||There is a caos inside us||

Από helldreamer

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Sequel di "There is a caos inside me" Amore. Il sentimento bramato da tutti, quello che è considerato la solu... Περισσότερα

Chapter 2: My Queen
Chapter 3: The meeting
Chapter 4: Cowardice
Chapter 5: To Punish Himself
Chapter 6: You can't
Chapter 7: Body, Mind and Soul
Chapter 8: Pain
Chapter 9: Selfish Choices
Chapter 10: One Last Night
Chpater 11: I'll Make You Scream It
Chapter 12: I Am Power
Chapter 13: Our Mother Is A Warrior
Chapter 14: Paradise And Hell
Chapter 15: Crying
Chapter 16: Fight And Blood
Chapter 17: Fuck, I Hate Her
Chapter 18: I'll tell him
Chapter 19: She Did Even Worse
Chapter 20: All As Planned

Chapter 1: Mom's okay.

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Από helldreamer

Iris

Il rumore delle onde del mare che finalmente raggiungono la sabbia morbida del bagno asciuga, mi rilassa. Lo ascolto ad occhi chiusi, come se riuscissi in qualche modo a sentire ogni singola bollicina infrangersi.

E in un'attimo, ripenso a quando ero in quella spiaggia, quando stavo per ricominciare, lontano da quella villa e da mio padre, prima di partire per Los Angeles.
Forse, era meglio se non fossi partita.

Inconsapevolmente, con il pollice della mano destra comincio a toccare quella piccola pietra nera, che in qualche modo è riuscita a farmi ancorare al passato in modo morboso.

Lui è lì dentro.

Apro gli occhi, di scatto, impedendomi di ripensare a quella figura che è riuscita a farmi soffrire più di qualunque altra persona io abbia incrociato nella mia vita, e osservando malinconica la spiaggia di un posto di cui non mi ricordo il nome vicino a Viareggio, in Toscana.

Guardo i miei piccoli diavoletti giocare e correre divertiti insieme a Wolf, il mio amato lupo cecoslovacco, che si è fatto abbastanza vecchio in questi anni, ma che gioca come se fosse ancora cucciolo. Guardo l'orologio.

Cazzo, è tardi.

«Ragazzi! Andiamo, sennò facciamo tardi!» richiamo i miei figli e loro, tra una lamentela e l'altra, dopo essersi accuratamente sciacquati i piedini dalla sabbia, si rimettono le scarpe e infilano in macchina. Richiamo anche Wolf che appena apro il bagagliaio, che è così grande da permettergli anche di sdraiarcisi, salta su.

Chiudo in fretta la portiera e poi entrò in macchina al posto del guidatore, e dopo aver acceso la macchina ed essermi assicurata che i bambini abbiano la cintura, parto e sfreccio nelle strade toscane della mia amata Italia.

Mi mancherà questo posto.
Ha permesso che la mia vita rinascesse, che finalmente la felicità arrivasse anche alla mia porta.

Ma, quando ho saputo del matrimonio di mio fratello con Angelica, il mio cuore quasi esplodeva dalla felicità.
E adesso mi sento pronta, anzi prontissima, a rivedere ogni singola persona che mi ha accompagnato in quegli anni bui.

Sono certa che niente e nessuno possa rovinarmi questa vacanza, anche perché so con certezza che lui non ci sarà. Non è possibile che i miei fratelli lo abbiano perdonato dopo quello che mi ha fatto, quindi sono tranquilla e certa del fatto che non lo rivedrò mai più.

Lo ami ancora però.

Una vocina mi infastidisce, flebile e sottile, in un angolo remoto della mia testa, ma spietata.
Non gli do ascolto, e continuo a concentrarmi sulla strada, e in poco tempo mi ritrovo di fronte alla mia villa bianca.

Aziono il telecomandino che fa aprire automaticamente il cancello a poi entro nel vialetto con la macchina.
Rimprovero i bambini, che non la finiscono di bisticciare e li faccio scendere, ma iniziano a rincorrersi come pazzi scalmanati nel giardino verde e curato.

«Piccoli non fatemi venire lì!» grido aprendo la portiera a Wolf che salta giù da bagagliaio, e poi la richiudo con forza visto che i due diavoletti non mi vogliono assolutamente dare ascolto.

«Ora vi faccio vedere io, piccoli indisciplinati» cammino velocemente e a pugni serrati lungo i fianchi, con i tacchi che sembrano quasi bucare la terra, avvicinandomi velocemente e innervosita ai piccoli diavoli che si stanno rotolando nell'erba.

«Hunt scappa, arriva Satana!» grida Harry, ma non fanno in tempo ad alzarsi che li prendo entrambi per le orecchie.
«Mamma mi fai male!» si lamenta Hunter, Harry sbuffa ripetutamente, mentre li porto di forza dentro casa nella loro camera.

«Femminuccia» Harry prende in giro Hunter, che subito stringe i pugni lungo i fianchi e si prepara per caricarlo dopo che li ho lasciati.
«Finitela!» tuono io e subito si rimettono in riga.
«Va bene, mamma, scusaci» abbassano la testa, e anche se io so che lo fanno solo per farmi pena, mi addolcisco subito.

