IN REVISIONE - Tutto per il m...

By NaomiCositore

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*LA STORIA È IN REVISIONE* Harry e Skylar sono amici da sempre, conoscono meglio l'un l'altro che se stessi... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 20
Capitolo 21
Epilogo
Tutto per la mia migliora amica (sequel)

Capitolo 19

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By NaomiCositore

Canzone del capitolo: let's hurt tonight- one republic 



Come ogni mattina da circa due settimane, mi svegliai di colpo dal mio sonno verso le cinque del mattino. Come ogni mattina da circa due settimane, non riuscivo a ritornare nel mio stato di completa quiete e così, come ogni mattina da circa due settimane, aspettavo con indifferenza che il sole sorgesse, cercando qualche strano motivo per cui anche quella mattina avrei dovuto mettere piede fuori dal mio letto. Ma, dato che non ne trovavo nemmeno uno, attendevo le dieci, così che la spinta mi venisse data dal senso di fame. 

Borbottando un lamento, mi scoprii della mia trapunta, mi infilai le pantofole e attraversai la mia camera, sorpassando il corridoi e scendendo le numerose scale che mi dividevano dalla cucina. 
Appena dentro la stanza rinfrescata, notai l'assenza di mia madre. Mi occorse qualche minuto prima di rendermi conto dell'orario, e solo dopo supposi che stesse a lavoro da già tre ore. 
Versai del succo d'arancia in un bicchiere e ne sorseggiai rapidamente il contenuto, accompagnando alla mia bevanda uno snack al cioccolato. Per fortuna quel giorno era abbastanza soleggiato, e non rispecchiava affatto il mio umore. 

Salii sopra e mi spogliai mentre raggiungevo il bagno. Avevo bisogno di una doccia, una doccia bollente. Una doccia che avrei sperato potesse togliermi la pelle di dosso. 
Senza Harry mi sentivo esattamente così, senza nulla. Mi sentivo a disagio, fuori posto...perché, in effetti, con lui avevo trovato il mio posto nel mondo. Un angolo di paradiso. 
Mi infilai sotto il getto d'acqua rovente e cominciai ad insaponarmi, sperando che con l'acqua, anche i pensieri potessero scivolarmi addosso. 
Pensieri che mi martellavano, che ritenevo spesso distruttivi, che mi mettevano dinanzi una realtà che cercavo di allontanare il più possibile. Cercavo di auto-convincermi che quello fosse un giorno come gli altri, ma era molto molto di meno.Quello era un altro giorno senza il mio migliore amico. 

Dopo una ventina di minuti pensando al gioco d'azzardo e ai pony, così da non incrociare l'argomento di Harry, uscii dal box doccia, avvolgendomi un asciugamano intorno al corpo e passandomene un'altra tra i capelli. 

Vestiti, deodorante e phone. Stessa routine, ogni stramaledetta monotona mattina. Che spreco, quel tempo passato a evitare il proprio riflesso allo specchio per paura di non piacersi. 


Prima che potessi passare un altro pomeriggio ad oziare sul mio divano, saltando da un canale televisivo all'altro alla ricerca della sitcom perfetta, qualcuno bussò il campanello.
Stranita, dato che non aspettavo nessuno, corsi verso la porta, aprendola e notando la figura di Harry in piedi al mio zerbino. 
Non dissi niente. Non avevo niente da dire, e tutte le parole che avrei potuto dire mi si fermarono in gola. 


Harry fece un passo verso di me. <<Cosa ci è successo?>> mormorò. La sua voce era tormentata e abbastanza straziante da farmi rallentare il battito cardiaco. <<Qualche mese fa eravamo pronti ad ucciderci l'uno per l'altro. Cos'è cambiato adesso?>> quella domanda, più di porgerla a me, sembrava farla a se stesso. 
Tacendo, decisi di spalancare la porta, aprendogli l'ingresso. 
Harry sospirò e, esitante, entrò in casa mia. Si guardò intorno come se non vedesse quella casa da troppo tempo. E, in effetti, era proprio così. Si sfilò la giacca, poggiandola sull'appendi abiti e mi seguì in soggiorno, sedendosi accanto a me sul divano. 


<<Vuoi dirmi qualcosa?>> scattai. Non volevo sembrare antipatica, nervosa o fredda, ma neanche commossa e amorevole. 


<<Si. Io....>> cominciò <<mi rendo conto che mi manchi, tanto. Mi manchi talmente tanto che a volte mi fa male. Cammino per strada e sento questo dolore, proprio qui>> si indicò l'addome <<che mi costringe a fermarmi. A volte, mentre sto steso sul mio letto, e tu mi passi rapidamente per la testa, il mio cuore comincia a perdere qualche battito e respirare mi diventa difficile. A volte mi sembra di impazzire perché ti vedo anche dove non ci sei. E....>> sospirò, abbassando lo sguardo. <<Mi dispiace, tanto. Non perché io abbia fatto qualcosa di male nei tuoi confronti, anzi, il solo pensiero di farti soffrire mi uccideva. Semplicemente perché ho permesso che questo accadesse>> 


<<Questo...>> ripetei. 


<<Questo, questo: noi che non siamo più...noi. Non so se mi spiego>>. A modo suo, si era spiegato benissimo. <<Sono qui perché stanotte ti ho sognata, di nuovo. Ricordi quella volta in cui ti facesti aiutare da me in matematica ed il giorno dopo sbagliammo entrambi il test di fine quadrimestre?>> chiese. 


