Al confine

Oleh Maijko

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Un mondo aggressivo, le cui rendini le detiene un Re autoritario. Una colpa ingiustificata che grava sulle sp... Lebih Banyak

Intro

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Oleh Maijko

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L'aria era gelida, il freddo penetrava le ossa, abbracciando inesorabilmente chiunque si trovasse nella montagna Gjuk, da cui poi sorgeva il fiume, e che ospitava la più grande base militare dell'Imperya del Sud.

Il cielo fa sfondo al sole, protagonista degli occhi di Uma, la quale lo osserva tramontare nelle fidate braccia della volta celeste. Le sfumature rossastre colorano il dipinto, mentre le tenebre sono pronte a calare nel mondo, dinandogli delle tonalità più scure, tetre.

Uma McConaughey, giovane soldatessa dell'esercito, è seduta sulla Lastra della montagna, un luogo esterno all'accampamento costruito la sera prima e che si trovava in prossimità della Base Alta.
La Lastra nata inizialmente come una sporgenza naturale della montagna, fu ricoperta in seguito all'intervento dell'uomo da una piastra di ancestralite, che con i suoi colori scuri riflettevano la luce donando alla montagna un'aspetto magico. Qualsiasi persona seduta nelle vicinanze poteva facilemente immergersi nella natura, estraniandosi dalla guerra per immergersi in uno stato ancestrale che la pietra conferiva ai propri ospiti bisognosi di pace.

Era lì che Uma passava il suo tempo, solitaria, quando la Corona non aveva bisogno di lei. Era lì, immersa nei suoi pensieri, che si chiedeva il motivo per cui fosse nata e quale fosse il suo destino.

Il più delle volte si sentiva estranea a quel mondo, e le sembrava buffo, ma a volte le capitava anche col suo corpo. Certe volte le sembrava che la sua anima transumanasse, elevandosi aldilà della materia pur rimanendo comunque al suo fianco.
Ora, nonostante fosse spettatrice di quel tramonto infuocato, sentiva come se al suo fianco ci fosse la sua anima ad osservare quel mondo che continuava a sopravvivere nonostante tutto.

"Uma!", una voce acuta urlò il suo nome ancor prima che la raggiungesse fisicamente.

Ed è così che sussultò, sentendo come se la sua anima rientrasse nel suo corpo dall'inaspettato richiamo.

Una giovane donna, di circa trentacinque anni, arrivò dinnanzi ad Uma. Il Colonnello Liria sapeva come farsi sentire, in certe occasioni.
Era alta e robusta, dedicava al suo corpo talmente tante attenzioni da averlo trasformato in una macchina di muscoli. Il viso dai tratti caucasici era segnato da cicatrici di guerra, rimasti come segni di gloria per quel corpo giovane, il naso era leggermente aquilino, le labbra carnose, gli occhi di una tonalità di arancione chiaro e il capo rasato ma protetto da un tatuaggio tribale.
L'espressione distorta da una smorfia, che sembrava nascere in viso ogni volta che incontrava con lo sguardo la figura della ragazza ai suoi piedi.

"Colonnello", la giovane soldatessa balzò in piedi mettendosi in posizione, con il braccio destro alzato verso il capo, in segno di saluto.

Liria, d'altro canto, prima di risponderle e dirle ciò che necessitava, la squadrò da capo a piedi.
Odiava quella ragazzina di appena diciassette anni, quella sua espressione perennemente pensante e quel portamento distaccato. L'aveva sempre osservata, infondo rientrava in uno dei suoi principali compiti.
Osservò il suo corpo, alto nel suo metro e settantacinque e ben allenato. La sua carnagione olivastra, ereditata dal bisnonno con origini medio orientali, era risaltata dalla divisa verde militare. Il viso ovale, gli occhi verdi ed all'insù le davano uno sguardo affilato, mentre i capelli color castano scuro e mossi le incorniciavano il volto.

"Il Generale Tiers richiede la tua presenza", e così com'era arrivata, se ne andò senza chiederle di seguirla.

