(Ri)trovarsi 2, quando da sol...

Oleh Alis_Wonder

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!!SEQUEL DI: (Ri)trovarsi, quando da soli non bastiamo.!! Alyssa e Blake sembrano destinati a non riuscirsi m... Lebih Banyak

Primo capitolo.
Capitolo 2.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
Capitolo10.
Capitolo 11.
Capitolo 12.
Capitolo 13.
Capitolo 14.
Capitolo 15.
Capitolo 16.
Capitolo 17.
Capitolo 18.
Capitolo 19.
Capitolo 20.
Capitolo 21.
Capitolo 22.
Capitolo 23.
Capitolo 24.
Capitolo 25.
Capitolo 26.
Capitolo 27.
Capitolo 28.
Capitolo 29.
Capitolo 30.
Capitolo 31.
Capitolo 32.
Capitolo 33.
Capitolo 34.
Capitolo 35.
Capitolo 36
Capitolo 37.
Capitolo 38.
Capitolo 39.
Capitolo 40.
Epilogo.

Capitolo 3.

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Oleh Alis_Wonder

Alyssa POV

Sono seduta al bar del campus mentre aspetto Becka che termini la sua ultima lezione e mi raggiunga. L'orologio sopra al bancone indica le 14, ciò significa che ho un'ora per portarmi avanti con lo studio.
Mi volto verso le vetrate e ne vedo la mia immagine riflessa, mi sento finalmente libera.

Ho attraversato giorni difficili, da quando sono tornata, perché la sensazione di essere stata ingannata dall'unico rapporto che allo stesso tempo mi ha aiutata nella ricerca di me stessa, mi ha ferito.

Sembrano due parole così distanti, fiducia e dolore, ma chi ne sa riconoscere il confine sottile potrà giurare quanto esse siano così strettamente legate. Contrastata, ecco come mi sono sentita mentre ne tracciavo quella linea immaginaria. Divisa tra l'innegabile unicità di ciò che avevamo vissuto, talmente forte da non poter negare sia davvero esistita, con l'opposta realtà di non essere più niente.
Ma la vera guerra è stata quella tra cuore e ragione, l'assiduo diverbio che non troverà mai nessuna conferma. È qui infatti che tutte le radici ti tengono avvinghiata all'eventuale possibilità di seguire i sentimenti o rispettare il dolore per ripartire da capo. Sono riuscita a scorgere anche un'altra possibilità in questa disputa, quella di essere fedele al proprio io e non precludermi nessuna scelta, se solo ci fossero stati dei gesti impossibili da ignorare.
Non conoscere cosa spinga una persona a tradire la fiducia dell'altra, oltre la mera compiacenza personale, è un comportamento troppo meschino da accettare. Ecco perché non riesco ancora a credere che tutto quello che conosco sia la verità di ciò che è stato. Ma non ho mai ascoltato altro di diverso, ho dovuto rassegnarmi all'amara consapevolezza che forse, la compiacenza personale, sia stata abbastanza da rovinare tutto ciò che siamo stati.
Diventare improvvisamente invisibile e non all'altezza di ricevere nessuna spiegazione è stata la cosa che più mi ha ferita.

Dopo la rabbia, infatti, c'è stato il dolore.
Un dolore del tutto nuovo, consapevole, al quale non poter mostrare altro che la rinuncia anche della speranza.
Perché c'è stata anche lei, fino a quando non ho capito di non aspettare più qualcosa che non sarebbe mai arrivato.
Non può esistere un amore a senso unico, questo ho capito da quel giorno. Non si può amare per due o credere di poter bastare da sola, per far sì che le cose vadano bene.
Illudersi di poter sconfiggere i muri che circondano l'intera esistenza di un'altra persona è una presunzione folle da inseguire, e io ho fatto l'errore di credermi invincibile di fronte a questa guerra.

Siamo stati qualcosa. In un preciso momento, di un determinato giorno, in qualche confine preciso della terra, siamo stati un effimero momento di felicità rubata.
Oltre le mani, i corpi intrecciati, oltre ciò che abbiamo visto, c'è quello che le parole non possono arrivare a fare. Oltre le catene, oltre i muri che mi hanno dato l'illusione di arrivare a sfiorarci, oltre le paure, oltre il buio, ci siamo, per il tempo di un attimo, sentiti vivere insieme.
Questa è l'unica certezza che mi rimane di noi.
È solo questo tutto ciò che siamo stati, il fugace momento di un battito di cuore.

Così sono arrivata alla conclusione che, seppur doloroso, richiudere una persona ai ricordi del passato sia l'unica scelta giusta da fare a volte.

