BADLANDS II

By CatsLikeFish

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➡️ Storia in corso ▶️ Sequel di Badlands 🦋🦋🦋 Questa storia contiene scene esplicite ed il linguaggio non... More

BADLANDS II
When you think of love, do you think of pain?
Innocence died screaming, honey, ask me I should know
Do You really want me dead or alive to torture for my sins?
Do you want my presence or need my help? Who knows where that may lead
How are you all around me when you're not really there
With my feelings on fire, guess I'm a bad liar
Wish you knew that I miss you too much to be mad anymore
You've got a fire inside but your heart's so cold
Use the sleeves on my sweater, Let's have an adventure
And oh we started Two hearts in one home
Dancing through our house with the ghost of you
Would you rescue me? Would you get my back?
What am I now? What if I'm someone I don't want around?
Will you still love me when I'm no longer young and beautiful?
Due parole su Badlands
And my daddy said, "Stay away from Juliet"
Sleep with me here in the silence Come kiss me, silver and gold
We weren't perfect But I've never felt this way for no one
Baby kiss me, before they turn the lights out
'Cause I've done some things that I can't speak
I know you wanna go to heaven, but you're human tonight
I spend her love until she's broken inside
If it's not you, it's not anyone
End
Seconda parte
XXV
XXVI
XXVII
XXVIII
XXIX
XXX
XXXI
XXXII
XXXIII
XXXIV
XXXV
XXXVI
XXXVII
XXXVIII
XXXIX
XL
XLII
XLIII
XLIV
XLV
XLVI
XLVII
XLVIII
XLIX
L
LI
LII
LIII
LIV
Epilogo: parte uno
Epilogo: parte due
Epilogo: parte tre

XLI

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By CatsLikeFish



🔴🔴🔴

Alexander si è svegliato all'alba questa mattina, ha preso il primo treno per Londra ed è tornato a casa. L'ha fatto con la scusa di studiare, ma io so che la causa di tutto sono io. Non posso fare altro che rimanere altri due giorni da mia zia.
E nel farlo mi rendo conto di non essere più abituata a stare da sola. Non so neanche più chi sono senza di lui. E l'ironia della sorte ha anche voluto che siano stati i due giorni più piovosi dell'estate. Non posso neanche uscire a fare una passeggiata.

Sto fissa a guardare fuori dalla finestra gli alberi che si caricano d'acqua per poi convogliarla sul terreno.
Mi chiedo cosa stia facendo, oltre che studiare e torturarsi per quello che ormai è passato.

Ed è inutile stare a chiedermi quale sia il modo migliore per lasciarmi alle spalle il passato, perché solo con il tempo riuscirò a sentire più lontani tutti i ricordi negativi di quella notte.
Se solo il tempo potesse scorrere più velocemente e farmi dimenticare tutto più in fretta..
Ma se il tempo non posso piegarlo a mio piacimento, mi rimane solo lo spazio.
E forse è proprio ciò di cui abbiamo bisogno.
Di cui io ho bisogno.
Lasciare che gli spazi tra di noi si allarghino fino a diventare una distanza così insopportabile da far accorciare il tempo e farci dimenticare di tutti gli sbagli.

- Mini?-

Ho bisogno di parlare con qualcuno, così chiamo la mia migliore amica.

- Sei ancora da tua zia?- chiede lei al telefono.

- Torno stasera, senti....-

-Che succede,Juls? - la sua voce non nasconde un accenno di preoccupazione.

- Ho bisogno di vederti. Devo parlarti.-

🔥


Succhio rumorosamente dalla cannuccia, mentre Mini sta sbavando davanti al mio frappuccino gigantesco.

- Ne vuoi?- Le chiedo per l'ennesima volta.

-No, Juls! Ew! È tutto zucchero e latte quella roba!-

-Eh, appunto! Sennò che senso avrebbe?-

Lei non mi dà retta ma controlla il cellulare più volte.

-Stanno arrivando Alex e Norman, gli ho detto di passare, va bene?-

Sbuffo.
-Ma non potevi chiedermelo prima?-

-Te lo sto chiedendo ora, ma cosa... Avete litigato?-
Mi guarda sospettosa mordicchiandosi le pellicine intorno all'unghia dell'indice.

Chiamarla litigata è riduttivo

-Noi non litighiamo. Ci rinfacciamo solo tutto ciò che c'è di sbagliato l'uno dell'altro.- asserisco senza scollare la bocca dal mio beverone.

-Vabbè siete diversi..-

-Anche tu con questa storia, Mini??-

Lei sgrana gli occhi azzurri allargando le braccia.

-Ma che c'è?? Che ho detto di male! Non siete molto simili, non avete cose in comune. Ma questo non vuol dire niente, guarda me e Norman!-

-Sì ma voi siete diversi solo all'apparenza, in fondo però siete più simili rispetto a noi due. Io e Alexander sembriamo viaggiare su due rette parallele. Come se il nostro futuro non dovesse mai coincidere.-

Mini tende il labbro inferiore in una smorfia esageratamente disgustata.

-Nooo non dire così.-

-Sii sincera Mini, tu pensi davvero che possa durare tra me ed Alexander?-

-Beh.. di sicuro la situazione nel vostro caso è bella complicata.-

Alzo gli occhi al soffitto. -Grazie tante.-

-Volevo dire... ti sta per nascere un fratello. E a lui anche, perché tua madre e suo padre sono sposati...insomma, roba pesante.-

Scrollo il capo. Volevo una parola di conforto, non una conferma di una delle mie più grandi paure.
Ma evidentemente è così palese che neanche Mini può nascondere la gravità della situazione in cui mi trovo.

-Juls però non fare quella faccia! Mi hai chiesto tu cosa ne penso!-

-Scusa, hai ragione...ma sai cos'è la cosa che mi fa arrabbiare di più? Anche se non ci fosse questa situazione famigliare, io e lui... siamo davvero troppo diversi.-

Lei annuisce con vigore, come a dire "e io cosa ti ho appena detto!?"

-Alex cosa ne pensa di questa vostra diversità?-

- Questa cosa a lui non tocca minimamente. Pensa addirittura che sia una cosa positiva. Ha detto che gli vado bene così per come sono.-

Mini spalanca la bocca.
-E... e ti lamenti anche???-

-Ma non è solo una questione di come siamo... secondo me siamo diversi per il fatto che vediamo le cose in modo troppo differente, forse opposto.-

-Intendi per il fatto che lui è tutto studio e poco divertimento? E da quando stai con lui non vieni più ad una festa? Nè a ballare?-

Nonostante tutto, Mini riesce a farmi sorridere anche in situazioni come queste.

-Alexander ha una concezione tutta sua di divertimento, ma a parte ciò, quello che voglio dire è che...stiamo crescendo e io voglio stare con qualcuno che amo sì, ma che sia anche disposto a costruire un futuro con me.-

La sua faccia divertita s'incrina in un'espressione tesa.

-Oh, beh...-

-Ce lo vedi? A sposarmi, a fare le cose sul serio, avere bambini, una casa...- lancio qualche missile, prima di rifugiarmi nel frappé.

- Non stai correndo un po' troppo, Juls?-

Perché nessuno mi capisce?

-Ma che hai capito, non voglio fare queste cose ora. Nè domani. È solo che lo amo troppo per non ammettere a me stessa che vorrei fare tutte queste cose con lui. Solo con lui.-

Non è molto velata la perplessità che si disegna sul volto di Mini in questo momento. Comincia a giocherellare con la bottiglietta d'acqua tra le mani.

-Beh...che dire... Alex non sembra il prototipo di fidanzatino che ti chiede di sposarti, ti compra i fiori, l'anello e ti porta a conoscere i suoi genitori...-

Poi ci pensa un po' sù.

-...Vabbè di questa parte non ne avrebbe bisogno.-

I miei occhi sono di nuovo per aria.

-È che non me lo immagino portare i figli a calcetto o a farti la spesa, sinceramente. Lui è più..-

Ci zittiamo all'unisono quando Alexander e Norman fanno la loro apparizione dentro al bar.
Le nostre facce dicono tutto.

-Hei Mins, Juls.-
Norman ci rivolge un bel sorriso, mentre Alexander indossa la sua solita espressione apatica con sotto una t-shirt aderente.

C'è un po' di gelo tra noi, così Mini mi fa un cenno d'intesa prima di tirarsi via Norman.

-Vieni ti accompagno ad ordinare.-

-Ma...-

-Vieni ho detto!- urla decisa.

Resto in silenzio con gli occhi sulle ginocchia, lui non parla.
Riesco a sentire lo spostamento di aria gelida quando Alexander si siede di fronte a me.

-Guardami.-

Indugio un po'. Sollevo il mento lasciando che i miei occhi vaghino per la caffetteria, non ho il coraggio per mirare alla sua faccia. Eppure riesco a percepirlo. Mi sta fissando.

-Alex.. io...-

Lo vedo stringere i pugni sul tavolo, per poi incrociare le braccia al petto.

-Ora stai in silenzio e mi ascolti.-

Il suo tono basso e autoritario è sempre lo stesso.
Sospiro a lungo.
Lui mi concede di finire il respiro, poi incomincia.

-Primo: promettimi che non esagererai più come l'altra settimana.-

-Intendi con il bere?- chiedo con gli occhi puntati nel frappuccino che ormai è solo più un condensato di ghiaccio e fondo di latte.

-Esatto. La sofferenza devi affrontarla, non devi provare a nasconderla quando ti si presenta davanti.-

Le sue parole perfettamente scandite mi sembra che abbiano un senso, ora.

