BADLANDS II

By CatsLikeFish

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➡️ Storia in corso ▶️ Sequel di Badlands 🦋🦋🦋 Questa storia contiene scene esplicite ed il linguaggio non... More

BADLANDS II
When you think of love, do you think of pain?
Innocence died screaming, honey, ask me I should know
Do You really want me dead or alive to torture for my sins?
Do you want my presence or need my help? Who knows where that may lead
How are you all around me when you're not really there
With my feelings on fire, guess I'm a bad liar
Wish you knew that I miss you too much to be mad anymore
You've got a fire inside but your heart's so cold
Use the sleeves on my sweater, Let's have an adventure
And oh we started Two hearts in one home
Dancing through our house with the ghost of you
Would you rescue me? Would you get my back?
What am I now? What if I'm someone I don't want around?
Will you still love me when I'm no longer young and beautiful?
Due parole su Badlands
And my daddy said, "Stay away from Juliet"
Sleep with me here in the silence Come kiss me, silver and gold
We weren't perfect But I've never felt this way for no one
Baby kiss me, before they turn the lights out
'Cause I've done some things that I can't speak
I know you wanna go to heaven, but you're human tonight
I spend her love until she's broken inside
If it's not you, it's not anyone
End
Seconda parte
XXV
XXVI
XXVII
XXVIII
XXIX
XXX
XXXI
XXXII
XXXIII
XXXIV
XXXV
XXXVI
XXXVIII
XXXIX
XL
XLI
XLII
XLIII
XLIV
XLV
XLVI
XLVII
XLVIII
XLIX
L
LI
LII
LIII
LIV
Epilogo: parte uno
Epilogo: parte due
Epilogo: parte tre

XXXVII

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By CatsLikeFish


🔴🔴

In aereo sono irrequieta.

John ha insistito all'inverosimile affinché li raggiungessimo, così tanto che persino Alexander ha dovuto accettare, o almeno così mi ha detto lui.
E io non posso che esserne felice.
Passa mezz'ora, ma l'agitazione non passa.
Ho la pelle che brucia a contatto con il sedile, mentre Alexander è calmo e rilassato come non mai.
Lo guardo infilare le cuffiette e chiudere gli occhi.

Proprio di compagnia, grazie.

Ora che è ad occhi chiusi però, ne posso approfittare per osservarlo.
Cosa c'è da cercare nella perfezione, se non altra perfezione?

Con lo sguardo catturo l'immagine del ragazzo che mi sta seduto a fianco: indossa una semplice t-shirt nera ed un paio di jeans.
I miei occhi slittano lenti verso le sue mani poggiate sulle ginocchia.
Non ho mai visto delle mani così belle. Sotto alla sua pelle bianca si irradiano sporgenti vene blu.

Se solo mi tenesse per mano...

Gli zigomi sono sempre accentuati ma la sua mandibola, solitamente rigida e tesa, appare stranamente rilassata.

Di nuovo le sue mani.

Ma perché devo aspettare?
Voglio fare la prima mossa

Mi risistemo il vestito sul ginocchio poi allungo il braccio verso il suo sedile.
Gli sfioro la mano.
Alexander non fa una piega, continua ad ascoltare musica con gli occhi chiusi e la nuca premuta contro il sedile. Il suo collo sottile compie una curva, lasciando esposta la gola e le vene che l'attraversano.
Allora mi decido ad intrecciare la mia mano con la sua, mi faccio spazio tra le sue dita fredde.
Ha ancora gli occhi chiusi, ma lo vedo perfettamente.
Alexander ora sta sorridendo.

🍉

-Ehm...non è un po' grande come villa, mamma? Cosa dovete fare, dare festini per vecchi scambisti?-

Inutile dire che Alexander mi sta guardando davvero malissimo, mia madre invece mi fissa scandalizzata.
-Volevamo una casa grande Juls, poi guarda che bella, ti lamenti pure!?- mi rimprovera lei con aria affannata. La sua pancia è così invadente che è impossibile non notarla. Ci scorta all'ingresso della villa per darci il benvenuto in un enorme salone dal sapore ottocentesco.

- Ottima scelta, Catherine.- le intima Alexander, provocandole un sorriso.

- Meno male che ci sei tu Alex, mia figlia è incontentabile.-

- Mhm. Avrei da obiettare su questa parte.- mi sussurra nell'orecchio con voce subdola.

John però arriva in tenuta da tennis e senza troppi complimenti mi ruba suo figlio in un batter d'occhio.
-Vieni Alex, ti faccio vedere la vista dal balcone.-

Certo, non sforzarti neanche ad inventarti una scusa migliore.

La casa è così antica ed immensa che sembra un set cinematografico, ha tutto un sapore retrò, ma nello stesso tempo elegante.
Che gusti sti due.
Vedo John e Alexander percorrere il grande salone da pranzo ed uscire sulla balconata che dà sul mare.

-Wow.-
Vorrei unirmi a loro due, ma mia madre mi trascina con passo pachidermico a vedere le stanze al piano superiore.
E se inizialmente ero scettica, resto a bocca aperta quando vedo la camera da letto la cui vista da su un favoloso tramonto che si affaccia sul mare cristallino.
Okay rimangio tutto, è una figata.

- Mamma, se John non fosse così ricco lo ameresti ugualmente?- le chiedo addentando una liquirizia gommosa.

