L'oro del Magnifico

By Calmood

2.1K 109 263

Stati Uniti di Eymericka, frontiera del Sureste. Vent'anni dopo la fine della guerra, e la pacificazione dei... More

PREQUEL
PARTE PRIMA
Il Cieco, il Giocatore e quel treno da Silver Hole
La Maschera, i vermi e la casa nella prateria
La bambola, il bivacco e il lungo racconto
Il Generale, la fiesta (e qualche bastone fra le ruote)
Le canaglie sulla pista, la pecorella smarrita e lo shoot-out alla Casa Dorada
Gli occhi velenosi, la terra che trema e i morti sul terreno
Gli uomini predatori, il massacro degli inermi e la Via sotto il mondo
Gli eventi che precipitano, gli arcobaleni di sabbia e le mosche che volano...
I piani di guerra, i tradimenti maturati e le conseguenze virulente
Le cose nel buio, le questioni di famiglia e le avvisaglie di cattiva fortuna
Il treno che parla, il mezzogiorno di fuoco e il contagio che divampa
PARTE SECONDA
Il vento, i morti e le storie sullo sfondo
Gli stranieri, i locali e le questioni di (s)fiducia
Il cielo del deserto, l'oasi di ferro e i nodi che vengono al pettine (1/3)
Il cielo del deserto, l'oasi di ferro e i nodi che vengono al pettine (3/3)
Il nuovo mondo, le vecchie canaglie (e le abitudini che non cambiano mai) (1/3)
Il nuovo mondo, le vecchie canaglie (e le abitudini che non cambiano mai) (2/3)
Il nuovo mondo, le vecchie canaglie (e le abitudini che non cambiano mai) (3/3)
Gli inseguitori, gli inseguiti e gli azzardi intrecciati dal Ka (1/3)
Gli inseguitori, gli inseguiti e gli azzardi intrecciati dal Ka (2/3)
Gli inseguitori, gli inseguiti e gli azzardi intrecciati dal Ka (3/3)
Padella-brace-padella (1/*)

Il cielo del deserto, l'oasi di ferro e i nodi che vengono al pettine (2/3)

46 2 0
By Calmood

1

La Città dell'Acqua interrompeva la distesa colorata del deserto come un miraggio dai colori slavati, chiusa dentro cerchie concentriche di mura simili ai tondi di un bersaglio.
...cuanto tiempo. Demetrio Suárez, la faccia per metà bendata (come la mano monca) guardò nuvole che si allargavano sopra costruzioni simili a tessere di mosaico: bianche e azzurre, ocra e arancioni, case e torri, strade e ponti intervallavano chiazze di verde frondoso, aggiravano sporgenze di roccia e metallo, si radunavano sopra, sotto, intorno e attraverso intrecci fitti di rigature blu, al cui apice l'immensa mole artificiale della Montaña de Hierro lacerava come un dente di sega la foschia da cui emergeva.

Quanto tempo. "Il cuore di mio fratello è inquieto".

Il desperado accennò passando il braccio integro attorno ai fianchi di Lin: rigida come lui, ne condivideva l'inquietudine. Vento contrario investì la 'Moctezuma' facendo vibrare la cabina, ammantando di spire lanose la visione sotto di loro; il braccio dell'uomo si contrasse, questa è una pazzia-
L'aeronave sussultò abbassandosi di quota e un edificio gigantesco, di forma vagamente cilindrica, affiorò dal lento rimescolarsi dei cumuli: simile ad un mastio di castello e più alto di una collina, era circondato da piattaforme grandi come piazze a loro volta collegate al corpo centrale tramite passaggi sospesi di legno e corda.

"Goddamn! Che cazzo è quello??".

"El aeropuerto" disse il tenente Sandoval, neppure il suo tono pareva molto tranquillo. "Spero che il vostro piano funzioni señor, altrimenti i prossimi anni li passeremo a cavar pietre dagli agueros!".

El Tuco risucchiò fiato fra i denti e rilassò leggermente i muscoli, sfuggendo lo sguardo di Kit. "...non c'è riuscito Zamora a prendermi e non ci riusciranno i mercanti d'acqua".

"Ay ay señor, de tu boca a las orejas del diablo!". Il caporale Jiménez ruotò la cloche e la Città dell'Acqua si nascose dietro striature grigiobiancastre; l'attimo successivo, dalle stesse apparvero aeronavi più piccole, allineate in una colonna in lento movimento nella direzione del colossale aeroporto.

"Dirigible 'Moctezuma' a torre de control, nuestra frequencia es: seis-quatre-cinco-très. La comunicación es abierta, esperamos respuesta, cambio".

Una distesa di costruzioni a parallelepipedo ingrandì mentre si abbassavano: torrioni quadrangolari dalle mura azzurro chiaro lanciavano occhiate da finestre a sesto acuto e cupole di vetro imperlato, tetti piatti di tegole e lamiera apparivano e sparivano oltre il fitto reticolo di ponti sospesi che le univa. Centinaia di bandiere bianche e blu sbattevano sotto le raffiche gelide che si incanalavano attraverso il varco del finestrino spaccato.

"...perché non rispondono??". Il tenente scosse la testa, riappese il ricevitore, scambiò un'occhiata col caporale, lo riprese: "Dirigible 'Moctezuma' a torre de control, esperamos respuesta, cambio!".

In piedi accanto ai comandi, Kit abbracciò Tiana e guardò il bandito, che restituì lo sguardo stringendosi nelle spalle. Il tenente ripetè per la terza volta il suo annuncio...dopodiché l'aeronave ondeggiò investita da uno spostamento d'aria improvviso, e il ruggito di un motore a regime li fece voltare tutti insieme.

_'*'-

"Holy fuckin' crap!". El Tuco allargò gli occhi: un elicottero da combattimento si era appena affiancato sul lato sinistro come un grosso insetto panciuto color verde sbiadito. Diòs...puerco...
Una testa in casco integrale nero si girò verso di loro accompagnata dal movimento di affusti di mitragliatrice calibro .50. "Capo cazzo-".

Il desperado inghiottì il cuore e bloccò la mano prima di raggiungere la Colt, posto suo malgrado davanti alla fragilità del piano che avevano messo su in tutta fretta.
"...nervi apposto" raschiò, Jésus Cristo qui va a finire male-

"Torre de *CRACK* dirigible *frzz!* uma *crrt*".

Il tenente Sandoval ghermì il ricevitore: "Dirigible 'Moctezuma' a torre de control, repitalo por favor!".

