Fatum

By azurahelianthus

681K 28.7K 11.5K

#1 VOLUME DELLA SERIE CROSSED PATHS «𝑇𝑒 𝑠𝑒𝑖 π‘™π‘Ž π‘šπ‘–π‘Ž π‘›π‘œπ‘‘π‘‘π‘’ π‘ π‘’π‘›π‘§π‘Ž 𝑠𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒». Gli umani s... More

Esergo
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8
9.
10
11.
12.
13.
14.
15.
16.
17
18.
19.
20.
21.
22.
24.
25.
26.
27.
28.
29.
30.
31.
32.
33.
34.
35.
Novembre
Dicembre
Gennaio
Febbraio
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Luglio
Agosto
Settembre
Ottobre
DeirΓ­n dΓ©
Tecum [Sequel]

23.

10.1K 595 331
By azurahelianthus

Mi sentii mancare la terra sotto ai piedi, malgrado fossi sicura di avere un pavimento sotto di me e una sedia sotto al mio sedere. «Se non è Erazm e nessuno di loro, chi può essere?».

«Se non è lui, chi rimane?». Strinse le labbra in una linea sottile.

Ximena non avrebbe mai potuto. Non era possibile. «Parla e basta». Ringhiai.

«Non è stato un caso che Azazel ti abbia scelto, dolcezza. Sei per metà un demone e per metà una dea, hai un potere dentro di te che farebbe paura a chiunque, anche alla triade. Eppure, dentro di te c'è un cuore umano, un tessuto muscolare che ti rende viva ma anche ingenua. Il motivo per cui lui ti ha scelto non è stato per i tuoi poteri, non solo almeno. Ti ha scelto per il figlio di Baal, il nipote di Roth o se vuoi chiamarlo in modo diverso, tuo marito».

Estrasse un fascicolo dalla scrivania. «O per come è conosciuto: Dantalian, il crudele principe guerriero».

Tutto attorno a me svanì in un istante, come polvere in mezzo ad un uragano. Mi sentivo piccola e inutile come quei granelli, che non avrebbero mai potuto fare niente in confronto alla potenza di quel vento, che ti portava via tutto.

«Non è vero, non ci credo. È una trappola».

Sorrise. «Sapevo che non ci avresti creduto ed ecco perché Roth si è preso la premura di far fare delle foto ai suoi demoni come prova dell'alto tradimento di suo nipote». Mi consegnò il fascicolo.

Lo presi con mani quasi tremanti, sfiorandone la carta gialla e girandola, per poterne vedere ciò che c'era all'interno: tante foto in bianco e nero, il cui soggetto principale era davvero lui. «Non posso crederci». Il mio cuore scattò.

«Dantalian è stato richiamato prima di te, molto tempo prima, e quando Azazel gli ha proposto il patto lui ha suggerito te come alleata, facendogli presente quanto fossi temuta e forte da tutti i demoni. Non è strano?».

Il mio cuore iniziò a battere più velocemente e il mio respiro si bloccò. Ero nella mia forma naturale e non avevo bisogno di respirare per vivere, era un riflesso involontario, quasi come per dirmi "cuore, ci sei ancora?".

«Non so se lo sai, se lui te l'abbia detto, ma non credo proprio-».

Alzai lo sguardo dalla prima foto, che ritraeva Dantalian e suo padre.

Riconoscevo il giorno grazie alla ferita che portava sul naso e al luogo: era nel periodo in cui ci trovavamo in Sicilia. «Non so nulla».

E quello era ciò che mi spezzava il cuore. Di lui credevo di sapere tutto e invece sapevo niente.

«Inmaginavo». Sospirò. «Sono sicuro che avresti capito senza che io venissi qui a dirtelo, se solo te l'avesse detto, ma è troppo furbo per farlo».

Mi irrigidii. «Di cosa stai parlando, Adar?».

«Dantalian è stato maledetto da un anziana, una strega originale. Lo ha maledetto dopo che lui gli ha ucciso la figlia, la sua unica figlia. Era una commissione che gli era stato data da suo padre, in cambio di qualche Meraki in più, quindi più potere. E sai come l'ha uccisa?».

Scossi la testa lentamente, con un peso maggiore ed invisibile sulle spalle che mi aveva costretto a curvare la schiena.

