul fianco, rivolto verso il centro del letto e guardò stancamente il compagno.
- Non riesco a dormire. - Rivelò. - Sono stanchissimo, davvero, ma non riesco a dormire. -

Marshall allungò una mano verso il viso del fidanzato e lo accarezzò con dolcezza.
- Tu pensi troppo. - Affermò, scivolando leggermente verso di lui. Avvicinò il volto al suo e gli scoccò un lieve bacio sulla punta del naso.

L'Omega si premette i palmi delle mani sulle palpebre chiuse e li strofinò contro di esse per qualche brevissimo istante.
- Hai ragione. - Mormorò inaspettatamente, incatenando gli occhi ai suoi. - È che ho tanto a cui pensare e non so da dove iniziare. - Sospirò a lungo. - E poi, sei tu che la fai troppo facile. - Si indispettì. - Ma cosa pretendo? Sei un Alpha, dopotutto. -

L'Alpha inarcò le sopracciglia, lievemente sorpreso da quel tono caustico. - Non c'entra essere un Alpha o un Omega; semplicemente non vedo quale sia il problema. - Disse con sincerità. - Avremo due cuccioli invece di uno. -

Gumball sbuffò sonoramente e si tirò a sedere, scoccandogli un'altra brutta occhiataccia. - Vedi? La fai facile tu. - Gli puntò l'indice contro e lo premette più e più contro il suo petto nudo. - Punto uno, sono io che li dovrò portare in grembo per nove mesi. Sono dentro di me, non di te. Io diventerò una enorme balena, non tu. Io. -

Marshall ebbe la decenza di lasciarlo sfogare senza dire una parola, ma prese la sua mano e la baciò dolcemente per rabbonirlo un po'.

- Punto due. - Riprese subito l'Omega, senza interrompersi un attimo, ormai lanciatosi in quell'elenco. - Ero già terrorizzato all'idea di averne uno, figurati averne due! - Esclamò. - Prima o poi dovranno uscire da qualche parte, non credi?- Lo fissò spaventato. - Da me. - Sottolineò, indicandosi, in caso non fosse stato abbastanza chiaro. - E poi... dopo... dovrò... dovrò occuparmi di loro e... non so.. non so da dove iniziare! Con uno sarebbe stato più facile, almeno credo, ma adesso sono due! Due! - Lanciò in modo drammatico le braccia in aria per poi lasciarle ricadere ai fianchi senza forza e nascondere il viso dietro alle mani.

Marshall si sedette accanto a lui, dicendo addio alla nottata di sonno e allargò le braccia per invitarlo tra di esse. - Bubbs... - Lo chiamò leggero.

L'Omega alzò lo sguardo per qualche istante, valutando con esitazione l'invito appena ricevuto. Sospirò poi si decise e si rifugiò in quello spazio così invitante.
Si sistemò tra le sue gambe, accoccolandosi contro il suo petto, lasciando entrambe le gambe morbidamente poggiate sulla sua coscia.

- Io penso che sarai bellissimo. In ogni caso. - Rispose l'Alpha con sincerità. - Non stai mettendo su del peso " inutile" e anche se fosse, non sarebbe di certo un problema, te lo assicuro. - Sorrise. - Ci sono i nostri bambini qui dentro. - Portò una mano sul suo grembo e lo accarezzò piano con estrema dolcezza. - E cresceranno forti e robusti grazie a te. Lo sai qusto, non è vero?-

Gumball abbassò lievemente gli occhi sul suo stomaco e non rispose, sospirò di nuovo e si ammutolì.
Era facile per il suo Alpha dire quelle cose adesso, ma cosa sarebbe realmente accaduto tra qualche mese? Quando avrebbe fatto fatica persino a camminare?

Sbuffò, improvvisamente di malumore.

Marshall lo strinse un po' più forte e inclinò leggermente la testa per poterlo guardare; poi, senza riuscire a frenarsi riprese a parlare. - C'è un punto tre? - Si informò, guadagnandosi un'altra feroce occhiataccia.

- Certo che c'è un punto tre! - Sbottò a quel punto l'Omega, dandogli un piccolo schiaffetto sul petto. - Il punto tre, è che sei un cretino! -
L'Alpha roteò lievemente gli occhi, decidendo di prendere quegli sbalzi di umore con filosofia e gli accarezzò la schiena, con la mano libera, risalendo lentamente verso la nuca.
- Qual è il vero problema? - Domandò poi.

Gumball rabbrividì leggermente e strofinò piano il viso contro il petto marmoreo del compagno, lasciando infrangere sulla sua pelle nivea i fantasmi dei suoi respiri. - Abbiamo tante cose da organizzare... - rispose alla fine - dobbiamo preparare la casa per accogliere due bambini... dobbiamo comprare... tutto e... e... non voglio mentire a Fionna o a tua madre o a Iris, o a... Stanley... o... a Isabel e Bernard... Voglio che sappiano... ma... - Disse tutto ad un fiato. - Cosa devo fare? Da dove devo iniziare? Dalla casa? Dagli oggetti? I vestiti? -

Marshall poggiò la testa sulla sua e passò con dolcezza la punta delle dita sulla ghiandola del legame per poi affondarle tra le ciocche rosate e scarmigliate. Sentì che lentamente il suo compagno si stava rilassando grazie a quei tocchi e non smise di accarezzarlo finché non fu del tutto sicuro che si fosse rasserenato.
Solo allora espresse il proprio pensiero.

- Sicuro che sia solo questo? - Chiese, certo che in realtà ci fosse qualcos'altro che turbava il suo fidanzato così profondamente.

Gumball alzò gli occhi grandi e lucidi sui suoi poi lentamente rispose. - Potevano essere tre. -

L'Alpha smise di accarezzargli i capelli e si abbassò leggermente per scoccargli un lunghissimo bacio sulle labbra, riconoscendo in quella piccola frase il vero nucleo del problema.
- Amore... - iniziò - so che hai bisogno di tempo per accettarlo, ma come ha detto Nicole, le possibilità che sopravvivesse erano molto basse. - Ragionò. - Dobbiamo essere grati di aver ricevuto in dono non uno, bensì due cuccioli sani e forti. -

L'Omega distolse lo sguardo e annuì leggermente. - Lo so. - Rispose afono. - Razionalmente, lo capisco... -
Marshall lo baciò di nuovo sul naso e sulla fronte, prima di lasciargliene un altro anche sulla testa. - Non è facile da accettare lo stesso. - Disse sollevandolo leggermente per potersi distendere e portarlo giù con sè. - La natura non si comporta sempre in modo razionale dopotutto. -

Gumball spostò le gambe intrecciandole con quelle del compagno e rimase in silenzio a disegnare forme invisibili sulla sua pelle. - Non credo che ce l'avrei fatta con tre neonati. - Asserì dopo qualche istante.

L'Alpha ridacchiò lieve e gli accarezzò la schiena. - Saresti stato fantastico anche con tre marmocchi, mamy. - Decretò sicuro di sè.
L'Omega prese fuoco e sussurrò un comprensibilissimo " cretino" prima di dimostrare il suo imbarazza. - Smettila dai... -

Marshall sogghignò e con un colpo di bacino, invertì le posizioni stando molto attento a non gravargli di sopra. - Di fare cosa, mamy? - Domandò assumendo l'aria più innocente che riuscisse a fare, cominciando poi a baciargli ovunque il viso. - Lo sai che amo baciarti, mamy, non posso smettere. -
Gumball a quel punto si arrese e scosse la testa ridacchiando appena. Avvolse le braccia intorno al collo del compagno e lo guardò intensamente. - Quindi... Dovrei chiamarti papi? - Chiese con un piccolo sorriso storto.

L'Alpha si fermò e per un attimo nei suoi selvaggi mondi rossi passò un lampo che l'Omega riconobbe fin troppo bene.
- Non una cattiva idea. - Esordì il corvino, avvicinandosi alle sue labbra. - Dillo di nuovo -
Gumball scosse la testa con forza e si portò le mani sulla bocca per sigillarla.

Marshall socchiuse gli occhi e assunse un aria guardinga, da predatore. - Non vuoi? - Domandò, aggrottando la fronte, fingendo di essere arrabbiato.
L'Omega diniegò nuovamente con il capo, guardandolo divertito e per nulla spaventato.

