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By EiryCrows

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Versione fanfiction del sequel di Miele Selvatico che non avrei mai pensato di fare ma che avete chiesto in t... More

Incinta
Scarpette Rosse
Pop Corn e Cetriolini
Miao
... Sette. Tre.
Tea Party
Shopping, pioggia e consigli.
Specchi e Banconote
Illusione
Scacchi
Marshall
Incidente
Dieci
Aura
Intermezzo
Vetri rotti
Testa o croce?
Iris

Due. Uno...

908 65 39
By EiryCrows

05

[? Settimana]

Gumball scesedall'auto e si guardò intorno, teso e nervoso come non mai.
Ognimuscolo del suo corpo si era contratto, irrigidito dall'ansia e dallapaura.

Quel postocontinuava assolutamente a non piacergli.

Appena aveva messopiede sull'asfalto, infatti, era stato assalito da una bruttissimatremarella e da una irrefrenabile voglia di scappare via a gambelevate.

Ma, purtroppo, perquanto il suo istinto gli urlasse di fuggire il più lontanopossibile da quel luogo, non poteva assecondarlo; non questavolta.
Aspettare un bambino significava anche questo, passare oree ore, giorni e giorni, dietro a medici, infermieri, cliniche edesami. Quello non era altro che il primo scoglio da superare; laprima visita di una lunghissima serie.

Deglutì il groppoche aveva in gola e tese la mano verso il suo Alpha, sentendosiincredibilmente meglio quando le dita di entrambi si intrecciaronoinsieme.

- Vuoi fare comedomenica? - Propose Marshall con premura, notando il suoturbamento.
L'Omega lo guardò per qualche secondo, indeciso poisi lasciò sfuggire un sospiro e scosse la testa. - Dovrò abituarmi,prima o poi... - Rispose, rivolto più a se stesso che a lui. - Èsolo... complicato. -

Marshall strinse lamano del suo compagno un po' più forte e gli su avvicinò perdepositargli un tenerissimo bacio sulla fronte. - Siamo in anticipo,non abbiamo fretta. -
Gumball lo guardò spaventato ma di nuovodiniegò con un piccolo cenno del capo. - Entriamo adesso o nonentrerò più. -

L'Alpha annuì eacchiappò velocemente l'altra mano del suo Soul Mate, prima diportarle entrambe alle labbra e baciarle con amore. - Ti fidi? - Glichiese.
- Di te? - Rispose subito l'Omega, forzando un sorriso. -Neanche per idea... -
Marshall sbuffò leggermente e indietreggiòdi poco, conducendo il fidanzato con sé. - Lo abbiamo già fatto. -Sorrise. - Concentrati solo su di me. -

Gumball spostò losguardo in basso, inchiodandolo sui propri piedi. - È ridicolo. -Mormorò, sospirando.
- Non lo è se ti fa stare meglio. - Ribadìimmediatamente l'Alpha, indietreggiando passo dopo passo, fino araggiungere l'entrata principale. Gettò una veloce occhiata dietro esi fermò proprio davanti alla porta scorrevole. - Non è stato cosìdifficile, vero? - Domandò, lasciandogli una mano sola per potersisistemare al suo fianco.
L'Omega alzò di nuovo lo sguardo e loportò sul suo compagno, annuendo pianissimo, con un piccolo sorriso.

Non sapeva davverocosa avrebbe fatto senza di lui.

La porta scorrevolea vetri scuri scivolò di lato e rimase lì, ferma, in attesa delloro passaggio, guardandoli forse con aria interrogativa.

Marshall avanzòdeciso, trascinando il fidanzato con sé, senza perdere altro tempo.Lui fece un lungo respiro e si decise a seguirlo all'interno,guardando tutto con estrema attenzione.

La sala rettangolarea cui si accedeva da quella porta, sembrava una di quelle classichesale di attesa che si vedevano spesso nelle serie televisiveambientate negli ospedali: di fronte all'ingresso, un bancone curvo,fatto interamente di legno chiaro in piena armonia con le paretidietro dipinte di un verde - azzurro, ospitava gli infermieri lì diturno; subito a sinistra del bancone, si trovava un'altra porta chedava accesso ad un lungo corridoio e ad alcuni reparti. Sulla destra,invece, si trovava una vera e propria sala di attesa, con divanetti epoltroncine color sabbia, in perfetto accordo con il colore grigio -azzurro delle pareti.

Tutto sembravaessere realizzato con la massima attenzione ai dettagli, pertrasmettere calma e serenità ai pazienti; dal colore degli arredi aimateriali, dalle piante ben curate alla disposizione degliambienti.
Non c'era una singola nota stonata.

Gumball avanzòincerto, seguendo il suo Alpha che, invece, si era, a stento, fermatoa dare una rapida occhiata.
Sapeva che il suo compagno era statolì parecchie volte e che conosceva bene la struttura, ma per lui erala prima vera volta e non voleva affrettarsi; voleva vedere tutto contranquillità e soprattutto voleva sentirsi al sicuro.

Marshall strinse conforza la sua mano per rassicurarlo e raggiunse a passo svelto unadelle infermiere al banco accettazione.
- Buon pomeriggio. -Esordì, mostrando un enorme sorriso. - Abbiamo un appuntamento conla dottoressa Davis. -

L'infermiera arrossìleggermente e si affrettò a distogliere lo sguardo per portarlosullo schermo. - Sotto quale nome? - Domandò gentilmente.

- Julius Gardner. -Rispose subito Marshall, occhieggiando per qualche breve istante ilsuo fidanzato per sincerarsi che fosse tutto a posto.

L'infermiera smisedi premere i tasti e guardò con occhi sorpresi prima l'Alpha poil'Omega. - Chiamo immediatamente qualcuno per accompagnarvi! -Esclamò, prendendo il telefono.

L'Alpha la fermòcon un gesto veloce della mano. - Non è necessario, davvero. -Ribadì. - Ci dica solo dove andare. -
La donna lo guardòperplessa per qualche secondo e riappoggiò il telefono sul ripiano.- Secondo piano. - Rispose poi, sporgendosi verso di lui, perindicargli la giusta direzione. - Lì, ci sono gli ascensori, un po'più avanti, le scale. -

Marshall annuìvelocemente e la ringraziò, conducendo poi il fidanzato verso ilcorridoio suggeritogli.
L'Omega lo seguì con un piccolo bronciosul viso, palesemente irritato dalla situazione. - Potresti smetteredi essere così gentile con chi ha una evidente cotta per te? -Mormorò infastidito.

Marshall inarcò lesopracciglia e strinse la presa sulla sua mano.
- Parlidell'infermiera? - Si informò, ridacchiando appena. - È normaleessere cauti quando il primario per cui lavori prenota unappuntamento sotto suo nome per qualcun'altro. -

Gumball roteò gliocchi e sbuffò. - Non è per quello, ne sono sicuro! - Esclamò.
-È arrossita quando le hai sorriso! -

L'Alpha si lasciòsfuggire una piccola risata e si fermò davanti all'ascensore. -Probabilmente è nuova e non è ancora molto abituata alla cortesiadi questo posto. - Minimizzò. Poi, gli fece l'occhiolino e si chinòsu di lui per mordergli le labbra. - Lo sai che per me esisti solotu. - Decretò, poggiando lieve una mano sul suo grembo. - E lanostra creatura. -

L'Omega mugolòpiano per il morso ed entrò svelto nell'ascensore. - Lo spero perte. - Borbottò a bassa voce.
Marshall lo seguì subito,ridacchiando, e una volta dentro, premette il bottone. - Sei pronto,gelosone mio? -

Gumball sbuffò dinuovo e scosse velocemente la testa. - Sono in ansia. - Rivelò. - Madevo farlo, quindi, prima entriamo, prima usciamo. -

L'Alpha gli scoccòun piccolo bacio sulla testa. - Andrà bene. - Lo rassicurò prima discendere. - Non sono mai stato in questa zona dell'edificio. - Dissepoi, guardandosi intorno con attenzione. - Immagino che la visiteremospesso, d'ora in poi. -
L'Omega si lasciò sfuggire un verso piùsimile ad un brontolio esasperato e lo seguì a testa bassa lungo ilcorridoio.

Non c'era bisogno diricordarglielo, lo sapeva fin troppo bene.

Marshall si fermòimprovvisamente, davanti ad una donna con il camice che sembravastesse aspettando qualcuno, facendolo sbattere contro la suaschiena.
Gumball si massaggiò brevemente il naso e sbirciò dinascosto il motivo per cui si erano fermati; l'Alpha davanti a lorosorrise alla coppia e tese una mano verso il ragazzo, perpresentarsi.

- Dottoressa Davis,non si doveva disturbare per noi. - La anticipò invece Marshall,stringendole con vigore la mano. - L'avremmo raggiunta a breve. -

La dottoressa scosselievemente la testa.
- Questo e altro per il nipote di Julius. -Affermò, spostando gli occhi grigio chiaro sul piccolo Omeganascosto. - Tu invece, devi essere il mio paziente. - Constatò conun sorriso. - Nicole Davis. - Si presentò. - Ma tuoi chiamarmiNicole; anzi devi. -

Gumball la guardòper qualche istante, cercando di non andare totalmente nel panico;non si era avvicinata così tanto e non aveva cercato un contattofisico, guadagnandosi già parecchi punti nella sua classifica divalutazione.
Aveva un odore non troppo aggressivo, forse tenuto abada con del profumo chimico; un viso pulito con pochissimi accennidi makeup e un professionale chignon ordinato in cui aveva raccolto
icapelli viola prugna.
Nel complesso, non sembrava avere brutteintenzioni.

- Gumball Prinz. -Rispose comunque, più per cortesia che per praticità.
-Possiamo... procedere? - Domandò poi nervoso, stringendo lamaglietta del fidanzato tra le dita cone un bimbo spaventato.
-Certamente! - Esclamò Nicole, precendoli lungo la strada. - Il miostudio è proprio dietro l'angolo. - Spiegò, conducendoli davanti aduna porta con una targa con il suo nome in bella vista.
-Accomodatevi. - Disse entrando.

L'Omega esitòincerto, poi si fece coraggio ed entrò.

La sala non eragrandissima e forse proprio per le sue dimensioni ridotte, dava unasensazione positiva di comfort.
C'era solo una scrivania, con uncomputer, tre sedie di pelle e qualche strumento, mentre sulle paretiarancio, c'erano dei quadretti raffiguranti vari paesaggi e un grandeorologio a forma di pavone e a parte queste poche cose, era pressochévuota.

La dottoressa siaccomodò dietro la scrivania e li invitò a fare altrettanto con ungesto della mano.

- Non essere cosìnervoso. - Bisbigliò Marshall al suo orecchio, prima di baciarglicon dolcezza la fronte. - Ci sono io con te. -
L'Omega deglutì ilgroppo che aveva in gola e si sedette sulla poltroncina marrone,seguito dal suo Alpha che prese subito posto accanto a lui.

- Prima di passarealla visita concreta - iniziò Nicole - devo necessariamente farvialcune domande, soprattutto se si tratta di una prima gravidanza,come nel vostro caso. Non vi allarmate e scusatemi se alcune diqueste vi sembreranno particolarmente indiscrete, ma è una routinenecessaria che serve ad instaurare un rapporto di fiducia tra medicoe paziente; devi essere totalmente sincero con me, Gumball, solo cosìpotremo evitare l'insorgere di problemi seri. -

L'Omega impallidì esi portò istintivamente la mano sul grembo, si morse le labbra conforza e annuì piano, cercando subito lo sguardo del suo compagno percercare conforto. Gli occhi del suo Alpha però, erano fissi sulladottoressa Davis; completamente e totalmente concentrato su ciò cheaveva detto.
Anche lui annuì senza parlare.

- Benissimo,possiamo procedere allora. - Dichiarò Nicole, poggiando la mano sulmouse. Cliccò qualcosa sullo schermo e premette vari tasti dellatastiera prima di riprendere. - È la tua prima visita ginecologica?- Domandò.
Gumball solcò ancora una volta le labbra con i dentie rispose con un timido - Sì. -

La donna sorrisedolcemente e continuò. - Allora, nome e cognome li ho già, mi servela tua data di nascita, la tua età, il tuo peso e la tua altezza.Poi dovresti alzarti, devo controllare un attimo la colonna persapere se ci sono delle malformazioni in vista del parto. -

A quella parola,ogni traccia di colore sul volto dell'Omega sparìcompletamente.
Gumball si portò le mani sul viso e respiròlentamente, cercando di non pensare troppo a quel piccolissimoparticolare.
Sentì la mano del suo compagno, adagiarsi sulla suagamba e alzò gli occhi su di lui, trovando immediatamente i suoi.Marshall lo incoraggiò con un piccolo sorriso e il mondo sembròsubito meno ostile.

- Sono... sono natoall'incirca il ventitré settembre del 1994. Ho ventiquattro anni esono alto un metro e sessantacinque. - Rispose con sincerità. - Almomento non conosco il mio peso attuale, ho... avuto dei problemi,sono stato sottopeso ma sto cercando di rimettermi in forma,soprattutto adesso... -

Nicole annotò tuttonella scheda e si alzò dalla sedia. - Bene, non ho bisogno di altroper ora. Togliti le scarpe e sali sulla bilancia. -
L'Omegasospirò ma fece come gli aveva detto la donna e si alzò, avviandosiverso la bilancia, sotto lo sguardo attentissimo di Marshall. Salìsul piatto rettangolare e aspettò con pazienza che apparissero inumeri; non aveva bisogno di guardarli per sapere che eranoinesorabilmente aumentati.

- Bene, bene... puoiscendere. - Disse la dottoressa, annotando il peso su un foglio conuno scarabocchio. - Puoi appoggiarti alla parete? -

Gumball siimmobilizzò all'improvviso e il pavimento sembrò che si frantumassesotto ai suoi piedi. Iniziò a sudare freddo e ad iperventilare, inpreda al terrore.
- I...io... - Balbettò, cominciando atremare.
Le braccia del suo Alpha lo circondarono immediatamente,stringendolo protettive.
- Va tutto bene, Bubbs... - SoffiòMarshall, accarezzandogli con dolcezza la schiena. - Va tutto bene...Respira... -
L'Omega si abbarbicò a lui e tentò di regolarizzareil respiro.

Non era intrappola.
Non era più in prigione.
Non era più nelle grinfiedi quell'aguzzino.

Era libero.

Perché dovevapensare a quella dannata parete proprio adesso?

Marshall alzò losguardo sulla Alpha, con un velo di preoccupazione negli occhi. - C'èun altro modo? -
La donna inclinò leggermente la testa e sospirò.- Vi chiedo scusa, Julius mi aveva anticipato qualcosa, ma noncredevo fosse una paura così radicata. - Si grattò lievemente laguancia pensierosa poi annuì. - Devo solo controllare se ci sonoasimmetrie, posso usare te come riferimento. -

Marshall diede cennodi aver capito e prese il viso del compagno tra le mani, baciandolodolcemente sulla fronte, sul naso e sulle labbra. - Hai sentitoNicole? - Soffiò piano. - Appoggiati a me e cerca di stare il piùdritto possibile. -
Gumball deglutì e guardò intensamente il suoAlpha, annuendo soltanto. - Mi dispiace... è... è... più forte dime... - Disse poi rivolgendosi alla dottoressa.

Nicole sorriseleggermente e continuò a mantenere le distanze. - È importante chetu sia a tuo agio. - Rispose con tono pacato. - Se funziona per te,funziona per me. -

L'Omega esitòancora per qualche istante, poi si fece coraggio e respiròprofondamente, raddrizzandosi il più possibile, senza però forzaretroppo la postura.

La dottoressa loguardò con molta attenzione, girandogli lentamente intorno. - Haiuna spalla un po' più alta dell'altra, ma non sembra che tu abbiaparticolari problemi alla colonna. Ma per sicurezza vorrei chefacessi una RX. - Decise alla fine, avvicinandosi di nuovo allascrivania. - Ho tantissime altre domande da farvi, possiamoprocedere? -

Marshall lanciò unafugace occhiata al suo fidanzato e tornò a sedersi sullapoltroncina, attendendo che anche lui facesse altrettanto.
Gumballscosse la testa, come se volesse allontanare un brutto pensiero e sisistemò nuovamente sulla sedia.

- Allora, parlami unpo' della tua storia clinica. - Riprese Nicole come se non fossesuccesso niente. - Prendi farmaci per qualche motivo o ti hanno maidiagnosticato qualche malattia? Qualsiasi cosa ti venga in mente,anche una banale influenza se è accaduta nell'ultimo periodo. -

L'Omega ci pensò sue iniziò a stropicciarsi le mani sul grembo. - No... non assumofarmaci e non ho... niente. - Disse a bassavoce, ripensando conorrore a quando aveva dovuto rispondere a domande molto simili. - Hopreso i soppressori per molto tempo ma ho smesso... a marzo,all'incirca. -

La Devis digitò leinformazioni sul computer e rivolse la stessa domanda anche all'Alphache rispose senza esitazione.

- Eccellente... -Nicole rimase in silenzio poi ricominciò a fare domande. - Com'è lasituazione in famiglia? Ci sono malattie genetiche a cui prestareattenzione? Sai se il tuo genitore Omega ha avuto problemi con lagravidanza? -

Dopo che la vocedella dottoressa si spense, nella stanza calò un silenzio carico ditensione.

Gumball abbassò losguardo sul pavimento, mordendosi, ancora, le labbra mentre cercavadi capire quale fosse il modo migliore per rispondere.

Non che fosseimpreparato, era normale che avrebbe chiesto qualcosa ariguardo.
Solo... non era così facile rispondere come avevasperato.

La dottoressaincuriosita da quel silenzio prolungato, alzò lo sguardo dallascheda e lo portò sulla coppia. Aprì la bocca per direqualcos'altro, ma Marshall la anticipò.

- Gumball è orfano.- Disse semplicemente, poggiando la mano sul grembo del suo compagno,sulla piccola sporgenza. - Non abbiamo nessun accesso a questeinformazioni. -

Negli occhi grigidella Alpha passò veloce un lampo di comprensione. - Ti farò farequalche analisi in più. - Affermò, sorridendogli, tornando poi adigitare sulla tastiera.

Gumball guardò ilsuo compagno e lo ringraziò in silenzio, poggiando poi la mano sullasua per cercare conforto.
Marshall sorrise dolcemente, mandandogliun bacio a distanza e intrecciò le dita insieme prima difocalizzarsi nuovamente sulla dottoressa Davis.

- Ci sono ancoratantissime e noiosissime domande, temo. - Asserì quest'ultima. - Seipronto? -
L'Omega sospirò senza scampo. - Sì... più o meno... -

Nicole ricominciò afare domande su domande, aspettando che rispondessero entrambi primadi chiedere altro: si informò sul loro lavoro, il loro stile divita, l'ultimo calore e l'ultimo rut; volle sapere qualsiasi cosasulle loro abitudini, sui soppressori e su tantissimo altro, siaccigliò qualche volta per le risposte ma evitò di farecommenti,
continuando piuttosto a registrare ogni cosa sulla suascheda.

- Dovrei avere tuttociò che mi serve. - Disse dopo un po' finendo di battere sui tastidella tastiera. - Ti ho prescritto un esame del sangue e uno delleurine che dovrai portare la prossima volta; è consigliabile cheanche il padre faccia le analisi del sangue, soprattutto se il suogruppo è 0 o se è Rh negativo. -

Marshall annuìleggermente. - Siamo entrambi Rh negativo, il bambino non dovrebbeavere problemi su quel fronte, ma farò comunque le analisi perescludere altre possibili preoccupazioni. -

- È giusto essereresponsabili verso la propria creatura. - Asserì la dottoressa poisi rivolse all'Omega. - Dato che non l'hai mai fatto, ti farò ancheun pap - test, ha un nome strano ma non è niente di che, devo soloprelevare un campione di cellule. - Lo avvisò, poi cambiòargomento. - Adesso però ho bisogno di misurare la tua pressionesanguigna. Appoggia il braccio sulla scrivania, per favore. -

Gumball non perdettealtro tempo e ubbidì, allungando il braccio sul ripiano. Lei avvolsevelocemente la striscia di tessuto e premette la pompetta, tenendod'occhio il quadrante. Lasciò la presa e lo liberò, annotando poitutto.

