BADLANDS II

Von CatsLikeFish

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➡️ Storia in corso ▶️ Sequel di Badlands 🦋🦋🦋 Questa storia contiene scene esplicite ed il linguaggio non... Mehr

BADLANDS II
When you think of love, do you think of pain?
Innocence died screaming, honey, ask me I should know
Do You really want me dead or alive to torture for my sins?
Do you want my presence or need my help? Who knows where that may lead
How are you all around me when you're not really there
With my feelings on fire, guess I'm a bad liar
Wish you knew that I miss you too much to be mad anymore
You've got a fire inside but your heart's so cold
Use the sleeves on my sweater, Let's have an adventure
And oh we started Two hearts in one home
Dancing through our house with the ghost of you
Would you rescue me? Would you get my back?
What am I now? What if I'm someone I don't want around?
Will you still love me when I'm no longer young and beautiful?
Due parole su Badlands
And my daddy said, "Stay away from Juliet"
Sleep with me here in the silence Come kiss me, silver and gold
We weren't perfect But I've never felt this way for no one
Baby kiss me, before they turn the lights out
'Cause I've done some things that I can't speak
I know you wanna go to heaven, but you're human tonight
I spend her love until she's broken inside
If it's not you, it's not anyone
End
Seconda parte
XXV
XXVI
XXVII
XXVIII
XXIX
XXX
XXXI
XXXII
XXXIII
XXXIV
XXXV
XXXVI
XXXVII
XXXVIII
XL
XLI
XLII
XLIII
XLIV
XLV
XLVI
XLVII
XLVIII
XLIX
L
LI
LII
LIII
LIV
Epilogo: parte uno
Epilogo: parte due
Epilogo: parte tre

XXXIX

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Von CatsLikeFish

🌡

Alexander POV

In aereo Juliet trattiene il nervosismo come sa fare meglio, lo intrappola con il labbro sotto ai denti.

Ingoia un respiro, poi arriccia l'angolo della bocca per mimare un sorriso finto a sua madre. Non sta compiendo uno dei suoi sorrisi, di quelli grandi che le esplodono sul viso quando qualcosa la fa ridere sul serio. No, ora sta a torturarsi con l'elastico. Lo porta distante, lo fa vibrare per poi lasciarlo scoccare sul polso.
I miei occhi cercano disperatamente Ia sua pelle arrossata, ma lei se ne accorge e si volta di scatto per guardarmi male.

Mi sta chiaramente comunicando che non li vuole i miei occhi addosso in questo istante.
Curvo il capo verso l'oblò.

Questo succede quando ci si intreccia troppo.
La manipolazione è alla base dell'interazione sociale umana. E anche quando non ne ho intenzione, tutto quello che dico o faccio, influenza il mondo di Juliet. E quello che prova lei sulla sua pelle, tocca me nel profondo.

È un colpo su colpo, continuiamo a spararci addosso in silenzio, anche mentre stiamo fermi, ognuno nel suo spazio.
Ed io non sono abituato a questo scambio continuo di emozioni.
Sono sempre stato solo, senza intrecci emotivi, senza curarmi di cosa pensassero gli altri, senza dipendere dagli altri..forse perché trovo insostenibile la tensione psicologica di dover stare in mezzo agli altri esseri umani.
Stare con gli altri, con tutte le loro debolezze, con tutte le loro mancanze.

Ho sempre preferito la libertà ai legami. Perché quelli ti incatenano per davvero, non sei più padrone delle tue sensazioni.
Tutto quello che lei vive, lo vivo anch'io senza neanche volerlo.
E se lei è felice lo sono anch'io, ma ora che è arrabbiata con me...io non riesco a stare tranquillo.
È una prigione.
È perché l'ho mandata via in malo modo ieri sera?
Ho detto qualcosa che non andava?
Cristo, quanto vorrei fottermene.
E invece non ci riesco.
Perché quella maledetta libertà non ce l'ho più.
Perché Juliet mi fa sentire.

Mi fa sentire amato, mi fa sentire vivo. Il mio corpo ha smesso di essere solo un insieme di organi e sangue, ha smesso di essere freddo.
Ora è caldo quel groviglio che sento nel petto e si riaccende ogni volta che la guardo negli occhi. Il freddo però non brucia, il fuoco sì. E qualcosa mi dice che uscire indenni da un incendio non è possibile.

Era Oscar Wilde a sostenere che l'amore non faccia soffrire, che la solitudine ed il rifiuto sono la vera causa del dolore, non l'amore in sé. Devo ancora capire se la sua teoria combacia con la mia.
Perché da quando sono tornato dall'ospedale, la strada è stata sempre in discesa, senza ostacoli. Il sesso non è mai stato meglio e io sto cominciando a fidarmi per davvero di Juliet.
Ma la salita?
Mi chiedo se lei voglia davvero affrontarla al mio fianco.

