Hey Angel~(Andy Biersack)

By VIVOXZAYN

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New Orleans 2011, la vita di Sarah è stata sconvolta da un terribile incidente nel quale persero la vita i su... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Epilogo

Capitolo 5

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By VIVOXZAYN

[La storia è di mia proprietà, si prega di non copiare per evitare sconvenienti.
TUTTI I DIRITTI RISERVATI.
Capitolo Corretto.]

"Sarebbe bello se la vita fosse come una Crêpes, che puoi farcire come ti pare."

Capitolo 5

Il viaggio in macchina fu breve e silenzioso. Non uno di quei silenzi imbarazzanti, ma uno di quei silenzi in cui sei troppo stanco per parlare e troppo stanco per poter tenere una conversazione che abbia un senso logico.

Ci furono alcune domande da parte sua ad esempio quanti anni ho e da dove vengo.

Il mio fu un discorso neutro nel quale gli risposi che avevo compiuto diciotto anni e che ero nata a New Orleans.

Lui invece era nato a Cincinnati, una città nel sud ovest dell'Ohio, capoluogo della contea di Hamilton.
Ah, ha 22 anni.

Il suo linguaggio è molto dettagliato e lento, come se volesse incidere le sue esatte parole sulla tua pelle. 
Rimani come intrappolata dal suo modo di parlare.

Ha una voce molto... Roca. È anche carino ... Bhe è un bel ragazzo non ce che dire. Non lo si può definire brutto.

È più di mezzora che sono sdraiata sul letto nella camera degli ospiti.

Ieri sera quando siamo arrivati al suo appartamento ne sono rimasta affascinata.
Per essere la casa di un ragazzo è anche troppo ordinata, precisa e con un tocco classico e moderno.

I colori che predominano sono il bianco e il grigio. La camera in cui mi trovo difatti,  ha la parete in cui appoggia la testiera del letto grigia chiaro mentre le altre tre sono di un bianco sporco.

La prima cosa che ho notato appena ci ho messo piede è che, solo questa stanza, è più grande del mio intero ex appartamento.

Grazie alla sveglia sul piccolo mobile di fianco al letto, so che sono le undici.
Dovrei alzarmi considerando che sento un fracasso proveniente da un'altra stanza, probabilmente la cucina.

Ma questo grande, comodo, caldo, letto mi attrae a se. La forza che ci metto per alzarmi è direttamente proporzionale alla corsa di una tartaruga.

L'idea di incontrare Andy mi mette un po a disagio. Mi trovo nel suo appartamento, precisamente in un comodissimo letto matrimoniale, avendo una conoscenza con il padrone di casa inesistente.

Mi dirigo verso il bagno che si trova all'interno della stessa camera, dopo aver preso dei vestiti puliti e la spazzola.

Ho dei capelli rossi davvero lunghi, arrivano a metà sedere, e leggermente ricci. Non ho idea da chi possa aver preso il colore, nella mia famiglia sono tutti biondi/castani.

Infilo la felpa bordeaux e esco dalla stanza.
Cammino indossando solo un paio di calzini neri, non avevo voglia di infilarmi le scarpe.

Attraverso il corridoio che collega il salone con altre porte tra cui la 'mia' camera.

Sulla destra ce la cucina in cui ritrovo un Andy indaffarato a preparare... Le Crêpes?

<< Posso aiutarti? >> al suono della mia voce lui sobbalza. Mi viene quasi da ridere ma mi trattengo facendo un piccolo sorriso.

<< Buongiorno Angelo, dormito bene? >>
Si gira verso di me sorridendomi.

<< Si, forse anche meravigliosamente troppo >> ride.
<< Ne sono contento. Sto preparando la colazione ... Crêpes. Ti piacciono vero? Altrimenti ce del latte, cereali, biscotti... >>

<< Le Crêpes vanno più che bene >> sorrisi e lui con me.

<< Cioccolato o marmellata? >>
Mi chiede mentre cerca di rigirare una sfoglia nella padella.

<< Cioccolato >> mi fa segno di sedermi sullo sgabello che circonda il tavolo a "penisola" mentre mette la colazione nei piatti.

<< Calcolando che ho trovato la ricetta su internet, se è immangiabile dillo >> dice mentre prende il primo boccone.

Mastica in maniera lenta, come se volesse gustarsi il tutto fino all'ultimo.

Inizio anche io a mangiucchiare. Mi sento a disagio, troppo a disagio.

Il cioccolato inonda la mia gola. È fenomenale.

<< È davvero buonissimo >> lui accenna un sorriso anche perché è a bocca piena.

Finiamo di mangiare dopo qualche minuto, in silenzio.

Ma questa volta, l'imbarazzo è palpabile.

<< Raccontami qualcosa di te >>
Panico.

<< Cosa vorresti sapere? >>
Lui alza le spalle.

