𝐍𝐄𝐕𝐄𝐑 𝐆𝐎 𝐀𝐖𝐀𝐘 || W...

Oleh _girlofasgard

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Una clip natalizia di pochi secondi, sottovalutata e schernita da molti, che in realtà fa solo bene. Esatto... Lebih Banyak

0. ɪɴᴛʀᴏᴅᴜᴄᴛɪᴏɴ
1. ғᴏᴏᴛʙᴀʟʟ ғᴏʀ ғᴜᴛᴜʀᴇ
2. ʙᴀᴅ ᴀᴄᴛʀᴇss
3. ᴘɪᴇᴄᴇs ᴏғ ᴘᴀsᴛ
4. ᴛʜᴀɴᴋsɢɪᴠɪɴɢ
5. ᴛʜɪs ɪs ᴀᴍᴇʀɪᴄᴀ
6. ᴛᴀᴄᴛɪᴄᴀʟ
7. ᴀᴅᴠɪᴄᴇs
8. ɪᴛ's ʏᴏᴜʀ ᴛᴜʀɴ ɴᴏᴡ
9. ᴀʟᴡᴀʏs ғɪɢʜᴛɪɴɢ
10. ʟᴇᴛ's ɢᴏ ᴘᴀʀᴛʏ!
11. ʜɪᴅᴅᴇɴ sɪᴅᴇ
12. ғɪxᴇᴅ ᴘᴏɪɴᴛ
13. ᴛᴇᴀʀs
14. ᴍɪsᴜɴᴅᴇʀsᴛᴏᴏᴅ
15. ɴᴇᴠᴇʀ ɢɪᴠᴇ ᴜᴘ
16. ʀᴇsᴛᴀʀᴛɪɴɢ
17. sᴏᴍᴇᴛʜɪɴɢ sᴘᴇᴄɪᴀʟ
18. ᴛʜᴀᴛ's ғᴏʀ ʏᴏᴜ
19. ʀᴇsɪʟɪᴇɴᴄᴇ
20. ʙᴀᴄᴋ ᴀɢᴀɪɴ
21. ᴡᴏʀᴋ ʜᴀʀᴅ
22. ɪs ᴛʜᴀᴛ ᴊᴇᴀʟᴏᴜsʏ?
23. ʙᴇsᴛ ᴘʟᴀʏᴇʀ
24. ᴡʜᴀᴛ ᴀʀᴇ ʏᴏᴜ ᴅᴏɪɴɢ ʜᴇʀᴇ?
25. sʜᴇ ғᴏᴜɴᴅ ᴀ ғʀɪᴇɴᴅ...
26. ᴏɴʟʏ ғᴏʀ ᴛᴏᴅᴀʏ
27. ᴍᴀʏʙᴇ ʏᴏᴜ ᴅᴏɴ'ᴛ ᴄᴀʀᴇ sᴏ ᴍᴜᴄʜ
28. ᴛʜɪs ɪs ᴍʏ ʜᴏᴍᴇ
29. ᴡʜᴀᴛ ᴀʙᴏᴜᴛ ᴜs?
30. ʟᴏsɪɴɢ sᴏᴍᴇᴏɴᴇ
31. ᴅᴏɴ'ᴛ ɢᴏ ᴀᴡᴀʏ
33. ᴇᴘɪʟᴏɢᴜᴇ

32. ᴛᴏ ᴍᴀᴋᴇ ᴛʜɪɴɢs ʀɪɢʜᴛ

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Oleh _girlofasgard

Il mondo per Charlotte si era fermato nel momento in cui aveva messo piede in quella stanza.
Braghin aveva parlato a lungo, spiegando quando sarebbe avvenuto il trasferimento, quanto le sarebbe spettato in soldi, la formula vera e propria dell'affare, ma lei non aveva sentito una parola.

E quando lui le aveva porto la penna mettendole il contratto definitivo sotto il naso, aveva iniziato a sentire le lacrime agli occhi.
Tutto svanito, improvvisamente.
Per colpa sua.
Aveva fallito.
Aveva deluso tutti quelli che credevano in lei.
Aveva perso tutti quelli che pensava di aver soddisfatto.
Chi pensava di aver amato.

La mano tremava mentre avvicinava la penna al foglio, le lacrime salate erano piccole gocce che tempestavano quel pezzo di carta più decisivo nella sua vita.