Arriviamo a casa alle undici del mattino. Juliet si trascina la valigia dietro a fatica, è stanca per la sveglia presto di questa mattina, avremo dormito poco più di tre ore stanotte.
Ho solo bisogno del mio letto.

-Vai su, te la porto io la valigia.- le dico sfiorandole il braccio.

- Non ho bisogno del tuo aiuto!- mi graffia con un'acidità inaspettata.

-Juliet?-

Dopo la discussione con mio padre, ieri sera, non ero più dell'umore per stare con lei, l'avrei trattata male.
Così l'ho mandata via.
Possibile che ce l'abbia con me solo per questo?

-Che vuoi? Ti è passato il ciclo?- mi dice lei quando arriviamo davanti alle porte delle rispettive camere da letto.

-Voglio parlarti.-

-Beh a me non va adesso.-

Lancia dentro la valigia e si chiude la porta dietro.

Sto a fissare la maniglia d'ottone.
Mi basterebbe entrare in camera sua, dirle due paroline e farla sciogliere.

Ma non posso e non voglio.
Devo imparare a rispettare il suo volere. È questo l'amore, no?

Odio l'estate, accuso un caldo insopportabile. La t-shirt mi si appiccica addosso, così la sfilo, poi sbottono i pantaloni.
Maledizione.
Il mio pensiero ritorna a lei.
Non sono orgoglioso, solo non mi va di chiederle scusa.
Non mi va, eppure mi ritrovo a fargliele comunque. Assurdo, no?Il compromesso sembra essere il mio pane quotidiano ormai.

Scusa per ieri notte

Lo scrivo di getto, glielo invio prima di chiudermi nella doccia.
Poi dopo una ventina di minuti esco dal bagno, lei ha visualizzato e non ha risposto.

I miei occhi slittano controvoglia sulla scrivania.
Dovrei studiare.
Anzi, dovrei dormire qualche oretta per poi mettermi a studiare ma... ora non ci riesco.
Perciò indosso i pantaloni della tuta, una maglietta e scendo in cucina ad aiutare Catherine, che non rifiuta mai una mano in più.

Ovviamente di mio padre non c'è traccia in giro, si è già dileguato barricandosi nel suo studio.
Così l'aiuto ad apparecchiare tavola, a sistemare in dispensa la spesa che ci hanno appena consegnato e a rimettere a posto le casse d'acqua.
Dopo un po' però, lei si ferma a guardarmi.

- Alex come farò senza di te quando andrai all'università?-

Sorrido asciugandomi la fronte imperlata, sta cominciando a fare quell'afa umida che tanto odio.
Non so che risponderle, mentre lei invece ha quasi le lacrime agli occhi. Gli ormoni la rendono troppo sensibile.

-Catherine, ma sono ancora qui.-

Sono poggiato al tavolo della cucina, quando lei mi stritola tra le braccia.
- Ohhhh fatti abbracciare!!-

Il pancione è così ingombrante che mi viene impossibile non schiacciarlo.
Mi chiedo come faccia a fare sesso con un peso del genere. Ma forse è l'ultimo dei suoi pensieri.

— Adesso dimmi, dov'è finita mia figlia? Le ho detto di cominciare a mettere le cose in lavatrice ma perché non mi ascolta mai...-

-Ci penso io.- le dico prima di fiondarmi al secondo piano.

Arrivo bussare in camera di Juliet con vigore.

- Posso?- le chiedo quando sono ormai già entrato.

- Stavo dormendo, cosa c'è?-

Sento la sua vocina arrivare dal letto, si mette su a sedere.
Il tessuto sottile della canottiera a costine stringe il suo corpo sottile che fuoriesce dalle lenzuola bianche.

- Mi stai evitando.-

Chiudo la porta, lei intanto mi rivolge una smorfia da sotto quella cascata di capelli fluenti.

-Ah, tu dici?-

Sento la mandibola tendersi, mentre con le mani nelle tasche, mi faccio strada fino al suo letto. Sono nervoso. Nella mia mente le parole di mio padre riecheggiano stridenti come unghie sulla parete, non voglio farmi inghiottire dai miei stessi pensieri. Ma, sopratutto, non voglio che lei mi veda così.

-Dimmi perché, Juliet.-

-Lo sai perché!- squittisce con voce acuta.

-Vuoi le scuse per ieri sera?-

-No, voglio che tu sia sincero!-
Si getta giù dal letto per puntarmi un indice nel petto.

Se ne sta in canotta e mutande a guardarmi come se io fossi colpevole di qualche cosa.

-Sono sempre sincero.-

-Che intenzioni hai con me?-

Arriva dritta come una mitragliata nel petto.
No. Non così, Juliet.