-Ah sì? - Ribattè allora l'Alpha. - È così che stanno le cose allora. - Sorrise. - Potrei costringerti, lo sai? - Suggerì mentre il sorriso si tramutava in un enorme ghigno.
Flettè le dita e le allungò verso di lui, muovendole come le zampe di un ragno.

Gumball vide il ghigno malefico e sgranò gli occhi capendo immediatamente dal
movimento delle mani, quale sorte gli sarebbe presto toccata. - Marshall, no! -
Cominciò subito a dimenarsi, cercando di sgattaiolare via. - No!! Marshall! Nooooooo!! - Esclamò con forza. - Non osareeee! - Strillò acuto. - Non osare! -

Ma Marshall non gli lasciò nessuna via di fuga. - Invece oso eccome. - Affermò, iniziando a fargli il solletico, inesorabile e spietato.
- Nooooooo! - L'Omega si contorse e cominciò a ridere come un pazzo furioso mentre inveiva contro il suo maledetto compagno. - Marshall!! - Esclamò poi senza respiro. - Giuro... giuro che te la farò pagare! - Promise poi con il fiatone, scalciando per liberarsi.

L'Alpha questa volta, gli permise di sfuggirgli e si tirò indietro, lasciando che riprendesse fiato. Si sedette sulle lenzuola, guardando il suo Soulmate con immenso amore.

Era stato immensamente fortunato ad aver incontrato un compagno così ed era grato all'universo per avergli dato l'occasione di poter diventare un padre.
Amava quel piccolo Omega e i suoi cuccioli così tanto che sentiva il cuore quasi scoppiargli nel petto.

- Stai meglio? - Domandò, continuando a guardarlo intensamente, non riferendosi a quella piccola scaramuccia.

Gumball lo guardò con occhi socchiusi, ancora riaggomitolato sul letto, come se stesse cercando di capire se fidarsi di quel farabutto o no.
Poi, sorrise e si tuffò su di lui con slancio, facendolo cadere disteso sul letto. - Preso. - Disse con tono quasi di sfida.

Ma, la sua rivincita durò pochissimo; nei rubini del suo Alpha, Gumball rivide nuovamente la stessa scintilla malefica di poco prima.

-No! Aspetta! - Lanciò un urlo e ricominciò a dimenarsi, cercando di scappare ma Marshall fu più veloce e ribaltò di nuovo le posizioni, sistemandosi sopra di lui.
L'Omega, però, non perse altro tempo e riuscì a distrarlo quel tanto che bastava per sopraffarlo nuovamente, finendo di sopra.

I due continuarono a rotolare tra le lenzuola, ridendo come matti, finché non furono pericolosamente vicini al bordo.

- Asp... - Iniziò il corvino ma non riuscì a finire la frase. Cadde sul pavimento con un tonfo sordo, trascinando il fidanzato con sè nella caduta.
- Ahia... - Protestò Marshall, massaggiandosi leggermente il sedere. - Scommetto che mi verrà un grosso livido. -
Aveva preso una bella botta ma era felice di aver protetto il suo piccolo.

L'Omega si morse le labbra, inizialmente preoccupato, poi non riuscì a resistere e iniziò a ridere, coinvolgendo poco dopo anche il suo Alpha.
- Sto bene. - Disse una volta recuperato il respiro.

Marshall lo guardò ipnotizzato dalle guance arrossate dalla lotta e la meraviglioso profumo che in quel momento lo avvolgeva. - Grazie al cielo... - Mormorò, prendendo le sue mani per baciarle con devozione.

Gumball si tirò un po' più su, sistemandosi meglio a sedere sul bacino dell'Alpha e gli portò le braccia intorno al collo.
- Grazie... papi. -

Marshall sorrise ampiamente come un bambino in un negozio di caramelle e Gumball non riuscì più a resistere.
Si chinò su quelle labbra rosse come il sangue e le baciò, mordicchiandole appena prima di rivendicarle come proprie. Prese l'iniziativa e approfondì il bacio con impeto, introducendo la lingua per annodarla a quella del compagno; la avvolse più e più volte alla sua e la sciolse altrettante volte, lasciandogli il comando soltanto quando lui lo pretese.

L'Alpha impose subito il suo ritmo e lo divorò quasi brutalmente. Lo assaporò con furia, senza lasciargli una via di scampo e lo reclamò a sè, facendolo gemere per i suoi morsi.
E, quando fu abbastanza ed entrambi rimasero senza fiato, quando i respiri di entrambi si fecero corti e bisognosi, Marshall allentò la presa, lasciando che il fidanzato si staccasse e che imparasse di nuovo a respirare, riprendendo l'aria che gli era stata sottratta con così tanta veemenza.

Gumball poggiò le mani sugli addominali scolpiti del compagno, accarezzando lieve la sua pelle, fantasticando un po' su quelle linee estremamente definite e si morse le labbra, alzò timidamente gli occhi per incatenarli ai suoi.

Marshall allungò la mano verso di lui e gli accarezzò la guancia lentamente e con dolcezza. - Che c'è? - Sussurrò, invitandolo ad esprimere ad alta voce ogni suo possibile dubbio o pensiero.

- Suppongo... - iniziò l'Omega, strofinandosi lievemente contro la sua mano - che sarà difficile addormentarsi adesso... sarebbe... un peccato sprecare così una notte... ormai siamo... comunque svegli tutti e due. -

L'Alpha sorrise ferino e accarezzò le labbra gonfie del compagno con la punta delle dita. - Sappiamo che per ora non c'è pericolo. - Affermò. - Vuoi fare quello che si fa per avere un bambino? -

Gumball esitò per un momento poi portò la mano sulla sua pancia e annuì molto lentamente. Si chinò di nuovo verso il fidanzato e gli baciò la punta del naso, come tante volte aveva fatto anche lui.
Marshall, però, non si lasciò irretire da quel dolcissimo canto da sirena e portò la mano sul quella del suo Omega, intrecciandone insieme le dita.
- Non sembra che tu voglia farlo davvero, amore. - Osservò con un mormorio. - Non devi farlo per me. -
L'Omega strinse le gambe contro il bacino del compagno e si appoggiò di nuovo contro il suo petto. - Vorrei... vorrei provare davvero ma... ho anche un po' di paura... - Rivelò. - Tu sei... un uragano e io non... posso fermarti quando tu... e neanche voglio che tu ti fermi...-

L'Alpha inarcò lievemente le sopracciglia e sorrise per il complimento. - Amore... - lo abbracciò teneramente e lo cullò per un po' senza parlare.

Rimasero stretti insieme, l'uno tra le braccia dell'altro, godendosi quel momento di intimità, senza che niente e nessuno si frapponesse tra loro.

- Prima di tutto, alziamoci da qui, okay? - Mormorò poi di punto in bianco l'Alpha.
Gumball annuì soltanto e fece per alzarsi ma Marshall lo tenne giù con sè; poi, come se nulla fosse, si alzò portandoselo dietro senza fatica. - Tra qualche mese non potrò più prenderti in braccio così e so già che mi mancherai. - Si imbronciò.

L'Omega ridacchiò piano e affondò le mani tra le ciocche color notte. - Mi stai dicendo che diventerò così grasso da non poter stare in braccio a te? - Ribatté scherzando.
- No. - Rispose immediatamente l'Alpha. - Non grasso, solo irrimediabilmente incinta. -

Gumball sorrise lieve. - Cos'hai in mente? - Chiese poi, dandogli un morsetto giocoso sulla mascella.
Marshall abbassò gli occhi su di lui e strofinò il naso contro il suo. - Ci sono altri modi per passare il tempo insieme. -
L'Omega gli accarezzò i capelli, attorcigliando qualche filo intorno alle dita. - Per esempio...? - Sussurrò lieve, rabbrividendo senza sapere il motivo.
L'Alpha ridacchiò e si avvicinò per baciargli la fronte. - Lo vedrai, amore, lo vedrai. -

- - - - - - - - - -

L'ascensore si fermò al piano designato e con un fluido movimento, aprì le porte, liberando tutte le persone che avevano bisogno di uscire proprio lì, proprio in quel momento.

Gumball si affrettò a mischiarsi tra di esse, confondendosi tra la folla. Scese dal trabiccolo, stando molto attento che nessuno lo travolgesse e si mescolò al nugolo di colleghi che stava andando nella stessa direzione verso la quale anche lui si stava dirigendo.