- Perché sei così sciocca?-domanda infastidita.
- Ah già. Sei figlia di tuo padre. E da dove esce quella roba?-

-L'ho comprata in aeroporto.- sbuffo sedendomi su un enorme letto addobbato con lenzuola bianche e cuscini che profumano di lavanda.

In realtà ho fatto i capricci e Alexander mi ha comprato le caramelle per farmi stare buona.

Ma meglio risparmiarle i dettagli.

Gli spazi intorno a me sono ampi ed areati, una lieve brezza marittima entra dall'alta portafinestra per arrivare ad accarezzarmi il viso. Sento il tintinnio del vecchio lampadario che dondola con il vento. È tutto così antico e surreale che sembra davvero di essere in un'altra epoca.

- Comunque certo che lo amerei ugualmente. È un anno che lo conosci e ancora non riesci a fartelo piacere?- Mia madre si appoggia con il gomito su una cassettiera in legno, poi mi scruta poco convinta.

- Non ho detto questo. John...-

John rischierebbe di andare in carcere pur di salvarmi il culo, quale altro patrigno lo farebbe?

Quella notte mio padre mi avrebbe puntato il dito contro per incolparmi, ancor prima che i poliziotti iniziassero a far domande.

- Mi vuole bene?- chiedo stupidamente.

- John ti ama come fossi sua figlia Juliet. Non devi mai dubitare di questo.-

-Okay.- bisbiglio sdraiandomi sul letto immacolato.

- Inizio a preparare cena, vieni a darmi una mano.- mi rimprovera lei.

-Seeee.-

Non le do retta ed esco dalla grande porta finestra. C'è un'immensa balconata ad accogliermi e quando mi affaccio, non posso fare a meno di vedere Alexander nel balcone sottostante, sta parlando con suo padre.

Indietreggio appena per non farmi notare, ma drizzo le orecchie più che posso.

- Ammetto che mi hai stupito, Alexander. Non è da te partecipare ad una vacanza di famiglia. Pensavo preferissi restare a casa a studiare.-

-Forse è ciò che preferivi tu, papà.-

Il silenzio. Poi John, di nuovo.
-È stata Juliet a convincerti?-

Alexander non risponde.

-Voglio solo capire che potere ha su di te quella ragazza.-

Sento il cuore battere all'impazzata.

-Papà non ricominciare. Te l'ho detto. La amo, fine della storia.-

Mi si spezza il respiro.
Alexander gliel'ha detto per davvero?

-Perché tu ne hai molto di potere su di lei. Ricordati che ha lasciato la scuola, per te.-

Lo sta facendo sentire in colpa, ecco qual è la sua tattica per farci allontanare.

Non è colpa sua se io ho lasciato la scuola, però John non ha tutti i torti... se sono fuggita di casa il motivo è stato proprio suo figlio.

Alexander non gli sta dando retta, così suo padre decide di abbandonare la presa.

-Vedrai....Mi darai ragione tra qualche mese, Alex.-

Sono le sue ultime parole prima di andarsene.

Quando mi sporgo dalla balconata, Alexander solleva gli occhi scuri e mi vede.
La sua fronte corrucciata si rilassa, il suo sguardo duro si addolcisce all'istante.

-Ciao...-

-Ciao.-

Restiamo per qualche minuto a fissarci in silenzio.

-Alex?-

-Dimmi Juliet.-

-Devi vedere che figata quassù!-

Lui sorride. I suoi occhi diventano piccoli e belli.

-La vasca da bagno ha l'idromassaggio, i letti sono comodi e...-

Poi mi fissa, ha un'espressione strana. Non è triste, né arrabbiato.

-Che c'è?- chiedo confusa.

Infine sorride.

E se lo rendessi felice?

A questo non avevo mai pensato.

-Vieni su! Dai!- esclamo ridendo.

Lui però continua a guardarmi senza parlare.

-Muoviti!-

Alexander mi raggiunge al piano di sopra e anche quando arriva, continua a puntarmi con le mani in tasca.

-Guarda questi specchi! Cioè sembra che abbiano novant'anni eppure sono in ottime condizioni.-

Non risponde, ma si osserva intorno con aria incuriosita.
Finché il suo sguardo non finisce di nuovo su di me.
E io lo riconosco quello sguardo.

-Alexander, non qui. Mia madre è praticamente nell'altra stanza, devo finire di disfare la va...-

Gli basta un tocco leggero e mi spinge sul letto facendomi distendere.

-Cioè...credo sia andata al piano di sotto, però...-

- Juliet?-

-Sì?-

La mia voce trema più del solito.

-Sarò veloce.-

- Co...cosa?-

Lo guardo tirare fuori dalle tasche dei pantaloni il nastro rosso.

O mio Dio. Se l'è portato dietro?

Ci saranno più di venticinque gradi ma le sue mani sono gelide: manovrano i miei polsi dentro a quel nastro, formando un laccio stretto sopra alla mia testa.

Con gli occhi piantati nei miei, sale sul letto per puntare il ginocchio tra le mie gambe, costringendomi a divaricarle bruscamente. Sento la sua mano scorrere lenta sotto mio vestito, sale fino alla mia pancia, la massaggia delicatamente facendomi venire i brividi, mentre l'altra mano aggancia le mie mutande per abbassarle fino a privarmene completamente.

- Ahhh- mi esce un gemito quando sollevo il bacino e poi lo riabbasso facendo scontrare la mia pelle con il materasso.
Dio, se brucia ancora

Alexander intanto si infila le mie mutande in tasca, come se nulla fosse.