" *CRZZK!* su viaje, repito: por favor declaran su proveniencia, destina*crackle!* y razòn de su viaje". L'elicottero si sollevò e riapparve mentre si allontanava nella cornice del finestrino opposto, e il bandito mollò un fiato tremante: era un gioco pericoloso quello che avevano scelto di giocare, un bluff stupido, una trovata da ragazzini, come cazzo aveva fatto a lasciarsi convincere?? Incrociò lo sguardo di Chorro e la faccia di cuoio dell'indio fremette come a riprendere il filo dei suoi pensieri.

...era una vera stronzata provare a fingersi Zamora, ma adesso erano in ballo e potevano solo ballare. L'uomo sentì le palle ritirarsi contro il ventre, dal suo fratello di sangue passò al resto del gruppo che fissava in silenzio, in evidente attesa che il capo prendesse in mano la situazione. "Torre de *crr!* 'Moctezuma', respuendan por favor, cambio!"

Accennò; "Dirigible 'Moctezuma ' a torre de control, venimos de Orogrande y preguntamos pasaje por Hendedura".

Nel silenzio del minuto successivo la mole dell'aeroporto ingrandì fino ad occupare interamente il parabrezza; una coppia di mongolfiere dipinte di rosso apparve da un banco di nuvole sui lati del corridoio aereo, reggevano un pannello di metallo con la scritta 'PUERTA DE VUELO 3 - RASTRO DE OROGRANDE'. L'aeronave che li precedeva si sollevò sulla sinistra dirigendosi verso una piattaforma al limite del campo visivo, grossa come una piazza d'armi. L'elicottero da combattimento riapparve sul fianco opposto, folate taglienti si riversarono dal finestrino spaccato, il cuore gli saltò in gola: l'hanno capita, che piano del cazzo-

"Dirigible 'Moctezuma', todo el tráfico aéreo está suspendido por orden del Consejo de los Gremios. Por favor, alinee hacia la plataforma nueve y preparese para la inspección, cambio y fuera".

"...e questo che significa??". Altri due cartello fluttuante apparvero dalle nuvole, vi erano indicati due gruppi di numeri, da uno a cinque e da sei a dieci. Il caporale Jimenez girò la cloche verso il secondo e la torre dell'aeroporto ruotò lentamente scivolando a destra del campo visivo.

"Debe ser por la epidemia" disse, "L'aguera lo dio, che potevano chiudere il traffico".

"E ora che facciamo?".

Di nuovo sotto il tiro di occhi in attesa, Demetrio Suárez strinse le labbra e le dita della mano sana iniziarono a tremare sul ventre della sua donna: ti cedono i nervi? Forse sei troppo vecchio per queste cose...
Scosse la testa; oltre il parabrezza coperto di gocce una piattaforma ingrandiva davanti e sotto di loro, mossa da un andirivieni percettibile e poco tranquillizzante. L'elicottero li superò segnalando con un fanale verde, il caporale spinse la cloche e l'aeronave acquistò velocità.

"...nervi a posto" disse alzando la faccia alle chiazze di fango che si intravedevano sul pallone aerostatico: il mostro era lì ed era un asso nella manica, ma il bluff era sottile e pericoloso perché c'era un esercito, laggiù, e loro erano soltanto in sette.
"Nervi a posto" ripeté, prima di tutto a sé stesso. "Su le maschere e fate i bravi soldatini credibili".

"Ay señor, è da quando mi sono arruolato che lo faccio!". Il caporale tirò leggermente la cloche e il rumore del carrello che si distendeva fu accompagnato da un poco rassicurante gemito metallico; la piattaforma di legno venne loro incontro, mezzo minuto dopo le ruote si posavano e il tremito dell'atterraggio si trasformò, al termine di una breve deriva, nell'andirivieni nervoso di una boa sul mare mosso.

"...ma se quel cavròn del colonnello non mi faceva volontario, io vivevo meglio, poco ma sicuro!".

2

Il portellone di carico si aprì e una squadra di sei soldati, armati di carabine e a loro volta con le maschere antigas indossate, si dispose a semicerchio tenendo le armi basse; alla testa del gruppo, affiancato da Lin e dai due disertori, Demetrio Suárez avanzò con passo fintamente zoppicante, il corpo curvo e la mano buona premuta contro il fianco.

"Señores!" esordì il tenente Sandoval mentre il bandito si guardava intorno: era cupo il cielo su di loro, l'aria fredda, gravida di pioggia, e il suolo annerito su cui poggiavano i piedi ondeggiava come il ponte di una chiatta. Nessuna risposta dalle facce dietro le visiere di plastica, i fucili rimanevano bassi.
L'attimo successivo l'uomo si voltò, attirato da altre figure in movimento presso una costruzione bassa e lunga costruita sul bordo della piattaforma: precedendo i quattro soldati che lo accompagnavano un vecchio barbuto in tunica bianca e oro, alto e nero come lucido da scarpe, li raggiunse a passo svelto.

"El Coronel Zamora?".

Demetrio Suárez gracchiò un 'si' e fece un passo avanti col cuore che gli martellava nelle tempie; i soldati si fermarono alle spalle del vecchio, che sollevò un sopracciglio: "Che cosa vi è accaduto?".

"Al bivacco dell'altra notte sono venute los aranitas de fuego" disse il tenente Sandoval. La faccia dell'aguero ruotò lentamente verso di lui. "Il colonnello è stato ferito alla mano e alla gola, e ha perduto la voce".

"E voi sareste...".

"Tenente medico Mauricio Sandoval, della milizia di Orogrande. Parlo per il mio grado che è il piu alto".

Il vecchio accennò di nuovo e strinse gli occhi tornando al bandito, quindi scivolò dalle sue bende alle facce di Kit e Tiana, trattenendosi qualche momento in più su Chorro.

"...metteremo a vostra disposizione un alloggio e tutta l'assistenza di cui avrete necessità" soffiò; "Tuttavia, señores, la Città dell'Acqua vi informa che ogni traffico verso il Maw è stato sospeso per ordine del Consiglio delle Gilde fino a data da destinarsi.
Inoltre abbiamo ricevuto una comunicazione urgente dal vostro Stato, non meno di due ore fa, con la quale il governatore Valente comanda al señor Coronel di rientrare alla capitale della sua provincia non appena gli sarà possibile".

Quindi l'aguero tacque; il tenente corrugò la fronte, i ragazzi si scambiarono un'occhiata e poi si voltarono verso di lui: Demetrio Suárez fece segno di si con la testa...e una mosca gli ronzò nell'orecchio.

"...certo, claro, seguramiente" disse Sandoval guardando il caporale, che si affrettò ad annuire, gesto ripreso dal vecchio con qualche secondo di ritardo; quindi i soldati si allargarono a ventaglio intorno al gruppo, un paio si staccarono e raggiunsero l'interno dell'aeronave. Kit si voltò e il desperado gli posò la mano sulla spalla: l'occhio visibile si strinse.