- Sei in ansia, mmh?- Commentò semplicemente. - Non ne hai motivo, anche se penso chedirtelo non serva. Ma per distrarci prima di procedere alla visitavera e propria, ci sono domande? -

- Io ne ho una.Anzi, più di una a dire il vero. - Affermò a quel punto Marshall,appoggiando meglio la schiena sulla poltroncina. - Come può intuire,abbiamo una vita sessuale molto attiva. - Ammise. - Mi è moltodifficile resistergli, soprattutto adesso che il suo profumo èdolcissimo e ha questa sorta di... aura meravigliosa intorno; glisalterei volentieri addosso in ogni istante, perfino adesso. - Guardòbrevemente il suo Omega con occhi pieni di malcelato desiderio,facendolo arrossire.
- Ma non se ciò comporta problemi allacreatura che porta in grembo. So che ci sono degli Omega la cuiparete uterina è troppo sottile ed è pericoloso per loro lasciarsiandare a quel tipo di intimità. Voglio sapere se per noi non ci sonorischi o se dovrò rassegnarmi ad una vita casta e ad unalunghissimissimissima astinenza di nove mesi che metterà alla provala mia pazienza e la mia salute mentale. -

A quelle paroleovviamente, Gumball prese fuoco, diventando così rosso da sembrarequasi porpora. Diede di nascosto un piccolo calcio al suo compagno esi nascose il viso dietro le mani, desiderando soltanto che la terralo inghiottisse.

Quello stupido,stupido Alpha!

La dottoressa inarcòle sopracciglia ma non fece una piega. - È comprensibile. -Ridacchiò leggermente. - Il sesso è un ottimo metodo per scaricarelo stress della gravidanza ed è normale che durante la gestazione lalibido possa raggiungere picchi altissimi. - Incrociò le braccia alpetto e continuò. - In genere se non ci sono complicanze a monte ela gestazione procede senza alcun problema, non è pericoloso per ilbambino. Bisogna usare delle accortezze però. - Rispose,ammonendoli.
- La cosa più importante è andarci piano e nonassumere posizioni in cui il peso ricada sull'embrione. Io consigliosempre agli Omega e alle Beta, di stare sopra per i primi periodi;poi, più andrà avanti la gravidanza più la schiena risentirà delpeso del bambino. Più il cucciolo crescerà, maggiore sarà il pesoche il neo genitore dovrà portare. Non è facile assumere certeposizioni quando porti in giro il corrispettivo di una grossaanguria; a quel punto bisognerà dare supporto alla schiena con deicuscini e scegliere posizioni meno gravose per l'Omega. -

Marshall seguìl'intera discussione e annuì, con espressione così concentrata chesembrava quasi stesse memorizzando ogni singola parola.
- Faròattenzione. - Promise. - Faremo. - Si corresse subito dopo .

- Per quantoriguarda l'altra preoccupazione - riprese subito lei - ti saprò diredi più non appena avrò ultimato la visita. Dubito che tu sia alterzo mese, Gumball, ma essere Soul Mates potrebbe aver influitoanche su questo; non sarei così stupita se così fosse. Il vostro èun caso molto raro e sono elettrizzata all'idea di seguirlo. -

L'Omega si mossesulla sedia a disagio e strinse la presa sulla mano del compagno. -Cosa... devo fare? - Chiese con voce piccola piccola.

Nicole portò losguardo sull'Omega. - Julius suppone che la gravidanza siaall'incirca alla nona - decima settimana, per via delle beta HCG, maio non ne sono così sicura, per cui procederò a fare una visitadiciamo "indiscreta" . Testerò la robustezza dell'utero edovrò fare un'ispezione e una palpazione interna per valutare laposizione e la situazione uterina, il tono dei tessuti ed eventualiperdite. - Spiegò. - In questo modo, saprò rispondere alla domandadi poco fa e avrò un quadro più completo della situazione. - Sialzò dalla sedia e si avviò verso una porta che serviva daanticamera ad un piccolo bagnetto. - Puoi cambiarti qui dentro sepreferisci, c'è tutto. -

L'Omega guardò lanuova stanza in preda all'agitazione e di scatto, abbassò lo sguardosul pavimento, fissandolo con ostinazione. - Va bene. - Sussurròalzandosi di nuovo.

La dottoressa annuìcomprensiva e si allontanò da lì, dirigendosi verso il fondo dellacamera. - Condurrò qui la visita. - Disse, poggiando la mano sullamaniglia di un'altra porta colorata poi aggiunse - Non ho altriimpegni dopo, posso aspettare. -

Marshall si alzò etese la mano verso il suo compagno. - Bubbs. - Lo chiamò dolcemente.Lui sospirò e alzò lo sguardo, prendendo la sua mano per poistringerla con forza. - Dobbiamo sapere in che guaio ci siamocacciati... - Mormorò, tentando di alleggerire la tensione.

L'Alpha gli scoccòun dolcissimo bacio sulla testa e lo abbracciò stretto. - Se faqualcosa che non deve fare o se tocca dove non deve, le taglio lemani. - Sussurrò a voce bassissima, in modo che solo lui potessesentirlo.

Gumball scossevelocemente la testa.
- Stupido... - Rispose, ma sul suo volto latensione si era già un po' allentata.
- Vado... - Disse poiinfilandosi nello stanzino prima di perdere il coraggio.
Si chiuselì dentro e fece una lunga serie di respiri.