E quando si insinua con la testa tra le mie cosce per poco non mi prende un colpo.

-Ohhh-

È perfetta la maniera in cui la sua lingua vortica intorno a me, dentro di me, contro di me.
Poi le sue dita si fanno strada tra le mie pieghe, raggiungono la mia parte più profonda per poi finirmi dentro con irruenza.
Chiudo gli occhi riversando la testa all'indietro, non posso fare altro che lasciarlo fare. Alexander comincia a riempirmi velocemente con il ritmo delle sue mani, mentre la sua lingua non smette di giocare con frenesia sul mio punto più sensibile.

-Juliet?-

Sollevo di poco il collo e lancio immediatamente i miei occhi nei suoi.

-Esatto. Guardami. Sempre.- mi ordina con voce autoritaria.

Provo a dimenarmi, ma con i polsi legati non posso fare nulla. E lui mi fa stare troppo bene, vorrei stringergli i capelli tra le dita per sfogare quella tensione che mi sta provocando nella pancia.
- Mi farai impazzire, Juliet.- lo sento mugolare premendo il respiro caldo sul mio punto più esposto.

Tu mi hai già resa completamente pazza. Di te.

Ma poi i suoi occhi mi stanno di nuovo divorando con quello sguardo famelico.
-Ho voglia di morderti Juliet. Sto letteralmente morendo dalla voglia di morderti.-

Le sue parole risvegliano bruscamente le mie membra assopite, cullate dai brividi di piacere che mi stava provocando fino ad un secondo fa.

-Do.. dove...-

Lo vedo fissare la mia intimità con occhi bramosi.

-No, ti prego.- ansimo deglutendo.

Ma è l'incertezza, il dannato brivido di non sapere cosa mi accadrà a darmi una scarica così forte da accelerare ogni mio impulso.
Passo da uno a mille in un secondo.
E Alexander lo sa perfettamente, ecco perché mi guarda con quegli occhi affamati e soddisfatti allo stesso tempo.
La sua lingua lecca con decisione ogni mia piega facendomi contorcere su quel materasso. Dannazione, sta già per finire ma non ha neanche cominciato..
Chiudo gli occhi per un breve istante, giusto il tempo per abbandonarmi a quella sensazione paradisiaca che sta per esplodere nel mio corpo.
Non riesco a trattenere il gemito prolungato che sfugge alle mie labbra.

-Che dici, Juliet? Mi fermo qui?-

Prima spinge l'acceleratore al massimo, poi la brusca frenata.

- Co.. cosa?-

-In silenzio.- mi ordina, mostrandomi le sue labbra gonfie per lo sfregamento ripetuto.

Non provare a fermarti

- Scusa.- Riaffondo con i miei occhi nei suoi.

Ma la tregua dura poco, perché Alexander usa quella dannata bocca per tornare ad assaporarmi, mentre usa le mani per divaricare le mie gambe con forza.

- Alexander...-

Non appena pronuncio il suo nome, la sua lingua ricomincia quella tortura piacevole.
Le sue dita premono sempre più duramente nelle mie cosce, tanto da ricordarmi che...O mio Dio ma sta usando solo la bocca? Come è possibile?
Resto estasiata nel sentire il suo respiro caldo proprio lì, poi una leccata così intensa e dura che mi fa tremare.

-Continua, ti prego.-
La mia schiena s'inarca ancora, sotto all'effetto di una fitta scarica di piacere, vorrei spingermi contro la sua faccia per godermi a fondo la sua coccola, ma lui mi tiene così salda dalle gambe che non riesco a dimenarmi.

- Voglio il tuo sapore, Juliet. Adesso.-

Mi tiene in pugno e quando il ritmo delle sue labbra si fa più intenso e serrato, capisco cosa vuole.
Vuole sentirmi fremere nella sua bocca e io non posso più contenermi.
Non riesco a resistere oltre, esplodo sulle sue labbra trattenendo urla e gemiti di piacere, mentre lui non smette di baciare, succhiare e assaporare la mia intimità bagnata, finché non sente le mie gambe tremare.
Poi si asciuga la bocca con il dorso della mano.

-Mhm. Sei stata brava.-

TU sei stato bravo.

Non riesco neanche a parlare.
Alexander mi slega le mani, per poi massaggiarmi i polsi con delicatezza.
-Girati.-

-Alex...-

-Fammi solo guardare.-

Quando rotolo sul materasso, lui mi solleva il vestito per osservare i lividi color porpora ancora vividi sulla mia pelle.

-Juliet?-

Mi dà una sculacciata, poi mi abbassa il vestito.

-Alzati e va ad aiutare tua madre, stasera ti procuro del ghiaccio.-

-Come farò a mettermi in costume?- domando tirandomi su in piedi.

La sua espressione cambia all'improvviso, mi viene vicino per respirare tra i miei capelli un
-Mi dispiace.-

Le nostre labbra stanno per congiungersi quando la voce di mia madre rimbomba per quei vecchi saloni.

Alexander si defila sul bancone, lei viene da me come una furia.

-Che fai ancora qui? Questa non è la tua camera da letto! Quel letto è mio e di John!- sbraita indicando le lenzuola leggermente stropicciate.

-Ahahah davvero?-

-E la cosa ti fa tanto ridere, signorina?-

-Nooooo. Figurati.-


-Domani vi portiamo a vedere delle spiagge stu- pen-de!-annuncia mia madre a cena.