Non parlò con nessuno; non era pronto ad affrontare una conversazione.
Alcuni di quelli li conosceva solo di vista, altri, invece, non li aveva mai visti.

Rimase indietro, lasciando fluire quel fiume e si guardò intorno di sottecchi.
Si sentiva come un ladro che aveva appena messo a segno un gran colpo e stava scappando dalle forze dell'ordine venute ad arrestarlo.

Sospirò di sollievo non appena si rese conto di essere rimasto l'unico nel corridoio e tornò indietro di qualche passo per imboccarne un altro.

In un certo qual senso, era vero che stava scappando via da qualcuno.
Per la precisione, si stava tenendo il più possibile alla larga da un'Alpha bionda e fin troppo piena di vita e da un Beta, suo collega, tanto bizzarro quanto geniale.

Se li avesse incontrati probabilmente sarebbe esploso e avrebbe iniziato a parlare a vanvera, finché non avrebbe svelato ogni cosa della sua gravidanza.
Voleva dirglielo ma stava pensando anche di far loro una sorpresa e non voleva lasciarsi sfuggire nulla.

Li stava evitando proprio per questo.
Aveva già abbondantemente rischiato per oggi.

Quella mattinata era iniziata nel peggiore dei modi e anche adesso, non stava procedendo benissimo.

Si era tirato giù dal divano appena in tempo, maledicendo Marshall per non averlo svegliato prima, si era vestito più velocemente che poteva, cercando di non pensare a quei vestiti che tra qualche settimana non gli sarebbero più entrati, ed era uscito da casa di corsa, arrivando in azienda giusto in tempo.

Il tragitto che separava la fermata della navetta dall'azienda era breve e generalmente riusciva a percorrerlo senza alcun tipo di problema, ma, per sua sfortuna, non quel giorno.
Aveva impiegato più tempo del previsto e quando finalmente era arrivato, era rimasto fuori per qualche istante, cercando di recuperare il respiro.

Era entrato nell'edificio, alla fine, sudato a causa del caldo torrido di quel giorno e senza forze; ma, non appena aveva visto il volto familiare della sua amica, gli si era congelato il sangue nelle vene.
Non aveva idea del perché il suo cuore avesse iniziato a battere furiosamente nel petto e non sapeva neanche il motivo per cui era stato travolto dal cieco terrore che lei lo vedesse.

In qualche modo, era riuscito a sovrastare la paura e a scappare, evitandola per un soffio.

Era consapevole che non avrebbe potuto continuare così ancora a lungo, ma non aveva idee migliori se non quella.

Aveva raggiunto l'ufficio che stava usando e aveva tirato un profondo sospiro di sollievo che però gli era rimasto in gola. La pace non era durata a lungo; la voce di Stanley lo aveva di nuovo gettato nel panico.

Preso in contro piede, si era nascosto sotto la scrivania e aveva aspettato lì che il Beta uscisse, comportandosi come un vero e proprio coniglio.
Quando poi era uscito da lì sotto, aveva deciso di rimanere, per tutto il giorno, rintanato in ufficio a smaltire le carte dei vari progetti.

Per un paio d'ore, tutto era andato secondo i piani, ma, ben presto, si era reso conto di aver fatto male i conti.
Erano a malapena scoccate le undici, quando la fame lo aveva colpito all'improvviso, ridestandolo dal torpore.
Ancora una volta, le belve che aveva dentro, avevano deciso al posto suo.

All'inizio aveva cercato di resistere ma i suoi propositi non erano durati a lungo; alla fine era capitolato di fronte a quella incessante richiesta.

La fame si era fatta implacabile, insistente e impossibile da ignorare, impedendogli di concentrarsi su qualsiasi cosa che non fosse cibo.

Si era ritrovato a sbavare al solo pensiero di quelle splendide cose rotonde, morbide e dorate, di cui attualmente gli sfuggiva il nome, ma di cui ricordava perfettamente il sapore.

Doveva mangiarle a tutti i costi, non importava come.

Quindi si era alzato, era uscito dall'ufficio e si era diretto in quel corridoio con un pensiero fisso in mente e la saliva che aumentava in bocca, oltre ogni decenza.

Aveva deciso di andare in mensa ad implorare che qualcuno gli desse qualcosa da mangiare.

Avanzò verso quel luogo di perdizione, ben consapevole che non fosse l'orario giusto; non era il momento adatto per trovare qualcosa per placare le sue voglie: era ancora troppo presto e per la pausa pranzo mancavano ancora un paio d'ore.
Ma, cosa avrebbe dovuto fare?
Era come se nient'altro avesse importanza.

Attraversò le porte, trovando la mensa totalmente vuota. A parte gli addetti che si occupavano di pulire i tavoli e di rifornire le varie vetrinette e scaffali, nella stanza non c'era nessuno.
Però, benché ci fossero pochissime persone, tutti, nessuno escluso, si girarono a guardarlo come se non appartenesse a quel posto.

Gumball cercò di farsi il più piccolo possibile sotto quegli sguardi, odiando il fatto di essere al centro dell'attenzione per un motivo così banale.
Odiava i loro occhi inquisitori e i loro incessanti mormorii.

Stava per lasciar perdere, ma i brontolii del suo stomaco si fecero più forti, attirando la sua attenzione, ricordandogli la causa della sua presenza lì.

Raddrizzò le spalle e gonfiò leggermente il petto.
Non gli importava che lo fissassero, che lo giudicassero prendendolo in giro o che sparlassero di lui.

Aveva una missione molto importante da portare a termine e il suo futuro dipendeva anche da quello. Nessuno gli avrebbe impedito di mangiare tutto ciò che voleva.

I suoi piccoli avevano bisogno di lui.

Se non fosse riuscito neanche in quell' impresa, non avrebbe avuto il diritto di essere chiamato un buon genitore.

Si avvicinò ad una ragazza, una Beta dai capelli chiari e gli occhi azzurri, che stava sistemando i tavoli e cercò di intraprendere una conversazione.
- Mi scusi... - Esordì, sussurrando appena, odiandosi immediatamente per quel tono flebile e spaurito. Si schiarì la voce e riprovò. - Mi scusi. - Disse di nuovo con un tono molto più deciso. - A chi posso rivolgermi per avere qualcosa da mangiare? - Si informò, sforzandosi, purtroppo senza riuscirci, di non arrossire.

Lei lo squadrò curiosamente per qualche istante e i suoi occhi si illuminarono. - Puoi... - iniziò, subito interrotta da un'altra voce, arcigna e autoritaria.

- Devi aspettare come tutti gli altri! -

L'Omega si girò verso il proprietario di quella voce, trovando un altro Beta a fissarlo con occhi piccoli da rapace.
Dalla divisa che indossava, si intuiva chiaramente che lui era il capo lì dentro.

- Non ne posso più di tutte le persone che entrano qui dentro ad orari improponibili per sgraffignare qualcosa da mangiare prima di tutti gli altri! - Ribadì quest'ultimo arrabbiato. - Ci sono le macchinette per gli snack! -

Gumball si strinse lievemente nelle spalle, cercando di capire quale fosse il modo migliore per affrontare il discorso e dirgli ciò che voleva, senza urlargli in faccia che era incinta e che aveva bisogno di mangiare o avrebbe mangiato lui.

Mentre stava ragionando su questo però, la ragazza scivolò morbidamente tra lui e il Beta e si mise in mezzo.
Senza lasciarsi intimidire da quella mezza sfuriata a cui evidentemente
doveva essere abituata, si avvicinò al suo capo e gli sussurrò qualcosa all'orecchio.

Il Beta sgranò gli occhi poi li assottigliò cercando di capire se ciò che gli stava dicendo fosse la verità. Lo sguardo di disapprovazione era sparito del tutto, sostituito da uno pieno di sospetto.

- Sicuro sia lui? - Chiese a quel punto, alla ragazza, continuando ad analizzare il giovane.
Lei annuì con decisione.
- Qual è il tuo nome? - Domandò l'uomo rivolgendosi questa volta al ragazzo.

- Gumball Prince - Rispose immediatamente l'Omega, aggrottando le sopracciglia curioso.

Il Beta lo osservò a lungo poi abbassò il capo e il suo atteggiamento cambiò del tutto.
- Seguimi. - Disse soltanto dopo essersi lasciato sfuggire un lungo sospiro; poi, con voce più dolce si rivolse alla ragazza. - Ottimo lavoro, Marla, grazie. -
Si congedò in quel modo e iniziò ad avviarsi verso le grandi porte di legno che davano accesso alla cucina.