Per la Juventus lei era stata una scommessa.
Avevano rischiato per lei, e lei aveva giurato di dimostrare di valere quel rischio.
Aveva fallito.
Per la Juventus, ora, lei era una scommessa persa, e l'avrebbero dimenticata in fretta.

Per lei, tuttavia, non sarebbe valso lo stesso.
La Juventus non l'avrebbe dimenticata mai.
Quei pochi mesi più belli della sua carriera le passarono davanti velocemente, mentre cercava di ricordarsi come si scrivesse il suo nome per poter firmare.

Accadde tutto in un secondo: la porta dell'ufficio aperta bruscamente, Braghin che protestava su quell'intrusione poco gradita, le orecchie che le fischiavano mentre alzava lo sguardo per vedere Weston McKennie davanti a sè, la prima e unica persona che avesse mai amato davvero e che le avesse insegnato a fare dei difetti punti di forza.

La penna le scivolò di mano e rotolò sul tavolo, prima di cadere a terra. Con un rumore sordo, la sedia si trascinò indietro sul pavimento, e Charlotte corse tra le braccia di Weston.

Braghin si rassegnò al fatto che i due avessero bisogno del loro tempo, e seppur alterato per l'interruzione uscì borbottando come una pentola di fagioli, richiudendo la porta.

Le orecchie di Charlotte smisero di fischiare, e finalmente tornò a sentire tutto chiaramente: i propri singhiozzi contro il petto del texano, il suo tocco dolce che la stringeva ricordandole quanto le fosse mancato e il chiacchiericcio lontano nei corridoi.

«Non pensavi davvero di andartene senza prima avvertirmi.» commentò scherzosamente Weston, ma nonostante l'ironia la sua voce tremava, i suoi occhi erano lucidi e sulle guance vi erano chiari segni di poche ma significative lacrime, perchè per lui Charlotte era importante come nessun altro al mondo.

La ragazza tirò su con il naso, stringendo le braccia attorno al corpo di Weston.
«Non ho più motivo di farlo ora. - sussurrò - Sei arrivato qui e soltanto guardandomi mi hai fatto capire di restare. Appena hai aperto la porta e ci siamo guardati, ho capito che sei il motivo per cui dovrei restare.»

Weston la allontanò leggermente da sè, giusto per guardarla in faccia.
«Quando sei diventata così sdolcinata?» chiese ridacchiando per mascherare gli occhi lucidi.
Ironizzava, come sempre, ma aveva apprezzato quelle parole non da lei, dettate forse da qualcosa più grande di tutti e due. Avrebbe voluto chiederle di ripetere, ma sapeva che lei l'avrebbe preso in giro a vita per il suo fare da sottone.

Eppure trovò lo stesso il modo di deriderlo affettuosamente.
Infatti, alla domanda rise anche lei, e le si illuminò il viso dopo quel pianto disperato.
«E da quando tu hai gli occhi lucidi?»

«Sei proprio pignola.» ribattè l'americano stringendola a sè, come se avesse paura che potesse provare ad andarsene un'altra volta.

«Scusami. - disse poi Charlotte - Scusa se non ti ho detto di Julian, se ti ho tenuto nascosta una cosa del genere ma avevo paura... avevo paura di perderti, che te ne andassi senza più tornare, che pensassi male come poi effettivamente è successo, perchè io-»

«Ma ti senti? Non puoi stare un po' zitta?» fece Weston, spiazzandola completamente.

Lei lo guardò con tanto d'occhi.
«Cosa?»

«Stai un po' zitta.» ripetè, e certo che fosse ormai il momento giusto per farlo la baciò.

Il primo contatto delle loro labbra mandò Charlotte in una dimensione totalmente differente: fu come se una nuova consapevolezza l'avesse cambiata completamente, facendola sentire più sicura di sè, più apprezzata e soprattutto completa.

Weston la stava baciando, e solo in quel momento capì davvero da quanto tempo aspettasse l'intimo e dolce incontro delle loro labbra.

Si interruppero solo quando non avevano più fiato, eppure allontanandosi e tornando a guardarsi, entrambi sorridevano.
«Ora stai zitta. - ebbe il coraggio di mormorare il texano - Deve essere perchè bacio da Dio allora, e sono proprio mozzafiato.»

