Goblet of Fire || (What if) D...

By Beautyofabrokenangel

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E se fosse successo a lei? Se non fosse stato il famoso Harry Potter ad essere estratto dal Calice di fuoco? ... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Epilogo

Capitolo 11

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By Beautyofabrokenangel

Giugno - parte seconda

1.

La luce intensa del mattino le fece aprire gli occhi, ancora stanchi. Una volta messo a fuoco il luogo in cui si trovava, scattò in avanti, sedendosi.

Che giorno è? Dove sono? Perché sono qui?

Per qualche secondo il panico cercò di sopraffarla, non rammentando perché fosse di nuovo lì. Ma poi, una volta svegliata, ricordò ogni cosa. E si calmò, sprofondando nei caldi e confortevoli cuscini del suo letto d'ospedale.

"Assurdo." pensò. Era stata più volte in infermeria quell'anno che in tre anni di scuola.

Si mise alla ricerca di una posizione più comoda. Non sentiva dolore, ma leggeri fastidi cosparsi su tutto il corpo, segno di una continua guarigione. Poi si accorse di avere una benda sulla gota, che passava attorno al viso per tenerla saldamente legata. Se la toccò. Pochi giorni dopo avrebbe scoperto l'ottimo lavoro di Madama Chips, lasciandole solo una piccola cicatrice rispetto alla ferita iniziale. Ma il segno le sarebbe rimasto a vita, da monito, per ricordarle come il pericolo fosse sempre in agguato. E la mente la riportò a quella sera.

2.

Ancora dentro il labirinto, spiegò che cosa fosse successo: non lasciò nulla al caso, neanche la situazione tra lei e Draco, anzi, cercò di garantire a suo favore, sottolineando più volte come il ragazzo avesse fatto di tutto pur di salvarla. Non si sentiva a disagio, solo un po' in imbarazzo, ma la rabbia e il terrore erano i veri sentimenti dominanti.

Gli insegnanti ascoltarono attentamente, preoccupati, e alla fine guardarono Silente. L'uomo, che in un primo momento sembrava molto impegnato a riflettere tra sé e sé, iniziò ad affidare compiti: la professoressa McGranitt lo avrebbe accompagnato nella cerimonia di chiusura del Torneo come d'accordo, annunciando che la signorina Granger si fosse ferita in uno scontro e ritirata. Poi avrebbero premiato il vincitore e comunicato la cerimonia di premiazione ufficiale, che si sarebbe svolta il giorno seguente. Piton doveva trovare Crouch e portarlo nell'ufficio del Preside, mentre la professoressa Sprout venne incaricata di portare i due ragazzi in infermeria.

«Ti credo, ma dobbiamo agire con accuratezza.» aggiunse, e la Grifona sentì il cuore più leggero. Poi chiese assoluta discrezione: nessuno doveva dire nulla, per ora. E la ragazza non riuscì a domandargli il perché, visto che sparì nel giro di poco. Così venne accompagnata dalla Capocasa dei Tassofrasso, mentre Draco galleggiava in aria (grazie ad un potente incantesimo di trasporto) ancora svenuto.

Una volta arrivati, Madama Chips domandò cosa diavolo fosse tutto questo trambusto. La professoressa Sprout cercò di darle una spiegazione generica (ma finì con il raccontarle tutto nei minimi dettagli), per poi abbandonarli nelle mani dell'infermiera, che visitò entrambi. Prima si occupò di Malfoy, e nell'attesa non riusciva a non pensare a quanto potesse essere grave, se addirittura fosse in pericolo di vita. E si chiese se i professori, e chi ne fosse a conoscenza, le credettero. Insomma, come potevano non farlo? Non avrebbe mai mentito su qualcosa di così importante.

Non seppe bene quanto tempo dopo, ma ricordò di aver visto Madama Chips avvicinarsi. Le curò varie ferite, per poi fasciarle la guancia, ancora dolorante.

«Santo Merilno... ogni anno deve sempre succederne una.» borbottò la donna. «Come te lo sei fatta?»

