La giovane Svetlana

By AndriyTsygankov99

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Ucraina, XIX secolo. Amore e tragedia si intrecciano in questa storia. Svetlana è una giovane ragazza la cui... More

Introduzione
1: La famiglia Petrov
2: Aleksander Igorievic Petrov
3: Risposte
4: Polina Sergeevna Petrova
5: La fuga
6: La dimora
7: La calma dopo la tempesta
8: L'insulto
9: Il grande fiume
10: La festa
11: I due eredi
12: Un'infausta scoperta
13: Una triste infanzia
14: Pavel Aleksandrovic Petrov
15: L'accademia delle belle arti
16: La città dei lumi
17: Il monte addormentato
18: L'addio
19: Una strana solitudine
20: Un tè amaro
21: L'incontro
22: Umili origini
23: Il primo bacio
24: Una gioventù spensierata
25: Una giornata indimenticabile
26: Il prete
27: L'inferno in terra
28: Il ritorno del figliol prodigo
29: La vigilia di capodanno
30: Ricordi passati
31: La promessa
32: Un'amicizia innata
33: Il complotto
34: Mikhail Viktorovič Gorducenko
35: Il fienile
36: I preparativi
37: I demoni
38: L'incubo
39: Il funerale
40: La batosta
41: Il matrimonio
42: Il piano
43: Il rimpianto
44: L'imboscata
45: La suocera
46: La prima notte
47: La discussione
48: La fortezza
49: Helsinki
50: L'oblio
51: Una sorpresa inaspettata
52: La lettera
53: Il ciliegio
54: L'inganno
55: L'ultimo addio
56: La bastarda
58: Un lungo tragitto

57: Un luogo di perdizione

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By AndriyTsygankov99

Era appena iniziato il mese di novembre del 1849, e una fitta nebbia colpì quella zona, essa era così densa che come si poteva tagliare con un coltello, Alexey al contrario di Pavel amava quel posto, un luogo così calmo e sereno da mettere spensieratezza nel cuore del ragazzo, nell'osservare il laghetto ghiacciato che vi si trovava innanzi al caseggiato egli entrava in una sorte di tranche che lo vedeva pattinare con suo moglie e sua figlia ai suoi lati, poter fare delle piroette con Sveta per scambiarsi dei teneri baci all'ombra degli alberi che sovrastano la zona e aiutare la piccola Yulia nel fare i suoi primi passi su i pattini.

Verso mezzo dì rincasò per pranzare, erano giorni che non metteva nulla sotto i denti, aveva preso la brutta abitudine di mangiare solo dopo che avesse avuto notizie dalla moglie, lettere che a volte arrivano anche dopo svariati mesi, nonostante i rimproveri dell'amico e della serva al riguardo della sua salute (oramai la sua gabbia torcia era messa in bella mostra, per questo il ragazzo non toglieva mai la camicia innanzi alla gente).

Passò in rassegna le varie stanze ma con sorpresa non trovò Pavel,

"ma dove si sarà cacciato?", il terrore incominciò a pervadergli il cuore

"forse lo hanno arrestato"

"hanno scoperto dove ci nascondiamo", a un tratto sentì bussare alla porta, tirò fuori un coltello che aveva nello stivale destro aprì con cautela la porta,

"ah siete già pronto per uscire?" Chiese la serva, Alexey nascose l'arma dentro il cappotto

"Dove sei stata?"

"Al mercato, dovevo acquistare del cibo" "Sai dove si trova Pavel?"

"In verità non so dove egli sia, stamane lo visto sgattaiolare fuori dalla porta, presumo che sia andato al bordello"

"Bordello?"

"Esatto, a pochi chilometri da qui c'è una locanda, che viene usata dalle prostitute, è un luogo di perdizione"

Disse la ragazza facendosi il segno della croce (ebbene si, Aurora ovvero colei che serviva nella casa aveva posto una condizione per continuare a lavorare lì, imparare la lingua russa). Nonostante la forte nevicata, il giovane si diresse in tutta fretta verso la città, aveva una grande paura, il timore che Pavel oltre a essere scoperto (in città negli ultimi mesi erano state affisse delle taglie sulla loro testa) anche quella di perdere tutto il denaro speso con donne di malo affare, un volta arrivato si precipitò nella locanda e si pentì subito del suo gesto, v'era un odore nauseabondo, una puzza che avrebbe fatto vomitare un maiale, tutti quanti lo guardando in faccia senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

Alexey sentì dei brividi che gli percorrevano la spina dorsale, ma si fece coraggio e andò verso il bancone "Salve, vorrei qualche informazione" Il barista non gli rispose, anzi sputò per terra appena sentì le sue parole (era ben risaputo l'odio e il disprezzo dei finnici verso gli slavi) tutti coloro che stavano seduti si alzarono di scatto per poi accerchiare il ragazzo, una voce si elevò in quella folla di gente, un qualcosa che Alexey non capì poiché era tutto in finlandese.

