Snuff (Ran Haitani FF)

By cecinestpasunotaku

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«Roppongi. Era lì che, per molto tempo, lui aveva "regnato" indiscusso, padrone insieme a suo fratello Rindou... More

1. Ritorno
I. Primo incontro
2. Aggiornamenti
II. Surrealismo
3. Ricerca
III. Halloween
4. Contatto
IV. Romanticismo
5. Mossa
V. Delicatezza
6. Primo tentativo
VI. Natale
7. Incarico
VII. Capodanno
VIII. Inizio
9. Espiazione
IX. Febbraio
10. Argini
X. Strappo
11. Calvario
XI. Vergogna
12. Ricongiungimento
Introduzione all'atto finale
Atto finale - Scena prima
Atto finale - Scena seconda
Atto finale - Scena terza
Atto finale - Scena quarta
Atto finale - Scena quinta
Atto finale - Scena sesta
Atto finale - Scena settima
Epilogo
Ringraziamenti

8. Colloquio

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By cecinestpasunotaku

Chifuyu ritenne opportuno aspettare una settimana prima di agire: il tempo necessario, insomma, per far calmare le acque e tornare in azione.

Il nostro primo tentativo, seppur fallimentare, era stato per certi versi "illuminante" sul rapporto tra i proprietari dei locali affiliati alla Bonten e l'organizzazione stessa: intuimmo che l'accordo tra le due parti era noto al solo gruppo criminale e al proprietario dell'attività, il quale si riservava di non informare i propri dipendenti. Questi, come deducemmo anche dalla scomparsa del barman a cui ci eravamo rivolti in prima istanza, non erano minimamente al corrente di tali affari illeciti e, una volta scoperti, venivano subito zittiti ed eliminati.

Il sabato successivo alla prima impresa avremmo tentato la sorte in un locale distante almeno un paio di isolati da quello da cui eravamo partiti, temendo che la voce di questa nostra indagine si fosse diffusa a macchia d'olio: era molto più prudente allontanarsi verso una diversa area del distretto e sperare nella buona sorte. Architettammo anche uno stratagemma per poter parlare direttamente con il proprietario dell'attività senza dover passare per il tramite dei suoi dipendenti: nel tardo pomeriggio del venerdì, Chifuyu decise di chiamare preventivamente il suddetto fingendosi un imprenditore interessato ad acquistare il locale, fece un'offerta ingente ed espresse l'urgenza di fissare immediatamente un colloquio per la sera seguente, con la scusa di poter così supervisionare anche l'andamento della serata e degli incassi.

Non ero pienamente convinta della riuscita del piano, ma decidemmo di proseguire su questa strada non avendo altre opzioni contemplabili. Nella peggiore delle ipotesi, saremmo stati buttati nuovamente fuori e avremmo dovuto aspettare ulteriori giorni prima di fare un terzo tentativo.

Erano le 22.30 circa del sabato quando io e Chifuyu ci trovammo al punto d'incontro prestabilito, ossia la fermata della metropolitana a metà strada tra casa mia e la sua: ritenemmo opportuno, se davvero la scenata della settimana precedente non era passata inosservata, di evitare di farci rintracciare da eventuali scagnozzi della Bonten o del mio "simpatico fotografo" lasciando in bella vista targhe di automobili o altre informazioni sensibili che potessero far risalire chiunque a me e al mio partner.

Ci volle una ventina di minuti per arrivare a destinazione e, una volta raggiunto l'ingresso dello stabile in questione, dopo esserci guardati intorno per scongiurare qualunque pedinamento, entrammo nel locale.

L'interno non era denotato da un'atmosfera tanto diversa da quella che ci era stata offerta la scorsa settimana: luci soffuse, tavoli da biliardo e da poker sparsi qua e là, privè lontani da occhi indiscreti e il bancone del bar che, da un soppalco, dominava la scena circostante. Fu proprio lì che ci dirigemmo, chiedendo al barman di chiamare il capo per un incontro prefissato.

-Sei sicuro al 100% che funzionerà?- chiesi al mio accompagnatore quando rimanemmo momentaneamente soli.