La giovane ragazza sospirò per poi voltarsi un'ultima volta verso il tramonto, cercando di imprimerlo nella sua mente. Non era sicura di rivederne altri come questo.
Poi si incamminò verso la tenda del Generale, attraversò tutto l'accampamento sotto lo sguardo di molti soldati che la guardavano sempre con sdegno. La sua era come una camminata della vergogna, messa in giudizio davanti agli occhi giudicanti di chi si fermava all'apparenza.

Arrivò dinnanzi a quella tenda che appartenendo ad un generale, era la più grande di tutte le altre. Si erigeva alta davanti a lei, con due guardie che sorvegliavano l'entrata. Il buio stava incombendo, e il verde bottiglia delle tende si confondeva con il nero delle tenebre.

Le guardie poste ai lati dell'entrata nemmeno la guardarono, ignorarono bellamente quella giovane ragazza, e come degli stoccafissi, immobili fissavano l'orizzonte.

Uma, senza indugiare più di tanto, entrò. Si trovò davanti ad un tavolo pieghevole, dov'era intagliato nel legno il territorio dell'isola. Intorno ad esso vi erano sparse numerose sedie, tra cui una era occupata dal Generale Nikola Tiers. Seduto comodo sulla sua sedia imbottita, osservava la giovane entrare nella sua tana, con in mano un bicchiere di liquore ed un ghigno divertito stampato in faccia.

Nikola Tiers era un uomo ben poco onorevole ma rispettabile, e non per la sua benevolenza o magnamità ma perché uno dei più grandi Generali della Nazione. Grande stratega e combattente, uscito sconfitto però dall'ultima battaglia in prossimità del fiume Gjuk.

"Generale", esclamò Uma facendo il solito saluto militare.

Nikola osservò la sua preda, con un luccichio quasi folle negli occhi. Assomigliava ad un vero predatore.
I suoi capelli ricci neri ed indomabili incorniciavano un viso dai tratti affilati. Il naso rotto più di una volta ed ormai pendente verso destra, le labbra secche e sempre contorte in un ghigno, gli occhi invece di un color vermiglio e testimoni dei peggior crimini commessi. Il corpo alto e robusto era coperto dalla divisa militare, ora adornata da varie medaglie d'onore attribuitegli nel corso degli anni; non sembrava, eppure aveva superato da quattro anni la mezza età.

"Riposo soldato". E la vide abbassare il braccio destro, rimanendo comunque rigida e ferma.

Dall'altro canto, Uma non sopportava quell'uomo. Aveva avuto il dispiacere di conoscerlo durante il suo percorso all'Accademia Militare. Un'uomo che lei considerava instabile mentalmente, da una psiche quasi malata forse causata dagli anni di guerra vissuti in prima persona. Non lo sapeva il motivo per cui fosse così sadico, sapeva solo che a lei quell'uomo non piaceva.

"Uma McConaughey..." iniziò, quasi assaporando quel nome, "siediti pure, vuoi un goccio?" indicò con un cenno del capo il suo liquore, che aveva un colore quasi verdastro.

Uma si avvicinò al tavolo, seppur sedendosi lontano dal Generale.

"No signore, sono in servizio", fredda e distaccata, era il comportamento che assumeva nei confronti di chi voleva tenere lontana da sé.

"Bene, vado dritto al punto. Il Re Quiricus ha deciso di condividere con te un segreto di Stato, ritenendo che rivelandoti ciò tu possa estirpare le colpe della tua famiglia, diventando l'arma della nostra Nazione. Perciò, Uma, sai perché ti guardano tutti con sdegno, vero?"

"Sì, Generale".

"Perché?"

"Yamàl McConaughey, il mio bisnonno, biologo a servizio della Corona, creò il siero che diede vita ai Mutanti, signore", ripeteva tali parole come un mantra, inculcatole fin dalla tarda infanzia, sapeva di essere il capro espiatorio dell'isola.

"Sai solo questo, dunque?" Per la prima volta, Uma vedeva il generale con un'espressione seria.

"Solo... Sì".

"Non sai quindi niente, riguardo tua nonna", continuò Nikola, studiando il comportamento del soldato che sembrava essersi irrigidita più di prima.

"No, niente. Cosa dovrei sapere?"