Le lasagne dell'altro giorno le erano venute bene, ma il pastrocchio che ha combinato stasera è terribile. Uno: non capisco che piatto sia, due: non capisco perché debba darsi alla cucina italiana a tutti i costi se è una frana cosmica a cucinare.

-Catherine non credi che dovresti riposare di più? Non puoi affaticarti con questo caldo.-

Alexander prova a manipolarla come al suo solito. È assurdo come lei non se ne renda neanche conto, mi chiedo se lo faccia anche con me senza che io me accorga.

-Il dottore ha detto che mi fa bene fare un po' di movimento...- mormora lei ingurgitando bruschette una dietro l'altra.

-Quindi il dottore ha detto che puoi andare a fare lunghe camminate con 45 grandi all'ombra?
Vuoi partorire nel bel mezzo di una pineta?- insiste lui.

-Di una che?- Non posso fare a meno di ridacchiare. -Ma come parli... comunque per una volta devo dare ragione ad Alex, mamma. Devi riguardarti.-

-Allora facciamo così, facciamo un giro in bicicletta. La ciclabile è tutta all'ombra, raggiungiamo una spiaggia qui vicino, non saranno neanche cinque chilometri.- dice lei.

- In bicicletta? Ottima idea. Che ne dici, Juliet?- domanda Alexander trattenendo un sorrisetto malefico.

Io intanto mi strozzo con l'acqua.

-No ti prego la bici no!- esclamo inorridita.

Alexander sorride.

Quel sellino mi ucciderebbe.

-E dai sarà divertente Juliet....- mormora lui tra i denti.

Sì per te.
Dio, quando lo odio.

- Ti amo.- mi dice con il labiale quando i nostri genitori si distraggono a parlare tra di loro.

-Fottiti!-

- Mi raccomando portate i costumi.- conclude mia madre.

Oddio, ora sì che sono nei guai.

Questa sera io ed Alexander dormiamo separati, il viaggio è stato pesante e io sono ancora distrutta dai giorni precedenti.
Sono nel mio letto quando gli scrivo.

Come faccio Alex?

Non ci riesci proprio a
dormire senza di me, eh?

Non fare il presuntuoso...
dico con il costume
domani

Andiamoci. Facciamo
contenti quei due vecchi
e poi ci dileguiamo
appena possiamo.

dici che non sospetteranno?

Non ho alcuna
intenzione di passare
la giornata con loro.

Okay.... e cos'hai
intenzione di fare

                                  
E io sarei tenuto
a dirtelo?

Sbuffo.

sempre il solito...

Ancora tanto male?

E io sarei tenuta
a rispondere?

Sei decisamente
tenuta a farlo.
E anche subito.

Vuoi sentirti dire di sì,
così ti do modo
per eccitarti?

No, non mi basterebbe.

E ora cosa gli scrivo?

Oggi mia madre ci stava per beccare in pieno..

Ma non è successo.

Perché mi hai di nuovo detto quella cosa, lo sai che non voglio che lo fai

Più specifica Juliet, grazie.

Mi hai detto che volevi mordermi.

Non l'avrei fatto.

E allora perché l'hai detto?

Il fatto che tu non voglia
che io lo faccia
non esclude il fatto
che tu non voglia
che io lo dica

No, non capisco.

Perché pensi che voglio sentirmelo dire?

Perché ti eccita
non sapere fino a
dove potrei arrivare.

Tu però vorresti farlo per davvero?

Uhm, secondo te?

Si..Non lo so...

Solo il pensiero
mi basta, Juliet.

Per fare cosa?

Eccitarmi. Juliet.

Oddio.

Okay ma io non voglio

Questo mi è chiaro.
E non ho intenzione
di farlo.

Comunque...
non è da te partecipare
ad una vacanza
di famiglia Alexander

Canzono le parole di John.

Comportati bene, Juliet.

Sennò?? Mi dai una
delle tue "lezioni"?

Lo sto provocando e lui lo sa.

Se mi vuoi
nella tua cameretta
basta dirlo, senza
troppi giri di parole.

Nessuno ti impedisce
di venirci...

È forse un invito
il tuo, Juliet?

Non c'è niente che
ti impedisca di farlo..

A parte il tuo bel culo.
Che,correggimi se sbaglio,
non mi sembra sia
messo tanto bene
in questo momento.

Beh... potremmo
sempre fare altro.

Tipo baciarci, coccolarci e dirci che ci amiamo.
Mi manca sentirglielo dire.

...decisamente
un invito il tuo.

Comunque mi fa
un male cane

Mi dispiace.
Dico davvero, piccoletta.

Quindi non ti stai eccitando?

Ma no, sciocca.
Mi dispiace che tu
non possa goderti
la vacanza per causa mia.

Sono sicura che ci
divertiremo ugualmente..

Ne sono certo anch'io.
Che ne dici di
dormire adesso?

Sì....

E poi?

E poi ...ti amo.

Dovrei scriverglielo?

Bisogno di altro, nana?

No, sono a posto...

Bene, allora vedi di
dormire adesso.

Glielo scrivo? Maledizione.. ho troppa paura di non ricevere una risposta. Ci rimarrei troppo male...

Buonanotte Alex

Fa la brava nei tuoi
sogni, Juliet

Sto morendo.
Fa un caldo che mi leva la voglia di vivere, quei due vecchi di John e mia madre sono due schegge in bici e io ho un male ai lividi che mi viene da piangere.
Alexander non suda neanche.
I miei capelli sembrano appena usciti da Grease, un cespuglio arruffato.