«Non so. Credo mi abbia colpito un Mangiamorte.»

Hermione vide la donna sobbalzare, per poi continuare a curarla.

«Come sta?» osò domandare, riferendosi a Draco.

«E' vivo. Per adesso. Ma deve riposare. E anche tu.»

«Ma...»

«Basta domande. Adesso devi dormire.» ribatté l'infermiera. «Non costringermi a darti qualcosa per tenerti buona.»

Granger dissentì, promettendo di riposare. E la donna se ne andò nel suo ufficio, soddisfatta.

Convinta che non avrebbe mai chiuso occhio, sospirò, pensando a quanto sarebbe stata lunga quella notte. Invece diventò tutto buio nel giro di poco, addormentandosi in un limbo tra sogni e incubi molto simili alla realtà.

3.

Scosse il capo, tornando al presente. Sentì differenti passi fare capolino nella stanza. Era Madama Chips, in compagnia del Preside.

«Sono contento che sia sveglia. E che stia bene.» disse, quest'ultimo. «Madama Chips mi ha gentilmente concesso questa visita, comprendendo la gravità della situazione.»

«Che succede?» domandò la Grifona, ma venne ignorata.

«Avete quindici minuti. Non uno di più. Poi deve riposare.» ordinò l'infermiera.

Silente annuì ringraziandola, e la donna se ne andò.

«Professore...»

«Non abbiamo molto tempo.» disse, sedendosi. «Sono sicuro che vorrai essere informata di ciò che è successo.»

«Quanto ho dormito?»

«Un paio di giorni...»

Iniziò dicendole di aver scritto una lettera al Ministero, riuscendo ad avere un colloquio urgente con il primo Ministro, Cornelius Fudge. Portò con sé anche il signor Crouch. Si assentò da scuola la notte stessa della terza prova, tornando la mattina seguente e senza troppo successo.

Il colloquio durò ore. Venne chiesto ad entrambi gli uomini se fossero presenti, se avessero davvero assistito alla venuta di Colui che non poteva essere nominato o dei Mangiamorti, ed entrambi furono costretti ad ammettere che l'unica testimone era Hermione. Il signor Crouch non era per niente convinto della realtà dei fatti, tant'è che dichiarò di non essere concorde con le iniziative del Preside.

«Probabilmente è rimasta turbata dalle creature che ha dovuto affrontare.» aggiunse Crouch. «Quando è stata trovata era ferita, in stato di shock e non molto lucida. Nel labirinto c'erano dei Mollicci. Può essere che abbiano preso le loro sembianze...»

«La signorina Granger non ha mai visto dei Mangiamorte. E i mollicci erano un paio, mentre dal suo racconto si capisce bene che fossero addirittura una decina. Per non parlare della sua accurata descrizione e del riconoscimento di Lucius Malfoy.» ribatté Silente.

«Lucius Malfoy un Mangiamorte? Andiamo... Sai meglio di me che è stato scagionato.» farfugliò il Ministro. «Una famiglia molto antica... donazioni per iniziative eccellenti... Per non parlare del fatto che è un membro dell'Organizzazione dei giochi magici!»

«Ha usato la maledizione Cruciatus. Prima su di lei e poi su Draco.»

«Draco Malfoy? Suo figlio?»

Silente annuì. «A quanto pare, era stato incaricato di uccidere Hermione per ricevere il Marchio e poter guadagnare la fiducia di Voldemort.»

«Tu-Sai-Chi... avrebbe ordinato tutto questo? Andiamo, andiamo... E perché mai era intenzionato ad ucciderla? Non stiamo parlando mica di Harry Potter. Il tutto avrebbe più senso.
Andiamo... Non puoi crederci veramente.»

«A quanto ho capito, i due ragazzi sono molto legati. Ma Hermione è nata da genitori babbani, una mezzosangue per tutti i seguaci del Signore Oscuro. Ucciderla avrebbe garantito la sua fiducia ai Malfoy. Fortunatamente non vi era traccia di Voldemort, ma a detta dei suoi sostenitori presto sarebbe risorto.» ribadì, per poi aggiungere: «Cornelius, sappiamo bene che era solo questione di tempo...»