Charlotte scoppiò a ridere e gli diede una spintarella.
«Sei proprio terribile, direi. - disse, prima di guardare la porta e sospirare - Braghin dev'essere furioso. Devo dare parecchie spiegazioni a tutti.»

Weston le prese entrambe le mani con le proprie e la guardò incredibilmente serio.
«Sistemeremo tutto. Insieme, come siamo da sempre destinati ad essere.»

Solo allora la porta si spalancò nuovamente, e rivelò il sorriso a trentadue denti di Francesco.
«Guardatevi, quanto siete carini.» esordì, entrando per andare ad abbracciare Charlotte, che con un sorriso si strinse all'amico.

Quando si allontanarono, la ragazza fece un cenno con il capo verso Weston.
«Lui mi ha fatto capire.» gli disse. Non ci fu bisogno di aggiungere altro.

L'autista fece uno strano sorriso in risposta.
«Sapevo che avrebbe funzionato dal momento in cui l'ho visto correre dentro il centro. - ribattè, prima di circondare con un braccio le spalle dell'amica - Comunque fuori c'è un bordello tremendo. È per questo che sono sgusciato qui, per capire che stesse succedendo.»

Weston alzò le sopracciglia.
«Beh, è successo che sono piombato qui nel bel mezzo del colloquio che le avrebbe fatto firmare probabilmente il più importante contratto della sua vita, lei piangendo ha abbandonato l'idea di firmarlo e, sostanzialmente, abbiamo fatto incazzare Braghin.» riassunse brevemente.

Dal corridoio giunse un'altra persona, che dapprima si affacciò alla porta e poi entrò completamente nella stanza.
«Signor Dominguez...» iniziò Charlotte, ma il procuratore la interruppe subito.

«Ero per strada e stavo arrivando per portarti la fotocopia dei termini, ma da quanto ho capito non ce n'è più bisogno. - commentò, facendo una pausa - Ho fatto il più veloce possibile da quando Stefano mi ha chiamato dicendomi che c'erano... intoppi.» fece, lanciando un'occhiata a Francesco e Weston.

Charlotte sospirò.

«Posso sapere che succede, Charlotte? - incalzò Dominguez - Firmerai oppure no? È un'occasione d'oro, ma ti ho detto di pensarci a fondo, se ricordi.»

«Succede - iniziò lei - che ho capito cosa fare, che ho capito cosa voglio. Non voglio diventare un numerino su un foglio pieno di bilanci, e rischiare di deludere le aspettative. Preferisco deluderle qui, ma essere qualcuno, e non figlia del numero che porto sulle spalle, qualunque esso sia. - concluse, prima di lanciare uno sguardo a Weston, e trovò ad aspettarla i suoi occhi scuri, come era sempre accaduto e sempre sarebbe continuato ad essere - Il mio posto è qui.»

La fermezza di quelle parole commossero anche lui, che per tutta risposta le stampò un bacio sulle labbra, incurante degli sguardi di Francesco e del procuratore e anzi, forse un gesto che avrebbe dato ancor più significato alle parole di Charlotte: sarebbe rimasta per amore, e avrebbe rinunciato agli agi del Lione pur di essere di nuovo un punto fermo alla Juventus e una ragazza felice con Weston.

Dominguez li guardò e la giovane poté giurare di vedere un sorriso fare capolino sulle sue labbra.
Annuì, e Francesco esultò, allungando un braccio per stringere a sè l'amica e strofinare la testa con il pugno chiuso, beandosi delle risate che tanto gli erano mancate in quel suo periodo buio.

«Allora dovremo pensare al rinnovo. - asserì Dominguez. I due ragazzi tornarono seri per ascoltarlo - Parleremo con Braghin e Piccini, soprattutto, vedremo che ruolo vuole farti coprire e nel frattempo sconterai la tua punizione, dato che il comportamento scorretto dell'altra sera non vogliamo si ripeta più. Potrai ricominciare ad allenarti non appena la tua allenatrice ti darà il permesso, fermo restando che tu abbia compreso i tuoi errori e che ti possa rimettere in riga. Sarebbe la seconda volta, e ad essere sincero non voglio che ce ne sia una terza.» disse, e Charlotte annuì.

«Non si preoccupi, signore. - intervenne Weston - La fermerò io dal fare cose di cui poi potrebbe pentirsi.»