Siamo esistiti, saremmo potuti coesistere in un presente diverso, ma adesso non potremmo mai ritornare ciò che eravamo. Perché non si può giustificare la mancanza di rispetto, non posso attribuire ogni scelta sbagliata al lato che non conosco di Blake. Ecco perché ho scelto di scegliere me stessa.

Il brusio in sottofondo di due amiche che si sono appena sedute in un tavolo poco distante, attira la mia attenzione e mi distrae dai pensieri. Ne osservo i lineamenti, avranno circa la mia età, e sembrano parlare eccitate di qualche festa tenuta negli scorsi giorni. Mi prometto di non ascoltarle fino a quando non pronunciano qualcosa che cattura la mia totale attenzione, obbligandomi ad origliare la conversazione.
<<Hai saputo di ieri sera?>> Domanda la bionda all'amica che non sembra essere per niente sorpresa di quella domanda.
<<Mi hanno mostrato un video stamattina, dicono sia iniziato tutto da una frase che nessuno ha capito a causa della musica.>> Risponde l'altra, facendo assumere un'espressione stupita alla sua interlocutrice.
<<Sembrava davvero folle, non si sa cosa l'abbia fatto scattare improvvisamente ma faceva paura solo a guardarlo credimi. Non avrei mai voluto essere nei panni dell'altro.>> Continua lei gesticolando euforica, dall'aspetto di chi sa molto più di quello che sta raccontando.
<<Sai di chi si tratta?>> Chiede la bionda curiosa dello scoop che di sicuro sta per ricevere.
Le mie orecchie si tendono all'attenti. Solitamente non sono interessata a nessun tipo di notizia del momento che gira tra noi studenti, eppure qualcosa mi spinge a continuare ad ascoltare quello che le due stanno raccontando, sperando che non si tratti dell'unica persona che ho il timore invece sia.
<<Certo che sì...>>

Il rumore di una mano che colpisce la superficie del tavolo dove sono seduta, mi fa sobbalzare impedendomi di sentire quest'informazione.
Mi porto una mano al cuore per lo spavento e alzo lo sguardo incontrando stupita gli occhi chiari di Becka.
<<Vuoi per caso vedermi morire d'infarto?>> Butto fuori l'aria che sto trattenendo da qualche secondo e solo dopo aver rilassato i muscoli, le rivolgo un sorriso.
<<Hai ragione ma in mia discolpa c'è il fatto che oggi è venerdì!>>
La mia compagna ruota gli occhi al cielo prima di continuare, vedendomi silenziosa.
<<Fine delle lezioni... weekend... halloween... sono parole che ti suonano familiari?>> Domanda sarcastica, restando col braccio teso sopra il tavolo.
Vorrei fingere di aver dimenticato che oggi è il giorno della notte del terrore, ma le case addobbate e gli studenti mascherati da lupi e vampiri hanno reso questo compito impossibile. Inoltre Becka da qualche giorno sta accennando a diversi eventi che ci sono in giro per i locali, e dal momento che ha affittato due costumi sexy per l'occasione, non posso non sforzarmi di essere comprensiva.
D'altronde, Halloween è, per eccellenza, una delle feste più attese d'America.
<<Come potrei ignorare il fatto che è arrivata la grande notte? Sono tre giorni che la nostra scrivania è invasa da parrucche, trucchi e maschere che come te stanno aspettando solo stasera>> rido ripensando al fatto che gli armadi non sono bastati a contenere tutto quello che Becka, senza consultarmi, ha deciso di prendere.
Solo adesso mi accorgo di un volantino che scorge dalla sua mano, probabile motivo della sua espressione estasiata.
Faccio un segno con la testa in direzione del foglio e lei anticipa la mia domanda.
<<Ho trovato la festa che fa per noi. Blue Devil stasera, è in assoluto il locale migliore per l'occasione e ci sarà una band che suona dal vivo.>> Ruota la locandina nella mia direzione e ne leggo il nome di un gruppo che non conosco. Ma la scritta rossa che a caratteri sanguinanti attira il mio interesse è chiara, "ingresso consentito solo in maschera".
<<Dovremmo proprio andarci a preparare allora.>> Mi alzo dalla sedia guadagnandomi uno sguardo incredulo da parte della mia compagna.
<<Non farmi pentire di aver pronunciato queste parole. Credo che uno spirito si sia appena impossessato del mio corpo>> aggiungo subito dopo scoppiando a ridere, seguita da Becka che per non perdere l'equilibrio si appoggia alla mia spalla.