L'Alpha si avvicinòalla dottoressa e si portò una mano tra i capelli. - È davveronecessario? - Sospirò. - Fare... tutto questo adesso? - Chiesefrustrato. - È tremendamente nervoso e stressato ed è stancantecombattere contro l'istinto di portarlo via. -

Nicole sospirò dirimando. - Julius mi ha detto che ti ha prescritto un calmante perevitare una possibile fase di dominio. Te ne sono grata. - Rispose. -In questo momento, ha bisogno del tuo supporto e soprattutto dellatua calma. Ti assicuro che non farà male e che cercherò di fare piùin fretta possibile. Ma è una visita troppo importante, non possorimandarla ancora, non conosco bene la situazione attuale però soche ha già avuto aborto spontaneo; potrebbe essere a rischio ancheil secondo... -

Ma, qualsiasi cosaNicole volesse dire, le rimase incastrata in gola, soppiantata dalrumore sordo di una porta sbattuta e da una voce tremula e nervosa.

- A... aborto? -Domandò. - A... a rischio? -

Gli Alpha sigirarono verso la voce, ritrovandosi di fronte l'Omega che liguardava entrambi con occhi grandi e spaventati.

- Cosa... cosa vuoldire? - Chiese estremamente pallido in volto, alzando la voce espostando lo sguardo dal primo Alpha al secondo, con il respiro giàcorto.
- Di cosa sta parlando, Marshall? -

Marshall serrò lelabbra e gli si avvicinò, tendendo la mano verso di lui. -Gumball... - Cominciò.

Ma l'Omega scossevelocemente la testa e si allontanò, guardingo. - No, no, non èpossibile. - Disse, stringendosi le braccia intorno al corpo,cercando di fermare il tremore.

Non potevaessere.
No.
Era impossibile.

Iniziò a camminarenella stanza, portandosi il pollice vicino alle labbra,mordicchiandosi le unghie mentre i suoi occhi saettavano da una parteall'altra, senza fermarsi su nulla in particolare.

Erano... due?
Neaveva... ne aveva già... perso... ?

No.
No.
No.
Nonera possibile.

Come...

Se ne sarebbe...accorto.
Lo avrebbe saputo!

Si immobilizzòpietrificato dallo shock, mentre la notizia si faceva largo in lui,insieme ad un ricordo sfocato di dolore e disperazione.

Impallidì ancora dipiù e il suo viso si stravolse.

Quella volta...quando Marshall...
Marshall lo sapeva!

- Tu... tu losapevi! - Esclamò, fissando con occhi sgranati il suo compagno. -Tu... lo hai sempre saputo e non mi hai mai detto niente! - Si morsele labbra, premendosi i palmi sugli occhi.

Tutto aveva un sensoadesso!

Quel dannato giornoquando il mondo si era frantumato perché pensava di aver perso ilsuo compagno di vita per sempre, aveva perso qualcos'altro dialtrettanto prezioso e non se ne era neanche accorto!

Quale genitore...quale genitore non si sarebbe reso conto di una cosa così... grave?

Si sentì soffocaree si portò una mano alla gola.

Quali... speranzeaveva?

All'epoca, non siera forse accorto che qualcosa non andava?
Perché non lo avevacapito?
Perché non aveva...?

Tutto... tuttoadesso assumeva una sfumatura diversa.
Il suo dolore, larassegnazione, quella costante sensazione di...

- vuoto - sussurrò,abbassando le mani lungo i fianchi, guardando il fidanzato consguardo scosso e confuso.

L'Alpha portò gliocchi colpevoli su di lui e Gumball ebbe la certezza più assoluta diaver incastrato perfettamente tutti i pezzi del puzzle.
Lo leggevain quello sguardo pieno di sensi di colpa.

- Gumball. - Riprovòlui ma l'Omega scosse di nuovo la testa.
- Sta' zitto! - Ringhiò,senza lasciarlo parlare.

Non volevaascoltare.
Non voleva sentire.
Non ne voleva sapere niente!

Ricominciò acamminare in tondo, in trappola in quella stanza, strofinandosi ilvolto con le mani.
Sentiva il dolore del suo compagno tramite illegame ma non poteva farci niente.

Era arrabbiato inquel momento.

Con lui.
Lo avevatradito!

Con sé.
Comeaveva fatto a non accorgersene?

Con il mondointero.
Perché lo aveva perso?

Non poteva esserevero.
Si rifiutava di crederlo.

Perché non gliaveva detto niente?

Il silenzio calò dinuovo su di loro e per molto tempo, prima che la dottoressa Devis siazzardasse a schiarirsi la voce.
- Credo sia meglio che vi lasciun po' da soli. - Asserì, uscendo a passo svelto dallo studio.

L'Omega arrestò dinuovo la sua camminata, sventolandosi il viso con una mano. - Si...si soffoca... qui... dentro... - Mormorò con il fiato spezzato,tirandosi lo scollo della camiciola.
Le gambe cedettero e siritrovò in ginocchio per terra, boccheggiando sul pavimento.

- Gumball!! -Marshall corse subito verso di lui e si inginocchiò preoccupato, loprese gentilmente dalla spalle e lo aiutò ad alzarsi, sorreggendolo.- Vieni, siediti un po' - Mormorò teso.

