2.0

532 28 9
                                    

Un braccio ci metteva incredibilmente tanto a guarire secondo Harry, gli sembrava fossero passati anni da quando gli avevano immobilizzato il suo eppure erano solo due settimane. Da quando se lo era rotto Zayn viveva quasi in simbiosi con lui, lo accompagnava ovunque, lo aiutava a vestirsi a volte, gli cucinava e spesso aspettava che si addormentasse prima di lasciarlo solo a casa, in modo che se avesse avuto bisogno di qualcosa prima di prendere sonno lui sarebbe stato lì per lui.

Harry sapeva che Zayn aveva un peso addosso, il fatto che fosse stato lui a fargli conoscere Michael gli stava togliendo il sonno e Harry lo notava, lo notava da come Zayn si sentiva sempre in colpa e bisognoso di riscatto per scrollarsi dalle spalle la responsabilità che nessuno gli aveva addossato se non lui stesso. Non ne avevano mai parlato apertamente, sarebbe stato troppo complicato per entrambi. Harry avrebbe pianto bagnando il giubbino di jeans di Zayn al quale si sarebbe stretto e quest'ultimo avrebbe fatto il forte, esprimendosi a monosillabi fin quando non sarebbe crollato singhiozzando nel silenzio di uno dei loro appartamenti.

Ogni giovedì Harry e Zayn da esattamente tre settimane avevano iniziato un corso di pittura, certo non era facile per Harry dipingere con un solo braccio a disposizione eppure quell'appuntamento non avrebbe mai voluto perderlo. Si svegliarono insieme quella mattina, nello stesso letto, come facevano almeno una volta a settimana. Zayn gli solleticò i ricci per svegliarlo nel modo più dolce possibile e poi come da routine gli portò il suo caffellatte e rimase a guardarlo mentre lo sorseggiava

Scelse la solita maglietta nera e logora, che da sempre usava per dipingere, e che poteva tranquillamente sporcare e prestò ad Harry la sua felpa arancione che era totalmente adorata dal riccio, erano anni che Harry la prendeva in prestito per un po' di tempo, spesso ci dormiva, altre volte la indossava quando stava male perché ormai sopra c'era intrisa la colonia di Zayn, calmante naturale di Harry.

L'unica cosa diversa quella mattina era il petto di Harry, un po' più alleggerito da tutti i macigni che solitamente gli schiacciavano la cassa toracica e gli toglievano il fiato. Zayn si mise al centro del letto con le gambe incrociate, già sveglio da ore, e restò a guardarlo mentre si godeva un po' di calma.

«Lo hai fatto di nuovo stanotte» disse poi facendo sbandare Harry assorto in chissà quali pensieri.

«Cristo Zayn mi dispiace tanto, ti ho svegliato?» come sempre il viso del riccio si accipigliò e gli occhi si addolcirono, mortificati.

«Ero sveglio. Sono solo preoccupato Harry, ne hai parlato al dr. Tomlinson?» scosse la testa, non lo aveva fatto.

«E perché no?»

«Non lo so, non volevo dirglielo in quel momento. Non è facile aprirsi, lo sai»

«Si, lo so. Ma da quanto non dormi serenamente? Ogni notte ti agiti, urli il suo nome e finisci per piangere nel sonno e io non so mai cosa fare, mi sento così inutile Harry» sapeva benissimo che l'intento di quelle parole non era farlo stare male eppure si sentiva in colpa per come faceva stare il suo migliore amico.

«Mi dispiace Zayn» si ritrovò stretto con la faccia premuta contro il petto dell'amico e le braccia che lo stringevano completamente.

«Non dirlo Hazza, non scusarti ma per favore, sfogati col tuo medico. Non ce la faccio più a vederti così e a non poter far niente» la voce di Zayn era spezzata, incrinata dal pianto in cui era scoppiato

«Non piangere, ti prego» supplicò con un filo di fiato, odiava sentirsi sempre il motivo per cui qualcuno affianco a lui stava male. Si sentiva costantemente sbagliato, una calamita per i dispiaceri. Forse per questo soffriva sempre, per questo gli erano successe tutte quelle cose. Magari era solo lui la colpa della sua rovina.

Let me help you |LARRY STYLINSON|Where stories live. Discover now