"Dobbiamo sottoporre l'aeronave all'ispezione doganale, è la prassi.
Vogliate seguirmi" proseguì il vecchio, "Il vostro Stato sarà immediatamente avvisato del vostro arrivo".

Con la coda dell'occhio Demetrio Suárez vide i soldati chiudere l'accerchiamento; oltrepassò Kit e affiancò l'aguero, il quale gli scoccò un'ultima, lunga occhiata prima di voltarsi nello svolazzo della sua tunica.

_'*'-

"Capo non so te, ma io sto poco tranquillo!".

Il desperado guardò il giovane pistolero che misurava a passi larghi la stanza: degna senza dubbio di un albergo di lusso, col pavimento di legno lucido fragrante di cera, la carta da parati a fiori e perfino due lampade elettriche appese al muro, e altrettante sui comodini a lato di letti con materassi imbottiti e lenzuola fresche di bucato.
...aveva ragione a stare poco tranquillo, e sarebbe bello che il capo avesse sempre l'asso pronto da calare nella manica...

Demetrio Suárez passò da Kit alla torre dell'aeroporto, seminascosta dalle nuvole basse, incombente sulla distesa di camini e tetti di rame della città alta.
La faccia del vecchio negro con la tunica non gli era piaciuta per niente. "Dobbiamo filarcela". Tiana sfregò un fiammifero sul muro (senza preoccuparsi della strisciata rossa che si lasciò dietro) e lo accostò alla quinta sigaretta fumata nel giro di un quarto d'ora scarso: voce dell'ovvio...e toccava a lui cavare le castagne dal fuoco a tutti.

La mosca gli ronzò intorno al naso, fece per scacciarla e quella gli si posò sulla mano: era grossa come un calabrone e luccicava di giallo.

El Tuco rabbrividì.
"Stanotte" mormorò tornando alla torre dell'aeroporto; un tuono soffocato precedette il riprendere della pioggerella che li aveva accompagnati durante il loro trasferimento: e il fatto che avessero messo delle sentinelle a sorvegliarli discretamente significava che, forse, i tempi erano più stretti di quanto fosse lecito attendersi.

"...anoche" ripeté e la mosca sollevò la testolina come se lo stesse ascoltando: probabilmente era così.

"So, 'boss'? Qualche idea sotto il cappello?".

Neppure il tono dello sbarbatello gli piaceva poi molto. Il bandito prese il portasigari che aveva trovato nei bagagli di Zamora, ne scelse uno e la diciassettenne si avvicinò offrendo il fuoco e un sorriso tirato.

"Dobbiamo imboscarci su una delle loro navi, il mutante ci aiuterà, cazzo non ce l'ho la verità in tasca-".

"Allora torniamo indietro". Il ragazzo slacciò la borsa del tabacco dalla cintura e iniziò a prepararsene una per conto suo. "Tipo facciamo finta e poi traversiamo da un'altra parte, no?".

"Esto es imposible, il confine arriva fino al Salàr e loro lo controllano con le radio, tengono i posti di guardia e la loro flotta è sempre pronta a mobilitarsi".

"E te come lo sai?".

"Io e il caporale eravamo nella polizia di frontiera, hace tres años. Il Féudo manteneva una forza all'ambasciata e noi facevamo le pattuglie coi loro.
...ci sono i mostri sotto il Maw" disse abbassando la voce. "Io li ho visti, sono come las cucarachas, però sono grossi come le vacche, li vedi che volano dalla città, loro risalgono-".

"Di che città parli adesso??".

"Las ciudadas escondidas" disse il tenente, e Kit sbottò una risata nervosa: "Cazzate sbirro, you fuckin' head! Cazzate e merde di toro!".

"Y tu eres como todos los yanquis muchacho, soberbio y cabezudo!". Kit corrugò la fronte e abbassò la mano sul calcio, il tenente fece lo stesso e il desperado si mise in mezzo.

"...ora datevi tutti e due una calmata" raschiò; "Non sono storie, esistono , le ho viste pure io: le città escono dalla terra dove ci sono le crepe dei terremoti...e sono infestate. Addentrarsi sarebbe muy peligroso anche senza los agueros che ci soffiano sul collo". La mosca si sollevò, la seguì con lo sguardo verso il vetro imperlato della finestra su cui si posò: il panorama di tetti e ponti sospesi sembrava fluttuare nel velo della pioggia, punteggiato dai chiarori dei lampioni elettrici, assurdo come l'idea che potesse esistere un posto del genere lì dove sete e calore potevano ammazzare un uomo in nemmeno due giorni.
Il movimento di un riflettore attirò il suo sguardo; una sentinella lo salutò dalla sua postazione all'angolo dell'edificio, quaranta iarde circa in linea d'aria, e il raggio di luce tagliò attraverso la nebbia illuminando, svariati piani più in basso, una strada deserta.

"...stanotte ce ne andiamo, in qualsiasi modo" troncò ricambiando il cenno. Quindi la maniglia della porta si abbassò.

3

"Vedo che vi sentite già meglio Coronel, abbastanza per fumare".

Il cuore schizzò nella gola del bandito, che si voltò di scatto facendo svolazzare le bende mezze svolte: non era lo stesso vecchio che li aveva accolti all'aeroporto, questo era di incarnato giallognolo, basso e dal ventre prominente, con una borsa di pelle stretta fra dita nodose e una tunica color porpora a filigrana d'argento.
Occhietti piccoli su una faccia grinzosa e triangolare, che ricordava in certo modo il muso di un serpente, seguirono il guizzo dei suoi verso i soldati in cotta di maglia e fucili mitragliatori, che entrarono al suo seguito e si piazzarono ai lati della porta. Oh Cristo-

"Ricordo che anche l'alcool è un vostro vizio, come il fumo esso non intacca la vostra salute, che è di ferro: e credetemi se lo dico, giacché come sapete sono medico!
E siete pure molto dimagrito...". La voce del vecchio era untuosa, ma ferma; richiuse la porta con un colpo di tacco e Demetrio Suárez inghiottì, fissandolo, nel silenzio che si era fatto solido.

"Avrei voluto partecipaste alla cerimonia per la mia nomina a Gran Aguero l'estate scorsa, ma eravate appresso ai banditi che affliggono la vostra provincia: ne avete appesi molti per il collo, si?". El Tuco annuì, la sigaretta consumata gli bruciò le dita, la lasciò cadere con uno scatto e i soldati fremettero: erano veri sparasvelto quelli che stringevano, con la canna lunga e il caricatore che si innestava sotto l'affusto...e, se le storie erano vere, proiettili che potevano perforare un muro di mattoni.