-Secondo: voglio delle scuse da te.-

Quanto vorrei che Alexander ci girasse intorno, invece no, te le sbatte in faccia così. Mi incespico su un cumulo di parole titubanti.
-Scusa se l'altro giorno...ho detto qualcosa..-

Entrambi i suoi palmi aderiscono con forza alla superficie del tavolo, creando una lieve vibrazione che fa muovere il bicchiere.

-Juliet, riesci a guardarmi quando parli, o...?-

Deglutisco prima, infine immergo i miei occhi nei suoi.

Non c'è scontro, ci stiamo semplicemente guardando. Alexander è chiaramente in attesa, vuole qualcosa da me e non si ammorbidirà finché non l'avrà avuto.

-Non avrei dovuto dirti quelle cose orribili quando ero ubriaca.-

Lui non muove un muscolo, mi chiedo cosa gli passi per il cervello.

Non riesco più a continuare, il suo sguardo è teso e marcato. Io sto per scoppiare a piangere.

-Alex...-

-Lo dici tanto per dire o lo pensi davvero?- mi fulmina con gli occhi ben saldi sulla mia figura.

-Lo dico perché mi dispiace per davvero. Scusa tanto se non sono perfetta.-

La sua bocca ha un tremolio veloce, lo vedo nel labbro inferiore che si muove appena. La riconosco la sua espressione rassicurante, sta per dirmi che va tutto bene, ma ora sono io ad aver bisogno di parlare.

-Lo so che non mi sarei dovuta fidare di quell'uomo, ma.. stavo davvero male quando sono scappata con mio padre.-

Con la punta delle dita sfrego il collo nervosamente.

-Ero davvero impaurita e confusa. Ma soprattutto... avevo paura di essermi innamorata di qualcuno che...-

Alexander segue minuziosamente il movimento delle mie labbra, non si sta perdendo un fiato.

-...non fosse capace di amare.-

Un'ulteriore pausa per riprendere respiro, poi continuo.
-Mi odiavo per questo.-

-Non odiavi me, Juliet?-

-Non sono mai riuscita ad odiarti per davvero. Odiavo me stessa per essere stata così ingenua a mostrarti tutte le mie fragilità, mentre io... di te non sapevo nulla.-

Lui assottiglia lo sguardo, come a voler comprendere più a fondo.

-Ho provato lo stesso sentimento quando ho visto la tua faccia, nel momento in cui hai capito che ero stata nel suo letto. Mi sono odiata per la mia stupidità.-

-Non ti sei fatta del male vero?-

E lui come lo sa?

- No. Ma... avrei...-

-Non fa niente. Non tirerò più fuori quella storia. Se mi dici che non è successo niente, non è successo niente.-

- Non sto dicendo che...-

- Juliet, va bene così.-

Non ha voglia di sentirmi parlare, o va davvero bene così? Sono così stufa dei suoi alti e bassi. Vorrei che filasse sempre tutto liscio, invece con lui è un continuo sali e scendi, non ho chiesto io di salire su questa montagna russa.

-Voglio andare via.- dico ad un tratto. E non credo alle mie orecchie, l'ho detto per davvero.

Alexander non sembra minimamente turbato, solo irritato. -Non ricominciare con questi capricci.- sbuffa guardando fuori dalla finestra con aria infastidita.

-Non sono capricci. Non riesco a sopportare ancora. Dopo domani ho un altro incontro con l'avvocato e... Non so come fai tu, ma io... non ci riesco, mi dispiace Alexander.-

Lui allunga l'avambraccio che si tende in tutta la sua lunghezza sul tavolo, nella mia direzione. Osservo la sua mano aprirsi, come a richiamare la mia, ma non sono abbastanza veloce.
È di nuovo stretta a pugno.

-Non ci riesci? Neanche...neanche se ci sono io con te?- domanda tutto d'un fiato.

-Beh, forse non te ne sei accorto ma... tu non ci sei stato ultimamente.-

Ed è bastato così poco e per arrivare ad allontanarci.

-Juliet, le cose che mi hai detto, anche se per te sono di poca importanza, per me c'è l'hanno eccome. Mi ha fatto male sentirti dire che sei ti sei avvicinata così tanto a lui, da arrivare a stare nel suo letto. E quando è così... ho bisogno di tempo.-

Un leggero senso di sollievo mi pervade, forse sono le sue parole rassicuranti.
Ma d'altronde cosa pensavo? Questo è il nostro primo litigio serio, perché dovrei essere così spaventata di perdere Alexander da un momento all'altro?
Non ha senso.

-Che cos'hai fatto in questi giorni, senza di me?- chiedo d'istinto, senza riuscire a scollegare gli occhi dalle sue mani affusolate.

Lui sbuffa come a dire "secondo te?"

-Te l'ho detto mille volte che l'esame di ammissione è importante. Devo studiare, mio padre mi sta addosso. Senza contare tutti questi interrogatori...-

Alexander ha ragione, la questione con Jacob forse per me era una cosa da poco conto, ma non per lui.
E se i ruoli fossero stati invertiti e fosse stato lui a baciarsi con la persona che aveva rovinato la vita alla mia famiglia? Probabilmente non glielo avrei mai perdonato.
Ma zia Vera ci ha visto lungo. Devo imparare a mettermi nei suoi panni, sono così egoista a volte.

-È solo questo? Solo per questo ti sei arrabbiato? Non c'è dell'altro che ti ha fatto.. magari cambiare idea su di noi...-

Ma che sto dicendo?
Ah, sì. Sto disperatamente cercando rassicurazioni dalla persona che dice di amarmi.

-Sì Juliet, certo che è solo questo. Cos'altro dovrebbe esserci?- domanda come se fosse tutto ovvio.

-Scusa ancora per quello che ti ho detto, avevo bevuto davvero troppo l'altro giorno.-

-Come al solito ho ragione io.- ammette a testa alta.

Non ho più voglia di litigare, tanto è come dice lui. Alla fine ha sempre ragione lui.
Sento lo scroscio della pioggia battere forte contro il vetro.
Mi faccio piccola e impaurita sulla panca.

-Mi ami?- chiedo poi senza misure. Senza aspettare, questa volta.

-Dio, sì che ti amo.- replica facendo scorrere lo sguardo dal mio viso fino alle mie ginocchia strette al petto.

Non so cosa rispondere se non
-Mi manchi, Alex.-

Il suo pugno si scioglie con lentezza.

-Anche tu, piccoletta.-

Le sue labbra modellano quelle parole e io vorrei solo baciarle.
Ma c'è troppa gente, posso farlo comunque? Siamo in mezzo ad estranei? O no?
Come faccio a capire il confine?

Alexander si erge in piedi, prima di indicare con gli occhi il mio telefono poggiato sul tavolo.

-Scrivi a Mini che torni a casa con me.-

Quando usciamo fuori dal bar la pioggerella è ormai un'acquazzone estivo in piena regola.

-Aspettami qui vado, a prendere l'ombrello in macchina così non ti bagni.- dice lui facendomi cenno di ripararmi sotto alla tettoia.

Ovviamente non gli do retta e quando lo vedo accennare una corsa verso la macchina, lo seguo sotto alla pioggia battente.

-Non volevi che ti bagnassi i sedili di pelle vero?- esclamo sbattendo la portiera.

Alexander osserva le mie scarpe da ginnastica con aria disgustata.

-Hai calpestato tutte le pozzanghere, l'hai fatto apposta?-

C'è un attimo in cui non so come reagire, ma poi entrambi scoppiamo a ridere nello stesso esatto momento.

-Che c'è?- chiede poi quando mi vede imbambolata a contemplarlo.

-Niente... è solo che... è tutto più bello quando sorridi.-

-Vieni qui.-

Alexander mi accerchia il viso con entrambe le mani, mentre con le dita mi spinge i capelli dietro alle orecchie. Sento i suoi polpastrelli caldi pigiare sui miei zigomi infreddoliti e ancora umidi dalle goccioline di pioggia.

Rabbrividisco dal freddo perché le sue mani sono leggermente bagnate, così come i miei capelli.
Poi una scossa bollente che mi esplode nel petto e scende fino al mio bassoventre, quando Alexander mi riempie la bocca con quella lingua vellutata che insiste nel vorticare con la mia. E lo fa in modo così rude da togliermi letteralmente il fiato. Succhia il mio labbro inferiore, prima di rimettere in moto l'auto, lasciandomi in balia di pensieri decisamente poco casti.

Lo guardo tamburellare con il pollice sul volante.
- Tua madre è a casa, Juliet?-

-Non lo so. Tuo padre è a casa?-

-Non lo so.- replica asciutto.

La pioggia ticchetta sulla macchina mentre i tergicristalli compiono un movimento ritmico.

-Anche io ti devo delle scuse, non avrei dovuto parlarti in quel modo, Juliet. Non importa se tu commetti degli errori, non è mio diritto trattarti male.-

Devo ammettere che la battuta sulle mie gambe che si aprono troppo facilmente mi era rimasta sul groppone.

-Va tutto bene, eri solo arrabbiato...non mi importa.- rispondo accarezzandogli la spalla.

-Anche se lui non c'è più, non riesco a sopportare quel pensiero.- mormora teso.

-Non c'è niente da sopportare perché non è accaduto niente, Alex.-

Agguanto la sua mano ferma sul cambio e me la porto sulle gambe, incatenandola alla mia, come per rassicurarlo.
Alexander però mi lancia un'occhiata veloce ai pantaloncini che ho addosso.

-Juliet.-

Il mio sospiro sospende la sua solita oscillazione e si blocca all'istante.

-Sbottonali.-

-Alex...- una risatina nervosa abbandona le mie labbra.

La sua mano stringe la mia coscia con tale fermezza che riesco ad immaginarne i segni dei polpastrelli, ben impressi nella pelle.