Gumball ringraziò silenziosamente la Beta con un cenno del capo e si affrettò a seguire l'uomo, prima che lui sparisse.

Lei osservò la scena con un sopracciglio inarcato e scosse leggermente la testa, ridacchiando appena.
Chissà se le avrebbero dato un aumento per aver salvato il culo del capo dal sicuro licenziamento.

Il Beta varcò le doppie parte e si fermò a controllare che l'Omega lo avesse effettivamente seguito; non appena quest'ultimo lo raggiunse, gli bloccò l'accesso, volgendosi verso lui.
- Per motivi di igiene, non puoi entrare. - Spiegò sommariamente. - Dovrai aspettarmi qui. - Continuò, prima di scivolare all'interno della stanza.

Gumball non fece obiezioni e aspettò come gli era stato chiesto, tenendosi le braccia intorno allo stomaco, felice di poter mettere finalmente qualcosa sotto i denti.
Era incredibile come nella sua mente non ci fosse altro che l'immagine di quei cosi morbidi e dorati; erano letteralmente diventati pura ossessione.

Il Beta dopo qualche istante riemerse dalla porta, portando con sè un altro individuo un po' paffuto e rotondetto, con una divisa bianca e un cappello da cuoco.
- È lui? - Domandò con uno strano accento straniero.
L'altro confermò con un cenno affermativo del capo e incrociò le braccia al petto.

- Quale onore! - Rispose a quel punto l'uomo, muovendosi verso l'Omega.
Lo abbracciò di getto e gli scoccò un bacio su entrambe le guance.

Gumball strabuzzò gli occhi a disagio e allarmato dal nuovo possibile pericolo, si staccò in fretta, allontanandosi da lui più che poteva.

- Antonio! - Lo riprese subito il Beta. - Non puoi andare in giro ad abbracciare e baciare la gente! Soprattutto se è un Omega reclamato! -

Lo chef lo zittì minimizzando il tutto con un gesto imperioso della mano.
- Rilassati, mio caro. - Disse. - Volevo solo salutarlo, tutto qui. Lui sa che non volevo fargli niente, vero? - Portò gli occhi marroni sull' Omega e allargò le braccia come a voler sostenere la sua tesi.

Gumball guardò prima l'uno poi l'altro, strofinandosi la mano contro il braccio, tentando di non fare emergere troppo il suo disagio, indeciso se scappare via da quell'uomo o no.
Un altro feroce brontolio lo persuase però a rimanere esattamente dov'era.
- No, certo che no. - Rispose allora.

Sul volto dello chef si aprì un grande sorriso. - Vedi? Rilassati. - Disse al Beta prima di riportare l'attenzione sull'Omega. - Scusa se ti è sembrato che ti stessi aggredendo. - Asserì comunque per buona misura. - Ero solo molto curioso di conoscerti. Tu sei l'Omega di cui si è parlato tanto, non è vero? Devi esserlo, è merito tuo se sono stato chiamato a lavorare qui. - Ridacchiò. - La Boss ci ha detto di servire dei piatti nutrienti e salutari e ci ha espressamente ordinato di farti mangiare tutto quello che vuoi, a qualsiasi ora. La cucina è sempre aperta per te e le tue richieste! - Esclamò dando una leggera pacca sulla schiena del ragazzo. - Non ti preoccupare di quel brontolone lì, non è sempre così serio. - Disse indicando il beta con il pollice. - Su, coraggio, vieni dentro e dimmi cosa Antonio può fare per te. -

- - - - - - - - - -

Gumball era soddisfatto.

Aveva mangiato più del dovuto e Antonio si era prodigato a soddisfare tutte le sue richieste anche quelle più bizzarre, senza fare una piega; anche quando aveva messo il gorgonzola sui pancake, aveva inarcato appena un sopracciglio e non aveva detto una sillaba.

A parte la paura iniziale, alla fine si era trovato bene insieme a quell'Alpha dall'odore di vino rosso e ragù; forse, era un po' troppo espansivo per i suoi gusti ma, aveva ben presto capito che era così di natura e che se invadeva il suo spazio, non lo faceva a posta o con cattiveria.
Era semplicemente fatto così.

Dopo la scorpacciata, Gumball era ritornato in ufficio e si era concentrato abbastanza da riuscire a smaltire una pila piuttosto cospicua di documenti.
Ed era piuttosto felice di essere riuscito in quell'impresa.

Stava bene e si sentiva bene.

Nonostante tutto, nonostante le preoccupazioni che lo assillavano, nonostante la paura del futuro, nonostante ciò che aveva scoperto, stava... bene.

Allungò la mano verso il suo cellulare dimenticato lì sulla scrivania da tempo.

Adesso che finalmente aveva svolto parte del suo lavoro, poteva chiamare Hana senza sentirsi in colpa e ringraziarla per avergli permesso quel piccolo sgarro.
Se non fosse stato per lei, non sapeva sinceramente come avrebbe fatto; forse avrebbe urlato fino ad esaurire la voce o forse avrebbe pianto finché qualcuno non gli avesse dato da mangiare quei maledetti pancakes al gorgonzola.

Fortunatamente, la Lady era stata abbastanza lungimirante da impedire che accadessero episodi di questo genere.
Se fosse successa una cosa simile, con molta probabilità, sarebbe morto dall'imbarazzo.

Strinse il telefono tra le dita e nello stesso momento in cui lo sollevò, quest'ultimo emise un leggerissimo suono e lo schermo si illuminò, segnalando una notifica di un messaggio ricevuto.

Gumball si immobilizzò di scatto, sentendo un freddo improvviso e inusuale gelargli le ossa.
Aveva riconosciuto il mittente.

" Mi stai evitando? "

Quelle parole lette appena dall'anteprima furono abbastanza per farlo sprofondare in un oceano di sensi di colpa.

Se ne era accorta.
Ovviamente se ne era accorta.

Fionna era stata la prima, se non si teneva conto di Hana, ad accorgersi che nascondeva un segreto; era stata la prima a capire che relazione aveva con Marshall e la prima ad intuire il suo vero genere secondario.

Aveva dimenticato quanto poteva essere percettiva in alcuni casi.

Preso dal panico, posò lentamente il cellulare sulla scrivania e tamburellò le dita sul ripiano, mordendosi le labbra con nervosismo.

Doveva risponderle; doveva farlo per forza. Non risponderle significava darle, in qualche modo, una risposta affermativa e non voleva darle questa impressione; risponderle con una bugia sarebbe stato mentire ad una delle sue migliore amiche e non avrebbe voluto fare neanche questo.

La cosa migliore, forse, sarebbe stato temporeggiare.

Portò gli occhi inquieti sul cellulare che di nuovo si era illuminato.

Per quanto tempo però avrebbe potuto perdere tempo?
Certamente, Fionna si sarebbe spazientita ad aspettare una risposta che non arrivava e in fin dei conti, era pur sempre un'Alpha; già la vedeva buttare giù la porta ed entrare come una furia nell'ufficio.

Fece un lungo respiro per darsi coraggio poi afferrò il telefono e batté velocemente due volte sullo schermo per accenderlo, inserendo il codice una volta attivo.

Come poteva affermare di avere uno dei più alti Q.I quando cose così semplici lo mandavano in una tale confusione?

Premette il dito sull'icona con la cornetta disegnata e cercò il numero, portandosi poi il device all'orecchio, aspettando impaziente che dall'altra parte qualcuno gli rispondesse.

- Ciao coniglietto! - Lo salutò dopo un paio di squilli la voce calda del suo Alpha. - È tutto a posto? - Si informò immediatamente.

L'Omega fece un piccolo sospiro e portò indietro il peso sulla sedia, facendo aderire per bene la schiena allo schienale.
- Va tutto bene. - Rispose subito per evitare di far preoccupare troppo il suo compagno. - Però mi manchi... - Ammise dopo, abbassando di poco la voce.

Dall'altra parte ci fu qualche secondo di silenzio e quando Marshall riprese a parlare, non fu difficile per Gumball capire che stava sorridendo.

- Anche tu, amore mio. - Ribadì l'Alpha con tono solenne.

Gumball sorrise leggermente e portò lo sguardo sulla pila di carte ancora da visionare. - Ti ho disturbato? - Domandò, stringendosi le labbra tra i denti.

