The Hunger Games: The Boy Wit...

By BritishCupcake28

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Tutti sappiamo com'è andata. Durante i suoi primi Hunger Games, Katniss ci ha mostrato le sue paure e le sue... More

Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4

Capitolo 1

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By BritishCupcake28

Sono le cinque del mattino, e io sono sveglio gia' da un'ora per preparare il pane. Perchè è questo che faccio, il panetterie. Cerco di tenermi il piú occupato possibile, trascinando i minuti fino alle due. La mietitura inizierà a quell'ora. Oggi infatti la panetteria (come tutti gli altri negozi) è chiusa, ma se stavo con le mani in mano finiva che impazzivo. Sono le cinque e mezzo ormai, e sono cosí preso dai miei pensieri che non mi accorgo che mio padre é sveglio e mi sta fissando.

-Papá! Mi ha fatto spaventare! - esclamo, e lui scopppia in una fragorosa risata. Mi scappa un sorriso, nonostante il mio cuore abbia saltato un battito per lo spavento, nonostante oggi sia IL GIORNO. A quel punto scende mia madre. Mi guarda storto, non mi dice neanche buiongiorno. Ma ci sono abituato. Io metto il pane in forno, papá beve il suo caffé e lei legge una delle sue riviste. Da quando è entrata nella stanza è calato il silenzio. Verso le sei meno un quarto lei esce, e io e mio padre tiriamo un sospiro di sollievo. Io e lui ci capiamo davvero bene, forse perchè sono l'ultimo di tre figli. Stiamo chiaccherando allegramente quando qualcuno bussa alla porta sul retro.

-Vado io- dico. Mi avvio verso la porta e mi ritrovo davanti Gale Hawthorne.

-Ah, ehi Gale... Aspetta, ti chiamo mio padre- lui annuisce soltanto. -Papá, c'è qui Hawthorne!- esclamo, e lui subito arriva alla porta.

-Salve, signor Mellark, ho uno scoiattolo per lei-

-Ma certo, grazie mille Gale. Ecco, tieni una pagnotta. Peeta le ha appena sfornate- Gale mi accenna un piccolo sorriso tirato, poi ritorna a parlare con mio padre. -Grazie signore-

-Non c'è di che figliolo. Ora va'-

-Arrivederci-

Mio padre se ne torna in cucina tutto sorridente. Credo che ammiri quel ragazzo. Ha 18 anni, e, insieme a pochi altri, caccia illegalmente nei boschi, per sfamare i suoi fratelli più piccoli. Si è dovuto fare carico della famiglia quando aveva solo 14 anni, perché suo padre è morto in un'esplosione nelle nostre miniere di carbone. È davvero notevole, ma tra noi non scorre buon sangue. La sua visita mi ha irritato non poco. Ma lascio perdere, sono già molto agitato di mio. Cerco di non pensarci, ma la paura ha la meglio. Non so, ho un brutto presentimento. Provo a dormicchiare un po', ma il risultato è che mi rigiro nel letto fino alle 11, così mi alzo, sveglio i miei fratelli e vado a fare un bagno caldo. Più si avvicinano le due, più sono in ansia. Mentre provavo a dormire é tornata mia madre, che con mia grande sorpresa ha preparato i miei vestiti migliori. In fretta mi asciugo e mi vesto. Poi mi pettino i capelli e dei riccioli dorati mi ricadono a onde sulla fronte. Sono pronto già verso mezzogiorno. Oh, fantastico, e ora cosa faccio per un'ora? L'unica cosa è aspettare che anche gli altri siano pronti, e mentre aspetto, mi faccio divorare dall'ansia. Verso l'una ci avviamo verso la piazza, perché è lì che si tiene la mietitura.

Una volta arrivati, i miei genitori e mio fratello più grande si dirigono verso lo spazio riservato al pubblico. Io e l'altro mio fratello, quello di mezzo, invece andiamo a registrarci, perché data l'età siamo ancora sorteggiabili. Sono ancora agitato, e i cameraman che riprendo tutto non mi aiutano per niente.

Scorgo alcuni miei amici.

-Ehi Peeta, vieni qui!- mi urlano. Peeta sono io, Peeta Mellark, e vivo a Panem, nel distretto 12, l'ultimo, quello più povero, quello dove la fame si sente di più. Ma io sono figlio di un fornaio, perciò diciamo che non muoio di fame, come la maggior parte della gente qui.