-Se non lo fai tu lo faccio io.- incalza poi.

Le sue dita mi sfiorano distratte solleticandomi la pancia, mentre sgancio il bottone.

E se prima non ci pensavo neanche, ora che la sua mano s'insinua dentro alle mie mutande e arriva bramosa sul mio punto più sensibile, mi ritrovo completamente bisognosa del suo contatto così intimo.

I miei occhi sono puntati alla strada che scorre rapida davanti a me, Alexander continua a guidare, ogni tanto cambia marcia posando la mano sul cambio, staccando rapidamente quella che tiene al volante.
E io mi godo le sue dita che si muovono martellanti dentro di me.

-Juliet.- La sua voce tralascia un soffio di eccitazione, così mi volto immediatamente verso di lui.
-Brava, devi guardarmi.-

Senza staccargli gli occhi di dosso, lascio che la testa si abbandoni contro il sedile e più il suo ritmo cresce impaziente, più il mio corpo diventa cera liquida sotto alle sue mani.
Mi mordo il labbro inferiore ogni volta che passa distrattamente il pollice ruvido sul mio clitoride sensibile.
I suoi occhi hanno una scintilla di pura eccitazione quando sente come mi sto avvicinando pericolosamente all'orgasmo.

Il mio battito si fa rapido, il respiro di Alexander si fa pesante. Con lo sguardo scolpisco il suo profilo perfetto fino a giungere alle labbra. Le schiude appena e io ne sento tutto il calore, come se fosse già impresso nella mia pelle, quando il movimento del suo pollice in circolo si fa insistente.

-Alex...Oddio...-

Le sue nocche diventano sempre più chiare intorno al volante, mi avvinghio al suo braccio con le unghie per scaricare quella tensione che ormai è in prossimità di esplodere.

Ma ovviamente sto aspettando il suo permesso.

-Alex?-

-Mhm?-

-Ti prego?-

Lui mi rivolge un ghigno e quando al semaforo rosso si sporge per lasciarmi un bacio bagnato sul collo, mi sento impazzire. Lecca lentamente il lobo del mio orecchio con la sua lingua calda e io non resisto più.

-Voglio sentirti. Adesso.-

Scaccio ogni pudore nel momento in cui inizio ad ansimare il suo nome, fino a perdere completamente il controllo quando una scarica di benessere mi attraversa il corpo.
Alexander estrae le dita dai miei pantaloncini, poi mi rivolge un ghigno quando se le porta tra le labbra.
Gli concedo il suo momento di stranezza mentre cerco una confezione di salviette umide nel cruscotto.
Poi gliene passo una perché so quanto è schizzinoso.

-Sarà una cena lunga per te, Alexander...- lo provoco, non potendo fare a meno di notare quanto la situazione lo abbia eccitato.

-Mai quanto la tua lingua, Juliet.- sussurra roco.

Io ridacchio, pensando a quanto odierà stare con mia madre e John in queste condizioni.

-E ti è andata bene che siamo arrivati.- sussurra frenando davanti al vialetto di casa.

-Che vuoi dire?-

-Che te lo darei.. un bel modo per chiudere quella bocca.-
sussurra sulle mie labbra facendomi sciogliere con il suo profumo così buono che mi toglie il fiato.

-Juliet! Alex! A cena!-

Mia madre ci richiama quando sente sbattere la porta d'ingresso.

Non ho fame, ho lo stomaco sottosopra.

- Resti a dormire con me dopo?- chiedo ad Alexander, sfregando la testa contro il suo petto, non appena rientriamo in casa.

-Adesso andiamo a cena. Sopportiamoli ancora per un'ora, poi non voglio fare altro che stare con te.-

- Ancora..- dice sfiorandomi il labbro inferiore.

- E ancora...- Per poi strizzarmi il sedere e premermi contro di lui.
Com'è duro, Dio mio.

-Siete arrivati, ragazzi! Avanti a tavola!-

Una smorfia divertita sul mio viso, poi una di puro terrore su quella di Alexander quando mia madre ci appare davanti.

-No io devo... Mi cambio e arrivo.- dice Alexander indicandosi i vestiti zuppi di pioggia.

La cena non è ancora cominciata ma John e mia madre sono tutti concitati a parlare dei loro progetti da coppietta felice.
Li invidio, mentirei se dicessi il contrario. L'aria è frizzante per loro due, ma così pesantemente per me che sento di nuovo quella sensazione al petto.
Vorrei fuggire.
Non è più solo un capriccio, è una necessità.
Mentre siamo seduti a tavola in attesa di Alexander, inizio a parlare.

-Voglio andare via per un mese, magari due.-

Mia madre è ai fornelli quando la sento scoppiare a ridere.

- In che senso, Juliet?- domanda John interessato.

- Vorrei andare per un mese negli Stati Uniti con Mini. Voglio trovare un lavoretto, ho da parte i soldi dei nonni e...-

- Juliet sei ancora ubriaca dalla scorsa settimana?-

-Lasciala parlare.- la rimprovera John.

-Dicevo... ho i soldi dei nonni e non vi chiederò una sterlina. Sarà solo per l'estate, poi a settembre comincio il tirocinio e le scuole serali.-

John annuisce.
Mia madre mi guarda stralunata.

- Stai scherzando, Juls?-

- Ho bisogno di sentirmi indipendente. Voglio cavarmela da sola per una volta.-

La vedo scuotere il capo, è contrariata.

- Catherine l'hai detto tu. I ragazzi
sono adulti. Se questa è la una tua scelta, la rispettiamo Juliet.-

Per una volta John mi sembra dalla mia parte.

-Non dite niente ad Alex, per favore. Voglio dirglielo io.-

E cala il gelo quando lui arriva a tavola.

-Juliet mi passi l'acqua?-

E poi il solito scenario di ogni sera: mia madre mi sta chiamando da diversi minuti ma io non l'ascolto perché ho la testa tra le nuvole.
Alexander con lo sguardo perso nel vuoto che mangia con movimenti lenti e calibrati.
John che ci scruta di sottecchi.
Tutto sempre uguale.
Dopo cena io non vedo l'ora di dileguarmi, invece mia madre mi fa sparecchiare.

E John si ruba Alexander in un batter d'occhio.
-Vieni guardiamo la partita insieme.-

A suo figlio non frega una mazza del calcio, John lo sa perfettamente.

-Juls dove sei sparita? Ti sembra di aver finito? Carica la lavastoviglie per cortesia.-

Torno dal bagno con una faccia da funerale.
-Mamma ho finito gli assorbenti. -

Fortuna che me n'era rimasto uno superstite nella borsa.

-L'altro giorno ho fatto la spesa e ti ho preso i tamponi. Devo averli messi nel mio armadietto del bagno per sbaglio.-

Alexander fa il suo ingresso in quel momento per prendere dell'acqua e io mi sento morire. Mi osserva con un sopracciglio alzato.
Annuisco a mia madre, facendole segno di stare zitta. Ovviamente lei non sta zitta neanche a pagamento.

-Non li compro più per me da quasi nove mesi, quindi non mi ricordavo neanche quali usi. Quelli piccoli veri?-

Lui gira i tacchi in quel preciso istante, torna in salotto mentre mia madre sembra non voglia mollarmi più, è troppo impegnata a parlare a raffica del parto.

-Ma farà male come dicono?- chiedo curiosa.

-Farà male? Fa talmente male che ogni volta che mi rispondi in malo modo vorrei rinfacciarti di averti messa al mondo!- sbraita sedendosi su una sedia con molta fatica.

-Mamma non è carino!-

-Lo so. Scusa. È che.. non sopporto tutti questi cambiamenti che ci saranno: tu che vai via... Alex..-

-Alex cosa?-

-Alex va all'università. Non ci posso credere! Insomma mi sono affezionata così tanto a lui.-

Poi mi guarda. I suoi occhi si fanno indagatori.

-E tu che stai combinando?-

-Eh?-

-Non ci siamo più parlate da quella sera... Allora, non c'è un ragazzo all'orizzonte?-

Sono confusa.
Lo fa apposta o non lo vuole vedere?

Ma il mio silenzio la dice lunga e forse anche la mia faccia persa nel nulla.

-Juliet... -

Lei comincia a bisbigliare sottovoce senza che nessuno le abbia chiesto niente.

-Alexander è una persona buona. Sa prendersi cura degli altri senza chiedere niente in cambio, è un ragazzo affidabile e sono sicura che qualsiasi cosa accadrà, in futuro tu avrai sempre qualcuno su cui contare.
Se non fossimo in questa condizione famigliare, Alexander sarebbe la persona che in futuro vorrei al tuo fianco, Juliet.-

Le sue parole mi disorientano.

-Mamma.. ma cosa...-

-Vedi, nessuno è perfetto. E forse lui ha commesso degli errori in passato ma ..ti vuole bene e so che con te non sbaglierebbe.-

-Di che errori parli?-

-Beh lo sai, lui e quella ragazza, avevano un rapporto così strano.. Alexander ha avuto dei problemi ma è stato da uno psichiatra e sono sicura che l'ha aiutato molto.-

Ah sì guarda, ora è tutta un'altra musica. Tutto apposto adesso.

-Io non lo cambierei mai.- sussurro mentre i miei occhi lo cercano oltre la porta del salotto, fino a giungere alla sua sagoma scura.

Sta seduto sul divano con le spalle dritte, ogni tanto rovescia la testa al pavimento. La situazione con suo padre deve essere tesa.

Vorrei fare qualcosa per lui.

-È solo che... tra te e lui... non è il momento per voi, Juliet.-

-Cosa vuoi dire?-

-Vieni siediti.- suggerisce mia madre, allungandomi una sedia.

-Che vuoi dire?- mi impunto corrucciata.