Silente le spiegò come nei giorni successivi alla premiazione anche gli altri campioni - tentando in tutti i modi di non creare allarmismi - vennero interrogati, ma nessuno di loro vide nulla. Senza prova e con solo una testimonianza di una ragazzina di quattordici anni, le parole - anche se di un uomo di un certo calibro come Albus Silente - vennero prese con sufficienza, come una follia di un povero vecchio pazzo. Mentre Bartemious Crouch, il direttore, dichiarò solamente di come il Calice avesse avuto un "piccolo problema", calcolando per sbaglio un quarto giocatore. Ma per il resto, tutto andò secondo i loro piani.

Una volta finito il racconto, la ragazza rimase immobile, triste e arrabbiata.

«Come possono non crederle... come? Quello che è successo è reale.»

«Hanno paura. Ciò che Voldemort ha fatto è un ricordo che chiunque vorrebbe cancellare e nessuno vorrebbe rivivere. Ma la verità troverà il modo di bussare alle loro porte, presentando il conto. Speriamo solo che non sia troppo tardi.»

«E quindi ci arrendiamo? Non faremo nulla e aspetteremo che Voldemort risorga?»

«Questa non è una resa, signorina Granger. Ma per ora non possiamo fare molto. E sicuramente non è suo compito. Ha già affrontato più di quello che avrebbe dovuto.»

Sul viso di Hermione si formò uno sguardo cruciato, pensieroso. Tentò di parlare, ma era come titubante delle sue parole. Allora il Preside la guardò, cercando di incoraggiarla.

«Dopo la prima prova, quando mi ha convocato nel suo ufficio... Sapeva che qualcuno stava cercando di uccidermi?»

Silente sospirò.

«Avevo qualche dubbio, ma nessuna ipotesi. Non mi era chiaro chi volesse farti del male fino a quando non ti abbiamo trovata nel labirinto.»

Non seppe come, ma si aspettava una risposta del genere. D'altronde come poteva conoscere il suo piccolo e irrilevante segreto?

«Ti ho messo in un gravissimo pericolo quest'anno. Mi rincresce.»

Non obbiettò. Sapeva che non era colpa di Silente, che stava facendo davvero tutto il possibile.

«Momenti bui ci attendono. E' giusto che tu lo sappia. Presto dovremo affrontare la scelta tra ciò che è giusto... e ciò che è facile. Non dimenticarlo.»

Gli occhi di Silente erano di nuovo di quell'azzurro intenso. Serioso. Era in quei momenti che Hermione sapeva quanto l'uomo fosse davvero preoccupato. E la cosa la spaventava.

«Ma ricorda questo. Qui hai degli amici. Non sei sola.»

Granger annuì, ma il suo sguardo era già altrove, intenta ad osservare il ragazzo dormiente di qualche letto più in là.

Il Preside notò la sua assenza, e non gli servì girarsi per capire chi avesse catturato la sua attenzione.

«La signorina Chips mi ha dato buone notizie. La ferita era abbastanza critica, ma il danno non è irreversibile. Avrà una lunga guarigione, questo è certo.» disse. «E' importante che non rimanga solo.»

L'uomo si limitò a guardarla da dietro gli occhiali a mezza luna.

La Grifona scosse la testa, scusandosi imbarazzata. Poi annuì, decisa.

Avrà anche cento e passa anni, ma sicuramente non è stupido.

Sentì il viso accaldarsi e il petto farsi più leggero, come se un peso le fosse stato tolto dal cuore.

Alla fine, Silente si alzò e disse: «Bene. Il mio compito è terminato. Per adesso ci salutiamo.
Passi una buona estate, signorina Granger. Possibilmente lontano dai guai.»

Poi attraversò il corridoio e sparì.

4.