Il procuratore alzò le sopracciglia, dapprima serio.
«L'importante che rimaniate fedeli alla vostra squadra, ai vostri compagni e allenatori, e non so se mi rassicura il fatto che siate voi due.» commentò, dato che a volte anche Weston era un po' fuori dalle righe.

Fece per andarsene, e il riccio guardò confuso Charlotte.
«Ha appena detto palesemente che non si fida di me?» ripetè risentito.

La ragazza sorrise.
«Nemmeno io mi fiderei di te... ahia!» esclamò, visto che lui le aveva appena rifilato una gomitata nel fianco.

Dominguez si voltò e guardò il sorriso dipinto sul volto della sua assistita.
L'espressione indecifrabile e le lacrime che le rigavano le guance durante il colloquio in cui le avevano proposto il contratto erano vivide nei suoi ricordi, e non poté fare a meno di fare un confronto: sì, stava bene, era felice, con quel ragazzo, con i suoi amici e la sua famiglia.
Lì, a Torino. Lì, alla Juventus.

«Comunque hai fatto una scelta nobile. Hai rifiutato un'occasione del genere per le cose che contano davvero. - osservò, rivolgendosi a Charlotte che lo guardava affiancata dal suo unico amore da un lato e dall'altro dal rappresentante di tutti i suoi amici e le amiche che tanto avrebbero voluto trovarsi in quello studio quel giorno ma non c'erano - Questo... questo contratto, quest'offerta, ti ha messo a dura prova, e tu hai risposto con classe. Stefano e Silvia capiranno il motivo della tua scelta, e anzi è già un buon modo per iniziare a scontare la punizione. Hai agito con il cuore, non per i soldi. Il calcio, ormai lo sai, sta diventando solo quello. È bello che ci sia ancora qualcuno che rispetta questi valori.»

Charlotte sorrise.
«Non è stato difficile, solo l'ho capito quando era quasi troppo tardi. - guardò Weston e Francesco - Loro mi hanno insegnato ad essere una persona migliore. E se a volte sbaglio, gli errori che commetto sono frutto del fatto che loro non ci sono, oppure della mia paura di perderli. E ho capito che non potevo voltar loro le spalle... sono la mia ancora, mi tengono a galla e se non ci fossero stati loro a supportarmi, a consigliarmi, ad amarmi, beh... forse avrei già preso il primo aereo per la Francia.»

Anche Dominguez si sciolse in un sorriso.
«Stammi bene, Charlotte. Cercherò di spiegare i tuoi motivi agli altri, ti faccio sapere quando ci sarà la riunione per il tuo futuro, magari settimana prossima. Ora... - osservò un'ultima volta lei, Weston e Francesco - ora goditi la vita.»

Si salutarono e uscirono dall'ufficio e poi dal centro.
Francesco li lasciò promettendo di rivederli presto, mentre Charlotte e Weston salirono sulla macchina del calciatore per tornare a Torino.

«L'ultima volta che sono salita qui mi sa che ero ubriaca.» commentò la ragazza.

L'americano ridacchiò.
«Ti ho salvato il culo. Aspetto ancora che mi ringrazi.»

«Ma l'ho fatto!» protestò lei.

Weston sollevò le sopracciglia.
«Non come si deve.»

Charlotte alzò gli occhi al cielo e gli lasciò un bacio sulle labbra.
«Ora portami a casa. Chissà la faccia che faranno i miei quando mi vedranno sorridere e dirgli 'resto qui'.»

E la macchina partì, alla volta di Torino, trasportando due persone che all'apparenza non erano niente se non due ragazzi esuberanti e calciatori, ma nel profondo legati da un filo che anche volendo non si sarebbe spezzato mai.

Vi avevo avvertit* che avremmo pianto! Questo capitolo non è adatto ai deboli di cuore 😭💔
In ogni caso, le cose si sono per ora risolte, Charlie e Wes si sono finalmente chiariti e silenziosamente confessati l'una all'altro e tutto torna ad andare a gonfie vele!😍
Siamo giunti alla conclusione di questa storia, non so se mettere direttamente l'epilogo o un capitolo prima di esso, ora vedrò in base alle idee che riesco ad ordinare.
Mi ha fatto piacere che siate arrivat* fino a questo punto della storia, vi ringrazio per il vostro supporto e ci sentiamo lunedì, ciao!💖

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