-Beh, ho conosciuto tuo padre a sedici anni, Juls.-

Oh, no. Di nuovo questa storiaccia terrificante vietata ai minori

-Santo cielo, era un disgraziato. Rubava auto, spacciava marjiuana e ogni notte stava con una ragazza diversa.-

-Wow! Cambiato molto dopo vent'anni, mi hanno detto.-

-No è sempre lo stesso e sai perché non siamo stati insieme a lungo?-

Perché è un traditore? Inaffidabile? Bugiardo?

-Perché ci siamo conosciuti e amati troppo, da giovani.-

Non capisco.

-Abbiamo consumato il nostro amore in un momento in cui tutto stava cambiando. Io sono andata all'università, lui frequentava brutte compagnie..-

La interrompo fermando il flusso di parole con una mano.
-Ferma un attimo. Anche se l'avessi conosciuto anni dopo, lui sarebbe comunque stato quello che è ora. Non l'avresti mai cambiato mamma.-

-Già, appunto. Era uno stronzo, eppure lo amavo lo stesso.-

I suoi occhi sognanti mi fanno inorridire.

-Mamma ti senti???-

-Eh?-

-Stai rimpiangendo quel ____ di papà?!-

-No! Sto dicendo che era un amore folle, che abbiamo vissuto a pieno e che ci ha regalato te, ma .. non sarebbe durato. Solo che ero troppo giovane ed immatura per rendermene conto. Mi ci sono buttata a capofitto soffrendo tantissimo.-

-Alexander non mi farebbe mai una cosa del genere.- asserisco convinta.

-Ma no tesoro, certo che non lo farebbe mai. È completamente l'opposto di tuo padre, però... le cose accadono Juliet e tu puoi fare ciò che vuoi, ma non puoi combattere una guerra già persa in partenza.-

Ecco, ci mancava mia madre a dirmelo. Ora il cerchio è completo, grazie tante.

Non ho più intenzione di darle ascolto, mi alzo in piedi di scatto perché mi ribolle il sangue al cervello quando sento dire queste cose.

Ma lei rincara la dose.
-Le persone non cambiano, Juliet. Ricordalo.-

Tutto quel preambolo mi aveva illusa sul fatto che almeno lei ci approvasse, ma ovviamente anche mia madre la pensa come John. 
Non so che mi prende, mi dirigo in salotto come una furia.

-Alex, posso parlarti?-

-Ora?- domanda indicandomi con la testa suo padre, seduto sulla poltrona intento a guardare la partita di calcio.

John incrocia le braccia.

"Sì caro Alexander, ora. Non quando decidi tu."

-Andiamo.- asserisce con fare sbrigativo.

Fa per sollevarsi in piedi, ma io lo fermo. -No, possiamo parlare qui.-

-Juliet...- ringhia Alexander tra i denti.

John inforca gli occhiali e ci scruta interessato. Ora ho tutta la sua attenzione.

- Sono...-

Guardo John, poi Alexander.

Mi muoiono le parole in gola. Uno dei due si arrabbierà di sicuro nel sentire cosa sto per dire.

-Forse non sarò abbastanza matura, ma... lo sono quanto basta per sapere con esattezza come mi sento.-

-Juliet.- Alexander prova a fermarmi .

-No, Alex. Lasciala parlare.-

John si stranisce nel sentirmi così risoluta, ma nello stesso tempo mi mostra la sua espressione incuriosita. Devo andare dritta al sodo.

- Io e Alexander abbiamo cominciato a vederci di nascosto dopo qualche settimana che sono venuta a vivere qui.-

Alexander chiude gli occhi, poi si passa una mano tra i capelli, la sua tensione è palpabile.

-Juliet, non è quello che vorrei sentirti dire, ma... continua.- mi incalza John corrucciando la fronte.

-E da quando l'ho incontrato io...-

Una delle due squadre ha appena segnato un gol, John abbassa prontamente il volume e torna su di me.

Non riesco neanche a parlare.
L'amore che provo per lui e così grande che mi fa quasi male.
Le mie iridi si appannano velocemente, non riesco a contenere le mie emozioni.

-La nostra non è solo una cotta adolescenziale. E so, lo so di per certo, che pensi che da parte mia sia tutto un capriccio, John. Ma non è così.-

John.

La sua faccia in questo momento.

Mamma mia.

Alexander mi afferra dal braccio e mi porta via prima che io possa dire altro.
- Ma che cazzo ti salta in mente?- sbraita spingendomi verso il corridoio buio.

-Vuoi forse dirmi che ho mentito?-

- Perché? Perché devi dirgli una cosa del genere adesso che le cose tra me e lui sono così delicate...Ha la prima udienza tra poco meno di un mese, perché non possiamo dargli pace?-

-Tu non ci credi davvero!- urlo a gran voce, poi spintono Alexander contro il muro. Bruscamente.

Ci eravamo toccati in tutti i modi, anche nella maniera più violenta, ma mai per allontanarci.

- A cosa non credo davvero?-

- A noi. A me e te insieme.-

-Juliet te l'ho appena spiegato il perché mi fai arrabbiare quando sei così impulsiva. Non capisco cosa pensi di ottenere...-

- Io invece ho capito benissimo.-

Fuggo su per le scale in preda allo sconforto. Sono tutti contro di noi.
Anche Alexander.



_______



Bussano alla porta di camera mia.

-Mamma lasciami dormire. Non ti aiuto a finire di decorare la cameretta, sono le dieci di sera...!-

Ma quando Alexander entra senza preavviso, chiudo immediatamente il portatile con tanto di pagine aperte sui prezzi dei voli aerei.

-Alex, non mi aspettavo...-

Lui mi fissa apatico.
-Stai bene?-

-Che sei venuto a fare?-

-Ti ho fatto una domanda.-
Mi osserva freddo dall'alto.

-Sì sto bene.-

-Bene. Ti ho... portato qualcosa, degli snack al cioccolato.-

Lo guardo confusa. Cioè ovviamente sono felicissima che l'abbia fatto ma... non capisco.
Lo vedo tirare fuori un vassoio pieno di confezioni che riconosco.

-Beh, so che sei in quel periodo.- spiega lui.

La sua affermazione mi lascia a bocca aperta.

-Magari ti andava qualcosa di dolce.-

Oddio. Che imbarazzo ora sa pure che ho il ciclo?!

-Come fai a sapere del cioccolato..?- chiedo quando lo vedo chiudere la porta alle sue spalle.

-È fisiologico. È il corpo che lo richiede, per l'oscillazione della serotonina. Senza contare che il magnesio...-

-Alex ?- lo interrompo subito.

Lui mi guarda con i suoi occhi.

-Sei stato carino, grazie..-

- Prego.- Resta a fissarmi con il vassoio colmo in mano.

-Lasciali pure lì.- dico indicando la scrivania sgombra.

Fa come gli ho suggerito, poi estrae qualcosa da una busta.

-Sono andato a prenderti degli altri assorbenti. Spero siano quelli giusti.-

Divento viola in un secondo.

- Ahm..Non dovevi. Li ho poi trovati... mia madre ha... oh, grazie.-

Mi agito all'istante.
Alexander si avvicina alla porta, fa per andarsene, ma alla fine si blocca prima che il suo polso sottile giri la maniglia.

-Se hai il coraggio di affrontare mio padre in quel modo, hai il coraggio anche di chiedermelo.-

Lo vedo voltarsi verso di me, i nostri occhi si scontrano senza più dividersi.
Così glielo chiedo.

-Puoi..stare con un po' con me?-

C'è un attimo di tensione in cui non so cosa mi risponderà, non ho ancora capito se abbiamo messo da parte tutte le nostre incomprensioni.

-Aspettavo solo che tu me lo chiedessi, Juliet.-

Alexander compie giro intorno al letto, poi si sdraia al mio fianco.

-Vieni qui.- sussurra abbracciandomi da dietro.

-Solo coccole, Alex.- mormoro quando lo sento stringersi contro il mio sedere.

-Ti fa tanto male?-

La sua mano che si posa dolcemente sulla mia pancia, mi trasmette una sensazione di calore così forte che mi sento subito meglio.

-Un po', è normale i primi giorni.-

Lui mi lascia un bacio sul collo, io decido di approfittarne.

-E mi fa male anche un po' la schiena.-

- Sei una furbetta.- mi rimprovera Alexander, prima di cominciare a massaggiarmi la schiena con delicatezza.
La sua premura mi provoca un sorriso inaspettato.

- John che ha detto?-

-Niente, stranamente.- risponde lui.

Mi aspettavo gli facesse la solita predica delle sue, ma forse l'avergli confessato che vorrei partire deve averlo tranquillizzato e non poco.

-Ti ho fatto prendere un colpo prima, non è vero?-

- Ti chiedo solo di avere pazienza Juliet.-

Rotolo verso Alexander.
Le nostre labbra si uniscono modellandosi alla perfezione.
È solo un bacio innocente, ma lo sento eccitarsi all'istante contro il mio fianco.

-Io avrò pazienza, ma...tu, Alex?-

-Mi stai tenendo sulla corda da troppi giorni, Juliet.- scherza prima di far passare una mano tra i capelli.

-Dormiamo e basta.- sussurro sottovoce, senza distogliermi quel sorriso dalle labbra.

Volevo solo dei gesti che, seppur insignificanti, mi facessero capire quanto lui ci tenesse a me.
Alla fine non ho chiesto tanto, no?

-Juliet?-

Ormai ho spento la luce, quando lo sento sussurrare nel buio.

-Ti ho vista un po' strana a cena, sicura non ci sia qualcos'altro che vuoi dirmi?-

-Buonanotte Alexander.-

🌙

Dopo qualche giorno passato ad evitare John, mia madre e qualsiasi essere vivente che non sia Alexander, finalmente esco dal mio bozzolo.