Ho dormito tre ore, sono stanco, spossato. Di sicuro non sono in vena di assecondare i suoi capricci.

-Juliet cosa c'è che non va adesso?-

-Non girarci intorno! Cosa vuoi fare?-

-Voglio pranzare, poi infilarmi sotto alle coperte con te. Guardare un film e dormire. Sono stanco.-

Lo vedo da come mi sta scrutando: quello che le sto rifilando non le basta. Corruccia le sopracciglia in uno sguardo di sfida.

-Poi devo studiare. Almeno fino all'una o alle due di stanotte. Sono parecchio indietro.- continuo sotto alla sua espressione contrariata.

-Non mi interessa.-

Ah, non ti interessa..

Stringo i pugni nelle tasche questa volta, Juliet accenna una caduta con il capo per poi risollevarlo rapidamente. -E quando nascerà il bambino?-

-Cosa vuoi sapere? Se io e te dormiremo ancora insieme?- le domando accostandomi al suo viso. Sento il profumo dei capelli appena lavati, la sua pelle è perfetta. Non posso reprimere l'istinto di far scivolare un dito lungo il suo braccio liscio. Avverto la sua pelle irradiarsi di brividi.

-Pensi che mi passi la voglia di te così, dall'oggi al domani? Solo perché tua madre mette al mondo mio fratello?-

Cristo, che situazione del cazzo.

Un'increspatura accennata le si forma al lato della fronte, qualcosa la preoccupa sul serio.
-E tra due anni, tra tre anni?- continua lei.

Prima mio padre, ora Juliet.
Ma cosa dovrei dirvi? Ho diciannove anni, come potete pretendere che io sappia cosa farò nel mio futuro?

Sto provando a costruirmene uno, a fatica, perché sembra che la mia vita sia ormai diventata un percorso ad ostacoli, solo che gli ostacoli mi vengono lanciati addosso in pieno viso.

Prima mia madre, poi Mya, poi Withman.
Chiedo solo di studiare, andare all'Università e laurearmi.
Non pretendo molto.

-Juliet cosa vuoi me?-

-Più di quello che tu vuoi da me.-

Non è vero, io e te vogliamo le stesse cose.
O forse c'è una possibilità che io non la stia capendo?

-Non ti seguo.- ribatto inspirando bruscamente.

-Hai detto che mi ami.-

Eh, maledetto me. Sembra che i guai siano cominciati da quel giorno.

-Ed è la verità, Juliet.-

Lei però non si prende neanche il tempo di ascoltarmi, che mi sta già aggredendo.

-Cosa ami? Fare sesso con me?-

Cristo, sì.

-Certo. Amo tutto quello che facciamo.-

Lei però sembra ferita, forse delusa.
Scrolla la testa, la blocco afferrandola dal braccio prima che mi volti le spalle.

- Che diavolo mi stai chiedendo, Juliet? Dimmelo.-

- Non te lo chiedo perché tanto non mi risponderesti!-

- Prova a spiegarmi perché davvero...-

-Cosa stiamo facendo? Vuoi stare con me adesso, ma in futuro? Quando andrai all'università? Ti vedrò due giorni a settimana, ti basterà? E se conoscessi qualcun'altra? E se... -

Perché ora se ne esce con queste storie?
Non è da lei farmi domande del genere.
La sento pesante e lei non è mai in questo modo con me.
Non c'è un filo di leggerezza in quello che sta dicendo, sembra realmente angosciata, ma può esserlo per cose così futili?

-Mi stai chiedendo cosa esattamente, perché io non prevedo il futuro.-

Forse sono troppo cinico, ma la morbidezza non fa parte di me. A quella solitamente ci pensa Juliet, eppure ora ho come l'impressione che neanche lei sia in grado di venirmi in contro.
La guardo sedersi a terra, si fa piccola contro i piedi del letto, con le gambe schiacciate al petto.

- Se non hai intenzione di passare il tuo futuro con me...che senso ha stare insieme ora?-

Quando le avrei detto una cosa del genere?

Lei si trascina svogliatamente una mano tra i capelli.
- Che poi..."stare insieme"...non stiamo neanche insieme. Ci vediamo di nascosto come due amanti che non possono raccontare ai rispettivi marito e moglie, cosa fanno. Faremo così anche quando saremo adulti? Ci nasconderemo da tutti?-

Amanti, marito e moglie?
La testa mi gira nel sentire tutte queste parole pesanti come mattoni di cemento.

Forse ho capito, forse è solo il periodo.
Sarà così ogni mese.
Tanto qualsiasi cosa le dirò non le andrà bene, spero le arrivi il ciclo al più presto perché questa situazione sta diventando insopportabile.

- Non è il momento Juliet.-

-Certo.. non è mai il momento per te!-

Probabilmente lo ha dimenticato, forse dovrei ricordare di quello che c'è in corso tra me, lei e mio padre.