Da loro il bandito passò ai suoi compagni: la faccia di Kit era quella di qualcuno che sta tenendo i nervi coi denti; Tiana gli si era avvicinata, una mano sulla pistola, l'altra nella sua, lo sguardo incredulo. Presso il letto i disertori avevano gli occhi sgranati dei cavalli che hanno fiutato un incendio, solo le espressioni di Lin e del suo fratello di sangue rimanevano impassibili.
Chorro completò il movimento con cui gli si affiancava, quindi la borsa di pelle cadde sul pavimento facendo rumore di ferraglia. Le guance dell'aguero, che avevano colore e consistenza della cartapecora, si sollevarono in un sorriso di labbra esangui.

"Desidero vedere le vostre ferite señor Coronel",

"...non è necessario, ho appena rifatto le medicazioni-". Il volto da prugna secca scatto al tenente Sandoval, che ammutolì.

"Ho di certo migliore competenza rispetto a un comune medico militare" scandì tornando a lui. "Dunque?".
Quindi fece un passo, Lin si frappose, gli sparasvelto si sollevarono e un paio di puntini rossi danzarono sul petto della ragazza. Il bandito si morse il labbro sopravanzandola: era un piano del cazzo e io lo sapevo.

Ma non sempre vien fuori il poker dal mazzo, giusto? "Atrás, querida".
I puntatori laser ora tutti dedicati a lui, El Tuco sciolse lentamente la benda che gli copriva l'uncino, e gli occhietti del vecchio si allargarono: "Non sapevo aveste subito un'amputazione-"

"Es bastante" lo interruppe. "Zamora è morto, ma portava un segreto che possiamo condividere".

"Quindi voi siete il famoso bandido Suárez, il pistolero monco...quello che faceva ammattire così tanto il colonnello!". Le bende che coprivano ancora metà della faccia caddero assieme alle altre, la mano sana si abbassò lentamente accompagnando il gesto di un muto assenso.

"Lo avete ucciso?
...in realtà non mi interessa" soggiunse. "Ci conoscevamo per ragioni di stato ma vi confesso che non potevo soffrirlo. Era un vero pallone gonfiato".

Demetrio Suárez piegò l'angolo della bocca senza dire nulla, il vecchio fece lo stesso con una mano dalle dita tozze; le canne delle armi si sollevarono, dietro la porta rumore di passi.

"Inutile dire che qualsiasi vostro gesto di ribellione sarà punito con la massima severità" dichiarò. "Quindi, confido mi seguirete tutti quanti senza che ve ne sia bisogno".
El Tuco sospirò...quindi la mosca infilò la finestra socchiusa e scomparve.

"Parlavate inoltre di un segreto, anche di questo mi metterete al corrente senza che si debba ricorrere a metodi spiacevoli...". Le labbra si sollevarono sopra denti bianchi e regolari.
"...venite" ordino voltandosi, aprendo la porta: altri soldati erano fermi nel corridoio armati di fucili e carabine con la baionetta in asta.

"Capo...". La voce di Tiana tremava come le sue labbra; El Tuco annuì, quindi prese Lin per mano e si avviò per primo: e visto che non c'era alternativa, con la testa bassa e le mani sollevate, tutti gli altri seguirono in fila ordinata.

4

"Y Rafael como estàs?".

"Ha la febbre, delira, lo legano al letto...se vueltò verde!".

"Ay qué, mano! Pobrecito tuo cognato, e sua moglie...que barbaridad!". Il soldato Manoel Perrea guardò la sua commilitone dietro la visiera appannata della maschera antigas: erano le nove di sera e davanti al Palazzo delle Gilde il buio si scomponeva in gocce e prismi sotto il chiarore dei riflettori elettrici; la piazza del mercato su cui affacciava, che prima di quei giorni così strani era stata gremita a ogni ora del giorno e della notte, adesso era deserta per effetto del coprifuoco in vigore ormai da tre giorni.

Dall'altra parte del portale di bronzo la soldatessa Ramona Amarillo strinse le dita intorno all'affusto della carabina. "Come siamo arrivati a questo?".

" Los mutantes! Mio fratello fa il mulattiere nel Féudo, mi è arrivata la sua lettera ieri e ha detto che a Ciudad Gavilàn sono venuti i mutanti, hace una semana o poco più, pensa! Proprio quando il loro Governatore faceva la festa del suo compleanno!".

"Un regalito muy bonito...".

"Y lindo tambien! E mio fratello ha pure detto che due giorni dopo hanno dato le maschere ai loro soldati, e ha sentito dal padrone alla stazione di posta che volevano chiudere la città!".

"Ay, puercos! Deberían matarlos a todos!
...hanno preso anche mio marito perché il capoposto alla diga si era contagiato...".
Ramona Amarillo sospirò, il suono quello di un tessuto che si strappa.

"Yo no quiero que se muera" soffiò abbassando la faccia all'acciottolato viscido della piazza deserta. "Noi ci siamo sposati da tre mesi e io non...io non voglio...".

"Él no morirá chica, lo salveranno". Manoel Perrea sorrise dietro la maschera e poi (anche se non era permesso muoversi dalla posizione di attenti) fece per avvicinarsi alla ragazza...quindi si bloccò; l'attimo successivo la carabina venne spianata in un puro riflesso condizionato verso la figura improvvisamente apparsa davanti a loro.

Quindi la medesima, che rappresentava un uomo alto e robusto dentro uno spolverino nero, con un grosso cappellaccio calato in testa, fece un passo verso di loro.

"Alto, hombre!". Con la coda dell'occhio vide la ragazza abbassare la canna con un attimo di ritardo; l'omone ubbidì inclinando il capo: fango denso gocciolò dalla tesa del suo cappello e si sparse ai suoi piedi.

"Buenuas tarrdues" salutò con voce liquida e cavernosa, e al soldato Perrea si drizzarono i peli sulle braccia; quindi il cappello si sollevò...e al posto della testa apparve una massa bitorzoluta e butterata coperta di larve bianchicce. Sotto gli occhi spalancati del giovane, calchi di occhi e bocca affiorarono dal brulicare spargendole a manciate.

"Sto cerrcanduo i miei compagnui" disse l'apparizione; un centopiedi spesso come il suo polso scaturì dalla poltiglia in uno scoppio denso che schizzò il plexiglas della maschera.
"So che sonuo statui porrtatui qui, sarrueste cosuì gentuili da-".

Dopodiché il soldato Perrea premette il grilletto e la pallottola calibro .302 trapassò l'essere al centro del petto.
La massa fremente si abbassò e si rialzò. I calchi degli occhi si strinsero.

5

"Da quanto tempo lo conosci?".

Lin non rispose: lo sguardo dell'assassina era fisso oltre l'oblò imperlato, di vetro troppo spesso perché potesse romperlo a mani nude, fermamente incastonato nella fiancata dell'aeronave da grossi rivetti di cui non avrebbe avuto ragione nemmeno con il coltello (che le avevano tolto). Per contro, le sbarre dalla parte opposta erano abbastanza larghe da permetterle di sgusciarci attraverso...questo, se davanti alla cella non ci fosse stato un soldato in armatura completa a piastre, con uno shotgun la cui canna aveva il diametro della sua caviglia.

"C'è molta differenza fra te e il capo...quanti anni hai?".

La città era una distesa di luci e nuvole, le seconde coronavano le prime rese sfocate dalle gocce e piccole come lucciole dalla distanza: forse mille, forse duemila, magari anche tremila piedi, abbastanza da sfidare le aquile nel ventre della gigantesca macchina volante dove il vecchio in tunica li aveva fatti condurre per interrogarli. Erano prigionieri...e il suo uomo era stato portato via per primo.

"Holy cow, non parli molto eh?".

"Ho vissuto quasi diciotto primavere" disse, piatta; nella coda dell'occhio Tiana fece una smorfia di sorriso.

"Pure io ne ho fatti diciassette, il mese scorso, sapevi? Hey prick! Una cicca ce la dai a una bella ragazza??". Il soldato sussultò facendo rumore di ferraglia, l'arma istantaneamente spianata verso di loro. Lin si bloccò coi muscoli contratti, li rilassò tornando a girarsi verso il panorama luccicante e vaporoso. La canna si abbassò senza la minima risposta.

"Bloody hell, pezzo di ferro! Devo scoparti per fumare un po'?!?".

"Triste è chi è schiavo del vizio...".

"Ma senti la gialla! Però tu e il capo ci date dentro con l'oppio, eh?". Tiana si avvicinò e Lin la degnò di mezza occhiata appena prima di tornare a fissare l'oblò, e la notte accesa di luci oltre esso: era prigioniera e il suo uomo era stato portato via per primo, che cosa ti stanno facendo? Io non posso difenderti, io-

"Comunque come ci leviamo dalle palle? Qualche idea?" L'assassina strinse le labbra voltandosi verso la ragazza, che si era appoggiata accanto a lei e la stava fissando con una apprezzabile faccia da schiaffi.

"Il topo attende che il falco si addormenti per fuggire dalla sua tana.
Ma questa è una tana di metallo" soggiunse, "È piena di cose che non capisco e io-".

"E tu non sai che pesci pigliare, e tanti saluti alla saggezza orientale". Tiana sputò sul pavimento, si voltò, appoggiò le mani sull'oblò. "E pure all'oro, goddamn!".

"La vera ricchezza è altra agli occhi del saggio".

"E perché lo segui allora??".

Lin sospirò, infastidita. "Perché è il mio uomo. E ho un debito di vita" mormorò. Gli occhi di Tiana si allargarono.

"Ora, questo sembra interessante: sto ascoltando sorella...".

Il vetro dell'oblò si appannò sotto il sucessivo respiro, reso come un sibilo.
"...non è la scortesia che parla attraverso di me, amica" scandì. "Tuttavia non si possono mostrare le gemme più preziose dello scrigno, a chi è appena stato ammesso alla mensa della casa".

"È il vostro modo per dire 'fatti i cazzi tuoi'?".

Le labbra dell'assassina si sollevarono leggermente...quindi ricaddero. Contemporaneamente l'eco di un tuono più forte - che forse tuono non era - scosse l'aria accompagnato da bagliori che parevano fiammate, che si sollevarono presso il castello da cui qualche ora prima si era sollevato il gigantesco dirigibile.

Lin sentì il cuore che accelerava. "Ma che cazzo...".
Un altro boato fece eco al primo, Tiana sgomitò mettendola da parte: ed era fuoco quello che i suoi occhi allenati colsero nel momentaneo diradarsi delle nuvole.

Fuoco e fumo. Cosa accade? Lin guardò la sua compagna di cella, che ricambiò l'occhiata; un minuto scarso dopo, accompagnata dall'eco potente di una deflagrazione molto più vicina, l'aeronave tremò.

6

Chiedere gli era sembrata la cosa migliore: aveva fatto così con gli umani della città sul mare, e poi con quelli che abitavano alle frange del deserto, e loro avevano ascoltato ciò che aveva da dire perché è facile fare presa quando si hanno argomenti (come un tesoro nascosto) in grado di catalizzare menti piccole e avide.
Così la sua coscienza distribuita aveva pensato di fare lo stesso: sarebbe bastato raccontare tutta la storia - senza dimenticarsi di sottolineare il particolare del suddetto tesoro nascosto - per avere tutta l'attenzione e l'aiuto di cui necessitava; quindi avrebbe chiesto che quel gruppo di umani fosse stato liberato (non sapeva perché avesse deciso di dare loro considerazione: forse c'entravano antichi retaggi del suo essere passato, o forse anche un protoplasma senziente, dopo aver cavalcato in solitudine per decenni, iniziava a risentire della medesima) dopodiché avrebbe potuto riprendere la sua caccia assieme a loro, perché non c'era altro per cui valesse la pena di vivere, all'infuori della terminazione di tutte le funzionalità biologiche dell'ultimo generale del Magnifico.

E loro, invece di ascoltarlo, gli avevano sparato addosso.

...nessuno all'infuori delle sue prede si era mai permesso di farlo, comunque non in assenza di atti ostili da parte sua; e il fatto aveva spedito tremiti particolarmente spiacevoli attraverso gli orbitali degli atomi che lo componevano, in parole povere, lo avevano fatto incazzare.

Il lastricato del cortile interno si sollevò intercettando il colpo di bombarda: frammenti esplosero in tutte le direzioni, alcuni lo colpirono assieme alle pallottole delle decine di armi che stavano tuonando dalla parte dei difensori, tutte quante inutili verso chi aveva abbandonato il funzionamento standard di un sistema organico.
Mentre crollava il muro si modellò in un ponte, che si abbattè sugli spalti schiacciando l'artigliere assieme alla sua arma; i progenidi che aveva appena generato sciamarono intorno a lui avventandosi sui difensori e Bug pensò, come faceva sempre, che era sbagliato ciò che stava facendo...

...ma loro gli avevano sparato addosso quando lui voleva solo parlare. E visto che non volevano farlo, adesso lui li avrebbe terminati.
Il cacciatore di taglie alzò quella che si sarebbe potuta chiamare testa: nella percezione chimica che aveva del circostante le tracce su cui si era sintonizzato risaltavano come punti vividi qualche migliaio di piedi sopra di lui, all'interno del gigantesco dirigibile sospeso sul castello; rumori di eliche sopra il crepitio degli spari lo fecero quindi voltare di scatto alle aeronavi più piccole che stavano planando su di lui.

Immediatamente fu uno con le sue creazioni: una colonna fremente di orrori eruttò dagli spalti addosso alla prima, che ruotò su sé stessa e si schiantò sulla seconda; i riflettori sulla murata esplosero spargendo scintille, un cavo elettrico folgorò l'essere che lo aveva addentato, un altro lo afferrò, guidato da un thread di pensiero appositamente dedicato, e si arrampicò sulle sartie verso il pallone gonfio di elio mentre il groviglio di lamiere precipitava sul mastio del castello...e per finire, *KABOOM!*.
Un pensiero quindi attraversò la coscienza distribuita del mutante, nel momento in cui l'aeronave superstite accennava a risollevarsi, concretizzandosi in un piano azzardato; saltò, si aggrappò e colò oltre il parapetto, l'attimo successivo svariate palle perforarono il suo cappello, quello dopo ancora lo sciame si avventò sui dieci membri dell'equipaggio portando con sé le informazioni codificate della sua coscienza.

E gli umani urlarono, oh se urlarono, mentre i loro corpi venivano colonizzati e fusi insieme in una mostruosità globosa di teste, arti e ali membranose: ed era sbagliato, era così sbagliato...ma erano stati loro a cominciare.
Priva di controllo a sua volta, la terza navicella sbandò verso il muro di una torre, su cui rimbalzò precipitando verso il cortile interno mentre l'orrore scompariva nelle colonne di fumo.

La carne, considerò mentre il suo nuovo obiettivo ingrandiva, era molto più comoda da indossare del fango.

7

"Dunque stavate fuggendo dalla giustizia del Féudo, perché avreste deciso di mettervi a capo di una insurrezione popolare miseramente fallita...".

Demetrio Suárez inghiottì e annuì, e la mente colse l'attimo per ricordargli che non si faceva da più di dodici ore. Seduto all'altro capo del tavolo il vecchio - che si era presentato come Don Ferdinando Ibañez De La Cruz - prese la pipa e la caricò nel silenzio che fece seguito.

"...e quali sarebbero stati i vostri piani, se posso saperlo?".

"Noi volevamo instaurare un governo del popolo, i guerrilleros che mi rispondono sono trincerati sulla Sierra Silbante e avrebbero-".

"Un 'governo del popolo'? Señor Suárez, quale idiozia! Il popolo non può governare sé stesso, anzi deve essere sottoposto, soggiogato per meglio dire, all'autorità perché la società possa prosperare...e con il che intendo, l'autorità vera, non quella di un volgare tagliaborse.
...che idiozia" ripeté il vecchio fiutando la pipa pronta, storcendo la faccia in una smorfia affilata.

"Che cosa dunque sarebbe andato storto nei vostri piani?".

"A parte los mutantes?? Non avevamo previsto che quel puerco di Valente portasse il suo grasso posteriore in città col suo seguito di truppe scelte!
Noi volevamo colpire profittando del torneo di poker, della confusione, capite, i miei uomini erano pronti a sollevare-". Don Ibañez sollevò la mano sinistra e Demetrio Suárez tacque, interrotto per la seconda volta. L'astinenza vibrò nel cuore del bandito.

"Che idiozia". Il vecchio scosse la testa, pizzicò il bocchino fra le labbra, tirò fuori una scatolina d'argento dal taschino della tunica e prese un fiammifero, che accese con un colpo dell'unghia del pollice e accostò al fornelletto. El Tuco spostò lo sguardo alla coppia di assaltatori in armatura a piastre che lo fiancheggiavano, ciascuno dei quali imbracciava un fucile d'assalto; la grande vetrata dietro di loro, che si estendeva per tutto il lato lungo dello studio dove era stato condotto, inquadrava la città in una prospettiva irreale di nuvole e luci dietro il velo della pioggia che aveva ripreso a cadere.

"E cosa mi dite di quella...*Puff! Puff!*...cabeza, che i miei uomini hanno trovata fra i vostri bagagli?". Il bandito strinse le dita e il loro tremito, dalla faccia grinzosa del vecchio passò al busto di marmo che ne raffigurava una identica, posizionato su una elegante colonnina accanto a una scrivania di legno laccato, sulla quale erano a loro volta posate una radio a onde corte, una pistola e la testa di cui sopra, fulcro di tutto quell'assurdo parapiglia di tesori nascosti e tradimenti incrociati. Alcune librerie completavano l'insieme dalla parte opposta incastonando un quadro a grandezza naturale del Gran Aguero a cui il pittore aveva defalcato una parte generosa degli anni che gli competevano (nonché rinfoltito la chioma nel modo più consono ad un personaggio della sua levatura).
Decisamente era la più bella stanza da interrogatori in cui fosse mai stato condotto nella sua pluriennale carriera di ladròn matricolato.

"Señor Suárez? Siete ancora con noi? Le vostre pupille sono contratte, sapete, è necessario discernimento nell'uso di certe sostanze-".

"La...la testa, quella, fa parte della retorica dell'ideologia...".

"Spiegatevi meglio".

'Quella è la testa di uno degli antichi nemici del Féudo e noi volevamo mostrarla al popolo dopo la dichiarazione di indipendenza, per mostrare che oggi come ieri gli oppressori sono destinati a cadere e...".

Don Ferdinando Ibañez De La Cruz iniziò a ridere, un suono stridulo e sgradevole che morì in colpi di tosse catarrosa.

" 'Retorica dell'ideologia'? Señor, señor, devo passare a metodi più convincenti per ottenere la verità?".

"No, no, vi assicuro-".

Il vecchio arpionò il tavolo coi gomiti, il sorriso cadde come un sudario."Per quale motivo vi trovavate sull'aeronave del colonnello Zamora? Dove era diretto il medesimo mentre nel vostro Féudo divampa un misterioso contagio che trasforma le persone in mostri?
Che cosa stava cercando?" soggiunse sporgendosi e il bandito inghiottì sentendo i denti che iniziavano a tremare. Un rivolo di sudore gli colò negli occhi, altri lo fissavano con l'immobilità di un serpente sopra un solco grinzoso in cui non vi era la minima traccia di scherzo. Demetrio Suárez strinse la mascella, si terse la fronte col dorso della manica, la cupoletta di metallo sussultò e la mano sana ghermì l'avambraccio, tenendolo fermo.