- Hai il fiatone?- chiede Alex con il solo intento di farmi innervosire.

- Sì e allora?!-

- Devi allenarli un po' di più quei piccoli polmoni...-

- Non ce la faccio più. Devo fermarmi.-

- Non fare la pigra. Catherine è incinta e guardala, non accusa neanche la fatica.- esclama lui.

- Oh, grazie Alex! Mia figlia sa solo lamentarsi.-

Dio, li odio tutti. Perlomeno John ha la decenza di tacere.
E quando finalmente parla, dice una cosa sensata.

- Cath, credo che sia meglio tornare indietro. Non raggiungeremo mai quella caletta prima di mezz'ora. -

All'improvviso si fermano e io ringrazio tutti i santi per la sosta tanto agognata.
Lei si posa una mano sul pancione. - Dici che...-

- Meglio non rischiare Catherine, sei prossima al parto.- spiega Alexander.

- Mi sa che avete ragione- bofonchia lei.

- Andiamo nella spiaggia più vicina a casa, non sarà così bella però meglio che niente.- le sussurra John.

-Noi continuiamo, vero Juliet?- domanda Alexander.

Cooooosa?!? Fossi pazza!!!

Mi guardo intorno. Ci sono solo campi di grano e un sole cocente che mi sta squagliando il cervello.

Non ci penso neanche a ...

Alexander mi fissa torvo.
Sembra dire "Prova a dire di no e ti arriva un ceffone".

Oh, in quel senso.

-Sì sì, certo. Noi proseguiamo.- borbotto asciugandomi il sudore dalla fronte.

John mi guarda di storto, poi finalmente ci lascia continuare.

- Alex?!-

Dopo un paio di pedalate sono di nuovo sulla via per la morte.

-Mhm?-

- Forse non ti è chiaro ma io non ce la faccio più...-

Alexander sbuffa, ma alla fine si ferma.

- Non sopporto più le tue lagne. Scendi da quella fottuta bici e vieni qua.-

Abbandono la bici contro un albero, poi Alexander mi fa sedere sul suo bacino.

- Meglio ora, signorina?-

Annuisco soddisfatta.

Dopo una mezz'ora di pedalata sotto al sole, arriviamo in un posticino isolato.
In realtà non c'è la spiaggia di sabbia, ma solo un grosso scoglio a ridosso del mare.
L'acqua è fantastica.

-L'hai portata la crema?-

L'esperto nel rovinare il divertimento sa sempre cosa dire in questi casi, anche per rovinare l'atmosfera.

- Ma quale crema! Facciamoci un bagno!- urlo a gran voce.

È impressionante.
Non c'è anima viva.

- Non abbiamo i costumi.- biascica Alexander controvoglia.

- E dai! Che ti importa! Scommetto che non hai mai fatto il bagno completamente nudo!-

Sto per togliermi la canottiera quando lui mi ferma prontamente.

- No. E se arriva qualcuno?-

-Ma che dici... non c'è nessuno.-

- Non spogliarti.- mi sussurra piano.

- Cos'è, sei geloso che qualcuno mi veda?-

- E se così fosse? E poi i tuoi lividi...-

Scoppio a ridere. -Tu ti preoccupi troppo!- esclamo prima di tuffarmi in acqua con il vestito addosso.

- Cristo, che incosciente. Hai almeno guardato che non ci fossero scogli?- mi urla lui dall'alto.

- Dai ho fatto da cavia per te! Puoi buttarti!-

Alexander si sfila la maglietta e i pantaloncini, poi si tuffa in acqua.

-Ah ecco... tu in mutande ci puoi stare...- lo punzecchio mentre il suo profumo divino si mescola a quello del mare.

- Vedi di stare zitta.-

La sua espressione arrogante mi dovrebbe far innervosire, invece resto ipnotizzata dalle sue labbra carnose che vorrei assaltare in un lungo bacio salato.
Le mie gambe si allacciano rapide al suo bacino mentre con le mani mi stringe a sé.
Poi la sua fronte è sulla mia. Come se potesse leggermi nel pensiero, è in grado di prevedere sempre ogni mia più piccola mossa. E mi guarda in quel modo.
Mi fa sentire completamente nuda.
Perché è così che mi guarda Alexander, mi fa sentire vulnerabile, eppure al sicuro.

-Che cosa mi hai fatto, Juliet...-

La sua voce manda in tilt ogni mio corto circuito, prendo ad assaltare la sua bocca con irruenza, finché lui non decide di prendere il controllo della situazione. Si prende le mie labbra, le succhia, le morde e le assapora dapprima lentamente, poi con movimenti di lingua più rapidi.

Restiamo a guardarci qualche secondo, come per riprendere fiato da quel bacio troppo intenso.

- Che stai aspettando?- sussurro nel suo orecchio.

- Non qui in acqua, Juliet.- mi rimprovera Alexander.

- E dai... cos'è, non sei pronto?- lo provoco mentre fingo di ignorare la sua eccitazione che spinge prepotentemente contro la mia pancia.

- Siamo in un luogo pubblico. Poi non ho il preservativo, sciocca.-

Io scoppio a ridere, lui non ride affatto.

- E quindi?- continuo a ridacchiare, so che è questo il modo per farlo infuriare.