Rimase ferma a pensare, poi si guardò le mani. I calli e i tagli erano piccoli, frequenti un po' ovunque, ma adesso erano calde. Riusciva nuovamente a scaldarsi. Forse perché era tutto finito. Forse perché si sentiva al sicuro.

Spostò le lenzuola, con violenza. Attorno a lei solo il suono del vento, che si impadroniva dei corridoi muovendo le tende.

In punta di piedi e quasi trattenendo il fiato, si avvicinò al letto di Draco. Il ragazzo dormiva, a torso nudo, beato. Una mano appoggiata all'addome, fasciato all'altezza della ferita, che si alzava e abbassava con regolarità. Cercò di dissuadere la sua mente dal fare pensieri inverecondi, ma era davvero attraente. Poi sollevò il lenzuolo fino al suo petto, distogliendo lo sguardo. Trovò l'altra mano nascosta sotto il cuscino, e pensò a quanto dovesse essere scomodo addormentarsi così.

Si accomodò in un angolo del materasso, sperando di non fare troppo rumore. Draco, però, iniziò a muoversi. Hermione rimase col fiato sospeso, mentre Malfoy borbottava qualcosa, infastidito. Alla fine non si svegliò, tranquillizzandola. Gli occhi si pietrificarono su di lui, quasi incantati. Era decisamente più pulito (come lei d'altronde) dell'ultima volta. I capelli biondo cenere erano spostati di lato, permettendole di vedere il viso, senza ferite. La pelle stava assumendo un colorito quasi roseo, cosa che la sorprese molto. Sembrava un bambino nel mezzo di un sogno piacevole.

«Da quanto tempo non dormivi così, eh?» bisbigliò. Poi si chinò sul suo viso, concedendogli un bacio.

5.

Venne dimessa il giorno stesso.

Uscendo dall'infermeria, si accorse di come l'estate fosse arrivata anche ad Hogwarts. Le lezioni erano terminate, gli esami erano finiti e le vacanze sarebbero iniziate a breve. Tutti erano felici.

La maggior parte degli studenti trascorrevano le giornate all'aria aperta. Aveva perso i festeggiamenti, la cerimonia di premiazione, e non era riuscita a salutare né Viktor né Amelie, ormai diretti alle loro scuole.

Continuava a camminare, con una crescente tristezza nel cuore. Per la prima volta dopo parecchio tempo, si rese conto di non sapere dove andare. Era senza meta, quasi smarrita.

Le sue gambe la portarono davanti alla Sala Grande. Era ora di pranzo, e la maggior parte degli studenti si trovava all'interno della Sala. Non sapeva quale versione della storia fosse stata messa in circolo, ma a occhio sembrava che quasi nessuno conoscesse la verità. Erano tutti così tranquilli e gioiosi della fine dell'anno scolastico, che neanche si accorsero della sua presenza. Almeno fino a quando non prese coraggio ed entrò. La maggior parte dei chiacchiericci si arrestò subito dopo aver percorso la navata centrale. Molti la guardarono ammaliati, altri con sospetto e altri ancora con curiosità.

Fu allora che vide i suoi amici. Neville, Seamus e Dean, che ridevano (e mangiavano con una certa soddisfazione). Harry e Ron, intenti a parlare di qualcosa che incitava abbastanza foga nel gruppo. E Ginny, circondata da altre ragazze Grifondoro.

La rossa stava chiacchierando con un certo impeto. Probabilmente stava discutendo con suo fratello. Improvvisamente alzò gli occhi al cielo e, girandosi, la vide.

La ex giocatrice del Torneo percepì stupore e sollievo nel viso della sua amica. Le ricordò molto lo sguardo di sua madre, quando da piccola la osservava giocare al parco.

Sentì il cuore battere come un tamburo. Era certa che i suoi migliori amici si sentissero traditi e la odiassero per questo. Per aver scelto lui. Per aver scelto Draco. Ma lei non aveva scelto, e mai lo avrebbe fatto. Per lei erano tutte persone importanti, e da proteggere. E glielo avrebbe fatto capire, in un modo o nell'altro.