- Affatto. - Rispose immediatamente Marshall. - Tu hai sempre la priorità su tutto. - Affermò. - Soprattutto sui vecchiacci che non vogliono ascoltarmi perché credono sia troppo giovane per avere buone idee. -

L'Omega ridacchiò leggermente. - Non può essere così brutto. -

- Fidati, è un incubo. - Si lamentò l'Alpha lasciandosi, poi, sfuggire un profondo sospiro. - Cercare di cambiare le cose è più difficile di quello che pensavo. Alcune tradizioni sono così radicate che è complicato piegarle alla modernità. E alcune persone non sanno neanche cosa sia e dove stia di casa, il buon senso. - Continuò stancamente. - Ma non voglio assillarti con i miei problemi; scommetto che non mi hai chiamato solo per dirmi che ti manco. Quali pensieri affollano la tua testolina, oggi? -

Gumball strinse la presa sul cellulare e si strofinò il palmo della mano libera contro la fronte. - Mi manchi veramente. - Disse con assoluta sincerità. - Ma hai ragione... - mormorò - non ho chiamato solo per questo... -
La voce di Marshall si fece più dolce e possibilmente ancora più calda. - Cosa ti turba, mio universo? Sono ancora i cuccioli? -

L'Omega scosse leggermente la testa per abitudine poi si rese conto che non poteva vederlo e si espresse a parole.
- No... cioè... sì e no... in parte... - Sospirò. - Sto evitando Fionna e lei se ne è accorta... non voglio dirle una bugia ma... - Si interruppe, rimanendo silenzioso per qualche secondo.

- Ma? - Lo esortò a quel punto l'Alpha con pazienza. - Fammi indovinare, hai letto uno di quei siti cretini dove si dice che annunciare la gravidanza prima del terzo mese porta sfortuna. -
- No! - Esclamò l'Omega con un po' troppo entusiasmo mentre le guance si coloravano di un rosso acceso. -Può essere. - Ammise alla fine dopo un po'.

- Bubbs. - Lo chiamò dolcemente Marshall. - Non permetterò alla sfortuna di averti. Sei mio, così come miei sono i tuoi cuccioli. Non dimenticarlo mai. -

Gumball sentì dei brividi ormai fin troppo familiari risalire lentamente lungo la colonna.
Era incinta e i suoi ormoni erano impazziti del tutto; questa volta era davvero colpa loro se desiderava in modo indecente il suo compagno.

Si mordicchiò le labbra e giocherellò con alcune ciocche di capelli ribelli per distrarsi dai piacevoli pensieri che si erano affacciati nella sua mente.
- Quando torni? - Domandò, cercando di tenere ben salda la voce e di non fare trasparire quanto in realtà gli importasse della risposta.

Marshall rimase nuovamente in silenzio per diverso tempo, poi sospirò ancora più a lungo. - Tardi, troppo tardi. - Rispose cupo. - Forse dopo cena. -
- Ah. - Disse soltanto l'Omega, spiazzato.

I due rimasero in silenzio per diversi minuti, cercando di non pensare troppo a quella notizia.

- Bubbs - Riprese poi l'Alpha. - Perché non organizzi un piccolo party questo pomeriggio? - Suggerì. - Potresti invitare Fionna e parlarle. -
Gumball abbassò gli occhi tristi sul ripiano della scrivania. - Non sei geloso? Saremmo da soli. -

- Sto bruciando al solo pensiero. - Rispose immediatamente Marshall. - Ma non voglio che tu passi il pomeriggio a casa tutto solo a rimuginare. Almeno di lei mi posso fidare; so ti vuole bene. -

L'Omega riflettè per qualche istante poi si rese conto che non voleva effettivamente passare un pomeriggio in solitudine.
- Va bene... - Disse poi un pensiero improvviso lo sfiorò e decise di tentare.
- Amore? - Provò allora utilizzando il tono più dolce che aveva.

Dall'altra parte sentì Marshall trattenere quasi il fiato. - So già che non mi piacerà quello che stai per dirmi. - Osservò alla fine.

Gumball ridacchiò leggermente e decise di non lasciarlo per troppo tempo sulle spine. - Posso invitare Iris? So che lei e Jake sono nei paraggi... -
L'Alpha non disse nulla poi sospirò. - Lo sapevo. - Decretò soltanto. - Che non mi sarebbe piaciuto. Usi quel tono solo per farmi abbassare la guardia prima di uccidermi. -

L'Omega non disse niente e si mordicchiò le labbra perfettamente consapevole che il suo compagno aveva ragione.

- Certo che puoi invitare Iris, lo sai che non ho problemi con lei. - Riprese Marshall un po' brusco. - L'unico problema che ho, è con quell'idiota che le sta dietro. -

- Sono sicuro che Jake avrà di meglio da fare che venire al nostro piccolo incontro. - Affermò l'Omega, cercando di mostrarsi sicuro di sè. - E in ogni caso so come difendermi da attenzioni indesiderate. -

L'Alpha si lasciò sfuggire un altro sospiro accorato. - Io sono bloccato qui e tu sarai in compagnia di ben due Alpha - si lamentò come un bambinone - lo sai cosa vuol dire questo? - disse poi cambiando totalmente tono.

Gumball si mise sull'attenti a causa di quel cambiamento improvviso.

- Che questo fine settimana sarai solo mio e che ti farò uscire di rado dalla camera da letto. - Promise solennemente.

- Marshall... ti prego... - Sussurrò l'Omega, arrossendo appena.
- Non vedo l'ora di farti urlare. - Affermò lui in risposta. - Preparati perché non ti lascerò andare. Sarà meraviglioso. -

- Marshall... - Lo ammonì a quel punto Gumball, sentendo il suo corpo reagire a quelle parole. - Se continui così metto giù. - Lo minacciò.

Marshall ridacchiò, facendolo rabbrividire. - Vorrei essere lì con te... - mormorò abbassando notevolmente il tono. - Non ho mai fatto sesso in ufficio ma si dice che sia straordinario. -

- Marshall!- Esclamò l'Omega assumendo una pericolosissima sfumatura violacea.

- Ti sto solo prendendo un po' in giro, Bubbs. - Spiegò l'Alpha ridendo. - Anche se non sarebbe male essere lì con te. -

Gumball gonfiò leggermente le guance, poi sospirò, arrendendosi.
- Non fare troppo tardi stasera. - Lo redarguì cambiando argomento. - Non... mi sento tranquillo se so che sei fuori... -

Marshall rispose dolcemente. - Farò del mio meglio amore, promesso. - Disse. - Non voglio stare lontano da te più del necessario lo sai. -
- Lo so... - Pigolò l'Omega, alzando gli occhi al cielo, cercando qualcos'altro da dire per non far finire la telefonata.

- Marshall... - iniziò a voce bassa.
- Dimmi, amore mio. - Rispose Marshall, intuendo forse il suo stato d'animo.

- Devo andare... ma non vorrei... - Sospirò l' Omega, lamentandosi leggermente.

Il tono di voce dell'Alpha cambiò di nuovo, facendosi quasi malinconico.
- Ci vediamo più tardi a casa, Bubbs, dopodomani recupereremo il tempo che abbiamo perso e staremo insieme tutto il giorno. - Affermò.

Gumball annuì leggermente poi sorrise. - Marshall? - Lo chiamò di nuovo, ridacchiando appena.
- Dimmi, amore mio. - Rispose di nuovo Marshall.

- Ti amo. - Asserì l'Omega senza mezzi termini.
Marshall ridacchiò piano. - Io di più. -

Gumball scosse la testa divertito. - Non è vero... -
- Invece sì. - Rispose immediatamente l'Alpha. - Ti amo da impazzire. -

L'espressione sul volto dell'Omega si fece dolcissima. - Anche io - Ribadì semplicemente. - Adesso però devo chiudere... -

Marshall ridacchiò ancora. - Vuoi fare il giochetto del " chiudo io, chiudi tu" ? -
Anche Gumball rise. - No, ci penso io. -

- Va bene Bubbs, a più tardi. - Disse allora l'Alpha, salutandolo.
- A più tardi. - Rispose l'Omega, chiudendo la telefonata a malincuore.