- E quindi chiudi quella fottuta bocca o te lo metto dove il preservativo non serve.-

La mia faccia è ancora scandalizzata quando sentiamo degli schiamazzi provenire dagli scogli.
Mi allontano istintivamente, ma Alexander mi afferra dal braccio e mi fissa con occhi torbidi.

- È meglio se esco. Sennò il vestito non mi si asciuga più..- balbetto imbarazzata.

Mi sdraio sugli scogli quando Alexander poco dopo mi raggiunge.
Lo osservo uscire dall'acqua: il suo fisico non è tutto muscoli e pettorali come quello di uno sportivo, è slanciato e definito, come quello di un modello di intimo.

La crocchia di ragazze che parlotta sugli scogli non può fare a meno di notarlo.
Quando passa si girano all'unisono a guardarlo, poi bisbigliano qualcosa e ridacchiano.
Lui non le guarda neanche, è troppo impegnato a scompigliarsi i capelli bagnati e spettinati con un gesto repentino.

- Maledizione!-

Lo sento imprecare quando viene a sedersi accanto a me.

- Che c'è ?- ridacchio. È chiaramente a disagio.

- Sono in boxer. Mi hanno guardato tutti.-

Tutte, vorrai dire.

- Forse perché c'era qualcosa da guardare.-

- Mhm.- sbuffa corrucciando le sopracciglia infastidito.

- Cosa c'è adesso?- chiedo divertita.

- Andiamo?-

- Ma come!! Siamo appena arrivati! E dai prendiamo un po' di sole.- sbuffo io.

- Non ho un libro, non ho un cazzo.-

- Alex stai forse dicendo che ti annoi con me?-

- Ma no, è che .. mi annoio a stare sdraiato a prendere il sole. Dai, sto qui a tenere il cervello il letargo?-

Ah beh, io lo farei di professione.

- Dammi una mezz'ora, il tempo che si asciuga il vestito e andiamo.-

Mi rilasso sotto al sole per una decina di minuti, sento i raggi pizzicarmi la pelle del viso quando qualcosa mi sfiora la spalla.

- Oddio che spavento!-

Alexander sta giocherellando con i miei capelli ancora umidi.

- Perché ti ostini sempre a piastrarli? Io li preferisco così, mossi.- dice indicando le mie ciocche che formano delle onde create dal sole e dall'acqua di mare.

-Posso decidere da sola come farmi i capelli o vuoi avere voce in capitolo anche su quello?- Quando ridacchio le guance cominciano a pizzicarmi.
Forse la crema ci voleva davvero.

- Certo che sei proprio ottusa quando ti ci metti. Sto solo dicendo che mi piaci al naturale, per come sei.-

Sorrido incassando prima l'insulto poi il complimento, mentre Alexander prende a torturare con i sassolini tra le dita.
Sembra nervoso, strano.
Mi chiedo se abbia paura che suo padre mi veda in costume.

Mi rilasso chiudendo gli occhi per qualche istante, ma li riapro quando avverto un chiacchiericcio in lontananza.
Poco distante noto delle ragazze: parlano tranquille e stanno disinvolte nei loro costumi striminziti, alcune senza neanche il pezzo sopra del bikini.
Mi porto istintivamente una mano sul petto, la mia seconda sembra ancora più piccola in questo momento.

Alexander sta seduto a fianco a me con lo sguardo infastidito e perso nel vuoto.

- Chissà come sono le ragazze a Medicina.-

Lui ruota il capo lentamente.
- Ti stai scottando, lo sai vero?-
dice osservando le mie spalle abbrustolite.

- Secondo me noiose.- aggiungo prima che lui possa dire altro.

- Secondo te?- chiedo poi.

- Dovrebbe interessarmi questo argomento?- domanda irritato.

Spero proprio di no.

- Non lo so... di sicuro saranno delle cervellone come te.-

Alexander si guarda in giro per capire la motivazione della mia uscita poco felice.

- Oh.- mormora quando i suoi occhi finiscono sulle tette finte poco distanti da noi.
Una ragazza incrocia il suo sguardo per qualche secondo e io mi sento andare a fuoco per la gelosia.

- Andiamo.- sputo sbrigativa.

-È perché la tua faccia sta diventando di un colore indegno, Juliet? No perché in tal caso dovevi pensarci mezz'ora fa.- mi ammonisce alzandosi.

- No perché sono stufa di esibire a fianco a me uno che non si accorge neanche che ogni essere di sesso femminile lo sta mangiando con gli occhi!-

Alexander trattiene un ghigno tra le labbra.

-Accorgersene e fregarsene non sono sinonimi, Juliet.-

Sembra divertito. Ma io non lo sono affatto. Lo guardo rivestirsi, poi ci incamminiamo verso le biciclette.

-Sarai mica gelosa di me, Juliet?- chiede senza levarsi quel sorrisetto dalle labbra.

- Pfff. Sei tu che non volevi neanche che mi spogliassi prima.-

- Certo perché in questo momento tuo culo non è in condizioni per essere guardato... se non da me ovviamente.-

- Ah, l'hai detto solo per i lividi...- bofonchio mentre raggiungiamo le bici.

-Ma smettila di fare la bambina- mi rimprovera. - Hai fame?-

- Un po'.-

- Ahi!- urlo quando mi tasta le spalle.

- Invece di pensare alle sciocchezze, perché non pensi alle cose importanti? Se ti fossi portata la crema, a quest'ora non saresti color aragosta.- dice prendendomi in braccio, prima di cominciare a pedalare.