Azzardò un sorriso, ma le uscì una specie di smorfia, a causa dello stomaco che le si riempì di tensione. I ragazzi, non comprendendo cosa stesse accadendo, spostarono la loro attenzione verso il soggetto che aveva attirato la rossa.

Harry e Ron furono gli ultimi. Notò i loro sguardi quando Ginevra era già in piedi, catturando l'attenzione di quasi tutta la Sala. Percepì sudore sulle mani, e tentò di asciugarle sui vestiti.

Ginny iniziò a camminare, di punto in bianco. E chiunque osservava la scena, magari tra un bisbiglio e l'altro. Ad Hermione sembrò di essere tornata alla sera dell'estrazione dei campioni.

Non le piaceva. Tutta la situazione non le piaceva. Si sentiva a disagio, e tentare di non farlo vedere era quasi impossibile. Era Ginny quella brava a stare tra la gente. Una vera e propria ragazza da palcoscenico, pronta a fare feste, a divertirsi e a lottare senza problemi. Lei, invece, non era così. Adorava la quiete e preferiva stare in compagnia di un piccolo gruppo ristretto di amici, magari davanti ad un camino a correggere i compiti di Harry e Ron, a parlare con Ginny o a leggere qualche libro.

I passi della piccola Waesley continuarono ad accelerare, ma il tempo sembrò giocare a loro sfavore, diluendo i secondi e trasformandoli in minuti. Le sembrò di stare lì, ferma e in piedi davanti a chiunque, da un'eternità.

Alla fine le corse incontro, buttandosi tra le sue braccia. Sobbalzò all'abbraccio dell'amica, inaspettato. Fu allora una ragazza - non capì bene da che parte provenisse - si alzò dal tavolo e urlò: «SEI GRANDE GRANGER!»

A seguire, un boato di applausi e fischi esplose nell'enorme Sala. Dei professori non vi era traccia, perciò ognuno dei presenti fece più trambusto del solito. Vide coetanei alzarsi, applaudire e inneggiare. Notò perfino alcuni Serpeverde battere le mani, tra cui Zabini. E poi anche i Corvonero, con fare abbastanza elegante e contenuto, congratularsi con lei per le sfide affrontate.

Si voltò verso il tavolo della sua casa. Vide Neville saltellare contento e molti suoi compagni applaudirla. I fratelli Weasley la osservarono con il solito sguardo scaltro, battendo le mani e fischiando a suo favore.

Sembravano tutto così normale. Come se niente di quello accaduto nel labirinto fosse mai successo.

Per loro è così. Non sanno la verità.

Si domandò quale storia avesse raccontato Silente per suscitare così tanta ammirazione da parte di tutta la scuola.

«Sono così felice di vederti.» singhiozzò Ginny, provando a reprimere le lacrime.

«Mi dispiace.» mugugnò Hermione, gli occhi lucidi e le lacrime contenute.

«No. Sono io a dovermi scusare.» ribatté Ginny.

Nel caldo e familiare abbraccio dell'amica, si accorse dello sguardo fisso e impassibile dei sue due migliori amici. Harry e Ronald stavano applaudendo, in realtà senza troppo entusiasmo, ma comunque con rispetto. Granger provò a sorridergli, e venne ricambiata da entrambi. Forse non l'avevano ancora perdonata, ma era un inizio.

In poco tempo, realizzò di essere circondata da coetanei e amici che facevano parte della sua vita. Molte le toccarono le spalle, per congratularsi. Altre le strinsero la mano. E poi qualcuno la sollevò da terra, abbracciandola.

«Cedric!» urlò, asciugando le lacrime e cercando di sovrastare il baccano creatosi. Il ragazzo era proprio davanti a lei, contento di vederla.

«E' bello vederti.» ammise il moro.

«Ecco qui la nostra nuova celebrità.» scherzò lei, per poi ricambiare l'abbraccio.

«Oh per favore. Tra qualche mese si saranno già scordati.» ribatté, con un certo imbarazzo. La folla iniziava a notarlo, e man mano scemava l'attenzione da Hermione a Diggory, il campione del Torneo Tremaghi.