-Andrà bene, ne sono sicuro.- rispose sottovoce, non potendo più parlare appena il dipendente fece il suo ritorno accompagnato da una seconda figura.

Mi tranquillizzai leggermente quando vidi sul suo volto un'espressione totalmente diversa da quella del proprietario in cui ci imbattemmo la settimana precedente: davanti a noi c'era allora un uomo di circa quarant'anni, piuttosto magro, ma dall'aria gioviale e affabile.

-Voi dovete essere i potenziali acquirenti!- esordì con un sorriso a trentadue denti.

-Esattamente. È un piacere conoscerla di persona, signor Ikeda. Abbiamo notato che, pur essendo ancora "presto", il locale è già molto frequentato e il suo staff è molto valido e preparato.- rispose Chifuyu in maniera un po' troppo leziosa per i miei gusti, ma tanto bastò per conquistare la simpatia del nostro interlocutore.

-Il piacere è tutto mio! Ma vi prego, seguitemi nel mio ufficio così possiamo parlare di affari!-

Posso essere sincera? Non riuscivo a dare una spiegazione razionale a così tanta gentilezza: mi sembrava eccessiva e non mi capacitavo di come un qualunque titolare di un locale potesse essere così felice all'idea di cedere la propria attività sapendo bene in quali loschi giri fosse coinvolto. Chi avrebbe avuto il coraggio di vendere il proprio locale e, nel farlo, scoperchiare tutto ciò che c'è dietro, lecito o illecito che sia?

Mentre mi ponevo queste domande, giungemmo in una stanza che si trovava sul retro del bar: era uno spazio a pianta quadrata, piuttosto piccolo, con una scrivania, una sedia da ufficio, due poltroncine in pelle per gli ospiti e, sulla parete a cui davamo le spalle una volta seduti, una libreria dove erano riposti perfettamente in ordine le fatture e i libri contabili dell'attività.

-Prego, sedetevi pure.- esordì il proprietario sempre con aria vivace -Volete qualcosa da bere?-

-No, grazie.- risposi subito. Se c'è una cosa che avevo imparato, era che non c'era mai da essere troppo sicuri e fermarsi all'apparenza: si sa mai che un gesto gentile celi un secondo intento.

-Non si preoccupi, signora. Bene! Direi che possiamo iniziare: vede, gestisco questo locale da circa una quindicina d'anni e devo dire che gli affari stanno andando piuttosto bene. Certo, è sempre difficoltoso aprire una nuova attività quando c'è così tanta competitività, ma in qualche modo ce la si fa. Allora, signore, ricordo che lei mi aveva fatto quell'offerta al telefono...-

-Mi scusi se la interrompo, signor Ikeda.- lo fermò Chifuyu -Vede, la vera ragione per cui siamo qui è un'altra... Non si preoccupi! Sarà una conversazione di appena cinque minuti e, se non vorrà aiutarci, non la disturberemo più.-

Il signore di fronte a noi aveva gradualmente perso il sorriso sentendo le parole del mio partner, il che mi fece intuire che avesse immediatamente capito dove saremmo andati a parare.

-Conosciamo i suoi agganci, perciò volevamo chiederle come potessimo entrare in contatto con la Bonten.-

Ikeda sbiancò. Si può dire che, per minuti che sembrarono interminabili, non volò una mosca nello studio. Forse sarebbe stato meglio essere più prudenti e aspettare un attimo prima di porre questa domanda a bruciapelo? E se tutto si fosse risolto nel peggiore dei modi? Come avremmo fatto?

-Non so di cosa stiate parlando...- iniziò a balbettare, visibilmente in difficoltà.

-Signor Ikeda, non menta. Sappiamo che il suo locale è uno dei principali punti di appoggio di questa organizzazione criminale per quanto riguarda gioco d'azzardo e anche prostituzione. Non siamo dei poliziotti sotto copertura e non abbiamo intenzione di arrecarle danno, le chiediamo solo aiuto per una questione di natura personale.-

Io rimasi in silenzio tutto il tempo, spostando lo sguardo tra i due interlocutori: Chifuyu non era mai stato più serio e deciso come in quel momento da che lo conoscevo; Ikeda, d'altra parte, stava sudando e aveva palesemente paura delle conseguenze a cui sarebbe andando incontro se avesse teso la mano verso di noi per aiutarci.