-Juls! C'è Mini di sotto!-

Quando arrivo in salotto e vedo la mia amica tutta felice e sorridente, mi viene una morsa allo stomaco.
Devo assolutamente parlarle di quella cosa.

-Juls c'è una festa stasera!-

Oh, no.
Mi fido della mia migliore amica, ma voglio essere sicura che non racconti mai e poi mai, il piccolo segreto che le ho confessato.

- C'è la festa di...-

Non la lascio continuare, che la prendo e la porto il più lontano possibile da mia madre che sta seduta sul divano con le antenne rizzate.

-Mini ti devo parlare.-

- Senti se è per il viaggio di cui abbiamo discusso, io...-

- SHHH!!- la interrompo a gran voce.

-Cosa c'è, Juls?-

- Devo dirti una cosa importante, ma non qui.-

-Uh! Stasera è il compleanno di Greg, c'è una festa a casa sua, perché non ci vieni?-

-Ehm...-

-Viste le facce che avevate l'altro giorno, un po' di divertimento vi farà bene..-

-Io non lo so..-

-E dai! Vieni! Parliamo di ciò di cui vuoi parlare, stiamo un po' insieme e poi te ne vai.-


-Vieni con me stasera?-

Alexander solleva il sopracciglio quando mi vede già vestita sull'uscio di camera sua.
I suoi occhi si posano come due chiodi sulle mie calze velate.

-Vengo con te, Juliet. Posso sapere dove però?-

-Da Greg.-

La mia risposta gli causa un'espressione per nulla felice.

-Devo venirci per controllare che non ti metta le mani addosso o perché mi vuoi con te?- domanda infilando le mani in tasca.

-Entrambe le cose.-

Alexander si avvicina lentamente, poi scrolla il capo sorridendo.

-Stiamo solo un'ora. Torniamo presto perché io devo studiare... E non solo.-

-Che noia...- lo prendo in giro fingendo di non aver capito il suo "non solo".

-Juliet?-

-Sììì. Va bene..- mormoro ad un soffio dalle sue labbra.
-Però metti la camicia.-

🔥😶🔥

La casa di Greg non è grande come quella di John, ma poco ci manca.
Mini, Norman ed alcuni loro amici stanno chiacchierando attorno ad un biliardo.

-Devo parlare con Mini.- annuncio sotto agli occhi attenti di Alexander.

-Stai bene? È successo qualcosa?- mi trattiene dal braccio prima che io possa sfuggirli.

-No. Cioè sì, sto bene. È solo che... arrivo subito.-

Alexander assume un'espressione contrariata, ma dura poco perché Norman lo coinvolge per fargli vedere cose da nerd di cui non voglio conoscere l'esistenza.

-Hai bevuto?-

La mia domanda fa corrucciare la fronte di Mini.
I suoi ricci biondi scivolano morbidi sulle spalle scoperte, mentre un vestito aderente le faccia il fisico longilineo.
Quanto cavolo è dimagrita?

-Non ancora.-

- L'alcol non ha calorie?- le domando sospettosa.

Lei mi fissa disorientata.
- Ma che dici Juls...-

-Vieni.- le dico poi ad un certo punto.

Ci appartiamo in un angolino isolato, mentre una musica non troppo alta ci sovrasta.

-Non devi dirlo nessuno.-

-Cosa?- chiede lei cercando di sviare il mio sguardo.

-Quello che ti ho detto quella sera. Hai capito cosa.-

-Oh, okay... è per questo che ci stiamo parlando nascoste dietro ad una pianta?-

-Mini puoi fare la seria per una volta?!?!- l'aggredisco nervosamente.

-Scusa, dai. Ma come funziona? Se non confessi non lo scopriranno mai?-

Mi giro a destra e a sinistra per controllare che nessuno ci guardi.

-Non lo so, John ha detto che ci penserà lui.-

-Avere un patrigno mezzo mafioso non è poi così male.-

So che voleva essere solo una battuta, ma a me non fa affatto ridere.

-Lascia perdere. Senti allora...per il nostro viaggio... Voglio essere sicura che tu ci vieni, i miei mi appoggiano.-

-E Alex?-

-Non gliel'ho ancora detto...-sussurro mentre torniamo in mezzo alla folla.

-Vorrei davvero Juls, ma... sto così bene con Norman in questo momento non vorrei..-

- Di cosa hai paura? Norman ti adora come fossi una divinità.. Qual è il problema?-

- Ehm.. non lo so, da un lato vorrei.. Ma poi stare lontana da casa così a lungo, senza le mie abitudini...-

-Che abitudini?-

-Juliet ciao!!-

-Jake smamma!- urla Mini.
-Okay vado a riempirmi il bicchiere di....-

Io la guardo malissimo.

-...di acqua tonica! Che hai capito, Juls?-

E all'improvviso a Jake si sostituisce la figura di Greg, che mi viene davanti con una capigliatura voluminosa.

-Ciao. Non sapevo ci fossi anche tu..-

L'ultima volta che ho visto Greg non è andata molto bene.
Non posso però rispondergli di andarsene, questa è casa sua.

-Sono stata invitata..- bofonchio senza guardarlo negli occhi.

-Non dal padrone di casa però.-

oh-oh

Lui però si mette a ridere di gusto quando vede la mia espressione preoccupata.
-E dai sto scherzando! Mi fa piacere vederti!-

-Ehm..- mi guardo in giro nel tentativo di non ricambiare il sorriso sfacciato di Greg.

-Dov'è il fratellino?-

Ecco che incomincia.

-Ti ha lasciata sola anche stasera?- domanda porgendomi un cocktail dall'odore pungente.

-No.-

-E dov'è finito?-

Non sopporto la sua curiosità morbosa e ancora meno le sue prese in giro sul mio rapporto con Alexander.

-Ma che ti importa di Alex, parli sempre di lui!!- sputo spazientita.

-Beh magari mi importa.-

La sua risposta mi farebbe ridacchiare, ma la mia faccia è schifata in questo momento. Il cocktail che ho appena assaggiato ha un sapore orribile.

-In che senso ti importa, Greg?-

Oh no, Greg è ubriaco. Lo sento dal forte odore di alcol che esce dalla sua bocca quando si avvicina al mio orecchio.

-Nel senso che me lo scoperei tuo fratello.- sussurra.

-Cooooosa!- scoppio a ridere in maniera così sguaiata che alcune ragazze si voltano per guardarmi male.

-Beh e poi mi piaci anche tu.-

Non smetto di ridacchiare, ma lui mi si avvicina di nuovo.

-Te l'ho detto Juliet, sono..-

-Morto?-

La voce di Alexander frantuma l'aria.

- Spacciato?-

Il mio cervello è già leggermente appannato e quando mi volto a guardarlo mi sorprendo della sua bellezza come fosse la prima volta.
La camicia bianca gli calza alla perfezione, delinea le sue spalle larghe per poi stringersi nell'addome dove il tessuto sparisce dentro ai pantaloni.
Ha messo la cintura.

- Vuoi sentire l'elenco di tutti i sinonimi che conosco? Sappi che sono tanti.- asserisce duro, rivolgendosi a Greg.

Quest'ultimo gli ride in faccia.
Alexander è alto, ma Greg è enorme in confronto.

-Oh e sentiamo.. - vedo Greg mettere in mostra i muscoli.
- Come faresti?-

-Non te ne accorgeresti neanche.-

Alexander indica il suo bicchiere e Greg smette di bere all'istante.

-Se ci avessi sbriciolato piccole quantità di bacche di Belladonna... o magari fiori di Aconito...-

Greg lo osserva accigliato, ignaro di ciò che Alexander potrebbe arrivare a dire.

-Arresto cardiaco.-

Il ghigno sadico di Alexander fa rabbrividire Greg, lo vedo da come Ie sue braccia possenti si riempiono di brividi sotto alla pelle.

-E vuoi sapere la cosa buffa? Non sospetterebbe nessuno.- conclude poi con occhi stretti.

-Ehhh.. Lui scherza!! Vero, Alex?-

La mia faccia non è tanto diversa dall'emoticon con la gocciolina sulla fronte.

Gli do due pacche sul petto con l'intento di tranquillizzarlo, ma Alexander è troppo impegnato a divorare Greg con lo sguardo.
Lo sento teso.

-Cazzo Ackerman, sei inquietante!-

Greg, nonostante ciò, non si fa indietro.
È ubriaco, sennò a quest'ora se ne sarebbe andato a gambe levate.
Lo vedo avvicinarsi ad Alex per aggiustargli il colletto della camicia.

Lo sguardo di Alexander è da incorniciare in questo momento.
-Oh. Uhm.. interessante.-

-È il mio compleanno.- gli sussurra Greg, poi mi guarda.

-E voi due un bel regalo potreste farmelo.-

Scoppio a ridere nervosamente.

- È meglio se raggiungiamo Mini e Norman.- dico provando a trascinare Alexander dal braccio.
Lui però non è del mio stesso avviso, sembra ci tenga a mettere le cose in chiaro.

-Oh Greg non credo proprio.-

- Alex... andiamo.- insisto io.

-Per quanto mi piacerebbe accontentarti, vedi.. c'è solo un piccolo problema...Gregory.-

Mi copro la bocca con la mano, sto ridacchiando come una bambina, finché non vedo Alexander assottigliare lo sguardo.

-Juliet è, come dire...mia. Solo mia.-

Greg dapprima sembra rimanerci male, poi si mette a ridere scuotendo il capo.

-Certo che voi due siete proprio malati!- esclama tornandosene dai suoi amici.