«Non credo proprio. A detta di chiunque sei stato incredibile.»

«Senza il tuo aiuto sarei ancora bloccato nei rami di quelle siepi. O peggio.»

«E senza il tuo starei ancora cercando di aprire l'uovo.»

«Anche questo è vero.» ironizzò Cedric, ed entrambi risero.

«Mi dispiace di aver perso la cerimonia, ma sono contenta che tu abbia vinto. Anche se non oso immaginare Viktor. E' abituato a vincere.»

«Oh giusto. A proposito di Krum.» disse Cedric, per poi toccarsi le tasche ed estrarre una busta. «Questa me l'ha data lui. Mi ha detto di dirti che è riuscito a vederti un ultima volta, ma dormivi e Madama Chips deve avergli lasciato pochi minuti.»

La Grifona prese in mano la lettera, con nostalgia. Era amareggiata di non aver salutato Viktor, con cui era riuscita a creare un rapporto d'amicizia unico.

«Grazie. Significa molto.»

Le parole fuoriuscirono ancor prima di averle pensate.

Diggory le sorrise, per poi abbracciarla un'ultima volta. «Ora devo andare.»

«Stai attento.» mormorò lei, quasi in automatico.

«Anche tu.» disse Cedric, per poi sparire tra la folla e urlare: «Ci si vede in giro Granger!»

«Non smetti mai di fare colpo eh?» se ne uscì Ginny, stuzzicandola. «Avanti, usciamo di qui. Devo raccontarti un mucchio di cose.»

E poi la prese sottobraccio, lasciandole giusto qualche secondo per guardare Harry e Ronald, ancora seduti e distaccati dalla scena.

6.

«Eravamo molto arrabbiati, lo ammetto.» cominciò Ginny, dopo che Hermione le aveva chiesto come andava con gli altri. «Nessuno di noi si sarebbe mai aspettato un qualcosa del genere. Tu e Malfoy.»

Le due ragazze passeggiavano lungo i giardini di Hogwarts.

«Quando poi hai ammesso da quanto andava avanti, credo di aver provato un'enorme delusione. E rabbia. Non riuscivo a concepire come non ti fossi fidata abbastanza per dirmi un segreto così importante.»

La ragazza ascoltava, silente.

«Ma poi ho ragionato sulla mia di relazione. Quello che c'è tra me ed Harry lo sto nascondendo e nessuno dei due ha molta voglia di parlarne. Il nostro rapporto è speciale, ma forse è ancora troppo presto. Inoltre, se non mi avessi beccato quella sera, non so se te ne avrei parlato.

«Comunque, i giorni a seguire sono stati uno schifo. C'era tanta tensione tra me e i ragazzi. Loro erano arrabbiati per quello che avevano scoperto, e io mi rendevo conto dell'errore che forse avevo commesso, di non starti accanto. Ma ero ancora cieca di rabbia. Ti vedevo nei corridoi, sola, e non ho mai fatto il primo passo. Così ho incominciato a parlarne con Harry e Ron. Cercavo, non so, forse di farli ragionare, di fargli capire perché ti fossi comportata così. E alla fine ho preso le tue difese, perché noi non siamo nessuno per dirti chi devi o non devi amare.»

«Ginny...»

«Con Ron non c'é stato verso. Abbiamo litigato parecchie volte, ma non più del solito. Infondo è uno "che abbaia, ma non morde". Se ti interessa, la relazione con Amelie sta andando a gonfie vele. Ho cercato conforto anche in lei, che mi ha promesso di aiutarti con ogni mezzo. Ha promesso di scriverti, in modo da rimanere in contatto. Ma quest'estate verrà a trovarci alla Tana. Quindi è probabile che la vedrai.»

«E' fantastico. Sono contenta per loro.» ammise, sollevata.

«Mentre con Harry sono riuscita a fare un discorso. Forse perché ho usato come metro di paragone la nostra "relazione", se così si può definire. Ma ancora non era del tutto convinto. Purtroppo la morte dei suoi genitori è destabilizzante per lui. Non riesce a convivere col pensiero di quello che Malfoy possa diventare o essere.»

«Non è così. E' diverso dalla sua famiglia. Se solo...»

«Ti credo. Dopo la discussione avuta quel giorno, sono andata a parlargli.»

Granger si arrestò di colpo, sbigottita. «Che cosa? Hai parlato con Draco? Quando?»

«A tempo debito.» la rimproverò. «Alla fine è arrivato il giorno della Terza prova. Nessuno di noi aveva in mente cosa potesse essere e, una volta raggiunto il labirinto e spiegatoci cosa dovessi affrontare, ci siamo ulteriormente preoccupati.»

Sul volto di Hermione si formò un viso di speranza.

«Le ore passavano. Ormai tutti gli altri campioni avevano raggiunto la linea del traguardo, anche se stanchi e mal ridotti. Ma di te nessuna traccia. E nella mia mente è riaffiorato il ricordo della seconda prova.

«Harry era proprio accanto a me. E anche se non lo ammetterà mai, era nervoso. Ron invece non la smetteva di fare supposizioni, sostenendo che fossi troppo intelligente per cadere in qualche trappola.

«Poco dopo abbiamo visto i docenti allarmarsi, e una scia enorme di luci rosse è schizzata in cielo. Silente e altri sono corsi nel labirinto e per venti minuti siamo rimasti nell'ignoto.
Quando poi il Preside è riaffiorato senza di te, ho creduto che fossi morta. Le gambe erano come gelatina. Facevo fatica a reggermi in piedi. Ron era accasciato su una tribuna, attonito, assieme ad Harry. Ma poi Silente ha fatto un lungo discorso su come fossi rimasta ferita e che ti eri ritirata. E ti giuro, non mi sono mai sentita più sollevata in vita mia...»

Ed Hermione sorrise. Poi Ginny continuò il racconto, descrivendole nei minimi dettagli la sfarzosa cerimonia di premiazione - con immagini accurate del trionfo per Cedric - e la partenza della scuola di Beauxbatons e di Durmstrang. Il banchetto era superbo, a detta della rossa, eppure né lei, né Harry né Ronald avevano mangiato granché. La notizia turbò Hermione, soprattutto per Ron che, conoscendolo bene, adorava mangiare.

«Non era serata di festeggiamenti. O almeno, non per noi. Sapevamo che fossi viva, ricoverata in infermeria, ma nessuno osò proporre di andare a farti visita.» ammise. «Il giorno dopo presi comunque la decisione di fare il primo passo, e mi ritrovai in infermeria, decisa a risolvere la situazione. Madama Chips mi dette qualche minuto, dicendomi che molto probabilmente non ti saresti svegliata. In compenso, qualcun altro attirò la mia attenzione.»

«Draco.» intuì Granger. E Ginny annuì.

«Quando mi ha vista, è rimasto in silenzio. Io invece, non so bene il perché, mi sono avvicinata. Se davvero era il ragazzo che dicevi che fosse, volevo parlargli. Volevo conoscerlo.»

«Non riesco a crederci...» mormorò Hermione.

«All'inizio era titubante. Anche io, d'altronde. Poi ho iniziato a chiedergli come stesse, e da lì è scaturito tutto: come vi foste incontrati quest'estate, in circostanze diverse, senza pregiudizi. Di come vi foste capiti, e di quanto fossi più sopportabile che a scuola. Mi ha detto di come cercasse di starti lontano, sia per proteggerti sia perché sapeva a cosa sarebbe andato incontro. Un sangue puro e una babbana. Inaccettabile per la famiglia Malfoy. Ma poi Lucius ha scoperto ogni cosa, o forse lo aveva capito fin da subito. E gli ha imposto un obbligo, più che una scelta: la vita della sua famiglia per la tua. Doveva ucciderti, e a ordinarglielo era stato il Signore Oscuro. Così, mentre suo padre attuava ogni sorta di stratagemma e piano per il tuo assassinio...»