"Io, io non, non lo so, i-io...".

Il vecchio sospirò appoggiandosi allo schienale; tirò una boccata, la soffiò in alto, riabbassò la faccia. "La vostra compagna è orientale, non è così? Una donna così giovane e bella, le faccio i miei complinenti, ha già raggiunto la maggiore età?
Non deve avere più di vent'anni" continuò senza dargli tempo di rispondere. Le rughe intorno agli occhi che lo fissavano emersero al loro stringersi come crepe sulla terracotta.

"Il suo corpo è così piccolo, così delicato, non ancora consumato dal tempo...si, è davvero un esemplare di pregio". Una punta di lingua guizzò al distendersi di altre spaccature.

"Vede, señor Suárez, io sono medico, ed è forse questo che mi porta ad apprezzare, ma che dico, estimare la bellezza delle giovani forme femminili...che abbelliscono, in tutta sostanza, qualcosa che non è altro che un animale da riproduzione, una fattrice. E per quanto molti dicano ciò che sto per dire dei glutei, del seno o dei piedi, ritengo io invece siano i genitali, la parte migliore di una donna, in altre parole: io amo la vagina, señor Suárez, amo guardarla, contemplarla, assaporarne l'armonia del disegno, così simile ad un fiore nell'attesa perpetua di sbocciare, specie negli esemplari appena pubescenti...".

Don Ibañez ridacchiò, quindi le sue labbra ricaddero dietro il fumo che si disperdeva. "E se voi non mi direte ciò che voglio sapere" continuò con la voce che si abbassava, "Io asporterò chirurgicamente la vagina della vostra compagna, e la metterò in un vaso di formaldeide per poterla ammirare a mio piacimento".

"Señor?!?".

"Volgarmente parlando, le strapperò la fica". El Tuco scattò in piedi, gli assaltatori spianarono le armi e il vecchio rise a bocca aperta scoprendo i suoi denti rovinati.

"Così farò, señor Suarez, senza il conforto della minima anestesia! E vi costringerò a guardare l'intero processo!". Le labbra si strinsero intorno al bocchino della pipa e il bandito si accorse di avere le unghie conficcate nel palmo che gli rimaneva quando registrò la sensazione umida del sangue: abbassò la faccia alle gocce sparse sul tavolo, l'astinenza scalciò e i denti sbatacchiarono come nacchere innescando un'altra risatina.

"Sedetevi, ora, e ascoltate bene" scandì il vecchio. "Se voi non mi direte ciò che io voglio sapere, io dissezionerò la vostra compagna davanti ai vostri occhi e lei urlerà tanto forte da squarciarsi la gola, prima che il cuore le scoppi per la sofferenza. E vi è invero, sapete, una certa poesia, nelle urla di una donna torturata a morte...per quanto esse siano molto simili a quelle di una scrofa sgozzata.
Sedetevi". Demetrio Suárez abbassò gli occhi alla coppia di puntini rossi che gli danzavano sul petto, e realizzò di stare tremando come una foglia; rilassò a fatica i muscoli, altro sangue gocciolò sulla laccatura pregiata del tavolo mentre si lasciava ricadere pesantemente sulla sedia.

"Asì está bien". Don Ibañez inclinò la testa di lato, aspirò una boccata, il sorriso mellifuo riapparve...quindi il rumore lontano di uno scoppio lo incrinò.

_'*'-

La sedia stridette ruotando sull'impiantito mentre nel mosaico di luci e pioggia inquadrato dalla vetrata se ne accendeva un'altra, più vivida. "Que pasa?".
Il vecchio appoggiò la pipa sul tavolo, il soldato di sinistra spostò la canna, quello di destra mantenne la sua linea di mira; un terzo boato, che avrebbe potuto benissimo passare per un tuono, accompagnò il fiorire di bagliori aranciono presso il castello sotto di loro.

"Apuntan al prisionero!" Il vecchio raggiunse la scrivania, la radio crepitò mentre la afferrava, contemporaneamente un'ombra grottesca e grossa attraversò la parte sinistra della vetrata...quindi un altro scoppio, stavolta molto più prossimo, accompagnò un improvviso piegarsi all'indietro dell'aeronave.
La testa mozzata rotolò sul pavimento, anche la seconda canna si spostò: l'attimo successivo Demetrio Suárez saltò addosso al soldato più vicino e l'uncino lacerò la gorgiera di maglia.

8

La raffica impattò contro il corpo corazzato di cui si stava facendo scudo e gli rasentò la tempia; afferrò lo sparasvelto cercando di ficcare il dito nel guardamano, contemporaneamente il lampadario esplose inondandolo di frammenti e l'aeronave rollò, sbilanciandolo.

Il puntatore laser danzò sull'elmetto del soldato arpionato, che gli assestò una gomitata al fegato: lo ringraziò dando un bello strappo con l'uncino, quindi il grilletto scattò e il fucile si impennò nella presa malferma.
Scintille si alzarono dall'armatura del secondo assaltatore che cadde in ginocchio; El Tuco liberò il gancio sventagliando sangue, l'arma dell'avversario si riposizionò, la precedette di una frazione di secondo e fece fuoco di nuovo: la vetrata esplose come già aveva fatto il lampadario seguendo di un niente la testa del suo bersaglio, che stramazzò sparando nel pregiato controsoffitto in legno dello studio.

Le grinfie del vecchio si chiusero intorno al calcio della pistola; la terza raffica segò il piano della scrivania bloccandolo con la schiena inarcata: "Alto, bastardo!".

_'*'-

Don Ferdinando Ibañez gettò le braccia al cielo e il bandito piegò le labbra, il cuore che pompava nelle tempie e nel petto con furia dolorosa: non vecchio, non finito! Steso ai suoi piedi il soldato dalla gola squarciata fece per sollevare un braccio: calò il tacco dello stivale e il plexiglass della maschera si fracassò diventando rosso. Il mirino laser si sollevò allineandosi alla fronte di Don Ibañez, che ruotò gli occhi come un cavallo terrorizzato.

"No! No disparan, no-"

"Così, tu volevi strappare la fica alla mia donna? Jésus Cristo, ne ho sentite di porcherie ma questa le batte tutte!". El Tuco soffocò l'impulso di mettersi a ridere, invece si scosse il sangue dall'uncino, quindi appoggiò l'affusto sul braccio mutilato: ricaricare sarebbe stato un problema, per il momento tuttavia c'erano ancora fagioli nella ruota.
L'attimo successivo l'aeronave si inclinò dalla parte opposta e i cadaveri scivolarono contro la scrivania, che iniziò a sua volta a muoversi verso la vetrata fracassata. Rumore improvviso di sirene d'allarme gli contrasse l'indice a metà corsa.

