Il Bad Boy si innamora. DISPO...

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DIARIO DI BORDO

Capitolo 4

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Conoscersi a fondo non usando scudi

E' come odiare il tuo corpo e farsi guardare nudi

Seduto sul letto, guardo fuori

Il cielo è azzurro, faccio nuvole di fumo

La mia maglia dice che è un venerdì nero

Così nero che ha oscurato il tuo profumo

Mi sono bruciato ma la cenere è la cosa più pulita al mondo

Liquore nella cassetta del pronto soccorso

Ho fatto un sorso, adesso gira tutto intorno come un girotondo

Rocky

"Casa dolce casa!" Penso buttandomi sul divano, inizia a fare freddo e in casa si sente l'aria fresca.

Ma non mi alzo per nessuna ragione al mondo per aprire la serranda e far filtrare la luce del sole.

«Brr...» Reb rabbrividisce mentre si siede sulla poltrona ma senza rilassarsi completamente.

Mi fa davvero ridere il suo modo di comportarsi. Si vergogna di sedersi comodamente sulla poltrona ma non si vergogna del fatto che io gli abbia potuti sentire un paio di notti fa.

«Guarda che la poltrona non morde.» Gli dico sorridendo. Anche se penso che sia una ragazza fin troppo perfettina è la fidanzata del mio migliore amico ed io non sarò nessuno per metterla a disagio.

«Cosa?» Mi chiede non capendo ciò che gli ho detto.

"Ma questa ragazza ha davvero il massimo dei voti in tutte le materie?" Mi chiedo ridendo tra me.

«Ho detto che puoi sederti comodamente sulla poltrona.» Spiego sorridendo.

«Oh capito!» Dice sorridendo di rimando.

"Basta, tutti questi sorrisi mi stanno dando sui nervi." Penso alzandomi e andando verso la cucina, lo stomaco inizia a brontolarmi ed ho bisogno di ingerire del cibo.

Apro il frigorifero ma con la stessa rapidità lo richiudo e sconsolato vado a ributtarmi sul divano anche se questa volta lo spazio è ridotto siccome metà è occupato da Dodo.

«Amico dobbiamo per forza fare la spesa.» Gli dico sbuffando.

«Non c'è proprio niente da mangiare in frigo?» Chiede speranzoso.

«A meno che non riesci a cucinare qualcosa con della farina e della birra non c'è nulla.» Dico ridendo.

«Ordino tre pizze?» Chiede Reb.

«Santa ragazza cosa aspetti!» Gli dico battendo le mani, nel frattempo mi sono ricordato che ci sono nella credenza i miei biscotti preferiti.

Mi alzo e li vado a prendere.

Ne prendo uno e lo porto alla bocca ma quando capisco che ho fin troppa fame afferro tutto lo scatolo e mi dirigo verso il divano.

«Non puoi!» Mi dice Reb quando mi vado a sedere con lo scatolo dei biscotti in mano.

«Cosa non posso?» Chiedo mettendo in bocca un altro biscotto.

«Anche tu, non puoi mangiare questi biscotti.» Dice ridendo.

Continuo a non capire ma poco mi interessa vista la fame.

«Ma perché non posso?» Mi sta davvero facendo incazzare questa ragazza.

«Anche Asia li adora anche se il loro sapore è stomachevole.» Spiega.

"Ah quindi anche alla Mattei piacciono questi biscotti?" Mi chiedo come se fosse una scoperta del tutto piena di significato e che mi potesse servire a qualcosa.

Mi devo confessare, forse ho pensato di volermela portare a letto e per questo mi servono degli indizi per avvicinarla a me.

Non ho mai conosciuto ragazza più difficile di lei.

«Non capisci un cazzo!» Esclamo con fervore mentre infilo la mano nello scatolo. Dopo oggi mi toccherà andare a ricomprarli.