Gumball si tenne alui con tutte le sue forze, tremando tra le sue braccia come unpulcino appena uscito dall'uovo. Avrebbe voluto urlargli contro manon aveva più voce né la forza per farlo; si sentiva sopraffatto dacosì tante emozioni che non riusciva a sentire più... niente.

- Bubbs... -Marshall lo strinse dolcemente a sé, cercando di calmare i suoibrividi. - Amore... -
Ma l'Omega spalancò di nuovo gli occhi espinse via il compagno, correndo poi verso il bagnetto. Si chinò sulwater e vomitò acqua e bile, ansie e preoccupazioni.

L'Alpha lo raggiunseimmediatamente e anche questa volta lo sostenne, cercando di calmarlocon le sue carezze.

Quello, eraesattamente il motivo per cui non gli aveva detto nulla.

Odiava vederlo inquello stato.
Odiava non poter fare niente per aiutarlo.

Sapeva che sarebbesuccesso e voleva evitarlo a tutti i costi.

Gumball si tiròlentamente su e si strofinò la bocca con la manica della camiciola.

Aveva sperato disentirsi meglio ma il peso che sentiva sullo stomaco non accennava adiminuire.
Si aggrappò di nuovo al suo Alpha, senza lasciarloandare mentre di nuovo i dubbi lo divoravano e con essi, la paura.

Ne aveva già persouno.
E... avrebbe ucciso anche l'altro.

Chiuse gli occhi eappoggiò la testa contro il petto del compagno, rimanendo insilenzio.

Forse non eradestinato a diventare genitore.
Forse... avrebbe dovuto soltantoaccettarlo.

Marshall loabbracciò stretto e lo prese in braccio, avvicinandosi nuovamentealla poltroncina. Si sedette, tenendolo con sé, continuando acullarlo e a sussurrargli che lo amava, anche se lui non riusciva asentirlo.
- Bubbs... - Lo chiamò di nuovo, sollevandoglidolcemente il viso.

L'Omega lo guardòcon gli occhi già bagnati dalle lacrime. - Dimmi... dimmi perchénon mi hai detto niente! - Singhiozzò, cercando subito didistogliere lo sguardo da quello del suo Alpha, incapace di sosteneretutto ciò che vi aveva trovato.

- Non volevoferirti. - Rispose dopo qualche momento Marshall, continuando adaccarezzargli la schiena. - So che sei confuso, ma te lo giuro, nonavevo cattive intenzioni, volevo solo proteggerti. -

- Stupidaggini! -Esclamò allora Gumball, dandogli un pugno sul petto. - Hai... tenutotutto per te... lo fai sempre! - Proferì con voce tremante. - Io...io ho sentito il tuo dolore, Marshall. Hai preferito soffrire dasolo... per cosa? - Domandò, senza aspettarsi una vera e propriarisposta. - E poi... - Scosse la testa con una smorfia. - Stavo perucciderne un altro... E tu... tu... io... - Continuò, piangendo. -Come... come...? -

Come poteva esserecosì ingenuo da credere che sarebbe andato tutto per il verso giustose si fosse impegnato?
Come poteva essere un buon genitore se nonsi era mai accorto di nulla?

L'Alpha allungò lamano sul suo viso e gli accarezzò la guancia, quasi sorpreso di nonessere stato rifiutato. - Volevo evitare questo. - Rispose,cancellando le sue lacrime con le dita. - Era una situazionedelicata... non eri in te. Non volevo farti soffrire, perché sapevoche ti saresti sentito in colpa... ma non ne hai... non è colpa dinessuno. -

Gumball appoggiò latesta contro il suo petto e si strinse a lui, continuando asinghiozzare sommessamente.

- Amore mio... Non ècolpa tua. - Insistette nuovamente Marshall, guardandolo addolorato.- Sapevo che sarebbe accaduto ed è per questo che non volevodirtelo. - Ribadì ancora. - Sapevo che ti saresti colpevolizzato. -

L'Omega si strofinòleggermente contro la maglietta e per molto tempo non disse nulla. -Faceva male... e non sapevo perché... adesso lo so... e fa male dinuovo... - Sussurrò. - Come posso... Marshall... - Alzò il viso escrutò i suoi rubini a lungo. - E se perdessi anche questo...? - Sitirò indietro in preda a questa nuova terribile ansia, con occhiimpanicati. - Marshall, cosa farò in quel caso? Se... se capitassedi nuovo? - Si strinse le braccia intorno alla pancia, di nuovo predadel terrore più assoluto.

- Gumball. - Lochiamò per l'ennesima volta l'Alpha, usando il tono più dolce cheaveva. - Non accadrà. - Promise, poggiando una mano sulla sua. - Nonlo sapevamo ma adesso siamo consapevoli del nostro bambino. Èdiverso. -
L'Omega serrò le labbra e tirò su con il nasocercando di darsi una calmata.
- Cosa... cosa faremo se... se...?- Chiese ugualmente, agitato.

