ლPROLOGOლ

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Il giovane barcollava per i corridoi della scuola di istituto superiore che frequentava, sventolando con trepidazione le ciglia a causa delle palpebre che nessuna intenzione avevano di rimanere aperte e sbadigliando ampiamente, senza curarsi di coprire la bocca per nascondere i denti o anche solamente non far espandere quell'alito mattutino che risente della notte da poco trascorsa. 
Accennò un sorrisetto assonnato ad una ragazza che ancora credeva nella sua inesistente eterosessualità, per poi salutare solo con lo sguardo gli amici che si erano accorti del suo arrivo a scuola.

Kim Hongjoong era sempre stato un ragazzo socievole, fare amicizia per lui non era decisamente un problema e tantomeno trovarsi una relazione in sole poche parole. Non era un ragazzo antipatico, arrogante o altro, anzi, in quella scuola la persona probabilmnte più gentile ed altruista era proprio lui. Non c'era da stupirsi se tutti all'interno di quelle quattro mura lo apprezzassero. Nemmeno era il primo della classe, se la cavava con i voti e le insufficenze non erano troppe, era un ragazzo normale, nulla di speciale e niente di scandaloso, un comune adolescente che all'età di diciassette anni si ritrova ad affrontare l'ultimo anno di scuola senza nemmeno una decisione per quello che vorrà fare dopo essa.
Per sua fortuna non frequentava una scuola maschile, non perché gli importasse delle ragazze, a lui nemmeno interessavano, più che altro pensava che quel genere di istituzioni servissero solamente a dividere e aumentare ancora di più la differenza tra i generi, che sentendosi lontani si percepivano estranei.

Capelli neri e di lughezza media, pelle liscia e senza imperfezioni alla vista, un fisico magro e in forma; al ragazzo piaceva prendersi cura del proprio aspetto, forse anche troppo assillatamente, ed ogni qualvolta gli facessero un complimento, magari su ciò che indossava quel determinato giorno, sentiva l'autostima crescere e la motivazione a continuare ad allenarsi.
Ma purtroppo nella scuola nulla di esaltante era permesso: le divise una uguale all'altra, nere e formali, qualche ragazza indossava dei cerchietti o mollette per dare un tocco del proprio stile, ma non era permesso mettere delle semplici bandane perché ritenute troppo sportive. Anche i capelli dovevano essere in ordine ed assolutamente del colore naturale, ricordava infatti quando un giorno ebbe la grandiosa idea di tingersi i capelli allo scuro dei suoi genitori e la ramanzina del preside che sosteneva il fatto che troppa libertà e "non rigore" avrebbero portato ad una sopraffazione degli studenti che sarebbero diventati incontenibili. *Tutto per una misera tinta rossa* sbuffava ogni tanto, era incredibile l'odio che provava per le persone con questa chiusura mentale. Un colore diverso dei capelli di certo non ti cambia anche la personalità.
"Non siamo mica al circo" aveva esordito la sua insegnante di matematica, i quali trampoli leopardati ai piedi che lei stessa indossava sembravano contraddire completamente la sua affermazione.

Con l'intento di mettere giù i libri per poi unirsi agli amici, Hongjoong si avvicinò al suo armedietto, lo aprì velocemente con la chiave e svuotò l'interno del suo zaino dentro il mobile. Sperava di perdere il minor tempo possibile e velocemente lanciò gli oggetti.
Una volta che ogni libro, quaderno o taccuino era posto disordinato in quell'armadietto, il suo sguardo cadde su un piccolo pezzetto di plastica infilato tra le grate in metallo, con diverse stelle stampate sopra, sul quale sembrava esserci scritto qualcosa in una calligrafia piuttosto ordinata. Raccolse quella scricchiolante carta di caramelle firmata con una penna in gel blu. Un forte odore di ciliegia arrivò alle sue narici prima che si decidesse a leggere quel biglietto low-cost che stava cominciando a rendere divertente la situazione.

ლ A/N
Fact: in Corea la scuola termina prima.

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