«Nello stesso modo in cui vuole uccidere te sin dalla prima volta che vi siete incontrati: si è avvicinato a lei, ha fatto in modo che si innamorasse di lui e poi, quando in lei circolava la totale fiducia, l'ha uccisa. Ha solo avuto bisogno di farle abbassare le difese mentali, lei lo voleva così tanto da volere disperatamente che lui sentisse quanto lo amava, e poi Dantalian l'ha morsa con i suoi denti aguzzi. L'ha morsa, gli è stato più facile avvicinarsi al suo etere e gli ha succhiato via i poteri».

«No».

Annuii. «È così, Arya. Non ha neanche usato il suo veleno per anestetizzarla. La ragazza ha sofferto in modo atroce, ha sentito ogni suo potere venire strappato via come la sua carne. È morta dissanguata».

Annaspai. «Non può essere-». Deglutii. «Lui-».

Sorrise dolcemente, come si sorride ad una bambina ingenua. «Credevi davvero che vepo, quello che lui dice essere il suo potere, in grado di controllare l'acqua in ogni sua forma, fosse nato con lui?».

Si mise a ridacchiare. «No, lui l'ha rubato. La sua maledizione è stato dover rinunciare a qualcosa, l'unica cosa, che desiderava: il poter avere un anima gemella. È sempre stato un romanticone sotto sotto, ma prima di meritarsi il soprannome di principe guerriero era innamorato dell'idea dell'amore vero. Era così diverso che faticheresti a riconoscerlo se lo rivedessi».

Scossi la testa. «Non può essere».

Non riuscivo a dire altro, con la mente incatenata all'affetto che mi era cresciuto dentro in quei mesi, fianco a fianco, a combattere. Avevo dubitato di tutti, tranne di chi meritava davvero.

Si protese con il busto in avanti. «La strega originale lo ha costretto ad una vita senza di essa: se le sue labbra toccano quelle di qualsiasi altra creatura, il suo potere gli si ritorcerà contro: annasperà fino alla morte. Capisci dove sto arrivando, vero Arya?».

Mio malgrado mi ritrovai ad annuire, abbassando il mio sguardo fino a non vedere altro che il legno scuro della scrivania. «In cambio del compito con il vostro attuale capo, Azazel, ha chiesto di non pagare più il pegno dell'equilibrio. Il Dio della vendetta ha accettato, ma è stato poco furbo e non gli ha impedito di stipulare patti con altre persone durante lo svolgimento. Per questo è arrivato a stipulare un patto con suo padre».

Mi irrigidii. «È suo padre il nemico? È lui che vuole Ximena?».

Annuì con un movimento della testa e unì le mani. «Baal gli avrebbe concesso di prendere i tuoi poteri per sé conseguendo la tua morte, in cambio della figlia di Azazel. Una volta morte entrambe, come lui desiderava, avrebbe distrutto i vostri padri nel modo più subdolo, non sarebbero più stati in grado di comandare l'inferno e la triade si sarebbe sciolta. Sarebbe diventato lui stesso il servitore al fianco di Lucifero, insieme ad Astaroth».

«Anche Astaroth fa parte della sua squadra?». Strabuzzai gli occhi.

Scosse la testa, guardandomi come se fossi stupida. «Perché ti starei dicendo questo sennò? Perché ti sto avvisando della realtà che hai attorno? Perché il futuro che vuole Baal non è quello che vuole lui. La triade è la sua famiglia, tuo padre è come un fratello per Roth e anche se ti ha visto poche volte, a lui interessa di te».

Alzò i palmi delle mani con un sorrisetto divertito sulle labbra. «Parole sue».

Sorrisi per il massimo che potevo, anche se sicuramente sembrava una smorfia. «Davvero carino».

«C'è un'altra domanda che dovresti pormi, adesso». Inclinò la testa curioso.

Lo osservai in trance, con le unghie che mi scavavano la pelle tanta era la forza con cui stringevo i pugni delle mani. «Perdonami, ma non so quale».

Sorrise divertito. «Tutto questo non è ciò che vuole Roth, ma non è neanche più quello che desidera Dantalian. Lui ti ama, Arya, e lo so si capisce da due cose».