-Che noioso che sei. E poi tu, Mr. Cadaverico, l'hai messa la crema? Non mi sembra!-

- Per tua informazione l'ho messa a casa, prima di partire.- replica infilzandomi un pizzicotto nell'interno coscia che mi fa sobbalzare.

Ogni volta che battibecchiamo torno di nuovo a quel pensiero: non facciamo che litigare come fossimo fratello e sorella.

🚿

—Mamma?! John?- urlo a gran voce quando rientriamo in casa.

Non c'è nessuno.

-Mamma?!-

Il mio tono esce stridulo quando la chiamo per telefono.

Alexander mi sta spingendo contro un muro e io fatico a tenere la concentrazione.

- Siete già a casa?- domando tentando di sembrare il più innocente possibile.

Ma mi viene un po' difficile dato che Alexander mi tiene salda dai fianchi e mi sposta i capelli a lato.
Mi lecca l'interezza del collo facendomi riversare la testa all'indietro mentre provo a controllare i gemiti che vogliono uscire prepotenti dalle mie labbra. 

- No, ci siamo fermati in un ristorante sulla spiaggia. Tu e Alex siete arrivati? Tutto bene? -

Il tuo figlioletto preferito mi sta solo strappando il vestito di dosso, tutto nella norma insomma.

- Sì, mamma. Ci vediamo oggi pomeriggio.- termino la chiamata e mi accorgo improvvisamente di essere rimasta in intimo.

Alexander mi afferra di peso e mi porta al piano superiore.
Mi molla solo quando siamo davanti al box doccia della sua camera.
Si sfila t-shirt e pantaloncini mentre io mi guardo intorno.

- E certo! Ovviamente al signorino hanno dato la camera più grand...-

Non mi lascia il tempo di finire che mi trascina alla doccia, poi mi spinge dentro e apre il getto di acqua gelida facendomi sobbalzare.

- Ahhhhhhh!!!! Ma sei impazzito?!- urlo come un'indemoniata.

Lui sorride.
È così bello che mi sento svenire.

-Sono solo un po' sadico. Pensavo l'avessi capito, piccola Juliet.-

Manovra il regolatore dell'acqua finché questa non esce calda.
Io invece rimango immobile, mentre lui mi slaccia il reggiseno lentamente.
Ho un attimo di esitazione.
E lui lo sa il perché, è troppo intelligente per fingere di non conoscere ogni mio stato d'animo.

- Sei bellissima.- sussurra sollevandomi il mento con un dito.

I nostri nasi si sfiorano.
Chiudo gli occhi.
Ti amo.
Glielo vorrei ripetere mille volte al giorno.
Mi chiedo solo... lo accetterebbe?

- Juliet?-

La voce di Alexander si fa più profonda, apro gli occhi immediatamente.

- Oggi hai parlato troppo, non trovi?-

- Certo che se tieni a mente le cose che dico o faccio durante la giornata...è inquietante.- lo provoco appositamente.

Alexander mi rifila un ghigno perfido, poi un ordine secco.

- Voltati. Metti entrambe le mani sul vetro.-

Resto a fissare i suoi occhi scuri per qualche istante, non ho idea di come starò quando tornerò a guardarli.

Faccio esattamente come mi ha chiesto, quando sento alle mie spalle il rumore del tappo del bagnoschiuma che si apre.
Ha una fragranza muschiata, oserei dire maschile.
Le mani di Alexander si fanno più scivolose mentre mi cospargono di bagnoschiuma, modellano le mie spalle, poi salgono fino a farmi sentire una stretta possessiva intorno al collo. Scivolano lente sul mio seno cercando i miei capezzoli sensibili. Ci perde un po' di tempo a torturarli, li stringe, li pizzica. Finché non li sente abbastanza turgidi e sporgenti. Finché non è contento del risultato, ovvero io che gemo di dolorante sotto al suo tocco.
Resto ferma immobile mentre con il pollice segna tutta la lunghezza della mia colonna vertebrale, fino a raggiungere il mio fondoschiena. Il suo pollice si insinua tra le mie rotondità e mi sfiora distrattamente, ma io per poco non compio un balzo a ripensare a cosa mi ha detto in acqua, poco prima.

- Sta tranquilla. Non ti tocco. Non ti faccio niente.- ansima nel mio orecchio.

Peccato che ti conosco troppo bene, caro Alexander.

Le sue mani mi esplorano finendo sulle chiazze violacee che dipingono il mio fondoschiena.
Sta smaniando per farmi male.
Lo sento da come preme con le dita contro i miei lividi. Con forza.

- No. Mi stai... Mi fai male.- mormoro irrigidita.

La mia voce spezza la nostra sintonia, ma lui non se lo fa ripetere due volte, smette di giocare con i miei lividi all'istante.

- Va bene.- asserisce serio.

Poi con la mano compie una lieve pressione sulla mia schiena, facendomi inclinare in avanti.

E adesso?

Il getto caldo che arriva dall'alto si stoppa improvvisamente.
Lo guardo afferrare il doccino, all'inizio non capisco ma poi un getto di acqua fredda arriva diritto e potente tra le mie cosce.

- Oddio!- urlo.

Alexander lo muove appena facendo pressione con il getto d'acqua sul mio punto più sensibile.
È piacevole. Troppo. Così tanto da darmi quasi fastidio.
Inizio a contorcermi.

- Mani sul vetro. Non farmelo ripetere.- ordina autoritario.

