𝐍𝐎 𝐓𝐑𝐔𝐒𝐓 π–πˆπ“π‡πŽπ”οΏ½...

Von manamidesu

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πŸ₯• π—π–Ίπ–Ύπ—„π—ˆπ—ˆπ—„ ، ε°ε…Ž Se qualcuno chiedesse a Taehyung le sue prime impressioni sul proprio compagno di... Mehr

𝐍𝐎 𝐓𝐑𝐔𝐒𝐓 π–πˆπ“π‡πŽπ”π“ 𝐔𝐒
02 ਏਓ l'intruso
03 ਏਓ coincidenze
04 ਏਓ poli opposti
05 ਏਓ regole infrante
06 ਏਓ primi passi
07 ਏਓ farfalle nello stomaco
08 ਏਓ doppia vita
09 ਏਓ conosco il tuo segreto
10 ਏਓ netflix & chill
11 ਏਓ mi piaci
12 ਏਓ una storia da raccontare
13 ਏਓ la nuova coppia

01 ਏਓ il festival

967 79 8
Von manamidesu


tae's old ipod is now playing:

ᴄᴀᴍᴘᴜs – ᴠᴀᴍᴘɪʀᴇ ᴡᴇᴇᴋᴇɴᴅ
⇆ㅤ ||◁ㅤ❚❚ㅤ▷||ㅤ ↻






♫ then I see you,
you're walking 'cross the campus
cruel professor, studying romances








𝐍 𝐎 ਏਓ 𝐓 𝐑 𝐔 𝐒 𝐓
𝐖 𝐈 𝐓 𝐇 𝐎 𝐔 𝐓 𝐔 𝐒








ਏ  𝐏 𝐑 𝐈 𝐌 𝐄  ਓ
𝐈 𝐌 𝐏 𝐑 𝐄 𝐒 𝐒 𝐈 𝐎 𝐍 𝐈


ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴜɴᴏ
«il festival»




Il campus al buio brilla di una moltitudine di colori: il bagliore blu degli schermi illuminati dei cellulari, le sfumature gialle delle lanterne di carta che si librano nella brezza. L'occasionale lampo bianco dei selca rubati dopo qualche bicchiere di troppo, con le teste sudaticce accostate fra loro e dei sorrisi sbilenchi appena abbozzati. La puzza è esattamente quella che ci si aspetterebbe di sentire a un festival di orientamento universitario: l'odore pungente dei corpi a malapena maturi dei ragazzi appena usciti dalle scuole superiori, unito a quello innegabilmente stucchevole dei Vodka Cruiser.

Un piede batte nervosamente per terra, paillettes turchesi scintillano sotto la luce delle lanterne. Park Jimin sorride ai passanti. Le labbra si arricciano quando distoglie lo sguardo.

«Dannazione, Tae.» Dita corte e sottili digitano rapidamente il codice di blocco sul telefono, pronte a inviare l'ennesimo messaggio infuriato al suo amico. Riesce a scrivere giusto tre parole ("Porca puttana, Tae"), prima che un carro armato lo colpisca in pieno. Si irrigidisce, riuscendo per un pelo a non spiaccicarsi per terra. Il suo cellulare non è così fortunato. Lo guarda capitombolare nell'aria della notte. Pensa all'affitto, al budget che si è dovuto imporre per fare la spesa e al fatto che non può permettersi di sostituire lo schermo del telefono, non di nuovo.

«Scusa, scusa, mi dispiace tanto. Giuro che sono partito alle 8:40. Ma poi uno dei miei professori mi ha dato a parlare per almeno dieci minuti e non sapevo come liberarmi di lui. Poi mi sono perso. Scusa.»

Il telefono atterra sull'erba. È un miracolo, davvero. Jimin si china, gli dà una rapida occhiata e si rilassa quando vede sullo schermo solo qualche macchia di sporco. Nessuna crepa o altri danni di sorta. Ma non può dire lo stesso di sé.

«Sei qui da un anno», dice a denti stretti. «Come hai fatto a perderti?»

«Non esco molto la sera. E poi è tutto così strano qui, ora che hanno montato i chioschi e le luci stroboscopiche.»

Kim Taehyung, il suo migliore amico da sette lunghi anni. Vivaci capelli rosso rubino tenuti indietro da una bandana nera, un paio di pronunciate sopracciglia scure sui teneri occhi color cioccolato fondente. Le labbra imbronciate, perché sa di essere nei guai. Sbadato, di buon cuore, e perennemente in ritardo. Parecchio in ritardo.

«Ho temporeggiato per trenta minuti, Tae. Trenta minuti. Sai quanto è difficile intrattenere le matricole? Ho dovuto dargli da bere in anticipo. Come cazzo faccio a orientarli se sono ubriachi?»

«Si riprenderanno mentre camminiamo.» Jimin lo guarda con aria assente. Taehyung inizia a indietreggiare. «Perché diavolo dobbiamo farlo di sera? Di chi è stata l'idea?» Jimin si volta verso il tendone, con Taehyung alle calcagna. «Perché non fare accoglienza al mattino come tutti gli altri club?»

Un profondo sospiro. «È stata una tua idea, Tae.» Taehyung arriccia il naso, sorridendo imbarazzato perché in fondo lo sapeva già. «Cosa stavi facendo di così importante da arrivare in ritardo l'unica volta in tutto il semestre in cui ti abbiamo chiesto di essere responsabile?»

Il suo amico calcia un piede per terra e risponde flebilmente: «Niente.» Jimin decide di lasciar perdere. Lo farà ubriacare e gli farà confessare qualunque cosa stia nascondendo più tardi. Adesso hanno un lavoro da portare a termine.

«Non importa. Leviamoci il pensiero. A dire il vero, mi sorprenderebbe trovarli ancora tutti qui.»

E infatti non lo sono. Tre delle matricole che aspettavano nel tendone da più di mezz'ora si erano arrese per unirsi al resto dei festeggiamenti. Tre ballerini potenzialmente straordinari che, con molta probabilità, hanno appena perso per sempre. Jimin riesce già a vedere il premio che viene consegnato alla Blackburn University alla fine dell'anno. Di nuovo. Il secondo trofeo, più piccolo, d'argento e decisamente meno impressionante spetterà alla Bangtan University. Di nuovo. Jimin lancia un'occhiata feroce al suo amico, ma lui non se ne accorge. È troppo impegnato ad accovacciarsi per terra sul vialetto davanti al tendone per salvare uno scarafaggio che ha deciso di cimentarsi in una partita a Crossy Road.

Rimangono ancora cinque studenti. Probabilmente dei tipi timidi, non abbastanza coraggiosi da alzarsi per primi e andarsene. Uno di loro sta fissando il telefono, un altro si è addormentato. Si svegliano di soprassalto, quando Taehyung batte le mani.

«Ciao a tutti! Io sono Kim Taehyung e lui è Park Jimin. Siamo i vostri tutor di accoglienza e orientamento per il club di danza. Siamo qui per accogliervi... Cioè, ovvio, altrimenti perché ci chiamerebbero tutor di accoglienza–»

«Ci dispiace iniziare così tardi.» Jimin spinge indietro Taehyung, mettendo una mano sul suo petto. «Non ci vorrà molto. So che non vedete l'ora di andare via e partecipare al festival. Per scusarci del ritardo, passeremo direttamente al tour. Ora, se volete–»

Uno schianto lo interrompe bruscamente. Un lato del tendone sprofonda. Uno strano essere si insinua nel piccolo spazio, la tenda scivola sulla sua pelle prima di ricadere alle sue spalle, svolazzando come un sipario di velluto rosso su un grande palcoscenico. Jimin si aggrappa saldamente al suo telefono, deciso a non farlo volare in aria per la seconda volta in una sera. Solleva un sopracciglio, chiedendosi chi diavolo avesse appena battuto Taehyung nella sua specialità, ossia gli Ingressi più Melodrammatici della Storia.

Beh. Che gli venga un colpo. «Guk-ah?»

«Jimin-ssi!» Un paio di occhioni adorabili si spalancano, colmi di sollievo. Il ragazzo si lancia in avanti, stringendo il maggiore fra le braccia.

«Yah, dovresti chiamarmi hyung, moccioso.» Lo spinge via, poggiando una mano sulla sua spalla per tenerlo vicino a sé. È più alto, osserva Jimin, molto più alto, e anche più grosso. È un uomo adesso, non l'adolescente timoroso che aveva incontrato qualche tempo prima. «Sapevo che ce l'avresti fatta. Sono fiero di te, Jeongguk.»

Un angolo della bocca si solleva in un sorriso e una tenera fossetta fa capolino sulla guancia del ragazzo. Il minore volta la testa e solo allora si accorge della piccola platea che li fissa. Il sorriso scompare. Si mette alle spalle di Jimin, cercando di nascondersi dietro la sua figura, malgrado sia più piccola della sua. Jimin ridacchia tra sé e sé. A quanto pare, non è cambiato molto, anche se la pubertà lo ha colpito come un treno, facendo anche un gran bel lavoro.

«Okay, sembra che il nostro ultimo ballerino sia qui. Hey, vogliamo andare?»

Cerca di mettere su il suo sorriso più convincente davanti al gruppo, ma probabilmente sembra solo disperato a giudicare da come lo fissano i due aspiranti ballerini in fondo. Jimin vuole sperare che il suo istinto si sbagli, ma ha come la sensazione che non li rivedrà più dopo stasera.

I ciuffi d'erba appiattiti sotto le loro scarpe spuntano di nuovo fuori non appena i ragazzi si alzano in piedi per uscire dal tendone. Il braccio di Jimin è già poggiato sulle spalle di Jeongguk, quando si accorge che qualcuno è rimasto indietro. Voltandosi, scorge Taehyung, intento a fissare qualcosa.

«Tae?» Nessuna risposta. Jimin lo osserva, così come il resto degli studenti, apparentemente sconcertati. Taehyung alza una mano e la tiene ferma davanti a sé. La solleva in modo da frapporla fra se stesso e Jeongguk, come una barriera atta a nascondere il volto del ragazzo alla sua vista.

Jimin vede Jeongguk farsi piccolo piccolo dietro di lui. Lo sente trasalire, quando Taehyung sussulta rumorosamente. Alza gli occhi al cielo, ormai è abituato ai modi teatrali del suo vecchio amico. Mette le mani a coppa intorno alla bocca, si sporge in avanti e grida di nuovo: «Tae!»

Sia lui che Jeongguk saltano. Jimin stringe la spalla di Jungkook con una mano, massaggiandola piano. Come una muta richiesta di scuse. Taehyung sembra essere ritornato sul pianeta Terra, perché osserva attentamente la mano del suo amico e poi scuote la testa.

«Scusa. Andiamo.» Taehyung distoglie lo sguardo. Si avvicina al gruppo e si cimenta in un discorso sulla sua esperienza nel club di danza. Jimin alza gli occhi al cielo per l'ennesima volta, ma è felice di vedere il suo bizzarro migliore amico svolgere finalmente il suo lavoro.














ਏਓ
notes

benvenutx in questa nuova traduzione! dopo the give & the take ho deciso di tradurre anche questa storia della stessa autrice, jkdoyouloveme su ao3! per ora non ho molti commenti da fare in merito, a parte che tae coi capelli rossi è il mio punto debole, quindi chissà se resterò viva fino alla fine di questa traduzione.

vi avviso che questa storia ha delle dinamiche sui generis e dei colpi di scena altrettanto particolari. penso che abbiate notato che è tutto molto stravagante e bizzarro, proprio come piace a me 🤩 i capitoli saranno corti, spero non vi dispiaccia, ma in questo periodo ho pensato fosse più comodo 🙏🏻

bene, questa prima parte della storia si intitola prime impressioni, quindi vi chiedo: quali sono le vostre prime impressioni per ora?

a prestissimo,
Maddie

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