- Ci ha davvero provato con tutti e due?- domando nel tentativo di alleggerire l'umore di Alexander che sembra ancora molto rigido.

-Ti sembra assurdo che io piaccia anche ai ragazzi?-

-Poco presuntuoso mi dicevano...Lo faresti mai?-

Lui mi osserva di sbieco, poi arriccia la bocca in una smorfia di disgusto.

-No, Juliet. Non sopporto neanche che qualcuno ti guardi, non ti condividerei mai e poi mai con nessuno.-

-E se fosse con un'altra ragazza, rifiuteresti comunque?-

-Ho scritto forse stupido in fronte?- risponde serio.

-E perché con un ragazzo..-

Lui mi afferra dai fianchi.

- Te lo devo ripetere? Una spolverata di pianta velenosa...-

- Sei troppo possessivo.- sorrido prima di arrivare alle sue labbra disegnate.

-Non me ne frega un cazzo di quanto sia sbagliato. Sei mia, punto.-

Schiudo la bocca per baciarlo, mentre le mie mani salgono languide lungo le sue braccia per raggiungergli le spalle.

-Juliet.- mi ammonisce serio.

-Ah, già..-

Mi guardo intorno, nessuno però fa caso a noi.

-Mi sembra una vita che non stiamo insieme, Alex...- sussurro contro la sua mandibola irrigidita.

-Perché lo è.-

-Senti questa, Ackerman. Io e Mini abbiamo fatto una scommessa.-

Norman si mette tra me ed Alexander senza neanche accorgersi dell'intimità che si stava creando tra noi.

-Mini ha detto che non arriverò a convincerti a bere neanche un goccio, io ho detto che invece ci riuscirò. Ti prego, ti prego... fammi vincere!!-

- Fate scommesse su di me? Seriamente?-

Alexander si acciglia, ma il suo amico non demorde.

- Fammi vincere o Mini mi farà togliere il poster di Ryuk da sopra al letto!!-

-Come osa?- replica Alexander tutto serio.

Scusate chi sarebbe Ryuk ma sopratutto perché Alexander sta dando retta a Norman?

-Eccomi.- annuncia Mini sorridendo prima a me poi ad Alex.

-Guarda! Alexander sta bevendo il mio Daiquiri!- esclama Norman vittorioso.

-Nooo!! Alex!!- mugola lei già brilla.

Meno male che doveva bere solo acqua tonica.

-Io te l'ho detto! Finché c'è quella cosa spaventosa a guardarmi, io nel tuo letto non ci metto più piede!- sbraita poi andandosene infuriata.

Norman ovviamente la segue piagnucolando.
- Ma ho vinto la scommessa!-

-Chi sarebbe questo Ray.. Rey...- accenno qualcosa ma non ricordo già più nulla.

-Ryuk? Stai scherzando? Death Note? Ti dice niente?-

Faccio cenno di no con il capo.

-Cristo se sei strana.- dice Alexander continuando a sorseggiare dal bicchiere.

Certo, io sono la strana qui. Come no.

- Juliet, hai ancora...?-

Lui fa scorrere lo sguardo lungo tutta l'interezza del mio corpo.

-No.- ribatto con un filo d'imbarazzo.

-Sono sollevato. Che ti siano arrivate.- sussurra sottovoce.

-Perché?-

-Siamo stati un po' imprudenti nell'ultimo mese. Non accadrà più.-

Già perché io parto.. Ma come glielo dico?

-Alexander io non vedo perché...-

La sua mano si posa ferma sul mio fianco facendomi sussultare.
-Io non vedo perché..cosa? Mhm?-

La sua bocca si avvicina pericolosamente alla mia, sa di zucchero e lime. Mi lecco istintivamente il labbro inferiore.

-Siamo entrambi sani.. perché non posso prendere la pillola?-

-Sicura della tua scelta?- chiede lui, stringendomi più forte a sé.
Non ricordo neanche più dove mi trovo in questo momento.

-Non vuoi, Alex?-

-Non voglio? Seconde te non voglio..-

Lo guardo mettersi una mano sul viso con fare nervoso.

-Cristo, non me ne parlare ora Juliet.-

Ridacchio, mentre lui mi afferra dal polso.

-Andiamo da qualche altra parte.-

-A casa?- propongo io.

-No. Vieni. Non ho più voglia di resisterti. Ti voglio adesso.-

Alexander posa il bicchiere ed incurante degli sguardi curiosi e mi trascina su per le scale.

Quando apre una porta completamente a caso, vi troviamo una camera da letto.

Lui mi guarda, io gli faccio cenno di sì con la testa.
Entriamo, ma non facciamo in tempo a chiudere la porta che una voce mi prende alla sprovvista.

-Mi avete preso alla lettera, allora.-

Faccio un salto di due metri dallo spavento.
Greg chiude l'anta dell'armadio che lo nascondeva rivolgendoci un sorrisetto.

-Wooo Greg che paura!! Ma che ci fai qui???-esclamo io a gran voce.

-Mi stavo cambiando dato che mi hanno rovesciato la birra addosso. E poi questa è camera mia.-

Guardo Alexander che però non sa cosa dire.
Oh, no. L'alcol ha fatto effetto anche su di lui.

- E voi? Che ci fate in camera mia?-

Il ghigno malizioso di Greg mi fa sussultare.

- Ehm.. Io... Alex... Alex stava solo cercando il bagno.-

Lo spintono verso l'uscita.

-Sì, proprio così. Io stavo... vado a cercare il bagno..- dice Alexander senza mollarmi la mano.

-Devi andarci da solo Alex.- gli suggerisco sottovoce notando le sue guance arrossate.
È così alticcio che mi fa sorridere.
Mi sa che Norman ci è andato giù pesante con il drink.

-Vai!- gli ordino trattenendo una risata.

-Mhm..-
Alexander esce dalla camera, ma non prima di aver lanciato un'occhiataccia a Greg.

-Greg scusa pensavamo davvero fosse il bagno. Torno giù.- ribatto con un filo di voce.

Lui però mi intrappola sulla porta.
-Fate la pipì insieme?-

-No!-

-Oltre a tutto il resto..-

-Ma che dici! Smettila.-

Esco in corridoio chiudendomi la porta alle spalle, quando una mano mi afferra bruscamente.

Alexander mi lascia un bacio delicato sulle labbra, poi mi conduce nel primo luogo che non sia la camera di Greg.
Accende l'interruttore. La luce illumina una stanza le cui pareti sono costeggiate da un'immensa libreria, vi è una grossa scrivania ed una sedia da ufficio.

Ci guardiamo e nello stesso istante pensiamo alla stessa cosa.

Lo studio di John!

-Cristo, ma come ho fatto a non pensarci?- esclama Alexander facendomi ridere ancora.

Alexander POV

Mi sbottono la camicia.
Sgancio solo il primo bottone, ho bisogno di respirare.
Poi mi accomodo sulla sedia girevole.
È confortevole.
Juliet mi guarda.
È in piedi, in attesa, trattiene il respiro. È bellissima.
Ruoto il capo a destra, poi a sinistra.
Sto solo pregustando il momento.

-Dicevamo..della pillola?- le chiedo allentando i polsini delle maniche.
Il sangue comincia a pulsarmi forte nelle vene.
Non so se faccia caldo per davvero qui dentro, di sicuro lei starebbe ancora meglio senza quel vestito.

-Che voglio iniziare a prenderla.-

Juliet fa per avvicinarsi, ma io la blocco facendole segno di no con la testa.

-Togliti le mutandine, prima.-

Sorride mentre le sue mani viaggiano rapide verso la cerniera laterale del suo vestito aderente.

- Non ci siamo, Juliet...-

Mi lecco il labbro avidamente, lei mi guarda spaurita.

-Non vuoi che mi tolga...?- chiede confusa.

-Sì ma chiudi la porta a chiave.- l'ammonisco.

Lei obbedisce, poi si fa più titubante sul da farsi.

- Ti ho chiesto forse di fermarti, Juliet?-

La guardo sbuffare mentre si sfila il vestito, sta reprimendo l'istinto di mandarmi a farmi fottere.
Adoro manovrarla come fosse una bambola e adoro ancora di più quando si imbroncia perché voglio sottometterla anche nel più minimo dei gesti.

-Girati.-

Il suo abito è già a terra.
Juliet lancia capelli all'indietro mentre si volta, la sua schiena all'improvviso si riempie di una cascata morbida color cioccolato.
Mi slaccio i pantaloni nel momento esatto in cui le sue dita piccole sganciano il reggiseno nero.
Che sofferenza, Cristo.
Poi si china in avanti quanto basta per sfilarsi le mutande, infine solleva un piede poi l'altro per farle scivolare sul pavimento.

-Guardami adesso.-

Lei si gira lentamente verso di me, stringendo i pugni lungo i fianchi.
È nuda, forse è per questo che si sta imbarazzando, ma a me poco importa adesso.
Muove un passo, finché non la blocco.

-Ferma. Ancora un attimo.-

Porto la testa all'indietro per fermare l'immagine che ho davanti.
La curva del suo corpo è più femminile di quando l'ho conosciuta, si stringe in vita per poi allargarsi sui fianchi.
I miei occhi precipitano rovinosamente in mezzo alle sue gambe.
La sua pelle così liscia e sottile mi fa perdere la testa.
Mi bagno le labbra.
Juliet intanto non solleva lo sguardo, ma anche di questo poco mi importa.

Tra poco non vedrà altro che me.

-Vieni qui. Ora.-

Sento i suoi tacchi battere sul pavimento.

Dio è così bella.

In un attimo si siede sopra di me, avvolgendomi con le gambe allacciate intorno al mio bacino.

