1^ Capitolo

187 5 0
                                    

– Mya –

L'acqua era gelida. Il mio respiro affannato era l'unico vincolo che mi legasse alla realtà: risuonava nella mia mente acuto, assordante, scandendo il tempo in rintocchi di vita.

I piedi, intorpiditi dal freddo, si muovevano lentamente nell'acqua. A ogni movimento delle gambe, un'onda dolce dalle curve perfette si lasciava trasportare, incontrando la pelle calda del mio corpo. Aprii le braccia ad angelo e mi distesi di schiena, con il viso rivolto verso le nubi grigie che rendevano l'alba scura e ostile. All'improvviso sentii i piedi affondare nelle profondità del lago, accompagnati, a loro volta, dal mio corpo. L'acqua cominciò a salire e a coprire i rumori esterni in un sussurro continuo. Poi riprese la sua ascesa, togliendomi anche l'aria. Chiusi gli occhi e lasciai che l'oscurità mi portasse a fondo con lei. Finalmente in pace, finalmente libera.

Tuttavia, se avevo imparato una cosa nella mia vita, era che nulla dura a lungo. Sentii una mano afferrarmi il braccio e trascinarmi fino alla riva del lago, al sicuro. L'aria riprese a circolare nei polmoni, dolorosa e irrefrenabile.

Presi a tossire.

«Complimenti! Dovresti essere orgogliosa di te stessa, sei riuscita a farmi venire un colpo» disse Chrissie, guardandomi con rimprovero.

Provai a replicare, ma la voce non ne voleva sapere di uscire, per cui boccheggiai e Chrissie riprese la predica.

«Allora, mi vuoi dire cosa stavi facendo lì sotto o devo aspettare ancora molto?»

Tossii. «Stavo facendo pratica di sub. E tu mi hai interrotto, quindi grazie.»

«Vedo che non stai poi così male se hai ancora voglia di scherzare...» Chrissie mi porse un asciugamano, nel quale mi strinsi.

«Infatti, sto benissimo» affermai con un'espressione di sfida dipinta in volto.

«Non stai bene, Mya! Da quando... beh, lo sai da quando. Non sei più la stessa. E ti capisco, solo che mi preoccupo se vedo che ti immergi in acqua e non torni più a galla.»

Io la guardai in silenzio, lei mi guardò preoccupata.

«Abbiamo vinto la scommessa» dissi, cercando di cambiare argomento.

«Già, speriamo ci porti fortuna» rispose lei, alzando lo sguardo verso il cielo scozzese.

Sì, eravamo pazze. Solo noi potevamo inventarci una sfida simile: avevamo deciso che una volta arrivate a St. Jillian, la cittadina scozzese nella quale stavamo per trascorrere i prossimi quattro anni, avremmo dovuto fare il bagno nelle acque del suo lago. La posta in gioco era una nuova vita, possibilmente meno incasinata di quelle che ci eravamo da poco lasciate alle spalle.

In preda ai brividi di freddo, ci vestimmo in fretta e salimmo in macchina, dove accesi il riscaldamento al massimo. Mi rannicchiai accanto al getto d'aria calda, riacquistando lentamente l'uso delle mani.

«Mya, – gemette a un tratto Chrissie – ho fame.»

Mi guardava sbattendo ripetutamente le ciglia dei suoi grandi occhi marroni. La nuotata mattutina era costata molte energie a entrambe.

«D'accordo, andiamo a fare colazione» dissi accontentandola. Essendo arrivate da poche ore e non avendo la minima idea di dove andare, ci affidammo alla guida turistica che avevo comprato prima della partenza.

Fummo immediatamente colpite dal simbolo disegnato accanto a un certo Rose Pub, raffigurante una rosa attorcigliata attorno a una croce celtica. Il locale era definito come uno dei principali pub di St. Jillian, ritrovo di studenti e luogo ideale dove trascorrere le serate. Bastò uno sguardo tra me e Chrissie, per intenderci al volo: il Rose Pub era la nostra prossima destinazione.

Lithium (#1 St. Jillian Saga)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora