Written in the stars

By likebloodinyourmouth

61.1K 4.5K 3.8K

Izuku Midoriya sembra un ragazzo come tanti: ha ventitré anni, studia all'accademia d'arte di Tokyo e divide... More

P R E M E S S A
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
Ringraziamenti

11

1.8K 131 147
By likebloodinyourmouth


330 giorni al 7 luglio

Le dita di Katsuki stringevano il volante in modo distratto mentre guidava verso la sua meta. Era passato in officina per lasciare la macchina di Eijiro ed aveva raggiunto il retro dell'ampio spazio di lavoro per prendere la sua: era una macchina da corsa con l'assetto sportivo, nero opaca con una grossa X arancione sul cofano e rifiniture verde elettrico.

Passava ore della sua giornata sul motore di quella macchina, rombava tanto da vibrargli dentro l'anima e solo quando la guidava aveva l'impressione che il suo cuore effettivamente battesse.

Aveva compiuto da poco diciotto anni quando aveva partecipato alla sua prima corsa illegale; guidava già da qualche anno, di nascosto e senza patente, ma quando si era ritrovato in quel mondo aveva sentito per la prima volta un'emozione tanto forte da farlo tremare.

E così aveva gareggiato; all'inizio aveva perso, tanto. Aveva tenuto botta a scherni e prese in giro, si era chiuso in officina, si era allenato fino al giorno in cui aveva vinto senza più perdere. Aveva vinto ancora, e ancora e ancora fino a scalare le vette di quel mondo illegale che l'aveva accolto a braccia aperte.

«Bakugou», la voce profonda di Tobias gli diede il benvenuto appena sceso dalla macchina. In un mondo legale, Tobias sarebbe stato il suo manager: colui che si occupava di organizzargli le corse e, cosa più importante, che gestiva le sue vincite. Bakugou non aveva mai corso per denaro, gli importava relativamente poco dei soldi che accumulava ad ogni vittoria, così Tobias ed il suo gruppo gli avevano offerto protezione in cambio del 50% di ogni bottino.

«Tob», Katsuki alzò la mano guardandosi intorno, lo guardavano tutti con la coda dell'occhio ma era qualcosa a cui era decisamente abituato.

Tobias gli diede una serie di informazioni, il biondo ascoltava appena. Era già troppo preso, troppo concentrato.

Il suo sfidante si fece largo tra la folla, gli si piazzò di fronte con uno sguardo torvo; era alto e piazzato, la sua pelle leggermente ambrata era coperta da diversi tatuaggi tribali e le dita erano coperte da anelli d'oro decisamente pacchiani. Bakugou non si mosse di un centimetro, i tipi come quello erano sempre quelli che davano meno soddisfazione in gara.

«Pensavo fossi più grosso», commentò il tipo incrociando le braccia al petto. Katsuki si sforzò per non sbuffare, si limitò ad abbassare leggermente le palpebre sulle iridi rosse.

Non disse niente, salì in macchina e l'altro fece lo stesso mettendosi accanto a lui sulla linea di partenza.

Si guardarono per un attimo mentre una delle ragazze si posizionava tra le macchine con un fazzoletto colorato tra le mani.

Il motore rombava sotto i piedi di Katsuki, si sentiva vivo come mai. Provava un sentimento struggente, dilaniante ed allo stesso tempo incredibilmente liberatorio ogni volta che poggiava il piede sull'acceleratore. Era la cosa più simile all'amore che avesse mai avuto, lo stesso amore che aveva sempre rincorso senza mai trovarlo, una botta di adrenalina che gli correva dentro come fosse sangue.

Vinse la gara con uno scarto di cinque secondi, davvero tanti considerando che solitamente si parlava di millesimi.

Scese dall'auto un po' scocciato, non gli era mai piaciuto vincere con tanta facilità. Il gigante tatuato era imbronciato, sembrava sul punto di spaccare qualcosa.

La delusione di Katsuki crebbe a quella vista. Il buonsenso gli diceva di stare zitto, l'istinto che non riusciva facilmente a controllare prese il sopravvento.

«Pensavo sapessi guidare», sbottò con le mani in tasca.

Doveva aspettarsi quello che venne dopo, probabilmente proprio per questo motivo non si mosse di una virgola mentre il suo sfidante gli andava addosso come un rinoceronte infuriato ed alzava un braccio.

Il pugno che gli arrivò dritto in faccia era una conseguenza troppo ovvia, ma a Bakugou venne da ridere mentre sputava sangue a terra e sentiva tornare il buonumore.

329 giorni al 7 luglio

Izuku si svegliò di soprassalto la mattina dopo il concerto; non ricordava minimamente di essere tornato a casa, ma Shoto doveva averlo spogliato e messo a letto con i suoi modi delicati ed attenti che non lo avevano svegliato.

Si sentiva sopraffatto, come se avesse corso per ore, così si ributtò tra i cuscini e portò le mani al viso. Si voltò solo dopo qualche minuto per guardare il telefono, Eijiro gli aveva mandato un messaggio dal telefono di Denki per ringraziarli del passaggio ed assicurarsi che anche loro fossero arrivati sani e salvi.

Gli scappò un sorriso, non faceva davvero più fatica a capire come mai Eijiro fosse un infermiere.

Rispose al messaggio scusandosi per il ritardo nella risposta e ringraziandoli per la serata, poi rotolò fuori dal letto.

Trovò Shoto seduto sulla poltrona con la coperta sulle gambe, lo sguardo perso nel vuoto ed una tazza fumante in una mano. L'altra mano rigirava distrattamente tra le dita un mazzo di chiavi, lasciava scivolare l'anello intorno all'indice senza badare troppo al portachiavi che gli sbatteva sul polso.

«Sho?»

Il rumore delle chiavi si fermò di colpo, Shoto alzò lo sguardo e le fece cadere tra le gambe come se volesse nasconderle.

«Ehi, sei sveglio», esclamò voltando la testa nella sua direzione. «Come stai?»

«Bene...» borbottò Izuku sedendosi sul divano vicino a lui. «Mi hai messo tu a letto?»

Il bicolore annuì distrattamente attirando totalmente l'attenzione dell'amico.

«Tu stai bene?»

«Oh, sì, solo un po' stanco.»

Izuku non era convinto, ma decise di non insistere.

«Eijiro mi ha mandato un messaggio stanotte, per chiedermi se fossimo arrivati a casa interi.»

Gli occhi di Shoto scattarono su di lui in modo piuttosto veloce, ma la testa non si mosse quasi volesse celare tutto quell'interesse improvviso.

«Hai il suo numero?»

Il verdino aggrottò appena la fronte, poi scosse la testa. «Mi ha scritto dal telefono di Denki. Perché? Devi... SHOTO!»

Urlò tanto improvvisamente che Shoto sobbalzò sulla poltrona come un gatto rischiando di bittarsi addosso tutta la tisana. Izuku era in piedi sul divano, lo indicava con gli occhi sgranati. «TI PIACE EIJIRO?»

Per tutta risposta il bicolore gli lanciò un cuscino in faccia scuotendo la testa, poi sbuffò sollevando le chiavi che aveva nascosto tra le gambe.

«Deficiente, ha dimenticato queste in macchina e vorrei ridargliele.»

Poco convinto, Izuku si inginocchiò spostando il cuscino. «Quindi va bene se le porto io a Denki oggi pomeriggio, no?»

Shoto esitò, strinse appena le labbra. «Non mi piace, non... mi piace parlare con lui, okay? Non posso trovare interessante una persona come amico?»

Il sorriso di Izuku si addolcì, sapeva quanto fosse raro per il ragazzo trovare qualcuno con cui parlare e metterlo in imbarazzo era l'ultima cosa che voleva fare.

«Mi faccio dare il suo numero, va bene?»

L'altro annuì appena, poi tornò a giocare con le chiavi senza riuscire a trattenere un leggero sorriso sulle labbra sottili.

La giornata passò lenta all'insegna del relax, Izuku continuava a pensare alla sera prima ed al modo così strano con cui Katsuki se ne era andato. Aveva visto una luce diversa nei suoi occhi, qualcosa di estremamente eccitante, come se gli avessero appena dato la notizia più bella della sua vita.

E poi di colpo, quella mattina, si era svegliato con quel senso di ansia e paura e la prima cosa a cui aveva inspiegabilmente pensato erano state quelle iridi rosse che aveva fissato quasi tutta la sera.

Era pomeriggio inoltrato quando decise di scalciare via le coperte e vestirsi. Indossò la prima cosa che gli capitò a tiro – un paio di jeans neri ed una felpa verde – ed uscì di casa dirigendosi verso l'officina di Bakugou.

Non si diede il tempo di pensarci, sapeva che se l'avesse fatto sarebbe tornato indietro. Si limitò a camminare e quando finalmente raggiunse il garage sospirò quasi di sollievo nel vedere la saracinesca alzata.

Si affacciò solo con la testa, lo cercò con lo sguardo senza vederlo.

«Kacchan?»

Nessuna risposta. Fece qualche passo dentro, prese a cercarlo tra le varie vetture e finalmente lo vide addormentato su uno dei divanetti in fondo all'ampia stanza.

Era sdraiato a pancia in su, la tuta da lavoro schiusa fino alla vita sopra una maglietta nera con il logo degli Iron Maiden ed il berretto che generalmente portava al contrario poggiato in bilico sulla sua testa a coprirgli il viso.

Di lui vedeva solo le labbra schiuse e le braccia incrociate al petto, ad Izuku scappò un sorriso; fece un passo indietro con l'intenzione di andarsene per lasciarlo dormire, ma ovviamente mise il piede su una chiave inglese. Il rumore rimbombò per tutta l'officina, così si voltò di scatto nel tentativo di ridurre il danno ma finì solo per sbattere contro un carrellino facendo ancora più casino.

Aveva quasi paura di girarsi, ma sentì distintamente Bakugou imprecare rumorosamente alle sue spalle.

«Cristo, Deku, sei tu?»

Il verdino voltò la testa per vedere il cappello scivolare dalla testa del biondo mentre si alzava a sedere. Passò distrattamente la mano tra i capelli, poi alzò la testa ed Izuku trattenne rumorosamente il respiro.

«Che hai fatto alla faccia?!»

Abbandonò ogni tipo di remora e tornò indietro lanciando a terra la borsa che aveva a tracolla. Si inginocchiò davanti a lui e senza pensare gli sollevò il viso con la mano per osservare meglio l'enorme ematoma che correva lungo la parte destra del suo viso.

Katsuki rimase totalmente spiazzato, tanto da non riuscire a dire o fare niente che non fosse schiudere le labbra per la sorpresa e battere le palpebre.

«Dio, sei un disastro», continuò l'artista storcendo il naso. «Ma hai messo del ghiaccio almeno?»

Le dita di Deku corsero leggere lungo lo zigomo violaceo, fino all'occhio leggermente gonfio e di nuovo giù lungo la tempia.

A quel gesto Bakugou chiuse gli occhi e per un folle istante gli venne l'idea di poggiare semplicemente la testa contro quella mano e dormire, invece scosse la testa e si tirò indietro scansando il ragazzo per alzarsi.

«Non è niente, mi è caduto in faccia un attrezzo mentre lavoravo.»

Sapevano entrambi che stava mentendo, ma Izuku non disse niente. Si alzò quasi ringhiando e si allontanò da lui uscendo dall'officina nel silenzio tombale. Katsuki rimase a guardare l'entrata con espressione neutra, non era strano per lui che le persone semplicemente se ne andassero.

Passò distrattamente le dita sulle tempie, la testa gli faceva male per le poche ore di sonno e per il risveglio brusco. Sbuffò appena e raccolse la chiave inglese con l'intenzione di lavorare, in pochi minuti sistemò tutto quello che gli serviva per smontare il motore della macchina che gli avevano portato quella mattina.

Aveva fatto appena in tempo a rimuovere un paio di viti quando sentì dei passi rimbombare nell'officina; non fece in tempo ad alzare la testa, una mano lo aveva afferrato saldamente per il braccio e in un attimo si ritrovò di nuovo sul divano.

Deku lo guardava quasi infuriato, teneva tra le mani una busta di misto di verdurine congelate e glie la schiaffò sul viso con una delicatezza che non si aspettava considerata la forza con cui ancora lo stringeva.

«Non avevano il ghiaccio», sbottò come se quello fosse il problema.

Katsuki non disse niente, lo guardava con l'unico occhio libero dal surgelato bitorzoluto e si sentì incredibilmente caldo.

«Ti ho preso anche questa», continuò buttandogli una pomata sull'addome. «E siccome ti conosco da poco ma so già che sei un deficiente, sono quasi sicuro che tu non abbia mangiato, quindi tieni.»

