bella come quel goal || Feder...

By turimaniwp

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Dalla storia: "Ne ho fatta di strada per averti e ora che sei mia non voglio perderti" mi sussurra all'orecch... More

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capitolo 3
capitolo 4
capitolo 5
capitolo 6
capitolo 7
capitolo 8
capitolo 9
capitolo 10
capitolo 11
capitolo 12
capitolo 13
capitolo 14
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capitolo 16
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capitolo 37
saluti

capitolo 1

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By turimaniwp

Ogni tifoso azzurro stava esultando. Erano tutti in piedi e molti agitavano in alto cartelloni e bandiere. Urla di gioia, lacrime di felicità e sorrisi enormi sui volti degli italiani. Sul cielo di Londra si stava diffondendo un'atmosfera magica.

Quel ragazzo entrato in campo sei minuti prima della fine del secondo tempo aveva cambiato le sorti della partita in pochi minuti. Un goal al novantacinquesimo e una bellissima giocata che aveva tolto il fiato a ciascuno spettatore.

Lui era riuscito a dare una svolta ad una partita ben giocata ma apparentemente interminabile. La tensione era leggermente calata ed i riflettori erano puntati tutti sul numero 14 della nazionale italiana: Federico Chiesa.

Con la sua scivolata aveva raggiunto l'angolo destro della metà di campo Austriaca e ora tutti applaudivano mentre il telecronista gridava con enfasi il suo nome. L'attaccante aveva fulminato non solo il portiere austriaco ma anche me, seduta sugli spalti, che non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla sua figura.

Ora i miei occhi incrociavano i suoi castani che erano parsi proprio alla ricerca del mio volto. Un sorriso colorava il suo viso di allegria. Ecco che lo raggiungevano correndo i compagni di squadra pronti a festeggiare con un abbraccio di gruppo.

La partita riprendeva ma le menti erano rimaste all'azione compiuta pochi istanti prima dal calciatore juventino. Io stessa continuavo a pensarci; rivedevo quello sguardo che per me era stato come una conferma.

Ero finalmente certa che quella tra noi due non fosse più una semplice amicizia; in verità non lo era mai stata e questo lo avevamo capito entrambi dal nostro primo incontro. La luce che si era accesa nei suoi occhi mi aveva dato coraggio. Terminata la partita gli avrei parlato. Volevo farlo, dovevo farlo. Ero determinata.

Mentre riflettevo, i calciatori italiani e austriaci continuavano a dare il massimo in campo.
La fine della partita si avvicinava sempre di più ma il vincitore era ancora incerto.

Al 105esimo minuto scattava il secondo goal per l'Italia. Matteo Pessina mandava la palla nella rete e gli azzurri esultavano per una seconda volta a distanza di alcuni minuti. I cuori degli italiani si riempivano sempre più di speranza e l'aereo verso i quarti di finale sembrava essere quasi decollato.

Poco fortunato e molto critico il secondo supplementare, dove anche Sasa Kalajdzic, giocatore austriaco, riusciva a superare l'imponente Donnaruma. I battiti delle persone sugli spalti acceleravano e il timore dei rigori incombeva sempre più.

Nonostante l'ultimo goal, gli italiani potevano tirare un sospiro. Era arrivato il fischio dell'arbitro e l'incontro era giunto al termine. Mancava soltanto una cosa da fare prima di potermi focalizzare sulla prossima partita: parlare con Federico.

I tifosi stavano lasciando lo stadio e i giornalisti intervistavano i calciatori. Io ero rimasta lì e ascoltavo le parole di una delle star del match.
L'autore del primo goal dell'Italia citava frasi dette dall'allenatore, parlava del suo goal e si complimentava con gli avversari per il grande ottavo di finale appena giocato.

Aveva concluso il suo intervento e si stava dirigendo verso la panchina dove c'erano gli altri compagni ad attenderlo e a commentare la vittoria. Nel frattempo io stavo provando a raggiungerlo in campo per potergli parlare.

- "Ragazzi sapete se Viviana ha già lasciato lo stadio?" esordisce lui a voce alta per farsi sentire bene dai membri squadra azzurra.

Riesco a sentire non solo le sue parole ma anche le risposte incerte dei calciatori alla sua domanda.

Raggiungo anche io la panchina e per attirare l'attenzione del numero 14 provo a dire qualcosa. La mia voce viene però fermata da un nodo nella gola causato dall'ansia.

"Eccoti, ti stavo cercando"; è Federico a trovare me.

"Anche io ti stavo cercando Chiesa" ammetto.

"Ti diverti a farmi venire i brividi dicendo il mio cognome?" domanda lui.

"Si", sorrido.

E dopo aver pronunciato la mia risposta è come se le cose iniziassero a succedere al doppio della velocità.