Raggiungo i miei amici, e un po' mi calmo. Ma solo un po'. Davanti al Palazzo di Giustizia è stato allestito un palco, sul quale ci sono tre sedie: la prima è per il Sindaco e la seconda per Effie Trinket (l'eccentrica accompagnatrice del nostro distretto, che viene ogni anno a leggerci i nomi dei vincitori della mietitura.)

La terza sedia è vuota, ma in teoria è destinata all'unico vincitore ancora in vita del 12, Haymitch Abernaty.

Beh, lui almeno ci è riuscito a vincere gli Hunger Games. Non appena l'orologio batte le due, il Sindaco si alza inizia a leggere, raccontando la solita storia, ogni anno la stessa.

In sintesi è questa: dove oggi sorge Panem, un tempo c'era un luogo chiamato Nord America, ma fu praticamente distrutto (come quasi tutto il resto del pianeta) da inondazioni e altre catastrofi naturali e non. Ci fu una terribile guerra per le poche risorse rimaste. Il risultato fu, appunto, Panem, una nazione che aveva come capitale la splendente Capitol City, la quale venne attorniata da 13 distretti, che le fornivano tutto ciò di cui aveva bisogno. Poi però iniziarono i cosiddetti 'Giorni Bui'. La rivolta dei distretti contro chi li governava. Capitol City però ebbe la meglio: 12 distretti furono sconfitti, il tredicesimo invece fu distrutto. Così venne istituito il Trattato del Tradimento, che ci diede nuove leggi, e per ricordare a tutti noi che mai avremmo più potuto prevalere sulla potenza della Capitol, ci diedero anche gli Hunger Games. È un reality show, con una sola regola: uccidi o muori. È molto semplice: come punizione per la rivolta ognuno dei distretti deve fornire due partecipanti, un ragazzo e una ragazza, chiamati tributi. I 24 tributi, dopo aver partecipato ad una parata a Capitol City e dopo aver fatto delle interviste, vengono rinchiusi in un'ampia arena all'aperto, dove ci può essere di tutto, dal deserto alla giungla. Una volta lì devono combattere fino alla morte, finché uno solo rimane, il più forte, il quale verrà incoronato vincitore. Se vinci Capitol City ti riempie di soldi, fai una vita agiata e vai a vivere nel 'Villaggio dei Vincitori', una parte di ogni distretto costruita apposta. Poi negli anni successivi sei esonerato a vita dalla mietitura, ma devi fare da mentore ai tributi del tuo distretto. È solo un sadico reality show, ideato per spaventarci. È orribile.

-È il momento del pentimento, ed è il momento del ringraziamento.- dice il Sindaco. Poi legge la lista dei passati vincitori del nostro distretto. In 74 anni, solo 2, uno dei quali è morto. Quindi, come ho già detto, rimane solo Haymitch. Neanche a farlo apposta, eccolo che arriva. È ubriaco, tanto per cambiare. Noi applaudiamo, un gesto automatico, simbolico, non perchè abbia fatto davvero qualcosa. Lui sembra molto confuso, così si avvicina ad Effie per abbracciarla, ma lei riesce ad evitarlo. Sia lei che il Sindaco sono molto imbarazzati, anche perché ora siamo in diretta nazionale. Così prende la donna, ce la presenta frettolosamente e torna a sedersi.

Lei si esibisce nel suo solito numero: -Felici Hunger Games! E possa la buona sorte essere sempre in vostro favore!-

Sul palco, ai suoi lati, ci sono due grandi bocce di vetro (una per i maschi, l'altra per le femmine) dentro le quali ci sono migliaia di foglietti di carta. Cinque di quei biglietti riportano il nome di Peeta Mellark. Funziona così: puoi essere estratto alla mietitura per gli Hunger Games dai dodici anni, in cui hai una nomina, a 13 nei hai due e così via, fino ai 18 anni, in cui ne hai sette. Però c'è uno stratagemma che è stato ideato per fare in modo che tu abbia più biglietti col tuo nome: se muori di fame, puoi richiedere tante tessere quanti sono i membri della tua famiglia, e ti viene data una fornitura extra di cibo. Ma la fregatura é che ogni tessera vale una nomina in più, e quest'ultime sono cumulabili. Quindi ci sono persone che hanno tantissime nomine. Come Hawthorne... Credo che il suo nome sia lì dentro per 40 volte o giù di lì. Io non ho mai preso neanche una tessera.

