Capitolo 1

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Mi sono sempre chiesta dove sarei ora se avessi avuto alle spalle una famiglia amorevole e presente.

Senz'altro l'aura malinconica che mi portavo dietro, come se fosse un qualsiasi zaino, sarebbe stata probabilmente velata e circoscritta a momenti puramente adolescenziali.

I miei genitori erano morti in un'incidente d'auto quando avevo solo pochi mesi di vita e da allora non ho fatto altro che spostarmi da una casa famiglia all'altra alla costante ricerca di un qualcosa che ancora non ero riuscita a trovare...forse il senso di appartenenza ad un nucleo familiare attivo, chi poteva saperlo?
Sarei una bugiarda se dicessi che non ho contribuito in qualche modo a farmi cacciare dalle sei case precedenti in cui sono stata, ma a mia discolpa avere patrigni "molestatori" e matrigne gelose erano motivazioni più che valide per squagliarmela.

<Guardami quando ti parlo Lily!> la signora Mayers, direttrice dell'orfanotrofio in cui sono stata lasciata, puntò i suoi vecchi occhi grigi raggrinziti su di me invitandomi ad ascoltarla.

<Forse non ti è chiara la gravità della situazione, l'hai combinata grossa questa volta, nessuno era più interessato a prenderti in affidamento e se non ci fosse stato un posto libero al Collegium a quest'ora saresti in strada a mendicare.>

Roteare gli occhi era una delle cose che sapevo fare meglio e una bacchettata sulla mano destra non tardò ad arrivare.

<Smettila di fare la stupida e cerca di mostrarti cordiale quando saremo lì. Una volta firmate le carte non sarai più un mio problema, se vorrai farti cacciare saranno solo fatti tuoi.>

<Anche in questo preciso momento non dovrei più essere un suo problema, ho già compiuto 16 anni.> il volto grassoccio della donna cominciò a diventare paonazzo mentre i denti ingialliti dal tempo grattarono tra loro per il nervoso.

<Sei solo un'ingrata! Io ti assicuro un tetto sulla testa e pasti caldi nello stomaco e tu fai la preziosa? Per quanto mi riguarda ora potresti anche essere su un marciapiede a mostrare le mercanzie a vecchi bavosi se io non avessi tutta questa bontà d'animo in corpo. Sei una strega, una piccola strega. Ecco cosa sei...e ora taci, mi hai fatto venire mal di testa.> concluse il discorso puntando un vecchio dito smaltato di rosso alla tempia e tornando a guardare il paesaggio che scorreva veloce fuori dal finestrino.

Il suo non era certo un animo buono, la ragione che l'aveva spinta ad aiutarmi era senz'altro un grosso, grasso assegno e la vecchia megera aveva il fiuto per gli affaroni.

Osservai il mio riflesso sul vetro sovrapposto alla fitta vegetazione esterna.
Il rosso vivo dei miei capelli mossi sembrava richiamare l'immagine di un falò in mezzo al bosco.
Sapevo di essere carina, o quanto meno affascinante, e la mia non era di certo presunzione ma pura oggettività.
La natura era stata bonaria con il mio aspetto tanto quanto crudele con la mia vita.
Avrei di gran lunga preferito essere meno avvenente ma abbracciare ogni singolo giorno i miei veri genitori...tutto pur di non convivere con il senso di solitudine che soprattutto ultimamente mi attanagliava.

Mi sporsi oltre i sedili e cominciai a guardarmi attorno annoiata.
Il tassista doveva avere una quarantina di anni e il suo accento faceva presagire origini europee.
Litigava animatamente con qualcuno attraverso un auricolare mentre il navigatore gli forniva indicazioni precise che egli seguiva chiaramente svogliato.

L'odore di sigari era rimasto impregnato nei sedili e nell'aria mentre una bambolina hawaiana ancheggiava a destra e sinistra per colpa di svariate buche presenti sul terreno sterrato.
Solo allora mi accorsi che avevamo imboccato una strada alternativa e che la statale era ormai un miraggio.
Il collegio era letteralmente sperduto nel nulla e mi domandai come fosse possibile scappare da un luogo del genere senza essere sbranati prima da qualche lupo o addirittura da Bigfoot.

Fatum - Ex Eden ad Infernum Saga حيث تعيش القصص. اكتشف الآن