Odio andare al supermercato, lo trovo tanto un luogo per coppie felici. Uno di quei luoghi dove entri e trovi le mamme che fanno la spesa con i propri figli, i quali cercando di non farsi vedere mettono il pacco delle caramelle nel carrello; oppure lo trovo un luogo per le coppie che hanno appena deciso di andare a vivere insieme e devono riempire la dispensa e il frigo di casa di lui perché precedentemente conteneva solo birra e patatine.

«Almeno puoi andare a mangiarli da un'altra parte?» Chiede stizzita «Non sopporto il loro odore.»

"Oddio, ma stiamo scherzando?" Penso.

Sono solo dei semplici biscotti di cioccolato fondente, forse si sente molto il profumo di cioccolato amaro.

Ma andiamo a chi non piace la cioccolata?

«Numero uno: Questa è casa mia; Numero due: questo è il mio soggiorno, pago un fottuto affitto ad una fottutissima vecchia; Numero tre: Questo è il mio divano; Numero Quattro: Questi sono i miei biscotti.» Faccio una pausa e gli mostro le quattro dita che equivalgono ai quattro punti. «Ergo non devi rompere i coglioni.»

Dopo di che mi rimetto comodo e continuo a mangiare i miei biscotti.

Una ragazzina che non sa un cazzo della vita si mette a compartire ordini a destra e manca.

«Ragazzi, fatelo per me, metteteci una pietra sopra e fate pace.» Entra in scena il salvatore delle anime in pena.

«E' colpa sua!» Esclamiamo insieme puntandoci il dito contro.

Già non la sopporto a scuola questa benedetta ragazza ora mi toccherà trovarla anche nel mio appartamento, mi sa che davvero mi toccherà chiedere scusa.

«Tua madre non ti ha insegnato a comportati bene con le donne?» Chiede sbattendo le ciglia.

"No mia madre non mi ha insegnato niente, l'ho capito vedendo che schifo di persona è mio padre." Penso.

Non mi degno nemmeno di risponderla, mi alzo, poso i biscotti nella dispensa e vado in camera; sul pavimento c'è il mio borsone con tutti gli indumenti puliti e già preparati per il prossimo incontro. Gli tiro un calcio, ancora, arrabbiato per quello che ha detto quella ragazza. Odio quando le persone parlano a sproposito e senza sapere di cosa parlano.

Mi passo una mano tra i capelli con rabbia repressa così ho deciso di prendere il borsone e andare in palestra, un po' di boxe non potrà che giovarmi.

Quando rientro nel soggiorno per prendere il mio cellulare vedo che le pizze sono arrivate ma per quanto io stia morendo dalla fame decido lo stesso di andare via.

«Amico le pizze sono arrivate, ha pagato Reb il tipo delle pizze non aveva resto.» Mi informa e poi aggiunge che gli dobbiamo dare 10 euro. Prendo il portafogli e caccio la 20 euro la butto sul tavolo e vado via.

Forse il mio atteggiamento è stato leggermente eccessivo ma non torno indietro per chiedere scusa.

«Rocky quale onore!» Esclama allargando le braccia Remo e ride.

«Sei sempre il solito coglione.»

Lo insulto in modo amichevole e gli tiro un leggero pugno sul braccio.

«Sei troppo arrabbiato, ragazzo!» Mi dice Remo mentre sto per tirare l'ennesimo pugno al sacco.

«Se vuoi sembrare così cattivo sali sul ring, ora!» Mi dice ridendo.

Faccio un ghigno malefico e salgo sul ring, batto i guantoni producendo il rumore della plastica.

Saltellando sul posto aspetto che Remo arrivi sul ring.

«Forza Remo, muovi queste braccia, sembri una ragazzina.» Gli dico tirando un altro pugno.

Rido quando vedo che stanco si butta a terra e chiede pietà per lui. Un applauso ci distrae dalle nostre risate. Quando ci giriamo lo vedo che ci guarda appoggiato ad una colonna.