Sono le nove quando, prima di scendere dal nostro Uber, mi lego i capelli in una crocchia avvolgendoli da una parrucca lunga di capelli biondo. Il corpetto bianco del vestito senza spalle con uno scollo profondo mi fascia il busto mentre la gonna in tulle, del medesimo colore, è ricoperta da piume che si contrastano tra la purezza chiara e il colore del sangue. Anche le piccole ali che spiccano dalle spalle sono imbrattate di rosso, così come i tacchi, mentre le gambe sono rimaste in gran parte scoperte.
L'angelo della morte che dovrei rappresentare non avrebbe mai scelto di indossare un abito così corto e delle scarpe vertiginosamente alte, ma per stasera tutte le eccezioni sono concesse, tra cui quella di coprire il colore naturale dei miei capelli con una parrucca che mi rende irriconoscibile.
Becka ha invece scelto di riprodurre una versione più seducente della sposa fantasma indossando, anche lei, una chioma blu diversa dai suoi capelli. Il trucco, inoltre, sfumato nelle stesse tonalità e il velo logorato non la fanno essere riconoscibile al primo impatto.
Non sembriamo davvero noi.

<<Scommetto che saremo le migliori del locale.>> Afferma convinta non appena richiudiamo gli sportelli della vettura che ci ha accompagnate fin qui. Il led che indica l'insegna del Blue Devil è, per l'occasione, illuminato dalle luci rosse ad intermittenza che si riflettono su tutta la via.
<<John apprezzerà molto il costume che hai scelto>> rivolgo lo sguardo nella sua direzione e mi sembra di vederla arrossire sotto tutto quel trucco.
<<Sì ma dovrà limitarsi solo a guardarlo almeno fino alla fine della serata.>> Mi strizza un occhio ammiccando a quello che avverrà dopo.
Non me la sono sentita di chiedere alla mia compagna l'esclusività della serata, non potrei mai metterla di fronte una scelta simile per colpa dei miei problemi. Ecco perché tra poco ci raggiungerà il suo ragazzo e il resto del gruppo.
È la prima volta dopo giorni che rivedo i loro volti, non so se tra loro ci sarà anche quello di Blake, ma non posso più tirarmi indietro di fronte alla possibilità di incontrarli di nuovo. Qualunque cosa sia successa tra noi non deve essere riflessa nella vita delle altre persone, loro come Becka non possono subire la conseguenza delle nostre scelte.
Allo stesso tempo però mi domando come reagirò incontrando di nuovo i suoi occhi, se la rabbia prenderà il sopravvento o si lascerà inginocchiare dalla delusione.

La verità è che, dopotutto, non riesco ad odiarlo.
Credo che chi prenda la responsabilità di lasciar andare una persona dalla propria vita, seppur in modo diverso, soffra. Perché siamo abituati a vedere solo il dolore in un'unica forma e prospettiva, quella dalla parte di chi non ha scelta.
Incolpiamo chi ci fa soffrire perché accettare a volte una responsabilità in un rapporto finito, è più doloroso.
Ci vuole coraggio nel prendere la decisione di diventare il colpevole in una storia destinata ad essere solo un ricordo permanente. Assumersi il peso di dividere le proprie vite in modo definitivo, credo sia un tormento soprattutto personale oltre che un fallimento.
Non può essere considerata facile, una scelta in cui ne diventi il colpevole.

Devi essere forte anche per poter gestire il senso di colpa di un'altra persona, un limite che rischia di farti soffocare nelle tue stesse insicurezze se ne si perde il controllo.
Mi piace quindi pensare che quando due persone si dividono non ci sia una parte ferita e una vinta, il dolore non può essere una sola direzione. Ecco perché non provo rancore quando, inevitabilmente, il pensiero torna a noi.

Allora spesso mi trovo a domandarmi cosa spinga le persone a diventare il riflesso dell'imputabilità, se il troppo amore o al contrario il confine della troppa differenza. Quelli che all'apparenza potrebbero sembrare altri problemi, quindi, diventano solo una conseguenza di ciò che alla base c'è, l'amore per sé stessi o per la coppia.
Credo, semplicemente, che scegliere la prima opzione non può diventare una condanna né una giustificazione, in entrambi i casi però l'imprescindibile verità è che ogni scelta sia destinata all'incontro col dolore.
E ogni sofferenza deve essere rispettata, soprattutto quella in cui ne diventi la causa.

C'è sempre dell'altro dietro ciò a cui siamo abituati a vedere, l'arroganza non è sinonimo di forza, così come la vulnerabilità non significa fragilità. Mostrare il proprio dolore è difficile per chi, è proprio dalle persone, che ne è rimasto vittima.