<< Ad esempio... Da dove vieni? >> chiese gesticolando con le mani.

<< Sono nata a New Orleans. Mi sono trasferita qui a Los Angeles lo scorso anno >>  dissi molto velocemente.

<< Perché ti sei trasferita? Los Angeles è bellissima ma anche New Orleans >>

<< Non avevo un motivo per restare. Dovevo... Cambiare aria >>
Sorrise, a quanto pare capì che non mi andava molto di parlarne.

****
Ero in camera, Andy mi ha detto che potevo, anzi mi ha obbligato, sistemare le mie cose nella stanza.

Era un po' una stronzata mettere negli armadi i miei vestiti anche perché non mi sarei fermata per tanto tempo.

Ma lui  ha detto che potevo anche fermarmi per tutta la vita.

Stavo per mettere il borsone sotto il letto quando mi accorsi che non avevo tirato fuori ancora il libro.

Non era un libro qualsiasi. Stefan me l'aveva regalato il giorno dei miei sedici anni.

È uno di quei libroni antichi in pelle alti più o meno dieci centimetri.

Quel libro pesava quasi quanto me.

Non ero arrivata neanche a metà con i miei disegni. E si, disegno.

Se ci fosse mai stato un incendio la prima cosa che avrei salvato e per cui avrei messo in pericolo la mia vita è proprio quel libro.

<< Ei, ho bussato ma non mi hai risposto >>
Andy fece capolinea nel mio campo visivo.

<< Scusami ero sovrappensiero >>
Sorrise << Volevo chiederti... È quasi l'ora di pranzo e il frigo è completamente vuoto. Ti piace il cinese o giapponese. Oh anche tailandese... >> inizia a gesticolare

<< Va benissimo il cinese >> sorride e io con lui.

<< Cos'è quello? >> chiede.

<< Questo, è la causa del peso del mio borsone >> ridacchio.

<< Cosa c'è dentro? >>
<< Disegni >> rispondo sospirando.

E i suoi occhi si illuminarono.

<< Posso vedere? >> mi chiese, con un alzata di voce raggiungendomi con poche falcate.

<< Non è niente di che, solo qualche bozza >> cerco di sorridere. Nessuno ha mai visto quei disegni.

<< Ti prego >> mi supplica.

Gli do il libro e lui come un bambino di cinque anni si siede sul letto e inizia a sfogliare.

Mi siedo accanto a lui. Osserva con le sopracciglia aggrottate e sfiora delicatamente le pagine.

<< Sono davvero belli >> sussurra mentre osserva il disegno dell'ancora con la corda attorcigliata.
Sorrido.

<< Hai davvero talento sai? >>
<< Grazie >> sicura come la morte, ero arrossita.

Arriva all'ultimo disegno.
Merda me ne ero scordata.

<< Ehm... Sono finiti >> cerco di riprendere il libro ma lui si allontana.

<< Ma questo è il negozio... Ei ma quello sono io >> inizio a grattarmi il retro del collo dal nervosismo.

<< L'ho disegnato quando ho fatto il tatuaggio... Mi sono messa sul muretto e avevo iniziato ma poi sei sbucato tu e sei rimasto in vista ... >> ride

<< Cosa ridi, non è colpa mia se stavi in mezzo >> rido anch'io.

<< Certo, certo >> ride ancora.

<< Certo cosa?! È vero! >> ride , glielo sbatto in faccia quel libro.

<< Tu non hai un lavoro giusto ? >>
Cosa centra... << Si.. Perché? >>

<< Perché al negozio cerchiamo qualcuno che sappia disegnare ciò che gli si chiede.
Quindi, se Ed sarà d'accordo, potresti lavorare al negozio >> sorride

<< Non credo che Ed sarà d'accordo e poi sono stupidi disegni fatti in momenti di noia e .. >> mi interrompe

<< Certo che Ed sarà d'accordo! Appena vedrà i disegni accetterà sicuramente e no, non sembra che ne approfitti anche perché te l'ho proposto io quindi >>

Sono stata licenziata da tre posti negli ultimi due mesi e da due mi sono licenziata io. Non perche non ne fossi capace, ma perché quando vedevano i miei polsi... Bhe non volevano che mi suicidassi davanti a loro.

Ma un conto è fare la barista o la commessa, un altro è fare ciò che mi piace in un ambiente caldo con persone che conosco, anche se poco.

<< D'accordo ma se Ed non accetta non insiterò >> sorride.

<< Non ce bisogno di insistere, accetterà subito >>

Torniamo insieme in cucina. Mentre io mi siedo intorno alla penisola lui ordina una quantità industriale di cibo cinese.

Vedo che la mano destra si è sporcata di polvere di cacao così avvicino le labbra.
Era della notte passata.

Mi aveva promesso una cioccolata calda appena saremmo tornati a casa, anche perché non si può dire di no alla cioccolata.

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