"Ragazzo, i russi qui non sono i benvenuti, quindi se vuoi uscire con le tue gambe, ti consiglio di andartene subito"

Le parole suonavano come una minaccia, l'uomo che le pronunziò all'apparenza non sembrava così spaventoso, aveva almeno un sessantina d'anni, l'occhio destro malconcio e si teneva in piedi tramite l'ausilio di un bastone.
Alyosha pensò per qualche secondo finché non gli venne un'idea, tirò fuori un sacchetto di monete e le porse sul bancone, appena quel vecchio le vide prese un boccale di birra che si trovava lì vicino e glielo porse, gli diede una pacca sulla spalla e blaterò qualcosa nella sua lingua, quando finì di parlare tutti si calmarono tornandosene ai loro posti.

"Dimmi sei qui per svagarti un pò? Abbiamo molte ragazze che sono pronte a farsi cavalcare per una somma adeguata"

Sicuramente questo è il posto adeguato a Pavel, tra prostitute, alcol e dissolutezza.

"Si, sono venuto proprio per questo"

"Li c'è una scala, scendi nel seminterrato, troverai varie porte in ognuna di esse c'è una ragazza, scegline una a tua piacere"

Più che un seminterrato, sembrava una segreta di una galera, un luogo che conosceva fin troppo bene, più di 20 porte erano distribuite in quel corridoio oscuro, illuminato solo da qualche lampada a olio

"dietro a quale porta si troverà?"

Pose l'orecchio a ognuna di essa, ascoltando i gemiti provenienti dall'altro lato per capire chi vi fosse, alla quarta porta udì una voce a lui familiare, quando aprì la porta si trovò una scena alquanto scabrosa, Pavel aveva posto una prostituta senza nulla che la coprisse contro il muro, la penetrò più volte con il suo membro ponendo al contempo le mani su i suoi seni, la "meretrice" aveva tanto l'aspetto di una adolescente per non dire di una bambina.

"Pavel il divertimento è finto, prendi i tuoi vestiti e andiamo"

"Aspetta, devo ancora finire con questa puttana"

"Ma non ti vergogni, è soltanto una bambina"

"Mi hanno detto che ha più di sedici anni, quindi non vedo dove sua il problema è poi ho pagato"

"Si... con il denaro che non ti appartiene"

Non si sentì più una parola, ciò che aleggiava nell'aria erano i singhiozzi della ragazza che a un tratto sospirò per qualche secondo, sfinita cadde a terra in preda a un pianto, Pasha s'alzò i pantaloni e uscì senza degnarsi di una parola, preso dalla compassione Alexey le diede una mano a rialzarsi in piedi, pose ai suoi piedi qualche rublo e se ne andò.

"Cosa ti passa per la mente, sei forse un depravato?"

"A cosa vorresti alludere?"

"Alle condizioni in cui riversava quella ragazza, non hai un pò di umanità?"

"Lascia perdere, non voglio di parlarne"

I due tornarono a casa nel silenzio assoluto, Alexey aveva intenzione di riparlarne ancora di queste azioni, che non facevano altro che attirare l'attenzione (tutte le donne di strada della città avevano avuto malvolentieri modo d'incontrare Pavel, e tra loro parlavano del suo carattere degenerato, la voce si sparse così velocemente che la polizia decise di perquisire la casa dove alloggiavano)

"Abbassati presto"

"Cosa c'è, cosa hai visto?"

"Ci sono dei gendarmi"

"Dannazione, qualcuno li avrà avvisati della nostra presenza, che facciamo ora?"

"Ci sto pensando" bisbigliò Pavel

Prese coraggio, si avvicinò ai gendarmi per chiedere spiegazione, vide che uno di loro aveva con sé un foglio e la ragazza che si occupava delle pulizie guardandolo lo indicò, "cosa sta succedendo?" Pensò Pavel che mise un piede dietro all'altro.