"...e se io ti strappo le palle adesso?".

"No...no! Como es posible-".

"Muoviti, vien aquì, ràpido!".

"Non...voi non riuscirete a-". Il bandito chiuse la distanza e uncinò la spalla del vecchio mentre gli passava alle spalle: aveva appena deciso che non lo avrebbe trattato coi guanti bianchi. "Ah! No...no!".

"Callate ahora, si quieres vivir! Noi adesso andiamo a prendere i miei compadres e poi ci facciamo un bel viaggetto, sei d'accordo?".

"Come...come siete riusciti-". Don Ibañez voltò la sua faccia grinzosa...e i suoi occhi si spalancarono quando gli ficcò la punta della canna sotto il naso. Non ne ho idea compadre, ma ch'io sia impiccato se mi gioco l'occasione!

Il bandito sghignazzò allentando momentaneamente la presa e si appropriò della pistola, una calibro .45 dalla canna esagonale che ficcò di traverso nella cintura; quindi voltò il suo ostaggio e indicò la testa sul pavimento: "Tomala".

"Che...cosa?". Voci gridarono sovrastando le sirene d'allarme, rumori di passi in oltre la porta, un richiamo.


"Toma la cabeza, hijo de perra, o te juro que te mato!".

Gettato in ginocchio il vecchio claudicò verso la testa, che raccolse. Il richiamo si ripeté, Demetrio Suárez mise su il suo miglior sorriso da canaglia e uncinò il suo ostaggio per la collottola, quindi si girò proprio mentre la porta si spalancava su un vero plotone di canne spianate.

"E adesso, Don Ibañez, mandate via i vostri amigos" gli ringhiò all'orecchio mentre i puntatori laser si intersecavano sulla sua fronte. "Esta es una fiesta privada".

9

Il metallo si squarciò come carta, non riusciva comunque a nascondere le tracce feromoniche dall'altra parte: numerose, diverse da quelle che stava cercando, tutte accomunate dal denominatore della sorpresa che diventa paura.
Il globo di carne alto quindici piedi si incagliò fra il soffitto e il pavimento della sala mensa, travolgendo i tavoli e i soldati radunati per il rancio serale in una tempesta di schegge, scintille e frammenti; tentacoli di tendini e fibre muscolari estrusero dal corpo centrale e si aggrapparono ai bordi della voragine che la mostruosità aveva creato, sollevandola in un coro di invocazioni terrorizzate: "Madre mia! El diablo! Diòs! FUEGO!!!".

Occhi numerosi e sfaccettati, grossi come lanterne cinesi di cui avevano il colore, sbocciarono contemporaneamente all'aprirsi di un taglio dentato lungo l'intera circonferenza dell'essere. Le prime raffiche impattarono in scoppi grumosi sulla superficie rosa chiaro e rosso arterioso , intensificando in una tempesta continua di pallottole corazzate sotto cui la massa dell'orrore sembrò contrarsi; fistole simili a branchie si dilatarono al suo successivo espandersi rilasciando sciami di farfalle luminescenti: dopodiché i soldati lasciarono cadere i loro fucili e iniziarono a urlare mentre i parassiti ricombinanti
colonizzavano i loro corpi insinuandosi attraverso i vestiti, sotto i corpetti antiproiettile, attraverso le giunte delle armature, dentro occhi, orecchie, narici; per finire, le urla diventarono i ruggiti di progenidi feroci geneticamente programmati per il solo fine di riprodursi, prima che la proliferazione cellulare incontrollata causasse il fallimento definitivo dei loro sistemi instabili, la loro altrettanto rapida decomposizione...e la liberazione di spore virulente codificanti il medesimo, inarrestabile imperativo genetico.

Non si era mai spinto tanto avanti...ed era sbagliato. Ma non importa.

Grondante sangue e icore, fermo al centro della voragine che aveva scavato, Bug guardò dai suoi molteplici occhi i suoi figli bastardi che si disperdevano: e tutto questo era sbagliato, era così sbagliato...
...ma non importa: ed era più che vero.

_'*'-

La considerazione ridondò attraverso i quanti della coscienza distribuita, fra di essi si disperse e diventò essa stessa la più necessaria delle risposte, l'unica possibile, quella a cui si era aggrappato con la forza della disperazione per dare senso alla sua esistenza.

Io devo ucciderti. Un progenide si avvicinò sbuffando vapore da narici orrendamente dilatate, al centro di un muso grigiastro e triangolare coperto di piaghe, che ricordava solo vagamente la faccia dell'essere umano che era stato.
...e poi? Bug sollevò uno pseudopode che terminava in un uncino di osso giallastro, e regalò una carezza, quindi conficcò gli altri nell'impiantito fracassato e fece forza: una frazione più piccola, di forma vagamente umanoide, venne espulsa dalle fauci frementi del bolo dentato che lo aveva condotto fino a lì come un utero, e che iniziò subito a putrefare.

Ciò che sarebbe successo dopo non aveva la minima importanza: l'ultimo generale del Magnifico era ancora in vita e il fine unico della sua esistenza, era quello di terminarlo: neppure riusciva a concepire un 'dopo' e così la questione, priva di senso, scivolò appresso alla massa di carne infetta che precipitò disfacendosi nella pioggia.

Le spore di cui era gonfia avrebbero trovato terreno fertile nell'oasi di Salinas, estendendo un contagio senza scopo né ragion d'essere: ma neppure questo era più importante, per il totem grottesco di muscoli esposti e placche ossee che attraversò lentamente la camerata devastata.
Le sirene di allarme avevano iniziato a suonare già da qualche secondo.

Continue Reading

You'll Also Like

165K 5.4K 50
Y/n, si ritroverà nella radura insieme ad un sacco di ragazzi. Troverà in loro una grande famiglia, delle persone di cui sa di potersi fidare. In par...
101K 4.1K 64
Aria Walker ha diciassette anni e ha sempre vissuto al fianco del padre dopo la morte della madre. Costretta a trasferirsi spesso a causa del suo lav...
156K 7.9K 30
In un mondo in cui i vampiri sono considerate semplici leggende per gli umani e i licantropi sono leggende sia per i vampiri che gli umani, inizierà...
3.7K 99 37
SECONDA PARTE - ISCRIZIONI APERTE Avete vagato in lungo e in largo alla ricerca di un servizio che vi soddisfacesse? Cercate un nuovo scambio innovat...