Marshall appoggiòla fronte contro la sua. - Perché pensi possa accadere di nuovo? -Domandò. - Se ci fosse qualcosa che non va, Nicole ce lo direbbesubito. -
Gumball lasciò la presa sulla pancia solo per metterele mani sulla sua e tenerla a contatto con il suo grembo. - Lo... loso... - Mormorò poco convinto, alzando poi gli occhi sui suoi. -Ma.. Non... non ce la faccio... non voglio... non posso perdere anchelui... -

L'Alpha strofinòpiano il naso contro il suo. - È nostro figlio. È un sopravvissuto.Ed è forte. - Disse risoluto. - Non lo perderai. Te lo prometto.Farò tutto ciò che posso per evitare che succeda. -

L'Omega continuò aguardarlo e strinse la sua mano come se fosse la sua sola ancora disalvezza. - Me... me lo prometti...? - Sussurrò ancora dubbioso. -Non... non posso affrontare... questo di nuovo... - Scosse la testa.- Tu... come hai fatto a tenere tutto questo dolore per te... -

Marshall si beò delcalore del corpo del suo piccolo fragile Omega e sostenne il suosguardo. - Non l'ho affrontato da solo. - Lo corresse. - Tu sei lamia metà, il mio compagno, il mio Omega. Non mi hai mai lasciatosolo. Faceva meno male perché eri con me in ogni istante. - Asserì.- E io prometto che farò lo stesso per te. Mi incollerò al tuobellissimo sederino e non mi allontanerò per nulla al mondo. -

Gumball si lasciòsfuggire un piccolissimo sorriso poi la sua espressione tornò seria.- Non farlo più, Marshall. Non nascondermi mai più una cosa delgenere. -
L'Alpha mise su il suo solito sorrisetto da volpe e nonrispose.

Preferiva evitare dimentire.

- Cosa vuoi fareadesso? - Domandò invece. - Posso chiedere un altro appuntamento senon te la senti. -

L'Omega si presequalche momento e appoggiò di nuovo la testa contro il suo petto. -Sono confuso e... tanto stanco. - Rispose. - È troppo daelaborare... Probabilmente a casa... a casa crollerò. - Fece unlungo respiro. - Ma ho bisogno di sapere se nostro figlio sta bene. ENicole è l'unica che può darci una risposta. Devo... devo sapere...se... se anche lui... - Esitò. - È a rischio. - Disse tutto ad unfiato. - Non posso tirarmi indietro... Non più. Non ora. A maggiorragione adesso... devo sapere. -

Marshall gliaccarezzò dolcemente i capelli e gli scoccò un bacio sulla bocca.
-L'ho sempre detto che sei un Omega straordinario. - Si abbassò su dilui e gli scoccò un altro bacio ma sul naso. - Stra - lo baciòsulla fronte - or - lo baciò di nuovo sul naso - di - lo baciòsulla guancia - na - baciò l'altra guancia - rio. - Finì,baciandolo di nuovo sulle labbra.

L'Omega stirò lelabbra in un mezzo sorriso. - Tu mi ami, non fai testo. -

Marshall ridacchiòpiano e strofinò il naso contro il suo. - Vado a chiamare Nicole...?- Disse, mettendo una lieve inflessione interrogativa nellavoce.
Gumball annuì soltanto e si alzò per lasciarlo passare.

L'Alpha si allontanòma si fermò a metà strada. Si girò verso il suo compagno,guardandolo incerto e aspettò indeciso.
L'Omega gli fece un cennocon la testa e lo osservò uscire dalla porta dello studio.

Il mezzo sorriso cheaveva stampato sul volto morì tra le sue labbra.

Non erafacile.
Proprio per niente.

Si portò una manosul ventre e lo accarezzò con delicatezza, cercando di non cedere dinuovo al panico.

Ne aveva perso unoma, non era sicuro che avrebbe perso anche l'altro.

- Non deve esserestato facile neanche per te... - Sussurrò all'improvviso. - Mi... midispiace... avevo... avevo così tanta paura di fallire che non miero accorto di averlo già fatto. - Scosse la testa. - Abbiamoiniziato con il piede sbagliato ma non permetterò a nessuno di fartidel male, te lo prometto. - Affermò deciso.

- Ti proteggerò adogni costo. -

Angolooooo bello (?)

A che livello siamodel barattolo?
Avete usato tanti fazzolettini?
Non avete piantoper niente?

Volendo questocapitolo si può riassumere con una parola: D R A M A
Ahahahah

Anyway, una volta (stiamo parlando dell'anno scorso mi sembra ) uno di voi mi chiese seMarshall in futuro avrebbe mai rivelato a Gumball dell'aborto, iorisposi di no ma che l'avrebbe scoperto comunque ed è da allora chepianifico questo dramma ?￰゚ᄂᆳ

Tornando alle coseserie, so che all'inizio il capitolo è un po' tecnico e magari amolti di voi non interesseranno tutti questi dettagli, masinceramente me ne frego ~
No, scherzo, penso soltanto che sianonecessari; in fondo è la loro prima gravidanza e sono impreparati.

Per quanto riguardail resto, sì, avevo un dubbietto ( come chi mi segue su ig ben sa )ma alla fine vi ho ascoltato e ho spezzato il capitolo. Mi sono resaconto che era necessario per tutto quello che succederà dopo...

Vi lascio quindicosì, tormentati da dubbi e paure.
È veramente a rischio lagravidanza?
Riusciranno davvero a proteggerlo?

Eheheheheheheheheheheh

Arrivederci ~

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