Blake quando ha scelto di preferire sé stesso ne era consapevole, sono sicura che abbia considerato la possibilità di perdermi nel modo più sbagliato e imperdonabile, ma, nonostante ciò, non riesco a non chiedermi cosa l'abbia comunque spinto a voler passare dal peggiore degli insensibili.
C'è differenza tra ciò che si conosce e la veridicità dei comportamenti, è qui che si racchiude ogni paura scaturita da ciò che abbiamo vissuto. Saper distinguere questa sottile verità può solo aiutare a comprendere che non sempre, ciò che vediamo corrisponde alla realtà.
E io non riesco ad accettare che non ci sia dell'altro dietro l'apatia che contraddistingue ogni azione della vita di Blake, tra cui quella che l'ha portato a perdermi.

Mi costringo a rimanere con la mente ancorata al presente quando varchiamo l'ingresso del locale, del tutto diverso dall'ultima volta. Dal soffitto pendono sagome di fantasmi e spiriti illuminati da colori fluorescenti mentre, in entrambi i banconi, sono riprodotte fiamme di fuoco in linea alle maschere da diavolo che stanno indossando i rispettivi barman. Il soppalco che accoglie la band è addobbato da finte teste staccate e zanne di lupo, così come ogni tavolo si distingue per un tema horror differente, dai cappelli da strega alle piccole bambole di Annabelle. Un cartonato da pagliaccio inquietante è stato disposto davanti ai bagni e indica alcuni palloncini rossi che sono attaccati al soffitto in direzione dell'uscita fumatori.
Rimango meravigliata dall'organizzazione minuziosa di ogni particolare e dalla faccia di Becka posso intuire sia lo stesso.
<<Prendiamo un drink e diamo il via alla serata!>> Esclama battendo le mani entusiasta.
La seguo nella folla rimanendole vicina, a quanto pare non siamo le uniche con questa idea in testa. Il sottofondo del gruppo musicale accompagna la fila che stiamo rispettando e solo dopo una manciata di minuti riusciamo a prendere le nostre ordinazioni appoggiate ad un tavolo.
Come da tradizione alziamo i bicchieri per brindare e dopo averne bevuto un lungo sorso dissetate dalla cannuccia, percepisco una presenza estranea alle mie spalle.
Sto per voltarmi ma una voce mi anticipa.

<<Non sapevo che anche gli angeli bevessero alcolici.>>
Sorrido e mi giro inaspettatamente quando ne riconosco il timbro.
Il ragazzo moro che mi si palesa davanti truccato da scheletro sta ridendo gentilmente quando incontra i miei occhi, proprio come quando ci siamo visti la prima volta in questo stesso posto.
<<Gli angeli hanno preso una pausa per una notte>> alzo le spalle facendo sbattere il ghiaccio nel bicchiere per sottolineare quanto appena detto.
<<Complimenti Matthew, il locale è davvero bello stasera.>> Ammetto indicando tutto ciò che ci circonda.
<<Questo>> mi imita muovendo il dito in modo circolare prima di avvicinarsi al mio orecchio <<non renderà mai giustizia ad un angelo così.>>
Abbasso gli occhi imbarazzata non appena, ristabilite le distanze, torna a guardarmi in volto. È un buttafuori a rompere il silenzio quando gli sussurra qualcosa che sembra farlo preoccupare.
<<Buona serata allora, Alyssa.>> Si china lasciando un bacio casto sulla mia guancia prima di girarsi e dileguarsi tra la gente.
Rimango a fissare il vuoto che fino a qualche secondo fa è stato occupato dalla sua presenza quando realizzo che forse questo suo interesse improvviso non è del tutto casuale e abbia, in qualche modo, a che fare con la mia vicinanza passata con Blake.
Per stasera non voglio pensare che sia una pedina a causa dell'astio che c'è tra loro, così mi rivolgo alla mia compagna che sembra intuire le mie intenzioni.
<<Meglio non immischiarsi negli affari tra fratelli>> mi avvolge, apprensiva, il collo con il braccio mentre ci dirigiamo verso la pista.

La musica sembra superare ogni problema ora che stiamo ballando. Per merito della mia amica o dell'alcool in circolo, la spensieratezza è l'unica cosa che ora vedo davanti agli occhi.
Sorrido mentre muovo i fianchi, perché forse la felicità non sembra essere poi così distante stasera.
Mi sento essere di nuovo libera come una farfalla, finalmente. E proprio come lei muovo le mani in aria per arrivare a sfiorare oltre il limite dell'astratto.
Fino a quando le luci segneranno l'alba di un nuovo giorno.

Almeno fino a che, voltandomi, rivedo i suoi occhi.

-------------------
Ciao ragazze🤍
Morivo dalla voglia di farvi leggere questo capitolo, più lungo del solito perché Alyssa... aveva un po' di cose da raccontare.
Cosa ne pensate?
Vi aspettavate di trovarla così?
Il prossimo capitolo sarà dal punto di vista di Blake... che succederà?🤯

Spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere le vostre impressioni e, se potete, lasciate una stellina.
A presto.🤍

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