Proprio quest'ultimo si alzò, camminando avanti e indietro per l'ufficio ed emettendo sospiri pesanti.

-Vedete, io vorrei tanto aiutarvi, ma non posso. Sarò onesto con voi: ho paura. L'accordo con la Bonten prevede che nessuna delle due parti parli, pena il vedersi sottrarre qualcosa di caro. A me non importa che il locale venga distrutto: certo, perderei il lavoro, ma per quello si può sempre far qualcosa. Se toccassero mia moglie e mio figlio... adesso sto per avere anche una bambina...- disse interrompendosi ogni tanto a causa del pianto -Se dovessero morire a causa mia, non me lo perdonerei mai...-

-Non si preoccupi, lei ha tutte le ragioni.-

Chifuyu mi guardò sorpreso dopo questa affermazione, sia perché per la prima volta da che eravamo entrati in quel posto emettevo parola sia perché era alquanto inaspettato che "gettassi la spugna" così presto.

-La ringrazio per averci concesso di venire qui, signor Ikeda, e per averci ascoltato. Non voglio che a causa di una mia questione personale ci vadano di mezzo persone innocenti e la sua famiglia corra dei rischi. Le chiediamo solo di non parlare a nessuno di questo incontro per la nostra incolumità, per favore.-

-C-certo, signora.- rispose il proprietario asciugandosi le lacrime e tirando su col naso tra una parola e l'altra.

Gli sorrisi, ringraziandolo nuovamente e invitando ilmio accompagnatore ad uscire. Non importava quanto sarebbe stato necessarioaspettare, ma non volevo coinvolgere terzi in quella faccenda: già Chifuyucorreva dei rischi aiutandomi, era una faccenda che dovevo affrontare senzamettere in pericolo ulteriori persone.

*

-La ringrazio molto, signor Ikeda. Come d'accordo, le garantisco che tutelerò personalmente la sua attività d'ora in poi e, se mai dovesse andare incontro a qualche problema, provvederò io stesso a risolverli.-

Per Rindou era stato più facile del previsto rintracciare la coppia di "investigatori": aveva passato l'ultima settimana a visitare ogni singolo locale affiliato alla Bonten, previo invito rivolto ai singoli proprietari di chiamarlo qualora fosse successo qualcosa di sospetto in loco, e aveva sovvenzionato l'installazione negli stessi di videocamere a cui solo ed esclusivamente lui poteva aver accesso. Così facendo, agli occhi del suo boss avrebbe portato avanti la missione nella maniera più diligente possibile e avrebbe tutelato anche l'incolumità di Reiko, senza che altri membri dell'organizzazione potessero scoprire la sua identità.

Appurato che, se non avesse preso una posizione lui stesso, suo fratello e la ragazza non si sarebbero mai incontrati, decise di agire subito dopo aver visionato i filmati lasciatigli dal signor Ikeda. Quest'ultimo aveva immediatamente avvisato il giovane Haitani non appena aveva ricevuto la chiamata sospetta di un tale desideroso di acquistare la propria attività e, su istruzione del malavitoso, aveva filmato l'intero colloquio.

Quando l'esecutore della Bonten, il lunedì seguente, ricevette il dvd contenente la registrazione in questione, nei fotogrammi riconobbe immediatamente Misaki Reiko: era esattamente uguale a dieci anni prima, fatto salvo i tratti da donna quasi trentenne che avevano preso il posto di quelli da fanciulla.

Rindou capì che, prima di avvicinarsi a lei e portarla da Ran, era necessario che venisse risolto un altro problema: la condanna a morte sentenziata da Mickey per lei e il suo accompagnatore. In quest'ultimo, il ragazzo dai capelli lilla riconobbe Matsuno Chifuyu, vice comandante della prima divisione dell'ex Tokyo Manji Gang che, ai tempi dello scontro contro la Tenjiku, si era ritrovato faccia a faccia con Mochi.