Annuii divertita <<così abbiamo scoperto che tu nelle materie scientifiche sei pessimo>> 


Harry ridacchiò <<già, forse non dovevi fidarti così tanto di me. Ma, per qualche strana ragione, lo facevi ed hai continuato a farlo>> 


<<Eri il mio migliore amico, Harry. Mi sarei buttata da un precipizio se tu l'avessi ritenuto giusto>> affermai <<ed eri anche molto di più. Una....guida. Il mio amico più grande, il mio fratellone. E' normale che io puntassi tutta me stessa sulle tue capacità>>, aggiunsi, aspettando qualche secondo. <<Cosa hai sognato?>> 


<<Nulla di che: io e te a scuola, che ci rimproveravamo a vicenda. Tu a me perché non ti avevo insegnato nulla di buono, io a te perché non dovevi fidarti di me>> ridemmo insieme. <<Mi sono svegliato pensando "cos'è cambiato?">> 


Ci pensai per qualche attimo <<ci dicevamo tutto, Harry. Non avevamo..segreti. Le parole non dette diventano pareti sempre più alte>> 


<<Okay, bene...se è questo ciò che ci riunirà, parlerò>> sembrava dinamico e deciso, e questo mi rese euforica. <<Ultimamente, stiamo avendo problemi con mio padre?>> 


<<Cosa?>> scattai. <<Non è in prigione?>> 


<<è uscito due mesi fa, a nostra insaputa. E...sembri che non si sia dimenticato di noi, soprattutto di mia madre>> continuò.


<<Anne come sta?>> 


Harry titubò per qualche secondo <<non bene. Sembra la stessa donna di dieci anni fa. La stessa donna piene di paure e paranoie, l'unica differenza è che io non ho più otto anni e se devo spaccare la testa a quell'uomo non ci penso due volte>>. Ferrò i pugni con rabbia, fissando un punto fisso della stanza per cercare di calmarsi. 


Ripensai inevitabilmente a tutta la storia che io, buona parte, avevo vissuto al fianco del mio migliore amico. Ripensai a tutte le volte che Anne si ritrovava con un livido in più, che faceva finta di non avere. A tutte le volte che Harry dormiva a casa mia dicendomi che almeno quella volta non avrebbero sentito urla, a soli sette anni. Un'infanzia rovinata dall'idea che tuo padre ti odia e che è pronto a mettere le mani addosso a te o a tua madre da un momento all'altro, solo per punirti del fatto di essere nato. Tutto soli otto anni, finché Anne non si decise a denunciare l'accaduto e ad affrontare una serie di processi affinché l'uomo non finisse in prigione.


<<Sai, sono circa due mesi che studio oniromanzia>> balzai in piedi. Harry rise alle mie spalle, scuotendo la testa. 


<<Cosa stai cercando di fare?>> 


<<Ti sto...informando>> 


<<Stai deviando l'argomento>> sorrise. Mi conosceva troppo bene, non potevo mentire, non a lui. Ma non c'era bisogno di dirgli che avrei fatto qualsiasi cosa per evitare di rattristarlo, anche sputtanare me. 
Indifferente, tacqui. <<Cos'è l'oniromanzia>> 


<<Lo studio sull'interpretazione dei sogni>> dissi. Il ragazzo scoppiò in una risata melodiosa che rimbombò nella camera. <<Non c'è nulla da ridere. Ho imparato molte cose!>> 


<<Bhe, se dobbiamo parlare di cose ridicole, poco tempo fa, da ubriaco, ho adottato un maiale>> 


Non potevo crederci. La stanza si riempì di schiamazzi e risate. La situazione stava degenerando talmente tanto che lacrimavo dal ridere. 


<<Ah si? Io invece quando ero ubriaca, qualche mese fa, ho picchiato un ragazzo fuori una discoteca. Indovina perché?>> presi una pausa. Harry mi incitò a continuare <<perché era allergico alle noccioline>>


<<Cosa?>> scattò <<cos'hai contro la gente allergica alle noccioline?>> 


<<Oh andiamo, come fai ad essere felice e contemporaneamente allergico alle noccioline? Questo...è un ossimoro!>>


<<Sai che non è una giustificazione per aver picchiato un ragazzo innocente, vero Skylar?>> 


Mi sedetti al suo fianco, sospirando, fingendo un conflitto interiore. <<Bhe, almeno ci ho provato>>


<<Nulla può competere con me che da ubriaco ho gridato in giro convinto di essere figlio di Donald Trump>> 


<<Da ubriaca ho inscenato l'intera coreografia di Talk dirty di Jason Derulo, per strada, urlando "Sono una nera, non potete dire niente!" alle macchine che mi stavano dietro e suonavano il clacson.>>


<<Una volta ho cercato di dare la vodka ad un gatto, gridandogli contro "Viva la Russia">> 


<<Io ho chiamato mia madre di notte dicendole che a volte mi sentivo un uomo, e che mi sarei fatta l'operazione per...>>


<<Natalie è incinta>> mi interruppe. Le parole mi si fermarono in gola, ed il sangue mi si congelò all'interno delle vene. Credevo che fosse giunta la mia ora, dato che tutto intorno a me continuava a muoversi senza sosta. 
La strada verso la simpatia ed il disagio aveva fatto una deviazione, ed il sorriso intenso di Harry si tramutò in un semplice vuoto. 


<<Di quanto?>> 


<<Circa due mesi. Prima...che mi mettessi con te>> affermò <<non ti ho tradita con lei, Skylar>>


<<Ho capito>> sbottai, distogliendo lo sguardo. <<Io...ho capito>> sussurrai. In realtà, ancora dovevo capire. Ancora dovevo metabolizzare la notizia. Per il momento era solo una cosa come un'altra. <<Ecco perché...>>


<<Tutte quelle stranezze>> completò la frase al posto mio, annuendo. 
La freddezza, il distacco, i segreti, le paranoie, i malintesi. Tutto aveva senso adesso. 


Tutto sembrava più chiaro...o più ingrigito. Dipende dai punti di vista. 

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