-No tu non hai capito, questo non è proprio il momento per urlare ai quattro venti che stiamo insieme perché finché avremo la polizia con il fiato sul collo....-

- Ma tu ci stai con me? Ti senti quando parli?-

Non mi aspettavo tanta disperazione nella sua voce, né i suoi occhi così lucidi.

Mi chino su di lei, con una mano le sollevo il mento, con l'altra le accarezzo il viso.
-Juliet, è da quando ti ho baciata per la prima volta che mi sento legato a te. Non ho pensato, guardato, né toccato nessun'altra. Che cosa ti sembra questo? Lo vuoi per iscritto? Ti devo fare un cartellone e dirti che amo solo te?-

-Sono parole.-

No. Questo è troppo.

-No, sono fottutissimi gesti, perché se fossero state solo parole a quest'ora...-

Ingoio i miei pensieri, trattenendoli dentro alla bocca con la mano chiusa a pugno davanti alle labbra.

Non voglio ferirla.
Però se fossero state solo parole, a quest'ora sarei stato con qualcun'altra. Anzi, altre.
E l'avrei fatto senza problemi.
Perché nella mia classe, le ragazze non ci sono mai andate molto per il sottile nel lasciarmi intendere che io piacevo loro.

E Charlotte, quella che Juliet teme tanto, probabilmente è solo la più discreta.

- Cosa? Cosa avresti fatto?-

E come glielo dico, maledizione..

-Avrei provato interesse per qualcun'altra. Ma non l'ho avuto. Mai.-

Se il pensiero non mi ha mai sfiorato, qualcosa vorrà pur dire, no?

-Vuoi un premio per essere stato così bravo a frenare i tuoi istinti?- domanda poi con voce stridula.

-No, vorrei la smettessi.-

"Ma sopratutto...vorrei poter dire lo stesso di te, dato che non ci hai pensato due volte e ti sei fatta mettere la lingua in bocca da quel mostro che mi ha rovinato la vita."

Ma non posso dirlo, perché poi mi si annebbia il cervello al solo pensiero.

- Tu e tuo padre...- la sento cominciare, ma la blocco sul nascere.

-Oh, no no no.-

Mi alzo in piedi di scatto.

-Sta fuori da queste cose, non ti riguardano, Juliet. Me la vedo io con lui.-

-Sì certo...-

Con mio padre me la vedo io, punto. Non voglio che lui le metta in testa strane idee, sa essere così credibile nel dire le sue stronzate da uomo maturo, che a volte rischio persino di crederci.

"Siete diversi..." come posso dargli torto?

- Fai tanto il grande con me, poi quando papino ti dice qualcosa scappi impaurito!-

-Sei una bambina. Mi hai stufato.- taglio corto con fare seccato.

Lei spalanca gli occhi. Non so cosa si aspetti da me, di certo non mi metterò in ginocchio a chiedere scusa per qualcosa che non ho commesso.

-Vieni ad aiutare tua madre e smettila di fare la ragazzina viziata, perché sei adulta e forse non ti rendi conto che non tutto gira intorno ai tuoi capricci.-

E cresci, Cristo.

🥑

Sto tamburellando con le dita contro la tazza di ceramica.
C'è il ronzio silenzioso del frigorifero in sottofondo, quando Juliet scende in cucina.
Non si è neanche presentata a pranzo e se la cosa mi ha tenuto un po' in ansia, ora finalmente riesco a rilassarmi.

-Quindi ora non ci parliamo più?-

-Io sto amabilmente bevendo il mio the. Desideri qualcosa?-

Non voglio manipolarla, ma è più forte di me. Mi basta essere freddo e distaccato e lei torna a volermi stare tra i piedi.
E io la voglio intorno.
Perciò non la guardo neanche.

-Sei serio?- chiede con le braccia conserte.

-Dovrei forse scherzare su una cosa del genere?-
Sbuffo mostrandole la tazza non appena lei si fa più vicina.

- Ma non sto parlando di .. ah-
Scuote rapidamente la testa.

- Vorrei farlo in pace. Grazie.-

Juliet non sopporta essere ignorata.
Quindi quando le do le spalle per prendere il libro dal tavolo e dirigermi in salotto, lei non riesce a non seguirmi.

- Alex... tu sei così... difficile a volte.-

Sono un osso duro Juliet, pensavo l'avessi capito.

Mi siedo sul divano, poi la fisso senza sbattere le palpebre.
- Sono difficile. Ricevuto.-

Voleva dire qualcosa, ma ora sembra cambiare idea.
Mio padre ha davvero ragione... siamo diversi, ma su una cosa si sbaglia: ci basta essere noi stessi per attirarci come calamite.