Pensò e pensò e pensò ancora, finché nella mente non gli balenò un'idea. Avrebbe funzionato? Forse no, ma era l'unico modo per poter preservare la vita di quella coppia. Si alzò, abbandonando la scrivania del proprio appartamento, e prese la macchina per raggiungere il prima possibile la destinazione designata.

*

-Kazutora, io vado a sistemare alcuni pacchi nel retro. Riesci a mettere in ordine il bancone e gli scaffali, per favore?-

Quel giorno Chifuyu e il suo collega avevano lavorato molto in negozio: c'era stato un grande via vai di persone e, a venti minuti dall'orario di chiusura, i due erano particolarmente stanchi.

-Tranquillo Chifuyu, ci penso io. Tanto non dovrebbe arrivare più nessuno a quest'ora.-

Diversamente da quanto appena detto, il campanello che indicava l'ingresso di un nuovo cliente suonò proprio in quel momento, attirando l'attenzione del corvino.

-Buonasera, come posso aiutar...-

Kazutora non fece in tempo a concludere la frase che rimase immobile dinanzi alla figura che si stagliava sulla soglia: i tratti del viso, nonostante fossero passati anni dall'ultima volta che lo aveva incrociato, erano ancora rivelatori dell'identità di quell'individuo e il suo tatuaggio, oltre a darne conferma, non lasciava presagire nulla di buono. Il tempo di reazione fu minimo: il ragazzo smise di mettere in ordine gli articoli del negozio per scagliarsi verso il nuovo arrivato.

-Chifuyu! Chiudi tutto e vai immediatamente a casa: la Bonten è qui!-

Il collega, che dal retro aveva sentito tutto, si bloccò sul posto. Possibile che avessero scoperto delle sue indagini? E se in quel momento qualcuno stesse facendo visita a Reiko? La ragazza era in pericolo? Prima di farsi prendere dal panico, tuttavia, decise di tornare al bancone per aiutare l'amico, ma si rese conto di essere arrivato tardi: il "cliente" indesiderato era riuscito a mettere fuori gioco Kazutora, che era seduto contro il muro con il labbro spaccato e il viso pallido ormai colorato da dei lividi.

-Mi stupisco che quest'attività vada avanti, se riservate un'accoglienza simile a chi mette piede qui dentro.-

-Che cosa vuoi, Haitani?- chiese Chifuyu stringendo i denti dalla rabbia. Non solo quel criminale si era permesso di mettere piede nel suo negozio, ma aveva anche la faccia tosta di prendersi gioco di lui.

-Ah ah ah, non qui. Parliamo nel retro, prima che il tuo amico possa origliare cose che non lo riguardano. Anche se in questo stato, non penso che sarà di suo grande interesse la nostra conversazione.- rispose Rindou, guardando dall'alto al basso il corvino che, dal canto suo, stava fulminando con lo sguardo l'esecutore della Bonten.

-Kazutora, abbassa la saracinesca e resta qui a medicarti le ferite. Io sono qui dietro. Tu, Haitani, seguimi.-

-Vedi di modulare il tono, Matsuno, e stai attento a chi dai gli ordini...-

-Questo è il mio negozio e decido io come rivolgermi a chi ci mette piede.-

Il ragazzo con i capelli lilla sbuffò, ma decise di lasciar perdere: non era nei suoi piani attaccare briga e perdere tempo in inutili risse. Non appena raggiunsero lo spazio adibito a magazzino, si sedettero su due scatoloni, uno di fronte all'altro, e dopo qualche minuto il visitatore prese subito la parola.