Federico poggia una mano sul mio fianco sinistro e con l'altra accarezza con dolcezza il mio viso. Quel contatto mi manda fuori di testa e sento il suo calore che riscalda il mio corpo. Tremo. Sono agitata e non so cosa aspettarmi.

Le mie curiosità vengono istantaneamente soddisfatte nell'istante in cui sento le sue labbra contro le mie: il nostro primo bacio ufficiale.

I nostri cuori battono all'unisono e i respiri si fanno più pesanti. Entrambe le sue mani si spostano sulla mia vita. Sento che le preme sempre più contro la mia pelle come per impedirmi di allontanarmi, come se volesse dirmi che sono solo sua, come per rendere quel bacio eterno.

Ci separiamo per riprendere fiato e noto gli occhi di tutti fissi su noi due. Anche lui si volta e il rossore sulle guance ed un timido sorriso lasciano trasparire una sensazione di forte imbarazzo. Siamo sotto l'attenzione dell'intera squadra e dell'allenatore nonché mio padre.

"Wow... Non ci avrei scommesso che ce l'avrebbero fatta a mettersi insieme" dice Immobile rompendo il ghiaccio.

"Neanche io" commenta Chiesa.

"E invece è successo" aggiunge Insigne "Un applauso per i nuovi fidanzatini".

"Quindi io e te ...Stiamo insieme? ...Cioè io sono la tua ragazza e... Tu sei il mio ragazzo?" balbetto io e subito dopo mi rendo conto di aver parlato come una bambina delle elementari.

Federico mi guarda e ridacchia per il mio buffo intervento. "Penso proprio di si... Sempre se per il capo va bene" spiega rivolgendosi poi a mio padre.

"Chiesa non ti metto in panchina solo perché sei tra i migliori attaccanti dell'europeo, sappilo" risponde serio l'allenatore Mancini.

"È questo quello che hai da dire papà?" gli domando. Non posso credere che la sua unica intenzione sia quella di separarmi da Federico e di chiudere una storia appena iniziata.

Barella non esita un istante a prendere le nostre difese "Mister non ci dica questo, credo che tutti aspettino di vedere Chiesa e sua figlia finalmente felici insieme".

"Confermo" dicono in coro Spinazzola e Jorginho per sostenere Nicolò.

"Certo che prendete sul serio ogni singola frase che esce dalla mia bocca" ride divertito Roberto Mancini "Stavo scherzando ragazzi, ricordatevi che per un padre la felicità della propria figlia viene prima di ogni altra cosa" fa una pausa e poi continua "E tu, caro il mio Federico, vedi di trattare bene la mia bambina altrimenti puoi dire addio a questo europeo e ai prossimi 20".

"Papà!" lo rimprovero, "Ti ricordo che non ho più cinque anni e che non serve minacciare ogni mio ragazzo".

I ragazzi ridono divertiti dalla scena padre-figlia che stava avendo luogo proprio davanti ai loro occhi.

"Non si preoccupi capo, la tratterò nel migliore dei modi a partire da oggi e fino alla fine" dice Fede per tranquillizzare mio padre.

"Lo spero" conclude l'allenatore della nazionale italiana.

Per un attimo lo sguardo dell'attaccante juventino torna ad incrociare il mio. "Sei bellissima stasera, proprio come il goal che ho fatto prima" mi sussurra.

"Sei molto modesto oggi" commento io a bassa voce e poi dopo una breve pausa aggiungo "Allora devi trovarmi veramente bella".

"Esatto".

Lo stadio è oramai vuoto e restano solo due cose da fare: spogliarsi degli abiti della partita ed andare a festeggiare la vittoria. I calciatori si spostano dalla panchina allo spogliatoio e Chiesa mi prende per mano e mi porta con sé.

Una volta entrati nella stanza il mio ragazzo mi porge un asciugamano e poi dice "copriti gli occhi".

"Sei geloso?" chiedo anche se so bene cosa gli passi per la testa in questo momento.

"Nah" è la risposta che ottengo; la voce di Federico viene seguita da sonore risate dei calciatori azzurri.

"Vorrei farvi notare che io non sto ridendo" dice Chiesa imbarazzato per poi poggiare l'asciugamano sui miei occhi. "Ne ho fatta di strada per averti e ora che sei mia non voglio perderti" mi sussurra all'orecchio. Sorrido. "Non mi perderai Chiesino" intervengo provando a rassicurarlo. Mi stampa un bacio sulle labbra e poi comincia ad indossare i vestiti puliti.

Ancora non mi spiego come abbiamo fatto ad arrivare fin qui. E pensare che mi ricordo di ogni singolo momento dal nostro primo incontro!

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