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L'aria era gelida, il freddo penetrava le ossa, abbracciando inesorabilmente chiunque si trovasse nella montagna Gjuk, da cui poi sorgeva il fiume, e che ospitava la più grande base militare dell'Imperya del Sud.

Il cielo fa sfondo al sole, protagonista degli occhi di Uma, la quale lo osserva tramontare nelle fidate braccia della volta celeste. Le sfumature rossastre colorano il dipinto, mentre le tenebre sono pronte a calare nel mondo, dinandogli delle tonalità più scure, tetre.

Uma McConaughey, giovane soldatessa dell'esercito, è seduta sulla Lastra della montagna, un luogo esterno all'accampamento costruito la sera prima e che si trovava in prossimità della Base Alta.
La Lastra nata inizialmente come una sporgenza naturale della montagna, fu ricoperta in seguito all'intervento dell'uomo da una piastra di ancestralite, che con i suoi colori scuri riflettevano la luce donando alla montagna un'aspetto magico. Qualsiasi persona seduta nelle vicinanze poteva facilemente immergersi nella natura, estraniandosi dalla guerra per immergersi in uno stato ancestrale che la pietra conferiva ai propri ospiti bisognosi di pace.

Era lì che Uma passava il suo tempo, solitaria, quando la Corona non aveva bisogno di lei. Era lì, immersa nei suoi pensieri, che si chiedeva il motivo per cui fosse nata e quale fosse il suo destino.

Il più delle volte si sentiva estranea a quel mondo, e le sembrava buffo, ma a volte le capitava anche col suo corpo. Certe volte le sembrava che la sua anima transumanasse, elevandosi aldilà della materia pur rimanendo comunque al suo fianco.
Ora, nonostante fosse spettatrice di quel tramonto infuocato, sentiva come se al suo fianco ci fosse la sua anima ad osservare quel mondo che continuava a sopravvivere nonostante tutto.

"Uma!", una voce acuta urlò il suo nome ancor prima che la raggiungesse fisicamente.

Ed è così che sussultò, sentendo come se la sua anima rientrasse nel suo corpo dall'inaspettato richiamo.

Una giovane donna, di circa trentacinque anni, arrivò dinnanzi ad Uma. Il Colonnello Liria sapeva come farsi sentire, in certe occasioni.
Era alta e robusta, dedicava al suo corpo talmente tante attenzioni da averlo trasformato in una macchina di muscoli. Il viso dai tratti caucasici era segnato da cicatrici di guerra, rimasti come segni di gloria per quel corpo giovane, il naso era leggermente aquilino, le labbra carnose, gli occhi di una tonalità di arancione chiaro e il capo rasato ma protetto da un tatuaggio tribale.
L'espressione distorta da una smorfia, che sembrava nascere in viso ogni volta che incontrava con lo sguardo la figura della ragazza ai suoi piedi.

"Colonnello", la giovane soldatessa balzò in piedi mettendosi in posizione, con il braccio destro alzato verso il capo, in segno di saluto.

Liria, d'altro canto, prima di risponderle e dirle ciò che necessitava, la squadrò da capo a piedi.
Odiava quella ragazzina di appena diciassette anni, quella sua espressione perennemente pensante e quel portamento distaccato. L'aveva sempre osservata, infondo rientrava in uno dei suoi principali compiti.
Osservò il suo corpo, alto nel suo metro e settantacinque e ben allenato. La sua carnagione olivastra, ereditata dal bisnonno con origini medio orientali, era risaltata dalla divisa verde militare. Il viso ovale, gli occhi verdi ed all'insù le davano uno sguardo affilato, mentre i capelli color castano scuro e mossi le incorniciavano il volto.

"Il Generale Tiers richiede la tua presenza", e così com'era arrivata, se ne andò senza chiederle di seguirla.

La giovane ragazza sospirò per poi voltarsi un'ultima volta verso il tramonto, cercando di imprimerlo nella sua mente. Non era sicura di rivederne altri come questo.
Poi si incamminò verso la tenda del Generale, attraversò tutto l'accampamento sotto lo sguardo di molti soldati che la guardavano sempre con sdegno. La sua era come una camminata della vergogna, messa in giudizio davanti agli occhi giudicanti di chi si fermava all'apparenza.

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⏰ Last updated: May 10, 2023 ⏰

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