Mi è sufficiente lasciarle intendere che non può arrivare a me e lei diventa disperata per avere anche solo una mia occhiata.
Nessuna manipolazione, nessun giochetto. Mi basta esternare quello che sono per farle desiderare di tornare da me.

-Vedi, Juliet... a me sembra solo che tu voglia farmi perdere tempo. Non hai mai niente di interessante da dire, forse è meglio che torni in camera tua. Da brava, vai.-

Lei si siede sulla poltrona di fronte a me, poi parla senza paura.
-Non dirmi quello che devo fare. Vengo da te dopo cena.-

"E no cara non funziona così.
Prima ti arrabbi senza motivo, poi quando ti gira siamo di nuovo bacetti e strusciatine. Te lo scordi."

-Vuoi parlare con me? Parla.- le intimo chiudendomi il libro sulle ginocchia.

-Tanto non c'è verso di parlare con te. Hai sempre ragione tu. -

Non capisco cos'ho sbagliato, ma forse rimetterla al suo posto è quello che le ci vuole.
-Se dopo cena vieni da me, è una cosa ben precisa.-

-Non fare lo stronzo con me, Alexander.-

-No, voglio fare molto peggio con te.-

Lei inizia a sbattere le palpebre nervosamente. Preferirei mi provocasse o mi facesse innervosire, perché vederla così sensibile mi turba.
Ripenso a quando l'ho vista tra le braccia di mio padre.
Sembrava più che triste, sembrava fragile.
E ora ha di nuovo quello sguardo.

Dannazione, non ci riesco.
Sento i miei occhi ammorbidirsi nei suoi.
Chino immediatamente il capo.

-Juliet, dimmi. Cosa vuoi che io faccia?-

Glielo sto chiedendo.
Sul serio?
Mi sento così stupido.
Ma cosa mi sta facendo?

-Di sicuro io non ho intenzione di fare cosa vuoi tu!-

-E io cosa avrei intenzione di fare, sentiamo...- rispondo con poca convinzione, accasciandomi con una mano sulla fronte.

-L'hai detto stamattina. Sappi che io...-

Si guarda con fare circospetto prima a destra, poi a sinistra. Infine parla con voce tremolante.

-... non ci vengo nel tuo stesso letto. Non finché non risolviamo questa questione.-

-Non c'è nessuna questione da risolvere e poi... chi parlava di fare sesso?-

Parlavo di dormire insieme, ma forse lei non l'ha capito.

-E di cosa parlavi?- chiede mordendosi il labbro.

Mhm.

Curvo il capo giusto quanto basta per vederla agitarsi sulla poltrona.
Sì, le faccio ancora quell'effetto.

-Hai capito benissimo.-

Mi avvicino con il solo intento di chinarmi su di lei. Lei schiude le labbra, come se si aspettasse un bacio. Io però voglio vederla aprire le gambe. Le assesto uno schiaffetto nell'interno coscia che la fa ansimare.

- Alex...-

Arrivo alla porta poi mi volto ad osservarla: è irritata, infastidita dalla mia tenacia, ma sopratutto... è eccitata.
Nonché irrequieta. Vorrebbe essere arrabbiata ma si ritrova solo smaniosa di tornare a compiacermi.

Lancio lo sguardo nel corridoio, sento i passi di mio padre farsi vicini.
È uscito dallo studio, sta venendo in salotto.

- Ti voglio dopo cena. Metti il completino nero.- sussurro sottovoce prima di andarmene.

Sto fissando le pagine di biologia cellulare con sguardo assorto. Non riesco a focalizzarmi. Probabilmente la decisione di rimanere al campus a dormire non è così assurda, almeno avrò modo di studiare e non essere costantemente interrotto.
Già mi immagino la casa pervasa dai pianti del bambino.

Poi un leggero cigolio.
Riconosco il rumore dei suoi passi nudi sul parquet.
Juliet è entrata in camera.
Non sollevo gli occhi dal libro.

- Sei riuscito a studiare un po'?-

-Davvero poco.-

- Vuoi che me ne...-
Sta indicando la porta.

- No. Rimani.-

Lei però non si schioda dal muro, mentre io non ho voglia di ricominciare, quindi metto subito le cose in chiaro.

- Non amo le discussioni.- la faccio breve.

- Non me n'ero accorta, guarda...- dice con tono sarcastico accompagnato da una smorfia infantile.

Mi prendo un respiro.
-Non servono a niente.-

-Pensi che i tuoi modi per risolvere le cose siano più efficaci?-

Ma sentila...

-Quali modi...?- chiedo finendo dritto davanti a lei.

Potrei giurare che si stia facendo ancora più piccola contro quella parete.

I miei occhi scivolano lenti dalle sue guance colorite dal sole, al suo nasino perfetto, fino a scendere ai piccoli capezzoli nascosti dalla maglia del pigiama.
Non ha il reggiseno.
E non ha fatto come le ho detto.