Lui non aveva molto da fare, ma Marshall sì e non voleva distrarlo più del dovuto.
Il suo Alpha si stava battendo fieramente affinché gli Omega potessero avere un futuro diverso; si stava battendo per creare una nuova prospettiva di vita migliore per tutti.
Era così tremendamente orgoglioso di poter chiamare un Alpha così meraviglioso, suo compagno di vita.

Incoraggiato dalle sue parole, Gumball aprì il messaggio di Fionna e finalmente le rispose.

" Mi dispiace. " Digitò in fretta. " Dovevo dirti una cosa ma non sapevo come. "
Inviò e quasi subito arrivò la risposta di lei.

" È tutto okay??? " Recitava il messaggio.

L'Omega si affrettò a replicarle.
" Sì. Io sto bene, Marshall pure e non abbiamo litigato. Possiamo vederci a casa mia questo pomeriggio? "

" Aspetta un sec " Rispose di nuovo la ragazza.

Gumball attese qualche istante poi sentì il suono di un altro massaggio.

" Ok ci sono. A che ora? "

L' Omega sorrise lieve e le scrisse tutti i dettagli, sentendosi già immediatamente più leggero.

Chiusa la questione con Fionna, Gumball cercò il numero di Jake in rubrica e inviò anche a lui un messaggio di invito.

" Ciao Jake. So che è una cosa dell'ultimo minuto ma sto organizzando un piccolo tea party improvvisato e vorrei che tu e Iris veniste. "

Per ogni evenienza, mandò anche a lui tutti i dettagli, poi cercò il numero di Stanley e spedì l'invito anche al collega.

Posò il cellulare sulla scrivania mentre una strana eccitazione lo pervadeva.
Non sapeva quale ne fosse la causa, sapeva soltanto che ogni cellula del suo corpo si stava agitando freneticamente.

Si ritrovò ben presto di nuovo con il telefono in mano, sbirciandolo di tanto in tanto per vedere se fossero arrivate altre risposte.
Per quanto strano fosse, non stava più nella pelle, forse, era sempre colpa della gravidanza se si sentiva in quel modo; entusiasta come un bambino di fronte ad un negozio di dolciumi.

Per un attimo, considerò l'idea di invitare anche Hana ma poi dopo qualche istante la scartò.

Sentiva che non era... non era giusto.

Quello sarebbe stato un momento solo per loro e Hana... Hana sapeva già che lui e Marshall stavano aspettando un cucciolo quindi sarebbe stato un po' come barare.

No.

Ci sarebbe stato un momento anche per lei ma non era quello.
La sua sorpresa sarebbe stata un po' diversa; dovevano ancora dirle che stavano aspettando due cuccioli e non uno.

Avrebbe dovuto aspettare un altro po'.

Esaltato dall' idea di passare un pomeriggio in compagnia di due delle sue amiche più importanti, Gumball aprì il browser e cercò un modo divertente di svelare il suo enorme mistero.
Aprì diverse pagine leggendo avidamente i vari suggerimenti.

Anche se un po' precipitosa poteva ancora organizzare una piccola festicciola.
Dopotutto, Marshall aveva ragione; dopo quello che era successo, aveva bisogno di svagarsi un po' e soprattutto di stare in compagnia.

Non avrebbe avuto senso stare in solitudine, sdraiato sul divano a ripensare a ciò che era stato e a ciò che sarebbe stato; almeno non oggi, non questa volta.
Questa volta avrebbe spento il cervello e sarebbe rimasto in pace per qualche ora.

Si meritava un po' di silenzio in tutto quel caos.

- - - - - - - - - -

La piccola tavola nel salotto era stata già addobbata e apparecchiata alla perfezione; su di essa era stata messa una bellissima tovaglia di lino bordeaux, con i tovaglioli un po' più chiari perfettamente coordinati.
Di fronte ad ogni sedia, era stato predisposto un piattino rettangolare di porcellana nera sul quale era stata poi posizionata una tazza vivacemente colorata.

I dolci, comprati a posta per l'occasione, erano stati disposti simmetricamente lungo il tavolo, da un lato e da un altro, lasciando un piccolo spazio al centro in cui troneggiava un'alzata per torte con all'interno una scatola da pasticceria ancora ben chiusa.

Anche se era stato composto in fretta, Gumball era estremamente soddisfatto del risultato che aveva ottenuto.

Non appena aveva ricevuto le conferme, aveva chiamato in pasticceria e aveva ordinato un paio di cose, compresa quella ancora nascosta dentro la scatola.
All'inizio, aveva avuto dei problemi a causa delle tempistiche piuttosto brevi ma alla fine era riuscito ad avere esattamente ciò che voleva e senza aver dovuto fare il nome di Marshall, per cui a prescindere lo reputava un grande successo.

Si lisciò la maglietta nera a maniche corte facendo ben attenzione che non ci fossero pieghe e che il tessuto nascondesse alla perfezione la pancia sempre più rotondetta e aspettò con emozione che si facesse l'ora prestabilita, facendo avanti e indietro per le stanze della casa.

Non riusciva a stare fermo in un posto solo o a stare seduto; inoltre, ci voleva ogni grammo della sua forza per rimanere lontano dal cibo sulla tavola.

Non voleva rovinare la sorpresa a nessuno.

Sobbalzò al suono del campanello e si precipitò in corridoio per andare ad aprire. Fortunatamente, era riuscito ad avvisare il portinaio che avrebbe avuto ospiti, così da farli salire su senza problemi.

Gli dispiaceva un po' che Stanley gli avesse detto di no, ma, dopotutto non se la sentiva di biasimarlo; era pur sempre una festicciola degli ultimi secondi.

Guardò per qualche istante la bacheca semi vuota su cui era stato appuntata una fotografia in bianco e nero, prontamente nascosta per l'occasione da un foglio bianco e fece un minuscolo respiro, aprendo poi la porta con il cuore nel petto che gli batteva forsennatamente.

Non sapeva perché fosse così importante per lui quel piccolo tea party; forse perché era riuscito ad organizzarla da solo e in poco tempo, proprio come ci si sarebbe aspettato da un Omega legato ad un Abadeer, o forse, perché per la prima volta, avrebbe svelato ai suoi amici la sua attuale condizione.

- PG! - Esclamò immediatamente Fionna, entrando nell'appartamento come una bufera di neve, scagliandosi poi contro l'Omega a braccia aperte per poterlo stritolare in un abbraccio dei suoi.

Questa volta, però, Gumball era preparato e riuscì a fermarla in tempo poggiandole le mani sulle spalle.
- Fionna! - Rispose, approfittando del suo disorientamento per abbracciarla a sua volta, decidendo per lei l'intensità della stretta dell'abbraccio.

L'Alpha rimase leggermente perplessa ma ricambiò l'abbraccio mentre un grosso sorriso le si apriva sul volto.
- Pensavo di aver fatto o detto qualcosa che ti avesse dato fastidio. - Ammise poi, lasciandolo andare. - Mi stavi evitando e non sapevo perché. -

Gumball abbassò lo sguardo sul pavimento e si mordicchiò le labbra, mentre chiudeva la porta.
- È vero... - Ammise. - Ti stavo evitando ma non per colpa tua... è successa una ... cosa e stavo cercando il modo giusto per dirtelo.-
Fionna inarcò le sopracciglia. - Siamo amici, no? - Ribatté subito. - Non c'è un modo giusto per dirmi le cose, dimmele e basta, non pensarci così tanto. -

L'Omega lasciò andare un altro lieve sospiro. - È già la seconda volta che me lo sento dire. - Sorrise e fece un gesto con la mano per inviarla dentro. - È la prima volta che vieni a casa nostra, vero? -

La Alpha ridacchiò e annuì vigorosamente, esplorando poi ogni piccolo particolare della stanza con i suoi occhioni azzurri.
- Da quando si è risolta la questione con Richard, ci vediamo solo a lavoro. Stai sempre appiccicato al tuo Alpha come una gomma da masticare sotto ad un banco. -

Gumball arrossì lievemente. - Non è vero... - Mormorò.
- Invece sì. - Ribatté Fionna, scherzando.
- Wow! Avete la vostra bacheca al completo! - Esclamò poi fissando il pannello di sughero.

L'Omega la guardò con orgoglio, ripensando con nostalgia a quei mesi di corteggiamento sfrenato.
Sembrava passato un secolo e invece non era passato neanche un anno.