"Fermati li dove sei"

urlò dei poliziotti, ma egli continuo a indietreggiare, cambiò idea quando un proiettile gli sfiorò l'orecchio, ponendoci la mano sopra vide che era sporco di sangue

"Cosa ci fai ancora li, corri"

Gridò a squarciagola Alexey dietro un cespuglio, fuggirono via nella fitta boscaglia, qui attesero il passare dei seguici (ebbene si, ai gendarmi di Helsinki furono consegnati i ritratti dei due "terroristi" da prendere vivi o morti, quest'ultima parola fu sottolineata per ben tre volte) rimasero tutta la notte al gelo, nessun fuoco poteva essere acceso a meno che non volessero essere arrestati o peggio sbranati dai cani, dovevano partire immediatamente da quel paese, ma senza passaporto (per ovvie motivazione falsificato) non potevano spostarsi al di là del confine, in loro sorse un'idea, a tempo addietro Alexey aveva scavato un tunnel che andava dalla cantina della casa fino a una piccola baita a pochi chilometri di distanza, era un piano pericoloso ma fattibile.

"Tu sei pazzo" esclamò alzandosi Pavel all'udire la proposta

"È dimmi tu che vorresti fare, ti ascolto"

"Ho un amico al porto che mi deve un bel favore, entro stasera ci troveremo su una chiatta diretta per Stoccolma"

(Il piano originale era di recarsi a Tallin per poi scendere fino a Odessa da dove si sarebbero organizzati per riprendersi Svetlana, ma ora serviva più tempo e molto denaro, è la capitale svedese era nota per reperire denaro a volontà, anche se in maniera illegale)

"Come facciamo con i passaporti, una volta sbarcati c'è li chiederanno" Preso coscienza di ciò, prese con sé un bastone di legno e si diresse alla baita, per loro sfortuna li v'era un soldato di guardia

"Che si fa ora?"

"Secondo te perché ho in mano questo pezzo di legno"

"Non vorrai mica ucciderlo?"

"No, certo che no, voglio solo tramortirlo"

"Chi di noi lo dovrà distrarre?"
Alexey chiese incuriosito a Pavel

"Tireremo ha sorte"

"Gran figlio di puttana" disse in cuor suo Aliosha, ritrovatosi a due passi dall'uomo chiese delle informazioni poiché si era perso nel bosco, mentre il gendarme gli indicava la via Pavel con un sol colpo lo tramortì al suolo, lo legarono a un albero li vicino e si in camminarono nel tunnel, ci vollero parecchi minuti per arrivare alla casa (il cunicolo era talmente stretto che nemmeno i topi riuscivano a passarci senza faticare) arrivati nella cantina si separarono, Alexey andò in cerca dei passaporti e Pavel a prendere il denaro, sbirciando dalla finestra videro alcuni gendarmi camminare attorno alla casa, dovevano andarsene da lì di corsa prima di essere beccati.

Aliosha ruppe la fodera le cuscino e prese i documenti, quando stava per entrare nel salotto, uno dei gli uomini li di guardia entrò per dare una controllata. Il cuore del ragazzo batteva così forte che a stento riusciva a controllare il suo respiro, la guardia si mise comodo sul divanetto accanto al caminetto per appisolarsi, una mano gli toccò la spalla, e in pochi secondi estrasse un coltellino dallo stivale, la lama si ritrovò a pochi millimetri dalla fronte di Pavel

"Stavo per ammazzarti"

"Non discutere, hai preso i passaporti?"

"Certo, hai trovato i soldi?"

"Più o meno"

"Cosa vuol dire più o meno, li hai trovati si o no?"

"Si, ma sarà difficile riprenderseli"

"Non mi dire che li hai messi dentro il caminetto?" Disse Alexey strizzando gli occhi

"Si...."

"Va bene, li prenderò io, tu tieni sott'occhio la guardia, non sia mai voglia svegliarsi proprio ora"

Camminò a gattoni fino al camino, pose la mano sulla bocca per non inalare il fumo, toccò varie pietre finché una non si smosse, prese il sacchetto che vi era riposto dietro e s'allontanò il più velocemente possibile. Quella stessa notte si imbarcarono per Stoccolma ben consci di dover allontanarsi ancora di più da casa loro

"Ci rivedremo presto"

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