Mi lecco le labbra, poi addento il labbro inferiore come se avessi un bisogno disperato di sentire qualcosa.

Vorrei mordere lei, ovunque.

Lo sguardo di Juliet si fa più languido, si allaccia alle mie labbra e lì vi rimane.
-Che senso ha continuare a parlare se tanto non ci capiamo...-

La sua frase non mi piace.
Tutto quello che dice ha sempre l'aria di essere un capriccio, sembra indicare una mancanza di combattività, d'altro canto però... dimostra una voglia di resa, a me.
E non c'è alcuna resistenza nel suo sguardo adesso, la vedo curvare leggermente il collo prima di abbandonare la testa contro la parete.

- E così vuoi smetterla con le parole...Mhm?-

Le afferro il mento con un gesto repentino, quasi frettoloso.
Lei socchiude gli occhi, come se si aspettasse il bacio. Che ovviamente non ho nessuna intenzione di concederle.

-Cosa vuoi fare, Juliet? Hai cambiato idea?-

Le nostre labbra si sfiorano
Lo vedo nei suoi occhi, lo sta pensando.
E poi lo dice.

-Tutto quello che vuoi, Alexander.-

Sento l'afflusso del sangue scorrere veloce nelle vene, pompa con prepotenza verso il cavallo dei miei pantaloni.

Non c'è resistenza quando infilo una mano sotto alla maglia del pigiama cercando il suo seno con insistenza. Lo stringo con forza, per poi assaporare i suoi capezzoli già turgidi con leggeri movimenti circolari del pollice.
E quando le nostre bocche finalmente si ritrovano, la sento spegnere ogni inibizione.
È così eccitante la maniera in cui tiene quelle labbra dischiuse, quasi ferme, lì per me. Come per darmi modo di spingermi con violenza dentro alla sua bocca muovendo la lingua a mio piacimento contro la sua.
E più la sento remissiva più l'eccitazione mi cresce a dismisura nei boxer.
Vorrei prenderla ora, lasciarla senza fiato contro il muro e farle dimenticare tutto.

Ma non ci riesco.

-Cosa c'è, Juliet? Parlami se c'è qualcosa che...-

-Alex..- mi interrompe.

-Non voglio mettermi in mezzo a te e tuo padre però...-

-Ci penso io, non voglio che ti preoccupi ancora, Juliet. Alcune cose devo risolvermela da solo con lui.-

Immagino che lei non lo capisca e pensi che il mio sia solo un atteggiamento autoritario, ma in realtà sono egoista. Molto egoista. Mio padre le vuole bene e il pensiero che si avvicinino troppo non lo sopporto, Juliet ha chiaramente bisogno di un padre e lui finirebbe solo per metterle in testa strane idee riguardanti il nostro futuro. Un futuro in cui io e lei non saremo insieme.

- Vuoi dirmi altro?- le chiedo affondando dolcemente con il viso tra i suoi capelli.

-Hai detto che non ami discutere.-

Sì, ma amo ancor meno vederti così turbata.

-Ma tu...ci hai pensato a quello che ti ho detto ieri?- chiede poi ad un tratto.

Tutto quel discorso sul dolore e l'umiliazione mi ha fatto rabbrividire.
In realtà è stata sua indecisione, a farmi rabbrividire.
Non lo sopporterei.
Non voglio che Juliet sia diversa, con me è sempre stata sé stessa, sin dal primo giorno. Non sopporterei volesse cambiare, solo perché all'apparenza quello che si lascia fare, sembra troppo sbagliato.
E poi chi l'ha deciso cos'è sbagliato?

- Sì ci ho pensato.- riesco a dire con lucidità.
Mi basterebbe davvero poco per tradire tutta l'eccitazione che mi scorre nelle vene.

Lei è in attesa.

-Non farmelo ripetere: se c'è qualcosa che non vuoi fare, mi sta bene, Juliet. Solo non...non negare quella parte di me. E di te.-

Scuote la testa rapidamente, ma non mi sta guardando.

- Non credevo di doverlo ammettere ma... Sì, forse hai ragione. A volte quello che succede tra noi durante il giorno, va ad influenzare la nostra sfera più intima.-

I suoi occhi vengono manovrati da una corda invisibile. Si sollevano lenti, sorpassano a fatica le mie labbra, per finire nel mio sguardo che la stava già aspettando.

-Vuoi punirmi?-

La incateno al muro con uno sguardo più duro.

- No. Nonostante non mi piaccia discutere o litigare, è più che normale farlo.-

- Ma...?- chiede curiosa.

Mi conosce troppo bene.