"Da quando Yamàl fu giustiziato, la tua famiglia finì nel baratro. Tua nonna, moglie del figlio di Yamàl rimase incinta di tuo padre. Nel mentre vivevano una vita in povertà e miseria, tuo nonno Thomas si ammalò. Vittima di un cancro ai polmoni, scomparì nel giro di pochi mesi. Tua nonna, Elvira, impazzì di dolore. Aveva perso il rispetto delle persone, erano tempi duri all'epoca sia per la tua famiglia che per il resto dell'umanità a causa della guerra imminente che pesava già sulle spalle degli anziani. Ma ritornando a tua nonna, che presa dalla furia, cercò nella vecchia casa in cui abitava quando era la moglie del prestigioso Thomas McConaughey, una valigetta che apparteneva a Yamàl", fece una pausa che Uma usò per elaborare piano piano tutte le informazioni. Lei nemmeno sapeva i nomi dei nonni, le era permesso sapere solo chi fosse il bisnonno, e solo in seguito il nome dei suoi genitori.

"Continui pure", trattenne un sospiro, dettato dall'ansia.

"Trovò il siero preparato da Yamàl che conteneva il liquido per trasformare gli umani in Mutanti. Elvira inniettò il siero nel feto poiché si trovava nel terzo mese di gravidanza. Tuo padre nacque mutante, Uma. E tu stessa, essendo il gene di tuo padre predominante, sei una mutante".

Il gelo calò nella tenda.
La ragazza si sentì il sangue defluire dal corpo, come se avesse appena visto un fantasma, mentre le mille parole che vorticavano in testa le morivano in bocca. Non sapeva che pensare, cosa dire, come comportarsi. L'unica cosa che si chiedeva era: perché? Perché a lei? Perché doveva continuare a vivere nell'odio? E perché ne veniva a conoscenza solo ora?

"Non ci credi, vero? Beh, ti aiuto a ragionare. Perché pensi di non esser potuta crescere con i tuoi genitori? Abbiamo estirpato l'erba cattiva dal terreno, prima ancora che lo rendesse inutilizzabile. Tua madre è stata imprigionata, tuo padre si trova tre metri sotto terra. Tu sei qui, però", lo disse come se la Corona avesse fatto un favore alla ragazza negandole una famiglia e crescendola nel disprezzo. Le persone che hanno sempre avuto tutto nella vita, ricchezza, amore, gioia e gloria, erano sempre quelle più egoiste. Ed Uma ne sapeva qualcosa.

Sospirò.

"E voi avete ucciso un probabile alleato, per poi chiedere aiuto alla figlia. Ironico, non trova, Generale?" Le parole le uscirono di bocca senza pensare, eppure quelle più istintive erano quelle più crude.

Il Generale strinse il bicchiere tra le mani.

"Ti ricordo che tua madre è ancora viva, Uma. Esegui gli ordini, e così avrà salva la vita."

Sua madre? Beh, di lei sapeva che si chiamava Jema Delacroix, che fosse una bella donna quasi da sembrare una Dea. Ma nient'altro. Era triste, conoscere i famigliari solo di nome, senza saper nient'altro su di loro.

"Passa alle minacce, dunque. Temete per caso che una volta saputa la verità, il Mutante Uma passi dalla parte del nemico?" Ora era lei a ghignare, divertita dalla situazione. Com'era ironica la sua vita.

Il Generale si mosse a disagio sulla sedia.

Bingo. Pensò.

"Non preoccuparti, Nikola Tiers. Non passerò dalla parte di chi ha ucciso la nostra principessa Leanna", disse seria, mascherando come al suo solito le emozioni che animavano la sua mente.

"Bene così, McConaughey. Puoi andare. Confido nella tua alleanza. Da domani ci trasferiremo nella Base Alta della Montagna, ed inizierai gli allenamenti per quelli come te".

Quelli come me? Si chiese, quasi disgustata da quell'uomo.

Si alzò dalla sedia, fece il solito saluto militare e gli voltò le spalle, senza degnarlo di una risposta verbale.
Uscì dalla tenda, e mandò a quel paese Nikola Tiers.

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