Lasciò un paio di tramezzini ed un succo d'arancia sul tavolino, Katsuki non riuscì a ribattere. Si tirò su a sedere tenendo il surgelato con la mano e spostò lo sguardo sulla pomata che gli era scivolata sulle gambe.

Avrebbe voluto arrabbiarsi, urlargli addosso per averlo chiamato deficiente e per aver fatto cose che non gli aveva chiesto di fare; la verità era che si era sentito al sicuro come poche volte era successo e voleva solo che quel momento durasse il più a lungo possibile.

Tirò fuori il tubetto dalla scatola e lo porse all'altro mentre con l'altra mano posava il sacchetto di surgelati. Izuku lo guardò incerto per un attimo, si aspettava di essere sbranato vivo ma Katsuki in quel momento sembrava un animale ferito che si arrende alle cure dell'uomo.

Prese la crema e svitò il tappo per spremerne un po' sulle dita, poi prese a spalmarla delicatamente sul viso del ragazzo.

L'altro rimase in silenzio, chiuse gli occhi e lo lasciò fare.

«Ti faccio male?»

Katsuki scosse la testa; le dita di Deku erano fresche sulla pelle, sembravano lenire ferite ben più profonde di quel livido così superficiale.

«Mi dici che ti è successo?» mormorò sospirando appena. Era tanto vicino che Bakugou sentì il suo respiro sulle labbra.

«Niente di grave», rispose arrendendosi al fatto che non lo avrebbe lasciato in pace finché non avesse avuto una risposta. «Ho litigato con una persona più irascibile di me.»

«Ce ne vuole per essere più irascibili di te», commentò il verdino. Katsuki sollevò una palpebra per fulminarlo ma Izuku sorrideva tanto da costringerlo a richiudere gli occhi come se stesse guardando direttamente il sole.

«Sta zitto», sbottò aggrottando la fronte. «Piuttosto, quanto devo darti per tutta questa roba?»

«Niente.»

Izuku smise di spalmare la crema e quando Katsuki aprì gli occhi lo vide richiudere il tubetto.

«Non farmi incazzare, quanto?»

«Fammi un sorriso.»

Si guardarono in silenzio, il biondo quasi ringhiava.

«Che cazzo di richiesta è?»

«Troppo difficile, okay. Allora in cambio dammi il numero di Eijiro.»

Questa volta il silenzio ebbe un peso diverso, le iridi di Bakugou scattarono leggermente ed il suo sguardo si indurì di colpo.

«Il numero di Eijiro?», chiese cercando di trattenere il fastidio nella voce. Non era una novità per lui che Eijiro attirasse involontariamente quasi tutte le attenzioni. Lui era quello carismatico, bello ed inconsapevole di cui tutte e tutti finivano per innamorarsi. E a Katsuki davvero non era mai importato fino a quel momento.

«Hai fatto tutto questo per avere il numero del mio amico?»

Il suo tono di voce era sprezzante, Izuku riuscì chiaramente a sentire il cambiamento drastico nei suoi movimenti mentre si alzava e scribacchiava qualcosa su un pezzo di carta.

Alzò un sopracciglio, prese il biglietto e fece per aprire bocca ma Bakugou lo fermò di nuovo.

«Non so che cazzo ti sia messo in testa, davvero. Non serviva fare tutto questo casino, Eijiro è molto più simpatico e paziente di me, avresti fatto meglio a chiedergli direttamente di uscire invece di...»

Gli arrivò in faccia un tramezzino e per la seconda volta nell'arco di poche ore si ritrovò a fissare imbambolato Izuku con un sopracciglio alzato.

«Ho capito che tirarti in faccia le cose è l'unico modo per farti stare zitto», commentò divertito. «Come quei video in cui lanciano fette di formaggio in faccia ai bambini che piangono.»

Le orecchie di Katsuki divennero di un rosso intenso mentre la vena lungo la tempia pulsava in modo irregolare.

«Che cazzo vuol dire, razza di un...»

«Kacchan, il numero è per Shoto.»

L'ennesimo silenzio della giornata, l'ennesima sensazione di impotenza di Katsuki di fronte a quegli occhi verdi.

«Ah.»

«Eh.»

Izuku si alzò dal divano con un sorriso divertito, controllò il livido di Katsuki e poi recuperò la borsa che aveva lasciato a terra.

«Rimetti la crema quando senti che si è assorbita, e mettici del ghiaccio vero quando torni a casa.»