-Andrò dritto al sodo, in modo da poter uscire il prima possibile da questo buco: tu e la tua amica Reiko siete talmente furbi che, nella vostra disperata ricerca di contatti per arrivare a Ran, avete creato scompiglio nel locale del signor Takahashi alla presenza del sottoscritto e di Sanzu... E non guardarmi così! Se foste stati più attenti e vigili, avreste visto che eravamo dal lato opposto del bancone. Non contenti, tre giorni fa siete andati dal signor Ikeda, il quale mi ha consegnato il filmato delle videocamere del suo ufficio. Ora, cara grazia che io sono l'unico in possesso di queste registrazioni, perché Mickey ha già firmato la vostra condanna a morte per esservi impicciati nei nostri affari!-

-E con questo? Dovrei ringraziarti per essere venuto qui e aver creato scompiglio nel mio negozio?-

-Considerando che sarebbe potuto arrivare Mochi per riprendere da dove vi eravate interrotti dieci anni fa, direi proprio di sì. O in alternativa, Sanzu sarebbe potuto entrare sparando a te e al tuo amico. Direi che è una vera fortuna che tu ti sia trovato me alla porta.-

-Per quale motivo sei qui?-

-Vedo che sei uno sveglio e sbrigativo, quindi cercherò di esserlo anche io. Personalmente, non mi interessa nulla di te, puoi vivere o farti ammazzare da me seduta stante che la mia vita non cambierebbe. Lo stesso discorso non si può fare per Reiko: non posso permettere che qualcuno dei miei benamati compagni metta le mani su di lei, altrimenti mio fratello ne uscirebbe distrutto. Perciò ti chiedo di collaborare: tirati fuori dalla sua ricerca per aver salva la pelle e falla venire da me, così che io possa portarla incolume da Ran.-

-Perché dovrei fidarmi di te? Tu odiavi Reiko, quindi perché dovrei affidartela, eh?-

-Che cosa stai insinuando?-

-So cosa hai fatto dieci anni fa.-

-E tu cosa ne sai?-

-Sai, le voci girano quando fai parte di una gang di delinquenti e non mancano "gossip" sugli altri criminali. Dopo le azioni che hai commesso, credi che ti "venderò" Reiko così facilmente? Vuoi forse espiare presentandoti qui e chiedendomi di collaborare con te? Non farmi ridere, Haitani: sei ridicolo.-

Rindou, dal canto suo, si alzò e si avvicinò a Chifuyu con aria minacciosa, per poi sentenziare: -Ascoltami bene, razza di insolente: tu non sai proprio niente di me, di quello che ho fatto e faccio tutt'ora. Sto mettendo a rischio la mia vita per non farla giustiziare dalla Bonten e sono qui a mettere all'erta pure te, nonostante non mi freghi proprio nulla della tua esistenza. Per quanto non abbia mai provato una grande simpatia per Reiko, sto facendo il possibile per aiutare mio fratello e per me solo questo è importante. La mia richiesta è semplice: poni fine alla tua collaborazione e fai arrivare Reiko da Ran il prima possibile tramite me.-

-Cosa mi assicura che posso fidarmi di te e che tu non abbia secondi fini?-

-Il bene per mio fratello è un motivo più che valido. Mentirei se ti dicessi che lo sto facendo perché mi interessa di lei, ma non puoi mettere in dubbio il legame fraterno tra noi Haitani.-

Chifuyu soppesò le parole del suo interlocutore. Non si fidava per niente di lui, ma era la via più facile per poter far ritrovare Reiko e Ran. Se veramente Rindou avesse mentito, non avrebbe mai giurato sul legame con il fratello: si sapeva bene quanto quello fosse viscerale e quasi simbiotico.

"Spero che fili tutto liscio, Reiko."

-Accetto l'accordo.- disse stringendo la mano all'esecutore della Boten, che nel frattempo gliel'aveva allungata -Dove ci incontreremo?-

-Portala venerdì all'ESPRIT TOKYO, dove tutto è iniziato: a mezzanotte mi troverai lì. Una volta che mi avrai individuato, vattene e lascia fare a me.-

Prima che il ragazzo con i capelli lilla potesse uscire, il proprietario del negozio lo fermò.

-Haitani, non mi importa chi tu sia e quanto tu sia pericoloso: se torcerai anche un solo capello a Reiko, verrò a cercarti ovunque e te la farò pagare cara.-

-Non c'è bisogno che mi minacci. Sto già pagando per la mia colpa.-

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