«Lui mi salvava mostrandomi le prove o impedendo che venissi uccisa.»

«Mi ha raccontato delle settimane passate assieme, e anche di cosa fosse avvenuto nel labirinto. Di come hai affrontato i Mangiamorte, da sola. E di come gli hai salvato la vita. Insomma, più lui raccontava e più mi sentivo una persona orribile.»

Il cuore fece un sobbalzo.

Lei sa. Sa cosa è successo e di come sono andate le cose.

Il sollievo di non dover mentire alla sua migliore amica la portò a rilassarsi, poco a poco.

«Malfoy si è aperto totalmente, senza obblighi. Non vedeva l'ora di difenderti e di aiutarti a ristabilire un rapporto con noi. Continuava a ripetere che non meritavi odio per voler stare con lui. Che è fortunato ad averti accanto. Addirittura si è scusato per come avesse trattato la mia famiglia. Certo, non è stato così diretto.»

Granger era incredula, ma felice.

«Ha davvero detto tutto questo?» domandò, mentre un sorriso imbambolato le si formava sul viso.

La rossa annuì, per poi aggiungere: «Non che mi fidi troppo. Ho minacciato di fargli il culo se prova anche solo a farti soffrire.»

La ex campionessa del Torneo si voltò verso l'amica, tra lo sbalordito e il divertito. «Tu cosa?»

La piccola Weasley si limitò ad annuire. «Dovevi vedere la sua faccia.» ed entrambe risero.

Hermione pensò alla scena: sul volto di Draco doveva essersi formato uno sguardo di stupore per essere stato minacciato da una ragazzina più piccola. E la cosa la fece ridere ancora di più.

«Guarda che deve prendermi sul serio! Non ha idea di quello che Fred e George mi hanno insegnato in questi anni!» ma anche lei stava ridendo.

Le ragazze erano di nuovo unite, in una bella giornata di sole a chiacchierare e divertirsi come ai vecchi tempi. Tutto sembrava di nuovo normale. Anche se, in realtà, Hermione sapeva che ben poco sarebbe tornato allo stato ordinario. Ma non volle rovinarsi il momento, che invece scemò via con calma, lasciando spazio ad un silenzio piacevole.

Poco dopo, Ginny le prese la mano, quasi come ad incoraggiarla.

«Sembra una brava persona. E gli piaci davvero. E' come se glielo avessi letto negli occhi.»

«Non so davvero cosa dire.» ammise Hermione, pensante. Poi, un pensiero triste la fece preoccupare quel poco da rovinare - almeno un po' - l'atmosfera. «Spero solo che anche Ron ed Harry possano comprendere e accettarlo. Non ho mai voluto scegliere, e mai lo farò. Siete tutti parte importante nella mia vita.»

Anche Ginevra sembrò rattristarsi, ma non le ci volle molto per ritornare positiva.
«Vedrai che presto tutto si risolverà. Sono Harry e Ron. Tengono molto a te. Quando hanno scoperto che sono andata a trovarti in infermeria hanno cercato di farmi domande vaghe per sapere come stavi. Hanno tirato un sospiro di sollievo quando ho detto che eri sana e salva.»

«Davvero?»

«Davvero.»

Entrambe tornarono a guardare il paesaggio che le si presentava sotto gli occhi. Un uccello colse la loro attenzione: era di uno strano colore blu e nero, e volava tranquillo su uno dei tanti alberi del giardino. Poco dopo si mise a cinguettare, riempiendo l'aria del suo canto melodico. Le due amiche rimasero ferme ad ascoltarlo.

«Devi dargli tempo. Se non ti hanno ancora perdonata lo faranno molto presto. Difficile sarà stabilire un rapporto pacifico con Malfoy. Ma ogni cosa a suo tempo.» aggiunse.

L'uccellino continuò il suo canto, per poi interrompersi, guardare le due ragazze con aria dubbiosa, e volare nuovamente via.

«Già.» mormorò Hermione, pensante. «Ogni cosa a suo tempo.»

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