-Ma ora, con te, vorrei solo... fare cose che non dovrei, Juliet.-

Il suo petto si muove rapido sotto alla maglia rosa del pigiama, così come le sue ciglia battono ripetutamente dietro ad una lunga ciocca che è scivolata a coprirle il viso. Posso vederne i tratti delicati, le sue guance solitamente scarne, sono più piene da quando siamo andati in vacanza.
È ogni giorno più bella.
E io? Vorrei solo vederla fare cose che non dovrebbe.

Incomincio con il posarle il pollice sul labbro inferiore, non per sfiorarglielo però. Lo premo duramente, facendolo scivolare sulla sua bocca semiaperta e lucida.

Ripenso alle sue parole.
"Se mi ami perché vuoi farlo?"

Non riesco a controllarmi, glielo spingo tra le labbra con forza, obbligandola a divaricare la bocca. Il mio dito si bagna con la sua saliva e tutto il mio baricentro è ormai duro e pronto a sentirla fino in fondo.
Non c'è esitazione nei suoi occhi nel momento in cui decide di abbandonarsi completamente a me. Come posso fingere di non vedere che le piace?
Ma sopratutto, quanto le piace.

"Tutto quello che vuoi."

Continua a ripetermelo con quegli occhi color nocciola, ogni volta che mi guarda in questo modo che mi fa perdere la testa.
Dio, quanto vorrei farla girare faccia al muro e sottometterla nel più brutale dei modi. E poi sporcarle il viso con le mie voglie, nella maniera meno delicata possibile.

"Se mi ami perché vuoi farlo?"

Prendo un respiro, poi un passo indietro.

-Juliet.-

-Ti ascolto...- sussurra lei confusa sul da farsi.

-Io ti amo.-

Ma se io provo a mantenermi distaccato, lei non lo fa. Curva il capo e sorride timidamente, come se non si aspettasse altro che quelle sue stupide parole.

- E se voglio fare certe cose, non è perché non io ti ami abbastanza. È proprio perché ti amo e anche tanto. È come se la nostra complicità andasse oltre a quello che facciamo tra le lenzuola. Forse non te ne sei mai accorta ma... tutti i nostri piccoli problemi, li abbiamo sempre risolti così.-

Lei stavolta annuisce, infine china la testa.
Vedo la sua nuca curvarsi.
È una resa, la sua.
Nonché la mia vittoria.

Porto istintivamente una mano sui pantaloni, l'altra tra i suoi capelli per farle aderire con forza la testa contro il muro.
Niente cintura.
Ho i pantaloni della tuta.
È nel mio armadio.

Amo la cintura e Juliet la odia.
È convinta che faccia più male, ma in realtà non è così, dipende solo da me.
Dipende da come la impugno.
La verità è che godo troppo nel sentire il rumore del cuoio che scocca forte, perciò non vedo perché non fargliela sentire tutta fino in fondo, la mia voglia di farle male.
Prima quel suono sordo, poi i suoi piccoli gemiti spezzati a metà.

Avrà ancora i rimasugli dei miei lividi addosso.
E al solo pensiero, mi sento indurire l'addome e tendere tutte le arterie che scorrono lungo il mio torace. La pressione sanguigna aumenta, lo sento e lo vedo da come le vene del mio braccio hanno cominciato a pompare, mentre le sposto una ciocca di capelli dal viso.
Juliet è una bambolina perfetta tra le mie mani e io sono quello che non vede l'ora di macchiarla con le mie parole e con le mie perversioni.
Lei non solleva lo sguardo, ma ormai i miei pantaloni non lasciano più niente all'immaginazione.

-Alex?-

E se una frase come "Da ora in poi non puoi parlare" sarebbe facile da pronunciare, ora non ci riesco. Se una volta ci riuscivo facilmente a fregarmene e a pensare solo a me stesso, ora non ci riesco. Il fatto che ci sia qualcosa tra di noi che ci tiene ancora lontani, mi blocca.

Forse ha ragione lei. Non posso più essere distaccato come lo ero una volta.

-Vieni dimmi cosa c'è, per favore. Non riesco a sentirti così tesa.-

Afferro Juliet dal braccio con dolcezza, la porto sul letto con me, prima di stringerla.
-Cosa volevi dirmi oggi.-

-Due cose. Ma ad una sembra che tu non abbia risposta, Alex.-

Io posso prometterle che ci sarò sempre per lei, ma più di questo non riesco. Non so cos'accadrà da qui a qualche anno, lei forse vorrebbe sentirsi dire o sentirsi fare grandi dichiarazioni, ma questo non sono io.

-Pensi che le nostre discussioni ci faranno allontanare?- chiede ad un certo punto. La sento sprofondare con il naso nel mio petto per respirare a fondo.

-No. Se hai qualche dubbio devi parlarmene. Credo sia normale discutere. Litigare e poi fare pace.-

Juliet sorride.
-Dillo che la tua parte preferita è fare pace..-

Decisamente.
Pianto gli occhi al soffitto, mentre con la mano non smetto di accarezzarle la testa, facendo intrecciare la punta delle dita tra i suoi capelli morbidi.