Non potei fare a meno di ridere. «Strano modo di dimostrare che mi ama, stringendo un patto con suo padre che prevede la mia morte». La rabbia iniziava a crescere in me e annebbiava tutto ciò che avevo attorno.

«La prima è che avrebbe già dovuto consegnarti a suo padre, ma ha chiesto più tempo. Adesso il patto è che dovrebbe consegnarti a lui durante la battaglia. Mi raccomando, presta molta attenzione a Baal e ai suoi demoni. Saranno crudeli».

Acconsentii con un cenno della testa. «Non sarò da meno». Ringhiai.

«La seconda è che il vostro amore è già stato scritto nella pergamena del destino, del fato. Non potete sottrarvi agli eventi che esso ha in serbo per voi».

Storsi il naso. «Non vedo come tu possa saperlo. L'unica che può è Ananke». Ananke, nella religione greca, era la dea del destino.

Alzò gli occhi al cielo. «Semplicemente perché sei il motivo per cui l'anziana ha maledetto il tuo caro marito». Mi mostrai sdegnata. «Tu sei la sua maledizione»

«Ma non ho fatto niente!».

Ridacchiò. «No, a parte nascere».

Tirò fuori un manoscritto strano, di una carta ingiallita e vecchia, che portava scritto sopra qualcosa in una lingua particolare.

«Ti leggo la maledizione originale che la strega gli ha inflitto. Questa è la pergamena che tiene in vita la maledizione e che si autodistruggerà nel momento in cui il suo sigillo verrà rotto e la maledizione annullata».

Annuii. «Chiaro». Sussurrai quasi, talmente ero in ansia.

Si schiarì la voce teatralmente. «Tutto comincia e finisce sempre con le labbra. Una frase, un discorso, un litigio, un pasto, un'amicizia, un amore. Ed io trovo etico che, come tu abbia fatto iniziare e finire la vita di mia nipote con la tua bocca, essa diventi l'unico modo per ucciderti. Un solo bacio, anche solo un lieve sfiorare di labbra con la persona che ami, porrà fine alla tua misera esistenza istantaneamente. Ti obbligo ad una vita infinita e il prezzo che pagherai sarà una ragazza, che arriverà nella tua vita e la stravolgerà totalmente, di cui ti innamorerai e voi sarete fatum: nel momento in cui le sue labbra toccheranno le tue, il tuo cuore si fermerà per sempre. Dantalian, duca dell'inferno e demone notturno a capo di 36 legioni di spiriti, ti maledico come creatura solitaria, da ora fino all'apocalisse».

Inspirai. «Ma noi ci siamo baciati».

«Quando?».

Alzai lo sguardo. «Durante il viaggio in Sicilia».

Annuì e un sorriso spuntò tra le sue labbra carnose. «Poteva farlo, perché non ti amava. Non ancora. Quando ha avuto il dubbio di provare qualcosa per te, era più che ovvio che lo provasse già e sapeva che non poteva più rischiare».

Tutto cominciò ad essere più chiaro e limpido, ogni tassello tornava al suo posto. «Ti ha più baciato? Sulle labbra perlomeno».

Feci di no con la testa. «Solo quella volta». Guardai un punto fisso dietro di lui con sguardo vitreo.

Annuii, poco prima che la porta si spalancasse e Astaroth facesse il suo ingresso nel suo studio. Il suo sguardo vagò tra me e lui più volte.

Si schiarì la voce. «Tutto bene?».

«A meraviglia». Sibilai, con un sorriso ironico sul volto.

Una traccia di divertimento brillò nel suo sguardo, ma poi si spense. «Ti stanno cercando. Sento la loro voce tramite il contatto che abbiamo creato».

Annuii. «Astaroth». Alzò un sopracciglio. «La battaglia andrà bene?».

Passò un minuto buono prima di smettere di fissarmi con quell'aria criptica e sospirare. «Non posso, il futuro deve rimanere ignoto a tutti tranne a me».

Annuii, con la mente in subbuglio e uno strano vuoto all'altezza del cuore. Mi piegai in avanti in un inchino e non alzai lo sguardo su di lui, non per rispetto, ma per la vergogna di non aver capito quelle cose che adesso erano così ovvie.

«Con permesso, mi ritiro nel mondo terreno».

Sentì Adar alzarsi in piedi e la sedia strisciò lievemente. «Andrà bene, Arya. Abbi fede».