- Se ricordo bene, eri una nostra fan. - Asserì, spostando gli occhi su di lei.
- Puoi dirlo forte! - Proruppe l'Alpha quasi urlando. - Lo sai che adoro i gossip! Quello era il più invitante in quel momento! -

L'Omega ridacchiò leggermente e scosse la testa di fronte a tutto quell'entusiamo.
Si era dimenticato quanto potesse essere rinvigorente avere quel ciclone accanto.

- Ti faccio fare un giro della casa. - Dichiarò a quel punto Gumball, precedendola nel corridoio.

Persero qualche minuto a girare le varie stanze, poi si accomodarono entrambi nel salottino.

- Non pensavo potesse esistere un appartamento così grande in cima ad un palazzo. - Affermò Fionna sinceramente colpita dalla bellezza della casa, sistemandosi comodamente sul divano.
- Che se ne faceva Marshall di tutto questo spazio inutilizzato? -

Gumball scrollò lievemente le spalle, pensando che molto presto lo spazio sarebbe stato riempito dai loro cuccioli e da tutto il resto.
- Dovresti chiederlo a lui. - Disse. - Io... amo questo posto. - Rivelò, guardando il salotto con sguardo innamorato. - Non vorrei vivere da nessun' altra parte. -

Fionna portò gli occhi su di lui e lo fissò con un piccolo ghigno. - Sei innamorato perso. - Affermò ridendo. - Come hai potuto dirmi di no, quella volta in mensa? -

L'Omega gonfiò leggermente le guance. - Non lo sapevo neanche io, ancora, okay? - Rispose velocemente. - È successo e basta. -
L'Alpha continuò a ridacchiare poi alzò gli occhi sul soffitto pensierosa. - Mi chiedo come sia essere travolta da un amore così. -

Gumball inclinò lievemente la testa e la guardò incuriosito ma non osò proferire parola, lasciando la sua amica ai suoi pensieri.
- È intenso. - Rivelò dopo qualche istante. - Non è vero che senti le farfalle nello stomaco. È un vero e proprio terremoto. Ti chiedi costantemente cosa stia facendo, dov'è e con chi e anche se non vuoi, se lasci vagare la tua mente, il tuo pensiero andrà sempre lì. -

Fionna riportò lo sguardo su di lui con un mezzo sorriso. - È così per due Soul Mates - gli fece notare - ma mi chiedo se sia così anche per tutti gli altri. -
- Chissà... - Rispose a quel punto l'Omega portando distrattamente le mani sul grembo. - Non sono mai stato innamorato prima, ma, con Marshall è così. - Sorrise. - Tu hai qualcuno nel tuo cuore? -

L'Alpha rimase in silenzio per qualche secondo poi sospirò. - Non lo so. -

Gumball sollevò le sopracciglia e si inclinò leggermente in avanti. - Ti piace qualcuno? - Domandò allora. - Ti ricordi? Tu mi hai offerto il tuo aiuto, io adesso ti sto offrendo il mio. -

- Umh... - Fionna portò i zaffiri pensierosi su di lui in completo silenzio. - Non lo so, è complicato. - Disse poi.

L'Omega tentò di ribattere ma prima che potesse dire qualsiasi altra cosa, il campanello suonò di nuovo.

- Non sapevo aspettassi altri ospiti. - Riprese immediatamente l'Alpha, recuperando un po' del suo solito brio. - Avrei dovuto intuirlo dai dolci sulla tavola! - Scherzò.

Gumball si alzò di scatto si incamminò verso la porta del salone. - Ho invitato anche Iris. -
Fionna balzò giù dal divano e lo raggiunse in un lampo. - Immagino ci sia anche Jake. - Osservò. - Marshall lo sa? - Si informò, guardandolo con un sopracciglio inarcato.

- Certo che lo sa. - Ribadì subito l'Omega, un po' seccato.

- E come mai non è corso qui a marcare il suo territorio? - Scherzò ancora lei. - Non capisco perché Marshall lo detesti così tanto, a me sta simpatico. -

- Lascia stare. - Rispose Gumball, scuotendo di poco la testa, lasciandosi sfuggire un minuscolo sospiro. - Forse un giorno capirà che non ha senso e cambierà idea. -

Indossò uno dei suoi sorrisi migliori e si decise ad aprire la porta.

Ferma sulla soglia, seguita qualche passo indietro dall'Alpha dall'odore di Bacon,
fece capolinea la sua amica Iris.
Aveva intrecciato i lunghissimi capelli biondi in una traccia che le ricadeva morbidamente sulla spalla ed era strano vederla con dei vestiti così normali; indossava un abito verde foresta con la gonna al ginocchio, smanicato, semplice ma elegante allo stesso tempo.

- Ciao! - Esclamò con un sorriso, accompagnando il suo saluto con un gesto morbido della mano.

Guardandola, Gumball non potè fare a meno di sorriderle ampiamente in risposta. - Iris! - Disse, squadrandola da tutte le parti con sguardo curioso. - Sei bellissima! - Si mise di lato, senza staccare gli occhi da lei, lasciando lo spazio necessario affinché gli ospiti entrassero.

Erano passate settimane da quando si erano visti dall'ultima volta ed era felice di vederla così in forma.
C'era la luce nei suoi occhi color onice; una risolutezza che splendeva in modo diverso da quella che aveva visto nei giorni di prigionia.

Sembrava... sembrava aver trovato finalmente la libertà che cercava.

Lei entrò in casa e si avvicinò all'Omega per poi prendergli il viso tra le mani e guardarlo sotto la luce dei faretti.
- Stai bene. - Constatò, lasciandosi sfuggire un piccolo sospiro di sollievo. Poi si guardò intorno. - Dov'è il tuo Alpha? - Chiese con un velo di tensione nella voce.
- In ufficio. - Rispose tristemente l'Omega, poggiando per qualche istante la fronte contro quella della ragazza.

- Se devo scappare dimmelo. - Si intromise a quel punto Jake, entrando anche lui in casa. - Non voglio essere di nuovo preso a pugni, il viola non mi dona. -

Gumball ridacchiò e si staccò da Iris, raggiungendo Jake in pochi attimi.
- Sa già che sei qui o meglio... lo saprà a breve. - Prese la mano tesa dell'Alpha e la strinse con vigore.
Jake sospirò brevemente. - In quel caso, sarà meglio preparare il ghiaccio. - Scherzò lieve.
Allungò una lunga bianca con un bellissimo fiocco rosso verso di lui e sorrise leggermente. - Da parte... mia e di Iris. È una sciocchezza, ma lei ha insistito. Dice che non bisogna andare a casa delle altre persone a mani vuote. -

Gumball prese il pacchetto, ringraziando con le guance arrossate. - Non dovevate, davvero! - Esclamò spostandosi per chiudere la porta.

Jake si guardò intorno come se si stesse aspettato un agguato da un momento ad un altro.
L' Omega ridacchiò. - Marshall non c'è, davvero. -

L'Alpha cercò di rilassare un po' la postura. - È il suo territorio. - Ribatté. - Il suo odore è ovunque. - Il suo sguardo si spostò su di lui. - Ed è particolarmente forte su di te. Molto, molto forte. -
Gumball non si lasciò intimidire da quello sguardo e replicò con calma. - È il mio Alpha. Penso sia normale. -

Jake annuì lentamente e sorrise. - Forse. - Disse soltanto prima di avvicinarsi alle altre due che stavano già chiacchierando.
- Grazie al cielo ci sei anche tu. - Affermò poi, rivolgendosi all' altra Alpha. - Per un attimo ho immaginato Marshall darmi la caccia. -

Fionna scoppiò a ridere e gli diede una piccola pacca sulla spalla. - Con lui non si sa mai. - Dichiarò leggera. - Tu sta lontano dal suo Omega e vedrai che non ci saranno problemi! -
Iris si coprì la bocca con la mano e nascose dietro di essa la sua risata.

Gumball rimase in disparte a guardare il trio con un enorme sorriso poi si schiarì la voce. - Ci vogliamo accomodare? - Domandò allegramente. - Da questa parte. - Disse poi guidandoli nel corridoio.

Mostrò anche a loro sommariamente la casa, poi li condusse nel salotto e li fece accomodare intorno al tavolo imbandito.