- Alex ti prego smettila!-

- Sembra ti piaccia però.-

- Oh sì, è solo che...-
Mi sento vibrare dall'interno.

- Prova a venire e ti faccio male, Juliet.-

Dio che sadico.

- Come faccio... mi stai...-

- Ti sto torturando.- ansima cercando la mia apertura con i movimenti circolari delle sue dita.

Non riesco più a reggere quella tensione. Chiudo gli occhi, mi abbandono con la schiena contro il suo petto.

- Alexander ti prego basta...-

Ad un tratto ho un attimo di sollievo. L'ha allontanato.
Riapro gli occhi, riprendo fiato finché non riporta quel getto infernale tra le mie gambe.

- Oddio...-

Chiudo nuovamente gli occhi. Non riesco più a resistere.
Voglio lasciarmi andare anche se lui non mi sta dando il permesso di farlo.

-Lo sento come ti contrai.- Mi mette in guardia subito dopo avermi riempito con le dita.

Maledizione.

-Se vieni e me ne accorgo, troverò un modo per farti male. E dato che non posso sculacciarti, né frustarti... dovrò avere un po' di inventiva.-

- Alex ti prego smettila, non riesco più...-

Lui continua a baciarmi e tormentarmi il collo, incurante dei miei lamenti.

-Ti prego, faccio tutto quello che vuoi ...ti prego...-

- Ah, davvero?- sussurra subdolamente nel mio orecchio.

-Sì.-

Lui smette all istante nell'udire le mie suppliche.

-C'è una cosa che voglio.-

Non lo sto neanche ascoltando.
- Pe...perché ti sei...fermato?-

Gliel'ho chiesto io, ma sentire la sua erezione grande e marmorea contro la schiena mi fa perdere la testa.

- Il fatto è che ora voglio scoparti forte.-

Ah, perché di solito..

I miei pensieri confusi si smaterializzano quando Alexander si infila il preservativo e comincia a spingere dentro di me rapidamente. Non faccio in tempo ad abituarmi ai suoi movimenti veloci che sono già in dirittura d'arrivo.
Le sue mani si incastrano tra le mie sul vetro.
Sento la sua presa possessiva e il suo respiro animalesco sul collo mentre si svuota dentro di me con una spinta profonda.
Vengo urlando il suo nome così forte volte che ho il timore ci abbiano sentito persino nella villa accanto.

Con i respiri affannati rimaniamo immobili, intrappolati per qualche istante.

- È abbastanza per te?- mi domanda con occhi sottili non appena mi volto verso di lui.

- Più di questo... mi distruggeresti.-

- Mhm.. Baciami.-

Una dolcezza inspiegabile prende il possesso del mio corpo quando le nostre bocche si uniscono per sfiorarsi in baci leggeri. Così soffici da non sembrare quasi baci veri, piuttosto contatti per provare la morbidezza delle rispettive labbra.

Finiamo poi di lavarci senza smettere di guardarci negli occhi, finché non mi viene un'idea.

- Perché non mi porti al mare a vedere le stelle una sera di queste?- domando uscendo dalla doccia.

Alexander mi porge un asciugamano.

- Ti ci porto domani se vuoi.-

- Davvero?-

Lo osservo scrollare le spalle per poi corrucciare il labbro superiore in una smorfia di indifferenza.

-Se ti rende felice...-

Siamo entrambi avvolti da asciugamani simili, con lo stesso profumo addosso...ci siamo scambiati gli stessi desideri fino a poco fa, eppure siamo così diversi.

-Ora è meglio se...-

Alexander borbotta qualcosa indicando i suoi libri sparsi sul letto.

-Mi stai mandando...?-

-No, Juliet...è che...-

Mi guardo in giro.

-No va bene, vuoi i tuoi spazi.-

Compio due passi verso la porta poi mi fermo.

-Alexander, mi stai davvero mandando via?-

-Beh anche se fosse?- dice lui con occhi stretti.

Anche se fosse?!?

Mi volto verso la porta, ma lui mi trattiene dal braccio.

-Ma non lo sto dicendo perché non voglio stare con te. È solo che...tra poco loro tornano e...—

-Scusa, dovrai anche studiare..-

- Beh sì. Se ci sei tu qui, non riesco a...-

Lo guardo passarsi una mano tra i capelli ancora bagnati.

-Pensavo non mi volessi con te.- ammetto con un filo di voce.

-Non pensarlo.-

-Hai ragione, sono così...-

-Egoista.- dice lui completando le mie parole.

Sempre paroline d'amore.

Mi avvicino alla porta.
Non riesco ad andarmene né a smettere di guardarlo.
Lui sorride, poi abbassa gli occhi scuri.

-Cosa c'è Alex?-

-Sono felice.-

Non riesco a resistere, non posso.
Torno indietro e lo bacio, lui ferma il mio viso tra le mani.

-Tu che...-
Mi bacia le labbra.

-... mi stai sempre...-
Mi bacia il naso.

-...tra i i piedi.-
Mi bacia la fronte.

-Dimmi che questa cosa non cambierà mai, Juliet.-

-Te lo prometto, Alexander.-

🦋🦋🦋🦋🦋🦋🦋🦋🦋🦋

Romeo e Giulietta non fanno che farsi promesse 😅
Che dite...le manterranno?

È il capitolo più lungo di tutto il libro spero vi sia piaciuto!👌🏻

Non è successo nulla, ma nel prossimo si prevede un po' di scompiglio!

See you ragazze ❤️

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