Sorrisi, perché la cosa era veramente ironica.

Astaroth sospirò mentre mi voltavo, pronta a tornare in camera mia, ma non mi lasciò andare prima di aver detto un ultima cosa. «Il futuro è già scritto, Arya. Tutto andrà come deve andare».

Poi immaginai di vederlo alzare la mano, come sapevo avrebbe fatto, e quando riaprì gli occhi ero circondata dal buio della mia stanza, fatta eccezione per la fiamma della candela che si era misteriosamente riaccesa.

Mi rialzai lentamente, sentendomi in un corpo che non mi apparteneva, come se fossi scollegata da quella realtà.

Non ero io, non potevo essere io, ad essere stata così ingenua da non vedere tutto quello che mi era passato sotto al naso mentre accusavo persone innocenti. Persone innocenti, buone, tra cui mio fratello.

Mi ero fidata così tanto di Dantalian da mettere in dubbio perfino Erazm, il mio unico e solo compagno di vita, l'unico di cui sapevo di potermi fidare fino alla fine dei miei giorni. Eppure ne avevo dubitato, come solo una stupida poteva fare.

Stupida come solo chi amava poteva essere, perché quando ami sembri perdere la visione delle cose tramite gli occhi e cominci a vedere con il cuore.

La verità era che più grande era la fiducia che riponevi in qualcuno, più grande sarebbe stata la delusione quando ti avrebbe tradito.

Perché l'avrebbe fatto.

Perché tutti tradivano prima o poi, tutti ti ferivano.

Nella vita mai avrei creduto di poter imparare prima il significato di tradimento, piuttosto che quello dell'amore. Di provare la sensazione di cuore spezzato, ancor prima di farlo battere.

Camminare era come fluttuare sul pavimento in quel momento, mentre prendevo la mia giacca di pelle, posavo la candela al suo posto e scendevo le scale senza badare a nient'altro.

Un passo, poi un altro e vai avanti.

«Arya?». Mi sembrava Med, ma non potevo esserne certa perché non mi fermai.

Un passo, poi un altro e vai avanti.

«Arya, per favore, fermati!».

Un passo, poi un altro e vai avanti.

Il terreno sotto di me iniziava ad essere fangoso, pieno di foglie di diversi tipi di verde e l'odore di alberi bagnati, come dopo una tempesta, mi avvolgeva come uno dei più caldi abbracci che avessi mai ricevuto.

«Arya!». Chiunque fosse, si arrese e non mi seguì più.

Un passo, poi un altro e vai avanti.

Salii sopra un tronco tagliato a metà, notandolo appena durante la mia camminata meccanica, priva di emozioni.

Un passo, poi un altro e vai avanti.

Tenni di lato un ramo che stava per colpirmi sul viso mentre passavo tra le foglie, sorpresa di vedere come le mie gambe non fossero indecise su dove andare. Avevano una meta precisa.

Un passo, poi un altro e vai avanti.

Era ciò che mi ripeteva la mia mente, una ninna nanna cantilenante e dolce detta da una voce anziana, forse la voce delle mie esperienze. Mi calmava, mi cullava lentamente, ricordandomi come si affrontavano due delle cose più difficili da fare nella vita: imparare a camminare e imparare ad andare avanti. Nel corso della vita, spesso ci capitava di dimenticare come fare a superare un dolore, come superare un ostacolo o un brutto periodo.

Eppure, era la prima cosa che ci insegnavano da piccoli e che da quel momento ci era impossibile scordare.

Un passo, poi un altro e vai avanti.

«Credo dovresti farti regalare un prodotto acustico». La voce affannata mi fece sobbalzare.

Mi voltai di scatto verso la persona dietro di me e il mio cuore si placò quando vidi Adar. Storsi il naso e mi avvicinai. «Che cosa vuoi adesso?».

Alzò un sopracciglio. «Grazie per la riconoscenza».

«È che fino ad ora sei stato un uccello del malaugurio. Non sono proprio contenta di vederti».

Sorrise. «Hai ragione. Non porto buone notizie».

Sbuffai e calciai un sassolino. «Non avevo dubbi».

