📚 "Heart of Stone"

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A priori
Sinossi che fornisce il minimo delle informazioni: veniamo a conoscenza della figura di Isabelle, sappiamo con chi vive e dove, nonché il suo soprannome; tuttavia, l'evento che da origine alla storia è il fatto che qualcuno si accorga del suo malessere interiore. Questo dovrebbe poi portarla a rivalutare un segreto...
Descrizione che fa il suo lavoro? Ni: da un lato porta il lettore a porsi delle domande, lo incuriosisce, ma fornisce solo degli imput indefiniti: chi scorge la sua personalità? Un segreto riguardo a che cosa? Ci mancherebbe fare rivelazioni precoci, ma penso che fornire un maggior numero di informazioni potrebbe anche far sì che i principali punti della sinossi (e quindi della vicenda) rimangano impressi in chi legge e aumentino la curiosità.

A posteriori
Confermo la mia opinione iniziale: oserei un po' di più, personalizzando e completando quelle che, al momento mi sembrano solo delle mezze informazioni.
Aggiungo in questa parte anche considerazioni di carattere grammaticale: alla seconda riga scriverei "una di questi è...", dopo "granché" inserire i due punti, eliminando alla frase dopo la virgola, cosa che farei anche nella frase finale, "E a quel punto...".
Per quanto riguarda la coerenza, non mi convince molto "ha imparato a sorridere per superare i momenti più bui": sembra che Isabelle sia in fin dei conti ottimista, mi verrebbe da dire, ma apprendiamo dalla narrazione che non è così e che le situazioni più difficili sono tutt'altro che alle spalle (viene poi del resto messo in chiaro nella stessa sinossi, parlando della finzione). È proprio su questo aspetto che sistemerei la frase.

- PERSONAGGI
Questo è forse il punto più delicato perché, in fin dei conti, è ben difficile proporre una situazione cliché senza che questa, almeno in parte, sia determinata dai personaggi, e dunque il luogo comune vada a ricadere sulla loro stessa caratterizzazione (se una persona si comporta in un certo modo è perché lei stessa vede il mondo in quel modo).
Nota di carattere puramente personale: i nomi inglesi non mi hanno mai convinta, come anche l'ambientazione all'estero, nei casi in cui non portano nessun valore aggiunto alla trama.

Isabelle: Cuore di pietra.
È la protagonista della vicenda, all'apparenza impenetrabile e fredda senza ragione, ma la motivazione verrà poi a galla, come anche la sua paura di fidarsi davvero degli altri. Ho apprezzato anche la descrizione del suo rapporto con la passione del nuoto.
Nel complesso... pollice in su! Forse per la narrazione in prima persona che mi ha fatto immedesimare, forse per averla ben inserita non contesto, Isabelle mi è piaciuta, anche i vari cliché, a partire dal Cuore di pietra, sono stati presentati a mio avviso nel modo giusto.
Una nota stonata che mi ha colpita fin da subito è però proprio il soprannome, non tanto per il suo significato, chiaro e attinente, quanto piuttosto per una mera ragione... linguistica. Durante l'intera vicenda viene riportato nel testo in italiano, nonostante l'ambientazione sia americana, mentre solo nel titolo è in inglese. Opterei per omogenizzare il tutto, scegliendo quindi o la versione italiana (che personalmente preferisco!) o quella inglese.

Chris: il Campione.
Protagonista maschile della vicenda, rappresenta lo stereotipo del tipico Campione sportivo (nuoto, in questo caso): bello, popolare, apparentemente impeccabile.
La caratteristica che più mi ha colpito in lui è la gentilezza nei confronti di tutti, ma questa non si traduce in debolezza, anzi: anche quando *SPOILER* Isabelle lo bacia, lui si oppone, non accettando un gesto irruento e considerando invece ciò che era precedentemente accaduto fra di loro; allo stesso modo, non perdona facilmente alla ragazza i suoi errori, come è giusto che sia. Si discosta, quindi, dal tipico protagonista delle storie d'amore adolescenziali, quel bad boy che mi fa chiudere il libro e riutilizzarlo qui, nella stufetta della biblioteca.

Erin: è la madre di Isabelle, non ancora riuscita a superare completamente  *SPOILER* la morte del figlio maggiore, Nathan, soprattutto dal punto di vista psicologico.
Il prologo è incentrato sulla sua figura che, in un momento di disperazione, tenta il suicidio presso la scogliera. Un passaggio molto forte, interessante, anche perché il lettore giunge in teoria fresco di sinossi, dove ha letto che la protagonista si chiama Isabelle; rimane dunque spiazzato: chi sarà Erin? È raccontata una scena del passato o del futuro (unico appunto riguarda il passaggio dalla terza persona singolare del prologo alla prima di tutto il resto della narrazione, ma in fondo in prologo è una parte "a sè", quindi potrebbe starci).
Il suo personaggio continua poi a essere presente, ma oserei farla sentire un po' di più, magari in un momento di confronto e conforto con la figlia.

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