-Ti amo, Juliet.-

Sono ubriaco? È per questo che l'ho detto così, senza alcuno sforzo, dal nulla? Senza neanche pensarci?

Infilo una mano boxer per prendere in mano l'erezione quasi dolorante, ne strofino la punta contro la sua apertura calda e scivolosa.

-Ti voglio Alex.-

E il suo ti voglio si mescola al mio ti amo, come il mio desiderio più immorale e osceno si mescola con l'amore che provo per lei.
Che è solo amore. Puro amore e nient'altro.

- Dillo ancora.- le dico afferrandola con forza per la gola, prima di mettermi il preservativo.

-Ti voglio.-

-Mi avrai. Tutto. Fino in fondo.-

Juliet lancia un urlo riversando la testa all'indietro, quando la riempio con una stoccata dura e decisa.
Sono immobile sotto di lei, fermo solo a cercare i suoi occhi, mentre si muove su me.
Passano pochi istanti e Juliet curva la testa contro il mio collo, le sue labbra cercano le mie, finché non la sento stringersi forte intorno a me.
Sta per venire.

-Oh Alex è così...-

- Così come? Mhm?-

- È così bello..-

E pensare che all'inizio non riusciva neanche a tenermi tutto dentro.
Ora è una dea.

-Continua. Non fermarti.-

-Alex..-

Si aggrappa con le manine al mio petto, mi sta stropicciando tutta la camicia.

-Guardami, Cristo.-

Sono fottutamente egoista.
Non le lascerò mai godersi un orgasmo ad occhi chiusi.
Deve guardare me.
Devo essere io l'unica cosa che le passa per la mente mentre gode e geme sopra di me, solo io nessun'altro.

Juliet si lascia andare completamente, ma io le afferro il mento tra le dita facendo combaciare i nostri occhi alla perfezione. Prendendomi fino al suo ultimo respiro. Il suo orgasmo vibra intorno alla mia erezione facendomi indurire a dismisura.
Sento tutta la mia lunghezza pulsare così forte che arrivo a mordermi labbro con violenza, come per placare la scossa di adrenalina e piacere che pompa tutta lì sotto.
Ci è mancato poco.

Juliet sorride soddisfatta, poi si solleva e senza dire una parola fa per chinarsi tra le mie gambe.
La fermo immediatamente.

- Chi ti ha dato il permesso?-

Non sa cosa dire, sbatte le ciglia nervosamente.
-Pensavo volessi..-

-Certo che voglio venirti in bocca, ma non ho ancora finito.-

Le porgo la mia mano e l'accompagno a rialzarsi in piedi.
Poi la costringo a voltarsi di spalle, lasciandomi davanti a quello spettacolo che tanto venero.
Disinibizione, capelli lunghi e schiena perfetta.

-Sdraiati sulla scrivania.-

Juliet aggancia le mani sul bordo del legno, mentre si piega in avanti. Ed è proprio dove la voglio, come la voglio.

I miei occhi iniziano a vagare furiosi su tutto il suo corpo, mentre lei freme in attesa di ciò che potrei farle.

-Ti è andata male, Juliet. Non c'è nient'altro qui.-

- Cosa?- La sua vocina è così sottile che risulta quasi impossibile da sentire.

-Solo la mia cintura.-

La mia bocca ha appena detto una cosa, ma il mio cervello fa retromarcia.
No, non posso farlo, ho bevuto.
Il mio limite è questo.
Lei si fida di me, ma se io non so fidarmi di me stesso, non posso farlo.

-Va bene.-

Va bene? Ha detto che va bene?

Porto istintivamente una mano sulla mia lunghezza come a fermare quell'impulso. Le piccole vene sotto alle mie dita si moltiplicano dandomi scosse brevi ma intense.
Cristo, devo venire.

-No. Ho bevuto troppo per la cintura.- taglio corto.

Ma Juliet si volta e mi guarda.
-Non importa, Alex.-

E mi guarda con quegli occhioni, sento la testa leggera.
Dio, quanto la amo.

Lei mi sorride, poi torna a rilassarsi sulla superficie, ancora di più. Completamente, su quella scrivania.
Oh Juliet se sapessi cosa ti farei non staresti così tranquilla ad aspettarmi

I miei occhi trafiggono la sua pelle, che al fondo della schiena si flette per culminare in una curva perfetta.
È aperta e io non posso fare a meno di farlo: guardo prima le mie dimensioni, poi la sua fessura, più piccola.
Cazzo, quanto vorrei farle davvero male.

-Alexander..-

Sta piagnucolando il mio nome, così sfilo la cintura dai passanti e decido di non farla aspettare oltre.
Resto in silenzio mentre mi godo quella sensazione di potere che si propaga dalle mie mani fino ad arrivare alla mia erezione ormai dritta e pronta per lei.

Chiudo gli occhi solo per assaporare quel momento di piacere, con l'eccitazione e la consapevolezza di ciò che sto per farle.
La impugno con forza, poi la faccio saettare rapida contro la sua pelle bianca.
Lo schiocco è duro e i lamenti di Juliet sono ansimi bisognosi.
Ad ogni colpo, il mio corpo risponde con una vibrazione intensa e decisa, che si diffonde lungo tutta la mia eccitazione.
Juliet geme, finché non le assesto una cinghiata sul culo così forte che anche la sua schiena comincia a tremare.
E la sua vocina si fa sentire.

-Ahi ahi!!-

-Scusa. Troppo?-

-Sì.- sospira.

Lancio la cintura a terra e le entro dentro senza dover spingere o forzarla. Mi accoglie bagnata e stretta. È rovente lì dentro.
La riempio di qualche spinta rapida, poi esco. E respiro.
Voglio averla in bocca.
Mi abbasso tra le sue gambe per sentire la sua carne morbida e profumata. La stringo le labbra.
Il suo profumo mi rende un animale. Devo trattenermi.

-Farò piano Juliet.-

-Cosa vuoi farmi ?

Le affondo un pollice dentro, dov'è più bagnata.
Poi raccolgo la cintura.
Tra le mie mani la ruvidezza della cuoio, poi la morbidezza della sua carne umida.
Dio quanti vorrei farla scoccare proprio lì, solo per vederla contorcere.
La vorrei con le mani legate.
E magari anche le caviglie.
Così sì che potrei farle male per davvero.
Cazzo no.
Mi devo calmare.

Torno a prenderla con rabbia, afferrandola dai capelli.
Juliet sembra quasi sollevata quando mi sente di nuovo spingere dentro di lei.
E se ci vedesse Greg, ora, di sicuro si verrebbe nelle mutande.

-Juliet?-

-Sì?-

La voglio sentire in ogni istante, così spingo più forte.

-Alex...-

Le tiro i capelli all'indietro, facendole arcuare il collo.
La musica in sottofondo copre i lamenti di Juliet che si fanno sempre più forti ed eccitanti.

Sta urlando e non è la mia cintura o il dolore che le provoco stavolta.
Sono io, dentro di lei, a farle quell'effetto.
La sento emettere gemiti prolungati, poi sempre più spezzati, sta venendo e io non riesco più a trattenermi.
Le do quello che vuole, poi mi fermo nel suo punto più profondo mentre con la bocca addento la sua spalla, la mordo per placare quell'orgasmo così intenso che mi invade il corpo ed il cervello.
Mi svuoto, restando immobile dentro di lei.

Juliet è sotto di me, la libero del mio peso ma sembra faccia fatica anche solo a risollevarsi in piedi.
La accolgo tra le mie braccia, cercando i suoi occhi.
Sono meno lucido del solito, voglio solo assicurarmi che lei stia bene.

- Stai..-

Juliet sorride. - Sì Alex.-

Mi riabbottono i pantaloni mentre mi abbandono nuovamente sulla sedia.

-Sei bellissima. Ma mai nessuno ti vedrà così Juliet.-

Lei mi guarda con le guance scarlatte e i capelli arruffati.

- Vero, Juliet?- domando con decisione.

Annuisce mentre le districo le ciocche di capelli spettinate.

-Sei mia.-

Mi guarda dal basso, rivestendosi lentamente.

-Quindi riguardo alla pillola, ne sei sicura?-

-Di la verità, hai paura che me la dimentico..- mi provoca con un sorrisetto storto.

-Beh... sei sbadata.- dico senza scollarle gli occhi di dosso.

-Cos'è, vorresti tenerla tu?- dice ad un certo punto.

-Intendi per controllarti?-

Il solo pensiero mi fa sentire divinamente.

Devo stare calmo. Non dovrebbe esserci niente di eccitante in tutto questo

-Sei adulta..- mormoro poi agguantandola da un fianco, per portarla verso di me.

-E...- faccio salire la cerniera del suo vestitino.

-...sei in grado di scegliere per te stessa... giusto?-

Lei annuisce.

Si è rivestita ma non ha rimesso le mutande, perdo la concentrazione in un attimo.

-Puoi tenerla tu se vuoi.- dice prima di chinarsi su di me. Posa entrambe le mani sulle mie ginocchia, le nostre labbra si uniscono mentre ci baciamo con foga.

-Cristo, se mi fa eccitare..-

Non dovrebbe, lo so.

-Cosa? Fare sesso senza preservativo?- domanda lei divertita.

-Il fatto che tu voglia che io prenda il controllo, Juliet.-

Dannazione perché l'ho aiutata a rivestirsi?

Tutto questo parlare di scoparla e venirle dentro mi ha fatto risvegliare all'istante. Le prendo la mano che ha lasciato sul mio ginocchio per portarmela sul cavallo dei pantaloni.
Lei solleva le sopracciglia quando ne riscopre la consistenza.
Non se lo aspettava.