«Avanti piccoli mostriciattoli prendete le valige che dobbiamo fare un lungo viaggio» sorrido loro, e poi esco dalla stanza.
«Mike! Sei pronto?» lo richiamo mentre lo raggiungo velocemente nella nostra stanza.

Però appena lo vedo con il telefono in mano e a scorrazzare nervoso in qua e di là capisco che c'è qualcosa che non va.
Lo guardo per alcuni minuti parlare di cose che non capisco e poi riattaccare il telefono.

«Mike va tutto bene?» gli chiedo, raggiungendolo e accarezzandogli piano il braccio, apprensiva.
«Mi dispiace amore ma non potrò venire al matrimonio, ho avuto un imprevisto al lavoro. Ma ti prometto che ti raggiungerò il prima possibile, va bene?» mi guarda negli occhi, e sembra così sincero che mi convinco ad annuire e a sorridergli comprensiva. Anche se sono un po' delusa dopotutto.

È da un po' che non facciamo una vacanza insieme, o in generale, che non passiamo del tempo insieme.
Pensa solo al lavoro, e quando stacca da esso al football. Certo non pretendo di essere la sua priorità sopra ogni cosa, anche perché è ovvio il motivo per cui sto con lui, ma almeno dovrebbe riuscire a sforzarsi per stare con i bambini.

Sentono la sua mancanza ogni giorno, e anche se io sono sempre in casa, la sua figura è davvero fondamentale per loro, almeno in questa fase della crescita. O così penso io.

«Si certo, Mike, non ti preoccupare»

Mi da un bacio sulla guancia, che non mi trasmette nulla, che sa di vuoto, che è stato fatto senza motivo. Velocemente raccoglie la sua valigetta e tutte le altre scartoffie in giro per la camera.
«Allora ci vediamo tra qualche giorno» senza nemmeno darmi il modo di salutarlo esce dalla camera e poco dopo sento la porta di casa spalancarsi e chiudersi.

Chiudo gli occhi, ferita, sentendomi trascurata.
Mi passo una mano tra i capelli e rimango ferma immobile in mezzo alla stanza, facendo sospiri profondi.

Volevo solo ritrovare l'amore che avevo perso.

Quattro piccole braccia mi circondano il busto, e forse quell'amore lo ritrovo nei ciuffi corvini ribelli e nei quattro occhioni smeraldo che mi stanno guardando dal basso.

Sorrido loro, grata della loro presenza.
«Tutto bene, mamma?» mi chiede Hunter, preoccupato. È sempre stato quello più empatico tra i due, trasmette tutto quello che prova ad ogni persona che gli sta accanto.
Invece Harry, ha sempre provato a nascondere ogni suo singolo stato d'animo.

Ma quando si tratta di me, anche lui vacilla.
Infatti ora mi sta guardando preoccupato, forse più del fratello.
«Tranquilli piccoli miei, la mamma sta bene» bugiarda, penso.

«Andiamo su, che sennò perdiamo il volo» li incito, a stento trattenendo le lacrime, e afferrando le valige che mi ero già preparata per poi uscire e entrare in macchina. Ho deciso di lasciare Wolf a casa, visto che so benissimo come reagisce ai voli in aereo. Infatti mi ricordo di come, appena scesi dall'aereo che avevo preso da Miami a Los Angeles aveva rimesso tutti i croccantini all'uscita dell'aeroporto. Meglio non rifare lo stesso errore, tanto so che con Marla, la nostra badante, sarà più che viziato e trattato bene.

Gli mando un bacio dal finestrino, dato che era rimasto a fissarmi fermo in piedi nell'erba fresca, e poi abbandono il vialetto di casa, sempre dopo aver riaperto il cancello.

«Mamma ma dove stiamo andando esattamente?» chiede Hunter, sempre con la sua curiosità a portata di mano.

Sorrido.
«Stiamo andando alle Hawaii piccoli miei» eccitati li vedo dallo specchietto retrovisore guardarsi sorridenti e battere le mani felici.
«Chissà quante belle gnocche ci saranno!» esclama Harry, lasciandomi esterrefatta.

«Signorino! Chi ti ha insegnato quella brutta parola?» ma cosa mi tocca sentire.
«Landon, perché?» alzo gli occhi al cielo. C'è sempre lui di mezzo. Landon è questo teppistello amico di Harry che mi sta rovinando il figlio.

È figlio dei nostri vicini ed è un mostro. Una volta mi ricordo che, al suo compleanno, gli regalai un'orsacchiotto. Il giorno dopo mi sono ritrovata la testa di quest'ultimo sopra la cazzo di macchina. Aveva decapitato il piccolo orsacchiotto! Che razza di bambino farebbe una cosa del genere.

«Prima o poi lo farò internare quel bambino» sussurro, oltraggiata.
«Harry, lo sai vero che quel bambino è la reincarnazione del demonio o te lo devo dire io?» lo riprovera Hunter, e non mi stupisco nemmeno del suo modo da parlare da so-tutto-io, perché fin da piccolo Hunter è stato un'amante dei libri.