«Mi sono dimenticato di dirti due cose molto importanti. Sai, nella fretta di dirti così tante cose belle, me ne sono perso due». Lo fulminai, ma il suo sorriso non si spense. «La prima cosa essenziale è che tu smetta di bere caffè».

Strabuzzai gli occhi e iniziai a gesticolare disperata. «Vuoi togliermi anche questo piacere?!».

Alzò le spalle. «Se vuoi continuare a farti avvelenare fai pure».

Drizzai le orecchie e qualsiasi muscolo. «Avvelenare?».

Annuii, stringendo la mascella con forza. «Grazie ai video delle telecamere di sicurezza che Azazel ha installato, abbiamo visto che metteva in liquido in ogni tazza di caffè che doveva finire nelle tue mani. La boccetta ha un colore particolare e chiedendo al migliore combattente dei demoni sotto il controllo di Astaroth, abbiamo scoperto che era veleno. A quanto pare, usarne qualche goccia non è mortale per un demone, e lo indebolirà pian piano, giorno dopo giorno».

Il cuore mi si spezzò un'altra volta. «Perché dovrebbe volermi debole?».

«È più difficile mantenere le difese mentali alte da deboli. Probabilmente aveva un piano preciso per il giorno in cui avrebbe dovuto fartele abbassare e prendere ciò che desiderava». Storse il naso disgustato e non riuscì a sostenere il mio sguardo sofferente.

«L'altra cosa?».

Mi indicò il collo con un cenno della testa. «Toglitela. Sotto allo strato di argento si trova un rubino, è il cristallo ideale per chi ha intenzione di sedurre qualcuno e vuole farlo nel migliore dei modi. Con il giusto incantesimo, diventa un amuleto perfetto per fingere di essere cupido e scoccare la freccia sulla persona a cui lo facciamo indossare».

Si avvicinò velocemente, prendendo un pugnale da sotto la mia maglia e iniziando a grattare l'argento di cui era ricoperto il cristallo.

Pochi secondi dopo si intravide il rosso del rubino e Adar annuì soddisfatto.

Chiusi gli occhi, continuando a non credere a tutto ciò che di assurdo stavo sentendo.

A come avevo dipinto un mostro, credendo fossimo nel cartone animato della bella e la bestia, dove lui era bestia solo fuori.

Dantalian era bestia fuori e anche dentro.

«Che schifo».

Ecco che arrivava quel familiare e atteso bruciore di stomaco, in simbiosi con un peso sul petto e la pelle a fuoco, i primi segni della rabbia. Mi ritrovai a stringere le dita sulla catenina, per poi strapparla con un movimento brusco e buttarla via, il più lontano possibile.

Fischiò. «Sta arrivando la fase bella del soffrire».

«Ne esiste una?». Alzai un sopracciglio.

Annuì. «La rabbia che ti mangia vivo dopo un dolore è l'unica cosa che può zittirlo».

Abbassai la testa, inserendo le mani nelle tasche del giubbotto di pelle e tornando a camminare adesso senza una meta precisa, o forse era proprio quella la destinazione, non averne.

«Spero che la rabbia mi corroda viva fino al mio ultimo respiro allora». Borbottai, mordendomi le labbra così forte da farle sanguinare.

Continue Reading

You'll Also Like

2.6K 207 12
❝ C'è una fiaba che tutti i nonni sanno, una storia tramandata da generazione in generazione. Ogni anno, nella terra di Ephidia nascono bambini dotat...
705K 17.8K 54
Lei, una semplice ragazza con la propensione a finire nei guai. Lui, un agente di polizia affascinante e freddo come il ghiaccio. Nesta Roberts Γ¨ un...
475K 30K 43
π‘Ίπ’π’Žπ’†π’•π’Šπ’Žπ’†π’” π’…π’‚π’“π’Œπ’π’†π’”π’” π’„π’π’Žπ’†π’” π’Šπ’ π’‘π’‚π’Šπ’“π’” "La veritΓ  ha molte facce. È come l'antica strada che portava ad Avalon: dipende dalla...
4.2K 585 27
𝔖𝔬𝔣𝔱 π”‡π”žπ”―π”¨ β„œπ”¬π”ͺπ”žπ”«π” π”’ La cittΓ  del peccato, Las Vegas, Γ¨ un luogo dove la vita Γ¨ sempre in movimento. Anche se all'apparenza sembra un luog...