-Dici che mia madre sospetterebbe se andassi dal dottore a farmela prescrivere...-

-Non credo.- bisbiglio allargando le gambe.

- Sai c'è questo dottore che...-

Lei comincia a parlare, ma non riesco a più concentrarmi.
Maledetto alcol.

-Juliet?- la interrompo bruscamente.

- Comunque vado a farmi le prescrivere analisi senza che lei lo sappia e...-

-Molto interessante. In ginocchio ora.-

Per un attimo ho come l'impressione che sia stupita dalla mia richiesta.
Ma dura poco perché lei si inginocchia tra le mie gambe e io finalmente posso tornare a guardarla dall'alto.

- Ammettilo che è da prima che volevi farlo.- mi stuzzica curvando il capo, lasciandomi ammirare la sua spalla leggermente arrossata dopo il mio contatto un po' troppo violento.

-Tu fa quello che ti dico, lascia a me decidere come e quando.-

La guardo inumidirsi le labbra, che sporco prontamente con il tocco rude del mio pollice.
Adoro vederla in ginocchio per me.
Premo il dito contro la sua lingua per divaricarle la bocca.
Non devo esagerare.
Sento la mia salivazione aumentare mentre lei sta ad aspettare qualcosa con la bocca aperta.
Oh cazzo.

Non ci pensare neanche.
Deglutisco.
Devo controllarmi.

Abbasso i pantaloni, poi i boxer mentre lei affoga con le labbra su di me. Sembra che stesse morendo dalla voglia di farlo, quasi come se avesse bisogno più di me.
O magari è solo la mia impressione.
Chiudo gli occhi, sono in estasi per come la sua lingua scorre bramosa su tutta la mia lunghezza.
Stringo i pugni lungo i braccioli, poi torno a guardare la sua testa di capelli castani che si muove su e giù su.
Per una volta vorrei lasciarla fare, senza manovrare ogni sua mossa...
No, non credo che ci riuscirò.
Inizio ad ingarbugliare le dita nella sua chioma di capelli, conducendole la testa sempre più in basso con entrambe le mani.

-Di più, Juliet.- ansimo forte.

Le premo la mano sulla testa, incurante dei suoi gemiti, finché non sento l'estremità della sua gola sbattere contro la mia punta sensibile.
È non appena i suoi versi si fanno strozzati, rallento la presa.

-Sei mia.- sussurro spostandole i capelli dalla fronte con le dita.
Lei mi guarda in quel modo così innocente... e lì capisco che non so trattenermi oltre. Mi tendo, spingendomi con il bacino contro di lei, mentre le vengo dritto in gola senza staccare gli occhi dai suoi.

-Scommetto che lo studio di John diventerà la tua stanza preferita adesso!- esclama Juliet divertita.

-Che stai aspettando?- le domando quando la vedo indugiare con le ginocchia ancora incollate al pavimento.
-Che io ti dia il permesso per alzarti?-

Sollevo un sopracciglio quando lei abbassa gli occhi imbarazzata.

-Ti amo così tanto, piccoletta.-

-Mi sei mancato da morire Alex.-

Si rannicchia piccola contro il mio petto mentre l'abbraccio forte.

-Vuoi restare qui?- le chiedo accarezzandole i capelli.

-Tu ce la fai a guidare per tornare a casa, Alex?-

- Sì, ma... dato che ci sei anche tu, preferisco non rischiare. Vuoi che prendiamo un taxi?-

-Possiamo rimanere.. Mini mi ha detto che loro si fermano a dormire.- bisbiglia lei.

- Va bene ma alle mie condizioni.- asserisco prima di infilarmi le sue mutande in tasca e portarmela via da quello studio.

-Dove andiamo?-

C'è un gruppetto di gente al piano inferiore, ma io sto cercando proprio lui.

-Gregory.-

Greg si volta all'istante quando lo richiamo.

-Ragazzi come va?-

Mai stato meglio in vita mia, caro Greg

-Benissimo.- sospira Juliet.

-Ma voi restate qui o tornate a casa?- ci chiede mentre il salotto si riempie di materassi e gente ubriaca.

Di sicuro non lascio dormire Juliet in questa giungla.

Così prendo Greg da parte.
-Greg, vedi... A me piace dormire comodo. Particolarmente comodo-

Mi avvicino al suo viso quanto basta.

-Se me lo dici così, lo scarico in un attimo per te.- sussurra indicando un suo amico poco distante da noi.

- Allora?- insisto senza sbattere le palpebre.

Lui mi guarda, poi sospira.
-Okay, ho capito. Venite con me.-

Seguiamo Greg finché non ci indica una camera da letto.
- Potete dormire qui se siete troppo schizzinosi per i sacco a pelo usati.-

Mi guardo in giro.
No, non ci siamo.

-È la camera degli ospiti.- spiega lui.

Gli faccio cenno di no con la testa.

-Le lenzuola sono stropicciate, c'è stato qualcuno qui.-

Greg guarda Juliet, sembra uno sguardo del tipo "come fai a sopportarlo?"
Così ci scorta in un'altra camera, la sua.

Il letto è immacolato.

- È pulito?- domando riferendomi alle lenzuola perfettamente stirate.

-Certo, le ha cambiate oggi mia madre. Ma qui ci dormo io, voi potete mettervi nel...-

Sta per indicarci un divano, ma io lo interrompo.

-Bene. Il letto va bene.-

Mi siedo al bordo del materasso.
Greg ci scruta senza capire bene cosa stia succedendo.

-Cosa ne dici, Juliet?- domando senza scollare lo sguardo da quello di Greg.

Juliet si toglie le scarpe poi sale sul letto.

-Mhm si è morbido!- salta ridendo come una bambina.

- Sì ma sarebbe il mio letto quello...-

-Ora è nostro Greg.-

Mi sbottono la camicia lentamente, mentre lui sembra attratto dalle mie mani, fa scivolare lo sguardo su ogni bottone che apro.
Infine mi sfilo cintura.

- A meno che...-

Greg mi fissa ipnotizzato.

-Tu non voglia restare.- concludo arrotolandomi la cintura intorno alle nocchie.

Poi la faccio scoccare con una steccata sorda sul palmo della mano.

Juliet ride.

-Allora.. vuoi restare Greg?- chiede lei, complice della mia recita.

Lui inizia ad indietreggiare con occhi sbarrati.

-Cazzo, Joker e Harley Quinn sono troppo inquietanti per i miei gusti. Andiamo via.- dice ad un suo amico che lo aspetta nel corridoio.

-Bella scenetta, è così che ti conquisti quello che vuoi?- chiede Juliet aprendo l'anta di un armadio per curiosarvi dentro.

-Torniamo a parlarne di cose importanti, Juliet.-

Mi sdraio sul letto incrociando le mani dietro alla testa.

-Alex ma davvero ti piacerebbe? Cioè tu saresti davvero disposto a prendere il controllo di cose così banali?-

-È pur vero che cosa mi stuzzica, ma...no. Dovresti essere matura abbastanza da riuscire almeno a badare ad una cosa così semplice, come ricordarti di prendere una pastiglia ogni giorno.-

Lei mi scruta incuriosita.
-Però l'idea ti stuzzica.-

-Se tu me lo chiedessi, io accetterei, Juliet. Qual è il problema di controllare che tu la prenda sempre?-

-Se ci pensi però...in questo caso non si parla del nostro rapporto intimo.-

-E quindi?-

-Tu sei così. Tu sei fatto così.- asserisce per poi sedersi sul letto con me.

-È ovvio che non lo farei mai di mia iniziativa, devi essere tu a gestire le tue cose, ma... il fatto è che...io non avrei problemi a prendere il controllo. Tu dimmi solo di cosa hai bisogno.-

La sua faccia cambia, improvvisamente.

- No, Alex, non va bene.-

- Cos'ho detto di sbagliato?-

-Cioè, il tuo modo di fare mi fa sentire protetta e al sicuro come non mai, io lo adoro però ...-

Sta dicendo cose positive, ma dal suo viso traspare tutt'altro.

-...E se questo mi impedisse di crescere?-

-No questo non accadrà, ci sarò sempre io con te. Se tu hai bisogno..-

-No Alex tu non puoi farci niente. Non è una cosa che devi fare tu, devo farla io.-

Ma cosa?

-E se io fossi una persona a metà?-

Non riesco a capirla.
Cosa sta dicendo?

-Che vuoi dire?-

-Ho bisogno di compiere delle scelte da sola.-

- Va bene, sì. Certo.-

Di che scelte parla? Sento in lontananza un allarme cominciare a suonare, il cervello mi gioca brutti scherzi.

-Ma sono scelte che non riguardano me e te. Perché quello non cambierà mai.-

Bene. L'allarme cessa all'improvviso.

-Puoi accettarlo, Alex?-

-Sì ma non capisco di cosa stai parlando.-

- Non devi capire, devi solo dirmi che accetti le mie decisioni a prescindere, in quanto mie decisioni. Senza prima valutarle.-

Se mi fido del giudizio di Juliet? Beh...

-Se le tue scelte non sono dettate dagli altri e non ti causano del male, sì. Posso accettarle.-

Però adesso basta discutere, mettiamoci sotto le coperte.
Io sono pronto. Di nuovo.

Lei però sembra abbia perso il buon umore.

-Juliet ma c'è qualcosa che...-

-Devo dirti una cosa, Alex.-

🔥🔥🔥🔥

Che toxic sti due 😶

🔥Cosa ne dite del capitolo?

🔥Le capite le motivazioni di Juliet?

🔥Ci metto "tanto" ad aggiornare perché i capitoli sono davvero lunghi!

Leggete la mia nuova storia si chiama LOVE ME, LOVE ME è molto carina, giuro 🥺💜

a presto chicasss 💕

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