«Finiscila Hunt, Landon è un tipo fico» incrocia soddisfatto le braccia al petto Harry.
«Ti rovinerà» dice tranquillamente Hunter, aprendo con indifferenza un libro.
«Non è vero!» si indispettisce l'altro.
«Ti incastrerà per i suoi crimini e poi ti farà arrestare per svignarsela» continua.
«Smettila» lo fulmina Harry, stanco e innervosito dall'atteggiamento totalmente neutro che sta utilizzando il fratello per infastidirlo. Come al solito.

«Io ti ho avvertito» alza le spalle Hunter, cominciando a leggere, e da quando posa gli occhi verdi sulle lettere di inchiostro che macchiano quelle pagine, estraniandosi completamente dal mondo, Harry, anche se vorrebbe tanto, non parla più, sapendo bene cosa succederebbe se interrompesse la lettura del fratello.

Una volta, mi ricordo, Harry strappò dalle mani di Hunter il primo libro di Harry Potter, della prima edizione tra l'altro, e glielo buttò per terra mentre stavano litigando.

Hunter lo rincorse per casa con un coltello.

Menomale sono arrivata in tempo, perché anche Marla era spaventata dal piccolo Hunt, che in quel momento sembrava Chucky, tanto da essere salita sopra l'isola in cucina.

Ripensandoci ora mi viene da sorridere, ma so che non c'è niente su cui ridere. Ho un figlio che si frequenta con un teppista e che cammina con quell'aria da sono-figo-solo-io con il sorriso sempre sulle labbra e l'altro che all'apparenza sembra calmo ma che se lo provochi diventa un criminale.

Prima o poi, questi due diavoletti, mi manderanno da uno psicologo.
Ma nonostante tutto, io li amo con tutta me stessa. Sono la mia vita, e in ogni caso, considerato chi sono i loro veri genitori, non li biasimo per avere dei caratteri così forti e complicati.

Stringo il volante, sapendo che sono rimasta ormai sola visto che Harry sta leggermente russando e che Hunter quando legge non fa mai caso a niente.
Mi maledico mentalmente.

So che i miei bambini hanno il diritto di sapere di lui. Lo so, ma come faccio a dire loro che il loro presunto padre è la persona più manipolatrice, calcolatrice e spietata che io abbia mai conosciuto? Dopo me ovviamente.

Semplicemente, non posso.
Distruggerei la loro vita, le loro certezze, tutto.
E poi, non mi perdonerebbero mai.
Solo al pensiero di perderli il respiro si blocca dentro ai miei polmoni, facendomi trattenere il fiato, terrorizzata.

Non riesco a pensare ad una vita senza di loro. Per me non è neanche ammissibile una cosa del genere. Sono un pezzo della mia anima, di me. Tutta la mia capacità di amare non è svanita solo per merito loro.
Non sono tornata a vedere tutto grigio solo per merito loro. I miei sentimenti non sono svaniti più solo per merito loro.

Mi hanno cambiata, migliorata. Ogni secondo non penso più a cosa potrebbe succedermi da un momento all'altro, tipo un attacco, un tradimento, ma penso solo di cosa hanno bisogno loro, di cosa posso dare loro per renderli felici, per regalare loro una vita senza sofferenze come lo è stata la mia.

Certo, ovviamente non ho smesso il mio allenamento personale per mantenermi in forma, perché i pericoli sono sempre all'agguato, ma mi sono alleggerita di quel peso dello stare sempre in ansia per qualcosa che nemmeno conosco poco alla volta, quasi liberandomene completamente.

E dopo tanto lavoro, mi sento bene.
Mi sento una persona nuova.

Eppure c'è sempre qualcosa che mi manca. Che a volte non mi fa chiudere occhio la notte, che quando chiude gli occhi per rilassarmi, non fa altro che tormentarmi. Un vuoto che sento ogni volta nel mio cuore ogni volta che sfioro con il pensiero il suo ricordo.

Anche se ci ho provato, non sono mai riuscita a dimenticarmi di lui. Mi accompagna sempre, in ogni posto che vado. Sento la sua eterna presenza torturarmi e seguirmi ovunque.

Tiro un sospiro sconsolato.
La mia unica speranza è di non rivederlo mai più, perché so che se lo rivedessi,
il caos dentro di me tronerebbe a vivere.

E io, non posso assolutamente permetterlo.

________________________________________

AAAAAAAAAAAAH QUANTO CAZZO MI È MANCATO SCRIVERE.

Mi siete mancati voi, e i miei Dylis, che non riesco nemmeno a pensare quante difficoltà dovranno passare.

Ma, ripeto, mi siete mancati tantissimo!

Questo è il primo capitolo del sequel di There is a caos inside me e sono super contenta di essere tornata a scrivere.

Spero vivamente che vi sia piaciuto.

Kiss Kiss,
HellDreamer🎀

Συνέχεια Ανάγνωσης

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