Capitolo 33

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«Forza ragazzi, muovete il culo!» urla il coach.

Sta per finire l'ultimo periodo della partita e sia la mia squadra che quella della Solar High sono a 60 punti.
Ed io ho la palla in mano.

Comincio a correre verso il canestro, ma non appena arrivo vicino alla linea del tiro libero Elliot Riley mi si para davanti.

Passo la palla a Sid che nel frattempo è arrivato alla mia destra, che la passa ad Arkell, per poi vedersela subito ripassata. Così Sid lancia la palla ad Abel, che si trova alla sua sinistra, oltre alla linea del tiro libero, mentre io mi sposto vicino al canestro.

Abel mi alza la palla e mancano 4 secondi alla fine.

Salto.

E metto la palla dentro al canestro.

Abbiamo vinto.

Len's Pov

Jolyon ha segnato i due punti decisivi ed ha vinto!

Tutti i membri della squadra si abbracciano, e il coach per poco non scoppia a piangere.
Sugli spalti tutti gli spettatori stanno urlando a squarciagola.

Preso da un attimo di euforia, corro giù dagli spalti e vado in campo, verso Jolyon.

Lui mi vede, con gli occhi lucidi, e mi stringe a sé, per poi baciarmi.

Non ho idea di che reazione abbiano avuto tutte le persone intorno a noi, perché non mi importa. E non voglio che mi importi.
Da questo momento potrebbero tirare fuori insulti e prese in giro, e anche se l'idea di dover rivivere tutti quei momenti mi fa tremare al solo pensiero, non mi interessa. E non mi interessa perché in questo momento a baciarsi non sono due ragazzi, ma sono due anime. E chi non lo capisce, perde in partenza.

Ci stacchiamo dal bacio, e poggiamo le fronti una contro l'altra, mentre lui ha le mani tra i miei capelli e insieme sorridiamo.

«Scusaci Len» dice poi Abel, tirando Jolyon verso di sé «ma adesso lui deve venire con noi».

Jolyon mi rivolge uno sguardo interrogativo, io gli sorrido e annuisco: è giusto che vada a festeggiare con i suoi compagni.

Così tutti i suoi compagni lo trascinano verso gli spogliatoi.

Jolyon's Pov

«Tre urrà per il capitano che ci ha fatto vincere il torneo!» urla Abel.

«Ma scherzi? Il basket è uno sport di squadra, e questa è stata una vittoria di squadra» sorrido.

Ho il cuore a mille.
Vincere il torneo mi aiuterà tanto per il college: no, non ho intenzione di fare del basket la mia futura carriera, ma mi garantirà una borsa di studio che, vista la mia situazione economica, mi serve davvero.
E poi cazzo, che soddisfazione! 

E poi c'è il bacio con Lenny: prima di questo momento Abel era l'unico a sapere della mia sessualità, perché mi sono sempre trovato in bilico tra l'accettazione e il rifiuto di questa parte di me.
Sarà che mio padre era una persona con una mentalità totalmente aperta, tanto che certe volte, pensandoci, mi sono chiesto se lui fosse etero o ci fosse dell'altro.
Però Bill, quel grandissimo pezzo di merda, che mi piaccia o no, ha lasciato una grossa impronta dentro di me in molte cose, e tutte le volte che ha usato parole come "frocio" o "femminuccia" contro di me quando ero ancora troppo piccolo per capire come stanno davvero le cose, mi hanno inevitabilmente segnato.
Ma fanculo a tutto questo. Adesso a scuola lo sanno, sanno che sono innamorato di un ragazzo, e onestamente mi sento soltanto più in pace con me stesso, qualsiasi cosa accada. 

E dopo oggi pomeriggio, mi sentirò ancora più in pace.

«Jolyooon!» sento chiamare Arkell «Terra chiama Jolyon!».

Sorrido.
«Scusatemi ragazzi, mi ero bloccato per un attimo».

Sid mi prende sottobraccio «Ma quindi, quando avevi intenzione di parlarci della tua nuova fiamma?».

«Esatto» incalza Luke. «Che fine ha fatto Stacy?».

«Sapete perfettamente che con Stacy non c'è mai stato nulla oltre al sesso. Mentre con Lenny è diverso» spiego.

Guardo l'orologio attaccato alla parete.
«Va bene ragazzi, io vado un attimo in bagno, torno subito».
Abel mi fa un cenno con la testa, mentre io esco dallo spogliatoio.

Invece di andare nel bagno dello spogliatoio, mi dirigo nel bagno maschile, qualche corridoio più in là.
Entro, per poi aprire la terza porta e prendere il borsone che avevo lasciato accanto al water non appena arrivato a scuola, prima della partita. 

Poi esco da scuola e salgo in macchina, mettendo il borsone sul sedile passeggero.

Prendo il cellulare dal borsone e, dopo essere andato tra i contatti preferiti, clicco "chiama".

«À la bonne heure» risponde mia nonna.

«Sono in macchina, sto per partire» le dico, mentre infilo le chiavi nel blocchetto d'accenzione. 

«D'accord, parto anch'io allora» mi risponde, e sento il motore della sua auto accendersi. «Arriverò un po' dopo di te. Mi raccomando, petit, stai attento».

«Ne t'inquiète pas, mamie. Starò attento».

Poco prima che chiuda la telefonata, riesco quasi a sentirla sorridere dall'altra parte del telefono per la mia risposta in francese.

Metto in moto, e parto.




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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 22, 2020 ⏰

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