«Siete stati bravi, ma potevate fare di meglio.» Dice.

Lo guardo e faccio un inchino, gente come lui mi sta altamente sui coglioni ma mi conviene tenermelo buono.

«Se vuoi mi alleno su di te?» Gli propongo facendo un occhiolino, quasi fosse una proposta indecente.

«Non grazie mi accontento di presentarti un po' di gente questa sera.» Mi dice.

"Un po' di gente?" Penso. La gente che Rossi intende presentarmi non è la mia preferita, ma in questa vita o in un'altra potrebbero tornarmi utili.

«Okay, vieni con me aspetti che mi cambio oppure ci incontriamo da qualche parte?» Gli chiedo anche se mi scoccia un sacco averlo in giro per casa.

Remo si avvicina velocemente, sembra molto teso, quando mi scorge tra le teste rasate dei ragazzi che saltano la corda corre verso di me.

«Devi combattere questa sera, Dodo non può!» Dice di fretta.

Mi dice che l'incontro è tra venti minuti quindi anche se con dispiacere porto Rossi con me.

L'incontro, questa volta, devo ammettere che è stato tosto. Ho dovuto fare più di tre round e di solito me ne servono due per mettere a tappeto un avversario. Quando le persone lì dentro hanno visto me invece del mio migliore amico esultavano e si rammaricavano allo stesso tempo. Tutti i frequentatori della palestra di Remo avevano fatto circolare la voce che Dodo si stesse preparando per combattere contro questo russo indistruttibile, molti di loro avevano scommesso su di lui perché lo conoscono come pugile forte ed agile.

Come sempre ho guadagnato una bella somma di denaro, come sempre una parte andrà sul mio conto e l'altra metà sul conto che ho aperto per mio fratello.

«Certo che sei forte!» Esclama Rossi per la terza volta.

Sono in macchina con lui e questa cosa mi scoccia e non poco, ma la mia moto l'ho prestata a Remo e lui si è offerto di accompagnarmi a casa.

"Ora mi toccherà farlo salire, insieme a questi altri idioti!" Sbuffo al solo pensiero, fortunatamente sono troppo intenti ad ascoltare questa musica orribile per accorgersi di me e dell'antipatia che provo per loro.

Due di questi idioti quest'anno sono nella mia stessa classe e già mi sto pentendo per non poterli lasciare sull'asfalto, ma non voglio passare per il mostro della situazione. Prima di partire dal luogo dell'incontro ho inviato un messaggio a Dodo e gli ho detto di portare via Reb da quella casa che tra meno di venti minuti sarebbe diventata un covo di maschilisti.

Eh già anche io ne facevo parte.

Per quanto mi stessero antipatici se mi ci mettevo di impegno riuscivo ad essere più stronzo di loro.

«E tu Rocky?» Mi chiede uno dei due miei compagni di classe, scuoto la testa per fargli capire che non so nemmeno cosa lui stia dicendo.

«Di certo gli avrai fatti gli esercizi di letteratura.» Dice sicuro di se.

"Cazzo gli esercizi di letteratura, quest'anno non mi posso proprio permettere di essere indietro con il programma. Avremo quel maledetto esame di stato!" Penso quasi arrabbiato con me per aver preso sottogamba una cosa così importante.

Già! Perché a differenza di quando si crede dal mio aspetto io alla scuola ci tengo ed anche tanto.

In un mio futuro, un giorno, voglio realizzarmi ad essere qualcuno. Non limiterò la mia vita a prendere a pugni in modo clandestino delle persone per poi viverne di rendita, non lo farò perché non sono come mio padre. Voglio che un giorno quando avrò dei figli loro siano fieri di me. Di quello che ero e di quello che sono diventato.

«Ehm no, non gli ho fatti ma sono sicuro che qualcuno me li porterà!» Convinto di ciò che dico prendo il mio cellulare, che mai come questa volta ho a portata di mano, e vado nella rubrica.