-Pero è vero che siamo diversi.- aggiunge sottovoce.

Le parole di mio padre, di nuovo. Sembra le abbia dette anche a lei.

-Per me non è un problema, Juliet. È ciò che più mi piace di te. Che sei completamente opposta a me.-

-Sicuro?-

-Certo. Io non ti vorrei diversa.-

Ma la maniera in cui china a testa mi fa sussultare

E se fossi io il problema?

Scaccio il pensiero con una scrollata di capo.

-Va bene, dimmi qual è l'altra cosa che ti turba.-

Lei non deve neanche pensarci, ribatte con prontezza.

-Arriverai a chiedermi sempre più, Alex?-

-In che senso?-

-Vorrai sempre di più da me?-

Non ci avevo mai pensato.
Forse perché lo davo per scontato? Vorrò di più da lei? Sicuramente vorrò di più con lei. Ma è sempre di lei che parliamo, quindi no, non vorrei altro.

-No, Juliet. Mi basti tu.-

Di sicuro sto crescendo.
E con me tutti i miei difetti, tutti quegli angoli che Juliet riesce a smussare. Si stanno facendo sempre più grandi e tornano ogni volta che litighiamo.
Non voglio farla stare male, ma non voglio neanche illuderla raccontandole favole.
Perché la realtà è che probabilmente sarà proprio lei, un giorno, a volere di più da me.
E se i miei desideri malsani non combaciassero con il tipo di vita che vorrebbe lei?
Non possiamo saperlo ora.

-Io...non lo so. È che sto crescendo e sento che la mia vita sta andando in una direzione precisa.- ammetto sottovoce.

-Spero solo andremo nella stessa direzione, Alex.-

Lo dice con lentezza, quasi come fosse una formula magica in grado di realizzare il suo desiderio.

-Juliet, però di una cosa sono sicuro: l'ultima cosa che voglio fare è perderti.-

-Anche io Alex. Non so davvero come farei senza di te.-

La stringo più forte, so che le piace sentirsi al sicuro.
Poi chiudo gli occhi.

Sembra passare tutto in quell'attimo perfetto, ma le sue risatine soffocate mi fanno tornare alla realtà.

-Ma... Alex! Vuoi davvero dormire?!-

-Eh.-

-Non vuoi farmi le coccole?- piagnucola con voce tenera.

-Eh??!-

-E dai, mi fai le coccole?-

È un altro capriccio vero?

-Che significherebbe?- domando accigliato.

-Baci, carezze.-

Cristo, no.

-E basta, Juliet?-

-Sì.-

-Eh. E poi?-

-E poi dormiamo.- ridacchia lei contro l'incavo del mio collo.

-E dopo averti "coccolata", cosa faccio? Me lo tengo bello in tensione nelle mutande per tutta la notte?-

Lei fa spallucce facendomi sorridere.

-Vieni qui, piccoletta.-

-Ti piace stare con me anche se non lo facciamo vero?-

-Cos'è, ti sono arrivate e non puoi ..-

-Ma no!- scoppia a ridere imbarazzata dandomi uno schiaffetto sul braccio.

E io rido di rimando. Lei sembra ammaliata quando mi osserva . -Mi piace quando ridi, Alex.-

Mi ricompongo all'istante.
-Oh, okay.-

-Restiamo così, per favore.-

La sua voce trema. Ed io posso sentirla scorrere lungo la sua pelle che si increspa in un brivido. La paura.

-Hai paura, Juliet?-

Vorrei tirarmi su e capire.
Capire cosa le succede, placare i dubbi che la stanno divorando, ma lei mi trattiene sotto al suo corpo, avvinghiato al mio.

-Rimani qui con me, Alexander.-

Intreccia una mano con la mia, mentre l'altra va a sfiorare dolcemente la cicatrice che mi costeggia il fianco.
So che quella notte non la dimenticherà mai.

Certo che rimango qui, amore mio

⚓️⚓️⚓️⚓️⚓️⚓️⚓️

Okay, il nostro eroe ha completamente perso la testa, mentre Juliet è un po' più distante in questo capitolo...🙈

Oltre al fatto di essere fratellastri, la nostra coppietta ha qualche problemuccio. In questo capitolo viene messo in luce il problema principale che è quello della loro diversità, mentre nei prossimi ci sarà la questione giudiziaria e, ovviamente, la nascita del bambino 🍼

Sono talmente svampita che mi sono accorta solo ora di una cosa, il capitolo più letto di badlands I è un Alexander POV con mille pallini rossi 🔴
Quindi, se è ciò che volete, tra un paio di capitoli ve ne rifilo uno.🤫

A presto chicas 🔥

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