È il momento del sorteggio, ed Effie come al solito esclama: -Prima le signore!- si dirige verso la boccia delle ragazze, prende uno dei biglietti e lo legge ad alta voce dentro il microfono: -Primrose Everdeen!-

Subito la cerco con lo sguardo. Conosco solo di vista quella bambina, ma mi dispiace per lei. In fondo ha solo 12 anni. Aveva una sola nomina, com'è potuto succedere? La vedo avvicinarsi lenta al palco, i pugni serrati, sconvolta. A quel punto accade una cosa del tutto inaspettata, apparentemente priva di senso. La sorella maggiore, che ha 16 anni come me, cerca di seguirla, la chiama: -Prim!- i pacificatori la fermano, così in preda al panico urla: -No, NO! Mi offro volontaria! Mi offro volontaria come tributo!-

Oh no... Non lei...

La sorellina inizia ad urlare isterica e prova a trattenerla. Qualcuno, non vedo bene chi, la porta via, e dice alla più grande delle due di andare. Credo fosse Gale, loro due sono migliori amici.

Viene scortata dai pacificatori fino al palco, ed Effie è tutta felice perché il distretto 12 ha finalmente un volontario. È insolito per noi. Qui offrirsi per partecipare agli Hunger Games equivale ad andare incontro a morte certa.

Effie dice: -Bene, brava. Questo è lo spirito del programma. Come ti chiami?-

-Katniss Everdeen...-

-Mi sarei giocata la testa che quella era tua sorella! Non vogliamo che ci rubi tutta la gloria, vero? Coraggio allora. Facciamo tutti un bell'applauso al nostro nuovo tributo, Katniss Everdeen!-

Ma nessuno applaude. Neanche chi è lì solo per fare scommesse. Quello di Katniss è stato un gesto estremo, voluto dall'amore per sua sorella. Non lo ha fatto perché pensa di vincere. Si sta sacrificando, e lo sa bene.

D'istinto porto le tre dita centrali della mano sinistra sulle labbra e poi le alzo al cielo. Subito dopo, quasi tutto il pubblico mi imita. È un gesto tipico del nostro distretto, non lo usiamo molto spesso, ma significa grazie, ammirazione, oppure dire addio a qualcuno che ami. In questo caso, penso significhi tutte e tre le cose.

Proprio in quel momento Haymitch si avvicina a Katniss, le mette un braccio intorno alle spalle e esclama: -Guardatela! Guardate questa qui. Mi piace! Ha un gran... fegato!- Effie sembra parecchio imbarazzata per quello che staranno dicendo di lei a Capitol City.

-Più di voi!- riprende Haymitch, urlando contro una telecamera. -Più di voi!- fa per continuare, ma cade di testa dal palco, svenuto. Viene portato via in barella, e Effie prova a riprendere il controllo della situazione. Se prima era imbarazzata, ora è assolutamente sconvolta. Ma si contiene, e continua ciò che stava facendo. -Che giornata eccitante!- esclama -Ma altre emozioni ci aspettano. È giunto il momento di scegliere il nostro tributo maschile!-

Si dirige svelta verso la boccia con i cinque biglietti con su scritto Peeta Mellark. Cerco di visualizzarli, e provo a ricordare a me stesso che i biglietti sono migliaia, non è possibile che io venga estratto. Mi ritorna alla mente quel brutto presentimento."Smettila Mellark, sono solo cinque." penso. Cinque. Questo numero mi rimbomba nella testa, finché Effie, ritornata al centro del palco, legge il nome: -Peeta Mellark!-

*SPACE FOR ME*

Ciao a tutti, questa è la prima volta che scrivo, vorrei sapere come vi sembra. Amo tantissimo Hunger Games, e adoro il personaggio di Peeta, quindi volevo provare. commentate in tanti, in modo da farmi capire cosa c'è che non va in questa ff :) mi scuso per eventuali errori di battitura, e vi ringrazio in anticipo se vorrete leggere la mia ff :)

Tra poco pubblicherò il secondo capitolo (è già pronto, lo pubblico quando arriverò a 2 e due commenti) grazie ancora

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