«Tch, lo so! Non dirmi cosa fare, Deku.»

Il verdino scosse la testa rassegnato e si avviò verso l'uscita, ma Katsuki ebbe un colpo alla testa che lo costrinse a fermarlo stringendo debolmente le dita intorno alla manica della felpa.

«Posso... cioè, ti va di andare a cena? Per sdebitarmi della crema e dei tramezzini e... e delle verdure surgelate, suppongo.»

Sospirò lasciandolo andare, lo sguardo che vagava distrattamente in giro per quell'officina che conosceva a memoria.

Izuku rimase in silenzio per qualche secondo, il suo cuore martellante sembrava essere improvvisamente l'unico rumore nella stanza.

«È un... cioè è un appuntamento?»

«Che diavolo di domanda è?»

«Io non... tu non vuoi uscire con me» mormorò il verdino passando distrattamente le dita tra i capelli. «Davvero, sono pessimo con gli appuntamenti! Sono distratto, parlo tantissimo, mi chiederesti di stare zitto ogni cinque minuti. Posso sembrare divertente, magari puoi pensare che io sia una persona con cui stare bene ma... sono un casino. Te lo giuro, sono un casino e finirei per buttarti addosso le mie insicurezze, la mia rabbia e i miei problemi. Sono alla costante ricerca di qualcosa che non esiste, ti farei sentire insignificante e finirai per odiarmi, e-»

Le dita di Katsuki misero fine a quello sproloquio posandosi sulle labbra del più basso, lo guardava con un'espressione dura, un po' sorpresa.

«Cristo, Deku. Ti ho chiesto una cena, non di sposarmi», sospirò scuotendo la testa. «Non è un appuntamento, d'accordo? Capirai tu stesso che sono io quello con cui non vorrai uscire. Sono problematico, urlo, non ho dolcezza e non ho pazienza. Porto le persone allo sfinimento perché non le faccio sentire mai abbastanza. È un sacco di roba da gestire, per me e per te, e ti renderai conto che non ne vale la pena. Quindi, fammi il cazzo di favore di venire a cena con me così posso dimostrarti che faccio pena anche come amico.»

Gli occhi verdissimi di Izuku erano sgranati, fissavano le iridi rosse dell'altro come se non fossero davvero davanti a lui.

C'era qualcosa di anormale nel battito del suo cuore e nel modo in cui la sua pelle bruciava quando Katsuki lo toccava, qualcosa che sembrava un ricordo lontano.

Si limitò ad annuire, il biondo fece lo stesso e tolse le dita.

«D'accordo», sussurrò prima di sciogliersi in un sorriso.

«D'accordo», Katsuki sbuffò mentre prendeva lo scontrino della farmacia e ci scribacchiava sopra il suo numero. «Venerdì?».

«Alle sette» Izuku prese il bigliettino e lo strinse con cura tra le dita. «E dopo andiamo al Luna Park», aggiunse prendendo il telefono per salvare il numero prima di perderlo. Gli inviò l'emoticon di un'esplosione, il cellulare di Katsuki vibrò nella sua tasca e quando la vide alzò un sopracciglio.

Izuku scrollò le spalle con un'espressione ingenua. «Mi fa pensare a te.»

«Tch», l'altro scosse la testa, poi salvò il numero aggiungendo l'emoticon di un broccolo accanto al nome "Deku".

Continue Reading

You'll Also Like

3.1K 154 7
Angelo e diavolo come tutti sappiamo non hanno età e in teoria si odiano. Insieme smistano le anime e le mandano verso il paradiso o all'inferno; sol...
Sakuatsu. By Yuki

Fanfiction

5.9K 311 9
Questa è una sakuatsu che avevo in mente di scrivere da un po'. Protagonisti ovviamente Sono i personaggi del manga di Haikyuu Miya Atsumu e Sakusa K...
33.8K 1.2K 32
LINGUAGGIO E SCENE NON ADATTE AI BAMBINI, QUINDI LA SCONSIGLIO AI PIÙ PICCOLI, SE LA LEGGETE E CAPITE CHE NON È PER VOI, IO VI AVEVO AVVISATO ecco un...
32.1K 2.4K 52
Pietro e Beatrice hanno sempre avuto un rapporto complicato. Lo avevano quando si erano appena conosciuti e, due anni e mezzo dopo, la situazione non...