Inizio a scrollare i numeri ma come sempre sono più quelli delle ragazze con la testa piegata sulle gambe dei ragazzi che di quelle che la testa la piegano sui libri.

"Barbara, Benedetta, Beatrice, Bella, Bianca, Bimba..." Leggo i nomi e nessuno di questi possono essere essermi utili, fin quando non collego il nome "Bimba" ad "Asia".

"Beh, lei potrebbe averli fatti. Dovrò solo provare a chiamarla." Penso.

Vado sul suo contatto e clicco sulla cornetta per poterla chiamare.

«Pronto?» Chiede con la sua voce dolce e per nulla stridula.

«Hai fatto gli esercizi di letteratura?» Chiedo con voce autorevole, e la sento sospirare per telefono. Sono sicuro che in questo momento sarà arrabbiata per il mio modo di parlare.

«Chi sei? Perché vuoi da me gli esercizi e come hai avuto il mio numero?» Mi chiede a raffica senza prendere nemmeno un respiro tra una domanda e l'altra.

«A quale domanda rispondo prima?» Chiedo ridacchiando e aspetto una sua risposta, quasi ansioso, quando non ricevo alcuna risposta parlo di nuovo io.

«Sono Rocky, ti ho chiamata per chiederti se potevi portarmi gli esercizi di letteratura a casa. Non ho potuto farli, siccome, ho appena finito un incontro di box.»

La sento sospirare al telefono, come se stesse sorridendo e poi si schiarisce la voce «Va bene, non ci sono problemi. Se mi dai il tuo indirizzo te li porto ora.» Mi dice dopo riaver acquistato un intonazione seria nella sua voce.

«Si.» Mi risveglio dal mio stato di trance e gli dico «Via del Corso, numero venti interno B.» Gli dico tranquillo come se dare il mio indirizzo di casa fosse la cosa più normale del mondo.

Dal terrazzo noto che Asia sta entrando nel portone del mio appartamento e non so per quale assurdo motivo sento il cuore battermi all'impazzata e poi ho un nodo assurdo allo stomaco.

"Riprenditi, idiota!" Mi dico quasi arrabbiato dalle mie reazioni.

Sento suonare al campanello e anche se mi affretto a correre alla porta Rossi mi anticipa e la apre. Anche se sono di lato riesco a vedere il suo sorriso malizioso, mi ritrovo a stringere le mani in pungi talmente stretti da non far circolare il sangue.

«Asia come mai qui?» Gli chiede allargando quel maledetto sorriso. «Rocky vuole divertirsi un po' con te?» Guardo Asia e vedo il suo volto allibito e mortificato ed io mi sento ancora di più uno schifo.

«Rocky se è così puoi dirlo, noi andiamo via!» Dice girandosi verso di me che ero appoggiato allo stipite della porta della cucina.

Ero lì, fermo, non riuscivo a spicciare parola perché sapevo che qualunque cosa avessi detto erano degli insulti riferiti a Daniele Rossi.

«Ma cosa stai dicendo Rossi? Sicuramente Rocky l'avrà chiamata per farci divertire dopo l'incontro.» Ecco, a questo coglione mi verrebbe voglia di spaccargli la faccia, di ucciderlo e poi di usare il suo corpo come tappeto.

Si avvicina di più ad Asia e poi gli accarezza una guancia e poi sussurra lascivo «Mi piacciono le verginelle.»

Sono pochi secondi di tempo quelli che trascorrono tra il commento di questo cerebroleso e la reazione di Asia. Butta gli appunti ed il suo quaderno di letteratura a terra e poi in lacrime scappa via, in quel momento il mio unico pensiero è quello di spaccare la faccia a Rossi ed ai suoi amici.

Però decido di non dargli peso a tutto ciò e anche se con un peso sul cuore lascio che la serata continuasse il suo corso.

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