- È una bella casa. - Osservò Iris, prendendo posto sulla sedia scostata a posta per lei da Jake. - Molto spaziosa. -
- L'ho detto anche io. - Intervenne Fionna, sedendosi accanto al padrone di casa. - È una casa enorme per due e Marshall ci viveva da solo prima. -
-Immaginavo fosse la sua. - Ribatté la Omega. - Gumball mi ha raccontato tante cose ma non me l'aveva mai menzionata prima. -
- Mmh... beh... - Gumball arrossì lievemente. - Sono stato qui solo una volta e... non... ecco... -

Jake sollevò le sopracciglia. - Scommetto che eravate impegnati in altro. -
- Conoscendo Marshall poi. - Rise Fionna. - Ti ha convinto a vedere la sua collezione di farfalle? -
L'Omega fece segno di no, scuotendo esasperato i capelli rosati. - Voi due siete i peggiori. -
Fionna scoppiò a ridere, contagiando ben presto tutti i presenti.

Pian piano, tra una chiacchiera ed un'altra, i dolci sul tavolo cominciarono a diminuire, così come scese notevolmente il livello delle brocche con le bevande.

Gumball guardò il risultato dei suoi sforzi con orgoglio.

Era contento di aver dato retta a Marshall, almeno questa volta.
Era circondato da poche persone ma erano persone a cui teneva, a cui voleva bene e con cui poteva passare un intero pomeriggio scherzando e giocando, senza mai stancarsi.

Non si ricordava neanche più perché avesse avuto così tanta paura.

Li osservò, passandoli in rassegna uno a uno e trovò Iris a contraccambiare il suo sguardo con i suoi abissi profondi.

Sorrise dolcemente e strinse per qualche istante la sua mano.

Era abbastanza sicuro che lei fosse l'unica lì dentro a sapere la ragione di quella riunione improvvisata.
Avevano condiviso tanto in quelle settimane di prigionia, mettendo a nudo loro stessi; se c'era qualcuno che avesse potuto indovinare il motivo per cui erano lì, quella era sicuramente Iris.

Così come lui aveva notato il tentativo fallito di Jake di sfiorarle la mano, di certo, a lei non era sfuggito il fatto che lui avesse evitato di ingerire determinati cibi.

Si chiedeva se fosse per questo che lo aveva guardato con così tanta insistenza.

Si schiarì la voce e diede un piccolo colpetto al bicchiere, richiamando così l'attenzione dei due Alpha che si girarono a guardarlo curiosi.

- Credo sia arrivato il momento di dirvi il motivo di questa piccola festa. - Affermò alzandosi dalla sedia.

- In effetti, me lo chiedo da quando mi hai spedito il messaggio. - Ribatté Fionna, portando gli occhi su di lui.
- Bhè, io sono un extra ma sono altrettanto curioso. - Affermò Jake, prendendo il bicchiere in mano. - A cosa dobbiamo brindare? -

Gumball sorrise dolcemente e allungò la mano sulla cupoletta di vetro dell'alzata, sollevandola del tutto per poi metterla di lato. Prese la scatola con cura e aprì il coperchio con attenzione. - Fionna... puoi leggere cosa c'è scritto? - Domandò, consegnandole la torta.

L

'Alpha prese la scatola con le sopracciglia inarcate e iniziò a leggere il messaggio scritto sulla panna con il cioccolato. - Mangiate tutto! - Disse ad alta voce, mettendo enfasi nelle sue parole. - La mia mamma non vuole... -
Si immobilizzò e sollevò gli occhi su di lui a bocca aperta. - C'è un ciuccio disegnato! -

Gumball sorrise lieve e la esortò ad andare avanti, stringendole leggermente la spalla.

Lei si schiarì la gola e con un tono totalmente diverso dal precedente ricominciò a leggere. - Mangiate tutto. La mia mamma non vuole essere l'unica con il pancione. - Disse con voce quasi incrinata.

L'Omega si portò una mano sul grembo e lo accarezzò piano.
- Sono incinta. - Confermò.

A quell'annuncio, Fionna balzò giù dalla sedia e quasi cominciò a saltellare per la stanza. - Diventerò zia! Diventerò zia! - Continuò a ripetere.

- Oh mon Dieu! - Esclamò invece Jake, posando il bicchiere sulla tavola. - Ecco il perché del tuo odore! - Sorrise. - Congratulazioni! -

Iris, al contrario di tutti, ebbe una reazione molto più contenuta; si alzò dalla sedia e strinse Gumball in un dolce abbraccio. - Congratulazioni! - Gli mormorò all'orecchio. - Sapevo che sarebbe stata questione di tempo. -
Gumball arrossì di poco e le sorrise, non sapendo che cosa dirle.

Fionna si avvicinò a loro due e li strinse con forza. - Diventerò zia! Dobbiamo festeggiare!! -
- Fionna calmati! - Si intromise Jake, ridendo. - Così li stritoli! -
- Ops... - Ridacchiò lei, lasciandoli subito andare. Poi si rivolse al roseo, con un enorme sorriso. - Perché non me l'hai detto subito?! -

Jake si avvicinò alla Omega e le appoggiò una mano sulla schiena. - Tutto okay? - Chiese con un mezzo sorriso. - Come ti senti? -
Iris annuì leggermente, spostando lo sguardo sull'Alpha, ignorando momentaneamente i battibecchi degli altri due ospiti. - Sono felice per lui. -

- Ma? - Domandò ancora Jake.
La Omega si lasciò sfuggire una risata genuina. - Ma - disse - devi farti gli affari tuoi. -
- Sono un avvocato, è impossibile. - Ribatté immediatamente l'Alpha.
- Lo so. - Rispose Iris, inclinando leggermente la testa poi spostò lo sguardo sull'altro Omega. - Ma niente ma. Sono davvero felice per lui. -

Jake cercò di controribattere ma la voce di Fionna gli perforò i timpani.

- MA NON È GIUSTO! - Gridò lei per l'appunto, sovrastando ogni rumore.
Gumball alzò leggermente le mani per placarla un po' . - Non posso farci niente... è impegnato... -

- Scusate se mi intrometto. - Disse Jake rivolgendosi all'altra Alpha. - Ma non ho potuto fare a meno di ascoltare. Qual è il problema? -
Con il volto rosso, Fionna si girò verso di lui. - Che Marshall lo ha lasciato da solo! Bisogna pensare a tantissime cose e lui ha lasciato il suo Omega da solo a pensarci! -
Gumball scosse la testa rassegnato. - Ma Fionna non è così... -
- È così! - Esclamò lei con impeto. - Bisogna prepararsi per bene! -

A quel punto, Iris che era rimasta in disparte si schiarì la voce per attirare l'attenzione di tutti. - Ho un'idea. - Disse poi semplicemente quando tutti si girarono verso di lei. - È vero che bisogna comprare tantissime cose. - Affermò.

Fionna allargò le braccia a quell'affermazione e fece un gesto con le mani. - Visto? -

- Ed è altrettanto vero che Gumball non è da solo, non oggi. - Continuò l'Omega, ignorando l'interruzione. - Ho una proposta. -
- Sarebbe?- Domandò Jake, battendo Gumball sul tempo.

Iris guardò i presenti uno ad uno, fermandosi poi sulla figura dell'Omega incinta. - Tra l'odore di Marshall e voi due, Gumball sarà al sicuro. - Osservò con uno strano scintillio negli occhi. - Quindi, stavo pensando... perché non andare a fare shopping? -


Angolo dell'autrice.

Va bene, va bene, non uccidetemi...
C'era l'occasione, c'era la tensione, era tutto perfetto e non è successo comunque niente.
( Che passerottini che sono loro due 😭😭😭 )

A mia discolpa posso solo dire che dentro di me, sentivo che non era ancora il momento giusto, ma mi farò perdonare promesso.

E dunque, beccateve questo capitolo dove succede tutto e non succede nulla, godiamoci questi momenti di gioia e serenità prima che possa tutto precipitare nel caos più totale.

Avverrà?
Non si sa.

Non lo so io ( eheheh )
Non lo sapete voi.
Lo sa solo la musa.

Anyway, alla fine sono soddisfatta di questo capitolo, tutto sommato.

Gumball pensa troppo ma questo ormai lo sappiamo; è come me, ci pensa 345789876433356788654¹⁰⁰⁰⁰ miliardi di volte prima di fare una cosa.

Ma lo amiamo proprio per questo, non è vero?

Ci vediamo al prossimo capitolo miei cari corvetti.

Che la divina Hana sia sempre con voi.
Ora e per sempre.

EiryCrows ~

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